Perle ai Proci – Sfoggiare Inutile Erudizione https://www.inutile-erudizione.it Una valida alternativa a YouPorn Mon, 08 Nov 2021 17:37:25 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.2 Sard Max: Milk Road https://www.inutile-erudizione.it/sard-max-milk-road/ https://www.inutile-erudizione.it/sard-max-milk-road/#respond Mon, 08 Nov 2021 17:32:37 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2958 Davanti a me il deserto, dietro di me il deserto, alla mia destra il deserto e alla mia sinistra…ci siamo capiti.

Dovunque si posi il mio sguardo vedo terra brulla, ciottoli, massi e una vegetazione secca e bassa tipica di questi luoghi e di questo clima.

L’inferno? Ma nemmeno per idea!

Questo posto è splendido ma a modo suo.


Qui dove la natura è stata imbrigliata a fatica dall’uomo si può avere davvero il sentore della sua intera magnificenza, era così anche nei tempi addietro alla Grande Siccità, ben prima che l’uomo riuscisse ad autodistruggersi.

Il problema al giorno d’oggi è che non è molto salutare rimanere appiedato all’esterno di un’enclave.

Radiazioni, animali selvatici, cannibali, branchi di leghisti mutati…i modi per morire sono variegati, come nel resto del paese e d’altronde come nel resto del pianeta.

Potrei camminare per giorni in una direzione casuale sperando che le munizioni del mio fucile a pompa bastino a tenere alla larga qualsiasi cosa decida di assalirmi.

Potrei spostarmi su uno dei passaggi principali e pregare di incrociare una delle colonne di rifornimento trimestrali che si spostano da un’enclave all’altra.

Potrei puntare alla costa e tentare di sopravvivere pescando qualcosa di diverso dalle innumerevoli bottiglie di plastica.

Potrei…ODDIO!

Quella nuvola all’orizzonte è polvere!

Forse per una volta qualcosa va per il verso giusto!

Un polverone del genere vuol dire cisterne! Cisterne vuol dire rifornimenti!

Rifornimenti vuol dire vita!

 

-la formazione rocciosa aveva resistito per millenni in cima alla collina. Sebbene in parte collassata era uno dei passaggi obbligati per arrivare alla ‘strada di collegamento’, oltre che un punto di osservazione perfetto per l’uomo col binocolo appostato sulla cima di un ammasso di ciottoli-

“Cazzo! Cazzo! Cazzo!” l’uomo si alzò di scatto iniziando a scivolare nella scarpata per fare più in fretta, la mano che non reggeva il fucile era premuta sul tasto di una sorta di walkie talkie rudimentale.
“Shy a Porcabru! Shy a Porcabru! Mi ricevete?”

“Qui Porcabru! Non si era detto di mantenere il silenzio radio se non in caso di emergenza?”

“Guarda nel cazzo di specchietto e dimmi se non è un’emergenza.”

“PORCA PUTTANA!”

 

-A bordo della cisterna c’è agitazione, tre di quelli che paiono un bizzarro incrocio fra un uomo e una pecora (non giudicate, sono stati tempi bui durante la Grande Siccità) stanno prendendo posizione sul tetto, ancorandosi con dei grossi moschettoni-

“Mirate al bastardo con la zampogna-lanciafiamme sotto al manifesto di Salvini! Io penso a tenere in strada questo bestione! Forza ragazzi, se riusciamo a tenere duro fino all’arrivo di Shy prometto di pagarvi due giorni alla casa socchiusa!”

-STACCO-

Sono arrivato fottutamente tardi, come sempre nella mia vita del cazzo!

La carcassa della cisterna sta ancora bruciando in un fosso sul lato della strada mentre i cadaveri di tre uominipecora sono avvolti in un manifesto elettorale di Salvini in cui si sproloquia di un euro per litro di latte.

Fottuti leghisti! Sono mutati a tal punto da non accorgersi nemmeno di aver perso la loro intera memoria storica.

