Opinioni – Sfoggiare Inutile Erudizione https://www.inutile-erudizione.it Una valida alternativa a YouPorn Sat, 28 Mar 2020 21:21:55 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.2 La sfiga ci vede davvero benissimo? https://www.inutile-erudizione.it/la-sfiga-ci-vede-davvero-benissimo/ https://www.inutile-erudizione.it/la-sfiga-ci-vede-davvero-benissimo/#respond Fri, 17 Aug 2018 10:28:00 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/la-sfiga-ci-vede-davvero-benissimo/ EEEEDIZIONE STRAORDINARIAAAAAA!!!!!!!! Una volta tanto Occulturiamoci non esce in modo casuale e totalmente slegato dalla realtà come fa di solito, ma è sul pezzissimo alla grande. Non potevamo certo farci sfuggire l’occasione di pubblicare un articolo di venerdì 17, no?
E allora partiamo a spron battuto e occupiamoci della vera grande forza che fa muovere l’Italia: la botta di cu… il colpo di fortuna!
 
Non sarò certo io a dire che la fortuna non esista: è chiaro che vincere 5 milioni di euro alla lotteria è un evento concreto e verificabile, che non dipende dalla nostra abilità, ma può cambiare la nostra vita in meglio. Nessuno lo nega, ma non c’è proprio niente di strano e misterioso in questo: in ogni lotteria c’è sempre un vincitore! Non c’è assolutamente nulla di soprannaturale, in ciò.

Quello che però vorrei capire è se la fortuna possa essere in qualche modo domata: esistono persone sempre fortunate o sempre sfortunate? Esistono gli iettatori? I talismani portafortuna e i rituali propiziatori funzionano? Sono convinto che sotto sotto la risposta la sappiate già, ma procediamo con ordine e partiamo dalla più classica delle domande che tutti, prima o poi, si sono posti:

“Ma perché la sfiga se la prende sempre con me?”
Beh, a volte è una semplice questione matematica: per esempio se siamo in fila alla posta e confrontiamo la nostra velocità con quella della fila di fianco, è matematicamente più probabile che la nostra sia più lenta! Lo so che sembra assurdo, ma basta pensarci un attimo. Poniamo il caso che, in totale, nelle due file ci siano 20 persone: 12 in una fila e 8 nell’altra. È chiaro a tutti che quella da 8 sarà probabilmente la più veloce, no? Bene, se voi siete una delle 20 persone presenti nella stanza, avete 12 possibilità su 20 di essere nella fila lenta e 8 possibilità di essere in quella veloce! In pratica, avete matematicamente il 60% di possibilità di essere in quella peggiore. Certo, quando ne scegliete una, avete il 50% di possibilità di capitare quella giusta (visto che le file italiane sono un agglomerato maldisposto di carne umana ammassata, dove non è facile contare esattamente le persone) ma di fatto, intervistando gli interessati all’uscita, avremo probabilmente più persone scontente rispetto a quelle contente. Inoltre, se aumentiamo il numero di file, per esempio spostandoci in un supermercato che ha 10 casse aperte, è vero che le cose cambiano, perché avremo solo una possibilità su 10 di essere in quella più lenta, ma avremo anche una possibilità su 10 di essere in quella più veloce, ed è a questo che faremo caso! La nostra attenzione sarà irrimediabilmente attratta dalla coda che si muove più in fretta della nostra e ignoreremo inconsciamente tutti quelle più lente di noi. È un particolare aspetto del fenomeno che si chiama ATTENZIONE SELETTIVA, che sta alla base di questa e molte altre percezioni e ha molte altre applicazioni oltre a questa (ma noi le ignoriamo e le rimandiamo a un altro articolo che, di questo passo, uscirà fra mille anni).
Per dirla in due parole, banalizzando parecchio come siamo soliti fare da queste parti, l’Attenzione Selettiva è il modo che ha il cervello di non impazzire di fronte al bombardamento di miriadi di stimoli che gli arrivano continuamente da ogni recettore del nostro corpo. Sostanzialmente, ci trasmette consciamente solo le cose importanti escludendo le altre. Ciò significa che magari mentre stiamo guidando ci mostra i pericoli presenti sulla carreggiata o al suo esterno, ma non ci fa badare alle targhe delle auto che incrociamo o a tutti i dettagli del paesaggio circostante (a parti i gatti, o le volpi, o gli altri animali carini, perché quelli sono SEMPRE importanti da guardare e il cervello sa bene che si può tranquillamente rischiare un incidente, pur di ammirarli).