Si muovono solo in base agli ordini del loro Capitano.

Ora il problema principale è che al momento non ho idea di come fare per sopravvivere qua fuori.

Sto pensando a questo mentre sono inginocchiato a cercare di recuperare qualche goccia di ‘oro bianco’.

Poi il rumore dello scatto di un otturatore mi riporta alla realtà.

“BUTTA IL CAZZO DI FUCILE E GIRATI LENTAMENTE!”

A urlarlo è un uomo sulla cinquantina.

È affannato ma la presa sul suo fucile è molto più ferma della mia, decido che contrariarlo non è una buona idea.

Indossa una bella maglietta comunque.

“Ehi amico, calmati! Sono appena arrivato e non c’entro nulla con questo macello” indico con la testa uno dei corpi avvolti nel faccione di MechaSalvini.

“Cazzo! Dei leghisti sulla strada di collegamento è una pessima notizia. E tu chi saresti allora? Parli in italiano corretto, non puoi essere dei loro lo dice raccogliendo il mio fucile e mettendoselo a tracolla mentre mi tiene sotto tiro.

Nemmeno una disattenzione.

Proprio una bella maglietta.

“Che tu ci creda o no sono rimasto a piedi a una ventina di chilometri da qui, ho seguito la polvere sollevata dalla cisterna sperando di trovare un passaggio per non morire da solo nella Zona Selvaggia ma sono chiaramente arrivato tardi. Mi chiamo Massimo Matto.

“Io sono Alessandro ma puoi chiamarmi Shy, oramai lo fanno tutti. Se quello che dici è vero posso condurti al mio villaggio e trovarti un passaggio per un’enclave. Un aiuto per arrivarci farà comodo anche a me”.

“A me sta bene, prima di muoverci devi dirmi assolutamente una cosa”

“Se posso…”

“Dove trovo una maglietta come la tua?”

“Non hai mai sentito parlare di Heya? Devi venire dal continente…”

I due si incamminano verso un tramonto che lascia a intendere molto di quella magnificenza della natura descritta all’inizio.

Dissolvenza.

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Appunti della dottoressa Melinda Ramponi, incontro n. 12.410 https://www.inutile-erudizione.it/appunti-della-dottoressa-melinda-ramponi-incontro-n-12-410/ https://www.inutile-erudizione.it/appunti-della-dottoressa-melinda-ramponi-incontro-n-12-410/#respond Thu, 10 Jun 2021 16:24:45 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2929 “Sono finalmente maturato e all’alba dei miei trentaquattro anni sono diventato un adulto conscio di sè stesso e pronto a prendere in mano la sua sorte e il suo ruolo nella società!”

“Quindi cosa hai intenzione di fare?”

“Inizierò col migliorare la mia percentuale di canestri da tre punti perchè sono ancora convinto che Bugs Bunny possa venire a cercarmi a casa per giocare una partita di basket contro gli alieni.”


“Luca…lo sai che quello era Space Jam vero? È un film. Dovresti iniziare a pensare a cose come una famiglia, un mutuo, un matri…”

“NON LA SENTO DOTTORESSA! HO IL VOLUME DELLA SIGLA DEI POKÈMON TROPPO ALTO IN CUFFIA! LO ALZO SEMPRE PRIMA DI GUARDARMI I VIDEO SU YOUTUBE SULLE TOP 10 INSALATE DI MARE DA MANGIARE GUARDANDO L’ANIME DI YU DEGLI SPETTRI!”

“Questo rifiuto della sua condizione non ci porterà da nessuna parte se non…”

“LA MIA SFERA LANCEROOOOÒ E TUTTI I POKÈMON COSÌ CATTURERÒÒOOÒÒ UÒHHHHH!”