Però, per esempio, se avete appena scelto l’auto nuova da comprare, vi farà notare quante ce ne siano in giro. Non ci avete mai fatto caso? Sono molto più frequenti quando diventano il vostro oggetto di interesse, vero? Naturalmente no: la frequenza è sempre lo stessa, ma prima non ci facevate caso.
Facciamo un altro esempio automobilistico (non perché questo ambito mi piaccia particolarmente, ma sono uno a cui tocca guidare molto più di quanto vorrebbe, quindi la mia fantasia va spesso a finire lì): quante volte vi è capitato di trovare il signore anziano col cappello che guida la 127 bianca a 40 km/h davanti a voi sulla strada extraurbana piena di curve PROPRIO il giorno in cui siete in ritardo per un impegno importante? A me tantissime, lo dico sinceramente. Ma il fatto è che in giro per le strade c’è sempre qualcuno che va piano. Inoltre, spesso gli impegni si prendono a orari comuni: una cena, un aperitivo o un pranzo coincideranno probabilmente con il momento in cui stanno andando a cena, all’aperitivo o a pranzo un sacco di altre persone. È del tutto normale che ci possa essere qualcuno che ci rallenta, davanti, ma noi tenderemo a ricordarcelo nel momento in cui saremo in ritardo, mentre non ci faremo troppo caso mentre stiamo guidando senza urgenza cantando a squarciagola le canzoni di Young Signorino scaricate di frodo sulla chiavetta aggirandoci per i più biechi angoli del deep web. Più è importante il motivo per cui stiamo viaggiando e più è risicato il tempo a nostra disposizione, più la nostra soglia di sopportazione di qualsiasi intoppo, anche piccolo, diventerà bassa.
Volendo dirlo in parole un po’ brutali: chi si sente sfortunato probabilmente SCEGLIE di sentirsi così. Per queste persone è importante sentirsi così e il loro cervello mette continuamente sotto il loro naso le “prove” della loro malasorte, probabilmente per potersi assolvere per aver fallito determinati traguardi.
È un meccanismo simile a quello che fa sì che, se esce uno scandalo sportivo (o politico: tanto sempre di tifo si tratta) che mette in luce un comportamento scorretto, noteremo che tutte le squadre ne sono coinvolte tranne la nostra! 
Fortuna? No, beh, in quel caso no… In quel caso è perché siamo più bravi degli altri a distinguere le uniche persone oneste che meritano il nostro supporto, naturalmente…
Ah, no, scusate, questo in realtà è cherry picking, che è una cosa non troppo diversa, nel senso che comunque alla fine si tratta sempre di scegliere degli stimoli piuttosto che altri, anche se in questo caso lo scopo, cosciente o no, è quello di veder confermati i propri preconcetti.
Ma quindi, è davvero tutto qui? Il fatto di sentirsi fortunati o sfortunati è solo percezione ed è impossibile fare qualcosa per attirare a sé la buona sorte?
Beh, sì e no: sì, il considerarsi fortunati oppure sfortunati sta essenzialmente qui . Il fatto che vi siano capitate quattro/cinque/dieci sfighe di fila non è significativo: il caso non ha memoria e il numero è troppo basso per farne una statistica. E sì, è impossibile attirare a sé la possibilità di vincere al superenalotto o alla lotteria, però qualcosa per migliorare il nostro rapporto con la buona sorte si può fare, come ci insegna il prof. Richard Wiseman, che è uno psicologo noto perché da anni si occupa espressamente di questi meccanismi.
Siccome un esempio vale più di mille parole, vi racconto il suo esperimento più famoso: mise un annuncio sul giornale per trovare volontari che si ritenessero particolarmente fortunati o particolarmente sfortunati. Dopo che li ebbe radunati, diede a ciascuno di loro una copia di una rivista, chiedendo di contare quante immagini contenesse. Ebbene, la maggior parte degli sfortunati contò le immagini, mentre la maggior parte dei fortunati si accorse subito che a pagina 2 c’era scritto, a caratteri cubitali, il numero esatto da riferire. Inoltre, alcuni di loro videro anche l’annuncio, posto più avanti che diceva che chiunque avesse riferito di averlo letto avrebbe ricevuto una ricompensa.
La conclusione di Wiseman, basata anche su molti altri studi, è che le persone fortunate sono quelle più pronte a cogliere le occasioni che si presentano. È vero che a volte essere nel posto giusto al momento giusto è un caso, ma non è poi così improbabile: nel corso di una vita ci sono tantissimi posti giusti e momenti giusti! Chi riesce ad approfittarne si riterrà  fortunato, mentre chi non si accorge dell’opportunità non potrà fare altro che continuare a lamentarsi che gli vanno tutte storte (e, soprattutto, dare la colpa alla sorte invece che a sé stesso).
Poi, intendiamoci, gli eventi sfortunati esistono davvero, eh. Essere a bordo di un aereo che precipita, transitare su un ponte che crolla, venire centrati da un pirata della strada sono VERE sfortune, ma rientrano nella normale probabilità. Quello che qui sto dicendo è che non esistono persone che attirano la fortuna e la sfortuna. Le cose succedono da sole, per conto loro.
Wiseman ha poi verificato sperimentalmente l’inefficacia di rituali scaramantici e talismani vari, anche se purtroppo nessuno studio riuscirà mai a convincere certe persone ad abbandonare queste dannose abitudini (sono sinceramente convinto che scaramanzia e superstizione sono un fardello che appesantisce l’Italia, ma non divaghiamo). Stesso discorso vale per i metodi per vincere al lotto che non hanno NESSUN fondamento scientifico. Il fatto che un numero non esca da un miliardo di settimane non ha nessuna influenza sulla prossima estrazione: sempre di 5 su 90 si tratta (anzi, 1 su 90 + 1 su 89 + 1 su 88 + 1 su 87 + 1 su 86, visto che questo blog è letto da un sacco di nerd molto precisini 😛 ).
Soprattutto, bisognerebbe abbandonare l’idea che esistano persone che portano male, perché è davvero una cosa che umilia e procura danno a chi subisce tale ignobile e stupida accusa.
E anche, bisognerebbe evitare di illudersi di poter attirare la fortuna per poter campare senza sforzi e senza preoccupazioni.
Questo è solo un fumetto, non la realtà!
La fortuna si può costruire con il giusto atteggiamento, come abbiamo visto. Pensare di essere sfortunati toglie fiducia in sé stessi e spegne gli entusiasmi, con il risultato di diventarlo davvero. Così come l’atteggiamento positivo aiuta a cogliere le occasioni propizie, quello negativo paradossalmente aiuta a trovare quelle negative: uscire di casa pensando che oggi andrà tutto male perché è venerdì 17, vi farà tenere un atteggiamento ipercritico e pessimista, facendovi provare rabbia e fastidio per avvenimenti che normalmente vi provocherebbero poco o nulla. È un classico caso di profezia che si autoavvera (il cui esempio più famoso è  la frase: “ti voglio molto bene, ma sono certa che non potrò mai innamorarmi di te”, ma questa è un’altra storia).
]]>
https://www.inutile-erudizione.it/la-sfiga-ci-vede-davvero-benissimo/feed/ 0
Il triangolo no, non l’avevo considerato. https://www.inutile-erudizione.it/il-triangolo-no-non-lavevo-considerato/ https://www.inutile-erudizione.it/il-triangolo-no-non-lavevo-considerato/#respond Tue, 17 Jul 2018 09:21:00 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/il-triangolo-no-non-lavevo-considerato/ In questa puntata parliamo di un mistero relativamente recente, visto che l’episodio da cui tutto si fa partire ha poco più di settant’anni, ma nondimeno è assai famoso e ricco di fascino. Buttiamoci quindi a capofitto nelle inquietanti acque del Triangolo delle Bermuda!
Tutti conoscono la storia di questo tratto di oceano quasi isoscele, compreso fra la Florida, l’isola di Puerto Rico o, ovviamente, l’arcipelago delle Bermuda. Un tratto considerato maledetto per via dei molti inquietanti episodi di sparizioni che lo coinvolgono.
Il più famoso risale al 5 dicembre 1945: una pattuglia di cinque aerei Avenger, in volo durante una missione di avvistamento di routine, sparisce nel nulla dopo che il caposquadriglia, aviatore di provata abilità e dal notevole sangue freddo, ha lanciato un inquietante SOS in cui dice che tutti gli strumenti sono impazziti e il mare è diventato “strano”. Immediatamente partono i soccorsi, ma dei due aerei decollati a tale scopo, ne torna solo uno: del secondo, e della pattuglia scomparsa, non si troverà più traccia. È solo uno dei tantissimi casi di sparizioni misteriose associate a quello che non esito a definire “il secondo triangolo più inquietante della storia dell’umanità” (il primo è questo): le cronache narrano di navi misteriosamente scomparse e ritrovate intatte, ma senza equipaggio, sparito nel nulla, a volte addirittura con il pranzo pronto sul fornello. Navi come la Rubicon, la Marine Sulphur Queen, la Stavenger, la Elizabeth, il Bill Verity, lo Sno’ Boy, rinvenute integre e senza alcun problema, ma deserte e senza alcuna traccia che facesse capire cos’era successo, o come la Raifuku Maru, scomparsa e mai più ritrovata, dopo un ultimo drammatico appello: “venite, presto, è tremendo! Non possiamo fuggire!”. Addirittura, Cristoforo Colombo, quando arrivò in quella zona, annotò malfunzionamenti nella strumentazione, il passaggio di una meteora e strane luci nel mare al punto che dovette tranquillizzare la ciurma assicurando che erano presagi che la costa era vicina (e infatti la avvistarono il giorno dopo).