 

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PSYAHIAHI! https://www.inutile-erudizione.it/psyahiahi/ https://www.inutile-erudizione.it/psyahiahi/#respond Mon, 01 Mar 2021 17:13:12 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2906 È buio. Buio pesto.
Riesco a percepire il mio corpo solo perché continuo a sentire il dolore.
Dolore.
Quello che non mi abbandona mai.

Sono nato in un laboratorio di Yoyoyo Town, una città con un nome simpatico che cela fra i suoi vicoli e sotterranei dei veri e propri mattatoi per quelli della mia razza.

Alcuni di noi nascono e muoiono senza mai vedere altro che la propria gabbia.
Senza mai sentire sulla pelle un raggio di sole o aver visto il cielo.
Senza mai sapere che esiste altro oltre il dolore e la paura.

Per me è stato diverso.

Il dolore.

La prima immagine che ho chiara nella mente è mia madre e il fetore della massa dei corpi smembrati sotto cui ha tentato di nascondermi quando sono venuti a prendermi i ‘guanti di lattice’, con le loro iniezioni e i loro seghetti. Non ci riuscì per molto.
La presero facilmente qualche mese dopo la mia nascita e le tagliarono gambe e braccia, lasciandola semplicemente lì per poterle iniettare più facilmente il loro ‘composto’.

In fondo non eravamo che “stupide cavie”, come non mancavano di ripeterci giorno dopo giorno, dopo giorno.

Il dolore.

Credo sia iniziato nel momento in cui vidi gli effetti del composto su ciò che restava di lei.

All’inizio fu come una puntura d’insetto sul retro della testa, poi aumentò e aumentò fino a che non smisi di urlare.

A quel punto c’era solo sangue e cervella sulle pareti.

Svenni.

Quando mi svegliai il giorno dopo per un attimo mi fermai sbigottito a riflettere sul fatto che tutto ciò che avevo intorno aveva acquisito un nome e un senso.

Sapevo cos’era un laboratorio, capii che cosa ci stavano iniettando e compresi il perché lo stavano facendo.

Era molto strano passare in poche ore dallo stadio istintivo di animale direttamente a quello di entità superiore.

Eppure avvenne.

I miei poteri si erano sbloccati tutti insieme e questo mi fece comprendere che avevo danneggiato, probabilmente per sempre, qualcosa nel mio cervello.
Era quello che continuava a provocarmi insistentemente dolore e insieme a donarmi così tanta potenza.
Più ne facevo uso e meno riuscivo a esprimermi e a farmi capire dagli squallidi ‘scienziati’ che stavano giocando con le vite di quelli come me.

Grazie ai miei poteri vagai per la città a lungo, apprendendo sempre più cose su quello che mi circondava e su quello che ero in grado di fare.

Sperimentai anche io.
Sperimentai tutti i modi che mi vennero in mente per provocare dolore, molte e molte volte.

L’intera organizzazione di scienziati venne distrutta, letteralmente, un pezzo alla volta.

E io persi un po’ di me ad ogni uccisione, esplosione e massacro.

Ci volle del tempo.

Non credevo di poter perdere ancora così tanto.

Allo stato attuale il vero me stesso è sopito all’interno di un corpo che non può più reggere il peso di quello che vorrei scatenare. È una specie di meccanismo di difesa inconscio.
“Perderai tutto ciò che hai acquisito continuando così!” furono le parole dello scienziato capo, prima che lo costringessi a mangiare le budella di sua figlia.

Le sue urla.

Le sento ancora adesso.

Sul momento non mi importava altro, se non la vendetta.

Ora riesco a venire a galla solo quando mi trovo qui dentro, al buio, quando tacciono tutti gli stimoli esterni del corpo.
Fuori di qui devo sembrare un idiota.


Eppure, nonostante questo basta la mia sola presenza per continuare a provocare dolore al mio corpo.
Intere aree del mio cervello sono ormai spente o inutilizzabili.

In rari, rarissimi, casi riesco a tornare in me per qualche secondo.