Ma quali sono le cause di questi incredibili avvenimenti? UFO? Manufatti atlantidei? Anomalie gravitazionali? Porte su altre dimensioni? Gestione del tratto di mare affidata all’ANAS? Cosa ha spinto sei aerei dell’aviazione più progredita del mondo (e molti altri in altre occasioni) a sparire senza lasciare traccia?
La risposta, senz’altro deludente, è davvero semplice ed è composta di 3 punti:
  1. La storia della navigazione e dell’aviazione è costellata di incidenti, in questo e in tutti gli altri tratti di mare del pianeta;
  2. Il triangolo è una zona di 2000 km di lato, quindi non certo particolarmente piccola. Inoltre è soggetta a cicloni e tempeste che provocano anche forti venti in quota, quindi non è difficile trovare una ricca casistica di incidenti;
  3. Non bisogna mai fidarsi in modo acritico di quanto si trova su certi libri e su internet, compreso anche quello che ho scritto sopra, che è ripreso in modo abbastanza fedele dal best seller  di C. Berlitz: IL TRIANGOLO MALEDETTO, da cui in pratica è nato questo mito.
La banale realtà è che in questa zona la media degli incidenti è esattamente la stessa che nel resto del mondo. Consultando i registri della navigazione e delle compagnia assicurative (le più interessate in assoluto a scoprire la verità dei fatti, ovviamente), si scopre infatti che, restando agli esempi citati sopra, la Rubicon è stata vittima di un uragano mentre era ormeggiata (fra l’altro, l’uragano si portò via tutto il molo), la Marine Sulphure Queen è affondata in mezzo a una tempesta per un cedimento strutturale, lo Sno’ Boy e il Bill Verity persero la rotta, ma furono tratti in salvo entrambi, la Raifuku Maru affondò durante una tempesta e il suo messaggio mysterioso è attribuibile al pessimo inglese del comandante giapponese. E che dire della Stavenger e della Elizabeth, non registrate in nessun archivio navale e quindi semplicemente inventate di sana pianta dall’autore del libro?
E ancora: Cristoforo Colombo scrisse sì di aver visto una luce nel cielo (una meteora, probabilmente) e che la bussola non funzionava bene, ma è falso dire che ciò causò panico e sgomento in lui e nell’equipaggio. In realtà Colombo si limitò a osservare che non puntava esattamente in direzione della Stella Polare, ma ciò non stupisce nessuno, visto che tale astro non si trova esattamente in corrispondenza del polo nord magnetico. Inoltre, era un marinaio esperto, e capì che la terra sarebbe stata avvistata da un momento all’altro da ben altri segni, come giunchi che galleggiavano sull’acqua o pesci e uccelli tipici delle zone costiere.
E per quanto riguarda la squadriglia di espertissimi piloti americani? Beh, anche qui il discorso è molto diverso da come scritto nel libro di Berlitz: il solo pilota esperto era il caposquadriglia, Charles C. Taylor,  mentre gli altri quattro erano allievi che lo seguivano con fiducia. Peccato  però che Taylor non avesse mai volato in quella zona prima e, quando i suoi strumenti di navigazione si guastarono (succede anche ai superefficientissimi americani), si perse, e con lui anche gli altri quattro aerei che si fidavano di lui. Le comunicazioni con la base furono poco chiare. I soccorsi partirono circa tre ore dopo, quando fu certo che i piloti non erano dove pensavano di essere, ma ormai avevano il serbatoio quasi vuoto, il sole era tramontato e il tempo si era messo al peggio. Finito il carburante, ammararono e poi si inabissarono in meno di un minuto. Nel frattempo, uno degli aerei di soccorso, un PBM-5 Mariner (aereo considerato poco sicuro in condizioni di maltempo) fu visto esplodere a causa del carico di carburante che portava e di un presumibile errore umano. Insomma, una storia tragica senz’altro, ma dovuta a un misto di sfortuna, inesperienza e cocciutaggine. La sequenza di comunicazioni radio è riportata qui, insieme al racconto della giornata, mentre sul sito di Luigi Garlaschelli trovate un breve elenco di altre sparizioni non-poi-così-mysteriose.
Chiudo con una chiosa, che penso sia il vero messaggio importante di questo articolo (che per il resto ha ben poco di sconvolgente): nel 1977 una spedizione italiana, guidata dal compianto Ambrogio Fogar, si recò sul posto per appurare la realtà dei fatti. Quello che trovò, però, fu sostanzialmente un’industria pronta a prosperare sul mito del triangolo maledetto: sedicenti esperti pronti ad avallare qualsiasi ipotesi, a patto che il committente pagasse bene. Ed è proprio questo, il vero messaggio di questa storia: un mistero basato sul nulla, creato ad arte da autori disonesti che hanno omesso particolari risolutivi, hanno spostato in questa zona tragedie avvenute altrove e se ne sono inventati altre di sana pianta. Tutto questo è stato fatto a tal punto che è ormai difficile, cercando su internet, trovare i dati veri in mezzo a quelli fasulli, ormai ripetuti talmente tante volte da essere diventati i più frequenti e quindi, apparentemente, veritieri. Ogni volta che qualcuno condivide un’informazione falsa, rende più difficile la ricerca di quelle vere. Ricordatelo sempre a quelli che lo fanno con troppa leggerezza: la ricerca della verità passa anche da qui.
E dopo questa conclusione filosofica, vi saluto e mi dedico a un mystero molto più difficile e inquitante: cosa rallenta tutte le auto fra Roncobilaccio e Barberino del Mugello??
]]>
https://www.inutile-erudizione.it/il-triangolo-no-non-lavevo-considerato/feed/ 0
Lascia stare i santi… Ma non i truffatori! https://www.inutile-erudizione.it/lascia-stare-i-santi-ma-non-i-truffatori/ https://www.inutile-erudizione.it/lascia-stare-i-santi-ma-non-i-truffatori/#comments Thu, 03 May 2018 18:06:00 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/lascia-stare-i-santi-ma-non-i-truffatori/ Visto che il blog è ancora in fase di lancio e serve un argomento scottante per fare i big likes da cui derivano ineluttabilmente i big moneys (sì, lo so che non ci vanno le “s” finali. Sono errori intenzionali. È raffinato umorismo, giuro!), eccoci finalmente al post dedicato al mondo della religione e dei miracoli! Stavolta sì che scuoteremo il web e faremo parlare di noi dappertutto. Marketing di livello avanzatissimo!
Va beh, scherzi a parte… Mi rendo conto benissimo che è un argomento molto delicato e che può urtare la sensibilità di qualcuno, ma proprio per la sua importanza, secondo me, più si è credenti, più bisogna essere scettici per distinguere il vero dal falso.
In tal senso faccio subito una doverosa premessa: la scienza non può per definizione indagare i dogmi, le affermazioni delle Scritture, né tantomeno dirci se davvero esiste una specifica divinità. Se anche trovassimo una  spiegazione scientifica per l’origine dell’universo che mettesse d’accordo tutti, ciò non significherebbe nulla, da questo punto di vista, perché potrebbe benissimo esserci un dio che abbia scelto di crearlo in quel modo (e in tal caso al limite si potrebbe obiettare che non possa essere infinitamente buono, avendo inventato una cosa astrusa e incomprensibile come la fisica quantistica).
Da sempre esistono scienziati atei e scienziati credenti (il primo esempio che mi viene in mente è il matematico Ramanujan, che accettò di fare il viaggio dall’India a Cambridge, dove avrebbe realizzato il sogno della sua vita, solo dopo che la madre gli disse che le era apparsa in sogno la sua dea protettrice, che lo autorizzava a farlo) e la maggior parte di essi non pretende affatto di andare a indagare questo genere di temi (chiosa personale: mi viene in mente almeno uno che lo fa, e trovo che lo faccia in modo pessimo. Cercare di convertire un credente all’ateismo come fa lui è inutile, dannoso e superspocchioso, a mio avviso).
Quello che però si può fare è analizzare i supposti miracoli che vengono annunciati in giro per il mondo. Li dividerò in 3 categorie:
  1. Veri miracoli (un morto che risorge, un bambino che sta per essere investito da un’auto e invece si solleva e si posa delicatamente in salvo sul marciapiede,  una montagna che va da Maometto, io che mi sposo): qui si torna il discorso di prima. La scienza non può far altro che prendere atto dell’avvenuto miracolo e accettarne la realtà. Casi come questi, però, devono necessariamente essere documentati da prove certe, perché, sì, dobbiamo accettarli come reali, ma solo se davvero avvengono. In tal senso ce ne sono a bizzeffe nei racconti medievali, ma ben pochi, per non dire nessuno, in tempi recenti.
  2. Eventi reali di cui non si può accertare scientificamente la natura prodigiosa: per esempio sappiamo che alcune persone guariscono spontaneamente dai tumori. Semplicemente, il corpo li combatte e li guarisce e, così come sono arrivati, se ne vanno. È un’eventualità rara, purtroppo, ma a volte succede. Ma in tal caso, c’è modo di capire se si tratta di miracoli o no? Evidentemente non è possibile, e ci saranno sempre persone che affermano che tutti quelli che vengono visti come miracoli sono naturali remissioni spontanee e altre che sostengono che tutte le remissioni sono sempre state miracolose. Chi ha ragione? Beh, allo stato attuale delle cose non possiamo davvero dirlo e così sarà fino a quando non se ne scoprirà la causa scientifica o fino a quando l’autore di questi miracoli non si paleserà apertamente per dare ragione ai propri sostenitori. Non a caso, persino a Lourdes, la Chiesa riconosce come miracolose solo 70 guarigioni, delle migliaia che sono state reclamate dai fedeli.
  3. Eventi od oggetti indagabili scientificamente: esistono, sono la stragrande maggioranza e sono quelli di cui ci occuperemo nel resto di questa puntata!
Anche qui, ovviamente, bisogna fare parecchie distinzioni, prima fra tutte quella fra i miracoli già riconosciuti dalla Chiesa e quelli solo rivendicati come tali da persone o associazioni indipendenti.
Di norma, la Chiesa è (giustamente) molto restia a concedere lo status di miracolo a un evento, perciò quelli da essa accertati sono generalmente i più misteriosi e quelli di cui effettivamente non si può trarre una conclusione scientificamente definitiva. Facciamo qualche esempio:
  • sangue di S. Gennaro: si è riusciti a riprodurre in laboratorio un liquido che si comporta nello stesso modo, usando solo ingredienti disponibili nel 1300, inoltre proprio in quei secoli la produzione di reliquie raggiunse livelli tali da indurre la Chiesa a metterne a freno gli abusi nel Concilio di Trento. Ne è testimonianza addirittura Boccaccio, che si fece beffe del fenomeno intitolando una novella del Decameron: Frate Cipolla promette a certi contadini di mostrare loro la penna dello àgnolo Gabriello; in luogo della quale trovando carboni, quegli dice esser di quegli che arrostirono san Lorenzo.
  • Sindone: non se ne trova traccia prima del 1355 (infatti il vescovo della diocesi in cui apparve all’epoca la ritenne un falso) e l’analisi del tessuto, realizzata da diversi laboratori, l’ha datata proprio intorno al XIV secolo. Anch’essa è stata riprodotta con tecniche e materiali dell’epoca. In realtà i dubbi in merito sono comunque di natura principalmente storica, perché la Chiesa stessa, nei primi anni in cui ne è documentata l’esistenza, la riteneva una pregevole opera d’arte, autorizzandone la venerazione a patto che venisse ritenuta un’icona di fattura umana.
    Negli anni successivi, la posizione ufficiale della Chiesa è cambiata più volte, e al momento non c’è una posizione ben precisa. Sostanzialmente dicono che non è così importante sapere se è vero o no, e che il culto ne è libero e approvato. Alcuni papi, fra cui Giovanni Paolo II, la ritenevano autentica, ma precisando che fosse una propria convinzione personale.
    Comunque sia, è una questione in evoluzione continua, come dimostrano anche articoli recentissimi.
  • Miracolo di Bolsena (in cui un’ostia iniziò a sanguinare di fronte a un parroco dubbioso sulla vera presenza di Cristo al suo interno): anche qui, il fenomeno è spiegabile scientificamente e replicabile in laboratorio. Si tratta di un batterio, come spiegato nel link.
In tutti questi casi, tutto ciò che abbiamo sono spiegazioni plausibili di come potrebbe essere avvenuto il fenomeno prodigioso e ci sono ricostruzioni in laboratorio di repliche degli oggetti. Certamente non basta a bollarli come falsi, ma sono osservazioni che è giusto conoscere prima di trarre le proprie conclusioni sull’argomento.

Caso un po’ diverso, perché il Sole è uno solo e lo possiamo vedere tutti, è il Miracolo del Sole di Medjugorje o di Fatima, che potrebbe essere spiegabile scientificamente come un effetto dell’osservazione prolungata a occhio nudo del nostro astro, che può comportare l’illusione di vederlo muovere, pulsare o cambiare colore, ma anche qui nessuna certezza.

Peraltro, riguardo a Medjugorje, la Chiesa stessa non si è mai pronunciata per l’autenticità delle apparizioni e Papa Francesco stesso ha raccomandato di stare attenti ai possibili falsi emissari della Madonna.

Altro discorso che trovo interessante è quello sulle statue che lacrimano (sangue o altri liquidi, non importa). Premetto che la Chiesa, fra le centinaia di casi di cui si è parlato negli ultimi decenni, ha riconosciuto come miracolosa solo la Madonna delle Lacrime di Siracusa (anche questo riproducibile su copie della statua, ma non analizzato direttamente sulla reliquia). Ovviamente non c’è spazio per citarli tutti, ma prendiamone in esame alcuni emblematici:
  • Il caso della Madonnina di Civitavecchia, che nel 1995 lacrimò sangue umano maschile, è molto interessante perché fu sotto i riflettori per lungo tempo, fu indagato scientificamente e fu oggetto anche di un’inchiesta da parte della magistratura. Per lasciarvi la possibilità di farvi un’idea sulla situazione segnalo un articolo favorevole all’ipotesi miracolistica e uno contrario.
  • Statue che lacrimano per cause naturali, come il Cristo Risorto di Medjugorje o quella di Padre Pio a Castel di Iudica, che presenta un fenomeno simile: in pratica si tratta di statue cave da cui fuoriesce liquido accumulatosi all’interno da qualche microfrattura. Ciò spiega anche perché queste “lacrimazioni” avvengano dal ginocchio, come nel caso del Cristo, o dal gomito, come nel caso di Padre Pio (su cui fra l’altro ci sarebbe tantissimissimo da scrivere, ma per farlo servirebbe non essere pigro, quindi rimandiamo l’argomento a una prossima puntata, forse).
  • Statue che bevono, abbastanza frequenti nella cultura indù, dove di norma è il dio Ganesh, dalla testa di elefante, a sorbire il latte che gli viene offerto. La spiegazione in questo caso è puramente fisica ed è legata proprio alla forma della statua.
  • Vere e proprie truffe come nel caso della Madonna di Assemini, il cui sangue era banalmente quello della sua proprietaria.
A tutto ciò si aggiungono i vari casi di pareidolia o di apparizioni mistiche a cui abbiamo già accennato in puntate precedenti e altri eventi ancora, come le voci sentite da alcuni veggenti e inquadrabili in situazioni cliniche patologiche perfettamente plausibili (qualcuno ipotizza, per esempio, che fosse il caso di Giovanna d’Arco).
Potrei andare avanti con altri esempi, più o meno famosi, ma credo che non servirebbe a molto (è una scusa che uso anche quando devo lavorare), proprio per via della premessa fatta all’inizio. Addirittura, alcuni filosofi sostengono che i miracoli non siano MAI indagabili scientificamente, perché anche in caso di evidenza, potrebbe sempre trattarsi di un intervento della divinità, che cambia le cose nel momento in cui le osserviamo: per esempio, i creazionisti affermano la Terra abbia 6.000 anni come scritto nella Bibbia e che i fossili di milioni di anni fa siano stati creati da Dio per mettere alla prova la nostra fede. Trovo che sia un ragionamento che a livello teorico possa anche avere una sua validità, ma che in pratica mi sembra davvero troppo pericoloso. Là fuori è pieno di truffatori che vogliono approfittare della buona fede (è proprio il caso di dirlo) o, peggio ancora, della disperazione della gente per lucrare e secondo me è una cosa da combattere e condannare con tutte le forze.
Non credo che la ricerca spasmodica dell’evento prodigioso sia poi così utile, per raggiungere la propria dimensione spirituale o, ancor di più, per costruire i propri valori morali: anche senza miracoli, o anche senza credere letteralmente a tutto ciò che dicono la Bibbia, il Corano, il Talmud o altri testi, è possibile comunque essere credenti ed è legittimo esserlo, almeno finché si rispettino anche le idee altrui.
Sarebbe bello se la religione potesse essere solo fonte di serenità, gioia e condivisione per molte persone, senza essere terreno fertile per malintenzionati e manigoldi, che spesso si avvalgono di trucchi da prestigiatore per turlupinare la gente. Quando invece si tratta di eventi naturali scambiati per miracoli in buona fede la situazione è un po’ diversa, perché la ricerca di conforto e sicurezza da parte dei fedeli è perfettamente comprensibile, ma trovo giusto conoscere le possibili spiegazioni scientifiche di tali episodi prima di accettarli acriticamente come soprannaturali. Magari poi alcuni sono davvero prodigi, ma sicuramente più dati si hanno, minore è il rischio di farsi truffare o anche solo di prendere una cantonata. Poi ognuno tragga le sue conclusioni in base alla propria sensibilità e alle proprie convinzioni.
Con questo vi do appuntamento alla prossima puntata, e se per caso conoscete qualcuno capace di trasformare l’acqua in vino presentatemelo, che ho delle importantissime questioni da discutere con lui!
]]>
https://www.inutile-erudizione.it/lascia-stare-i-santi-ma-non-i-truffatori/feed/ 1
Il calabrone non può volare, ma lo fa lo stesso (e punge pure)! https://www.inutile-erudizione.it/il-calabrone-non-puo-volare-ma-lo-fa-lo-stesso-e-punge-pure/ https://www.inutile-erudizione.it/il-calabrone-non-puo-volare-ma-lo-fa-lo-stesso-e-punge-pure/#respond Sun, 28 Jan 2018 13:37:00 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/il-calabrone-non-puo-volare-ma-lo-fa-lo-stesso-e-punge-pure/ Io non ho un buon rapporto con la forza di gravità. Soprattutto quando decido finalmente di rimuovere dalla scrivania il cumulo di fragilissime tazzine sporche di caffè e cerco di portarlo verso il lavandino. Però esiste e mi ci sono sempre dovuto adattare, come ogni essere vivente (e anche non vivente) su questo pianeta.

Cioè, tranne il calabrone, ovviamente!
Tutti avrete senz’altro sentito o letto la frase che sta nella foto d’apertura di questo articolo, spesso attribuita addirittura ad Einstein (che mai si sognò di dire nulla del genere, ma tanto gli attribuiscono pure i bigliettini dei Baci Perugina, quindi non ci stupiamo). Beh, senza neanche preoccuparmi di mantenere un po’ di suspense, vi dico subito che è falsa (ed è pure un errore di traduzione, perché in realtà si riferirebbe al bumblebee, cioè al bombo). Le origini della leggenda sono incerte: sicuramente se ne è iniziato a parlare negli anni ’30, ma non si sa il nome dello scienziato che fece i calcoli secondo cui le ali di tali insetti sarebbero troppo piccole per fare sufficiente presa sull’aria e ne renderebbero quindi impossibile il volo. Però, suvvia, se la scienza si fosse fermata (ricorrendo a spiegazioni miracolose o magiche) ad ogni errore di calcolo di un fisico, col cavolo che adesso sareste capitati su questo sito mentre cercavate “rimorchiare grazie all’erudizione” col vostro smartphone. In realtà sappiamo ormai da molto tempo come stanno le cose e non c’è davvero alcun mistero intorno a questa dinamica.
La faccio molto semplice: l’errore del nostro amico scienziato fu considerare lisce le ali dell’insetto, che in realtà sono molto ruvide e frastagliate e quindi hanno un elevato coefficente di attritto che, unito all’impressionante velocità con cui si muovono, crea vortici e correnti che sostengono l’animale. Insomma, per intenderci, il calabrone, il bombo e altri insetti simili, non volano come un aereo (come fanno invece certi uccelli), ma come un elicottero.
Quindi, se vi sta puntando e si dirige verso di voi col pungiglione spianato, mettervi in posa da Gandalf e urlargli “Tu non puoi volareeee….” non funzionerà.
Quello che però mi intristisce di questa leggenda, è che davvero esiste gente pensa che il calabrone violi le leggi della fisica e accetta il fatto con un’alzata di spalle, commentando “toh, che cosa curiosa”, o peggio ancora “Oh, che ficata! Vai calabrone vai, sei tutti noi, fagliela vedere, a quella maledetta fisica”.
Sigh 🙁
Purtroppo temo che non si tratti di semplice superficialità, ma di vera e propria sfiducia nei confronti della scienza, a favore di qualche affascinante quanto improbabile spiegazione secondo cui il calabrone, chissà perché, sarebbe l’unico animale magico della Terra, alla facciaccia di gatti neri, corvi, capri e famigli vari. È una visione davvero deprimente, perché la scienza ci ha allungato e semplificato la vita in mille modi ed è assurdo che ci sia gente che la sminuisce a favore di ciarlatanerie e superstizioni. È vero, a volte gli scienziati sbagliano. È vero, ci sono cose che la scienza non è ancora riuscita a spiegare, ma ciò che la differenzia da certe castronerie è proprio la franchezza con cui ammette la propria fallibilità e la tenacia con cui cerca di correggere gli errori e, soprattutto, con cui continua a cercare le soluzioni che ancora non sono state trovate, a differenza di chi semplicemente inventa frottole per giustificare il fatto che la realtà non corrisponda alle proprie teorie inventate.
Va beh, dopo aver sollevato questo vespaio (ahahahah, l’avete capita? Calabrone… Vespaio… No? Non faceva ridere eh? Uff….), devo però ammettere che esiste un animale il cui volo la scienza non è mai riuscita a spiegare!
]]>
https://www.inutile-erudizione.it/il-calabrone-non-puo-volare-ma-lo-fa-lo-stesso-e-punge-pure/feed/ 0