Per l’umana che continua a darmi dell’idiota, prevalentemente.


Inizialmente non capivo perché quella ragazzina interessasse il mio subconscio a tal punto.

Credevo fosse affetto.

Ma ora so.

Da quando sono riuscito ad analizzare un frammento del suo DNA ora so.

So che quella stronza è la figlia illegittima dello scienziato che mi ha fatto diventare l’orrore che sono.

Ma lei non sa nulla di tutto questo.

È per quello che continuo a proteggerla nonostante gli insulti quotidiani.

Perché la mia vendetta non è ancora finita.

E se qualcuno dovrà ucciderla quello sono solo e soltanto io.

Un giorno il mio corpo riuscirà ad accumulare abbastanza dolore da farmi tornare in me per più di qualche secondo.

E quel giorno la mia vendetta sarà completa.

“…SCELGO TE!”

“Psyahiahi!”

“Stupido Pokemon, perché continui a uscire quando non sei stato chiamato! Sei completamente inutile!”

“Misty lascialo stare, poverino, sembra che soffra molto!”

Già. Soffro molto.

Ogni secondo è un’agonia.

Non è ancora abbastanza.

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Tutte le mie fottute notti. https://www.inutile-erudizione.it/tutte-le-mie-fottute-notti/ https://www.inutile-erudizione.it/tutte-le-mie-fottute-notti/#respond Thu, 31 Dec 2020 13:04:46 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2880 “Mi chiamo Sandro Orelli, ho trent’anni, un lavoro noioso, una casa in affitto, molti hobby e una vita come quella di tanti altri.”

La voce usciva senza particolari inflessioni da un altoparlante sul casco del grosso scafandro adagiato su quello che sembrava un terreno rosso e polveroso.

“Mi chiamo Sandro Orelli, ho trent’anni, un lavoro noioso, una casa in affitto, molti hobby e una vita come quella di tanti altri.”

A fatica l’uomo si girò prima su un fianco e poi annaspò per qualche minuto prima di mettersi a sedere con un grugnito. I fasci di luce intermittente che provenivano dalle nuvole dense sopra di lui indicavano che era finito fuori rotta di un bel po’.

“Mi chiamo Sandro Orelli, ho trent’anni, un lavoro noioso, una casa in affitto, molti hobby e una vita come quella di tanti altri.”

Ripeteva la frase come un mantra da qualche ora, eppure intorno a lui non era cambiato niente. Le direttive del caposezione parlavano chiaro su cosa lo aspettava adesso.

Aveva ben chiaro cosa fare, solo non sapeva in che modo farlo.

“Mi chiamo Sandro Orelli, ho trent’anni, un lavoro noioso, una casa in…OH, FANCULO!
Lo dicevo io che quella merda di yoga meditativo andava bene giusto per farsi delle foto da usare su Tinder MA LORO NO! LORO DOVEVANO PUNTARE SULLE DISCIPLINE OLISTICHE INVECE CHE SU UN CAZZO DI MECCANISMO DI RIENTRO!”.

Urlare da solo era perfettamente inutile e lo sapeva bene ma serviva comunque a tenerlo ancorato in qualche modo al suo corpo, dovunque esso fosse. Per qualcuno come lui cinque minuti di bestemmie funzionavano meglio di ore di meditazione; ne erano consci anche ai piani alti ma negli ultimi tempi era diventato tutto più politically correct e molto meno funzionale.

“Tanto il cretino che rischia il culo sono io alla fine! Mica quegli stronzi con i loro camicini nei loro begli ufficciotti di merda! Loro lì a farsi complimenti e pompini a vicenda tra una pausa caffè e l’altra e i cretini come me qua sotto a sputare brandelli d’anima in un buco onirico del cazzo! -digitò qualcosa su una tastiera olografica apparsa da un proiettore sotto i guanti- e dove cazzo sono nemmeno Google Dream Maps me lo sa dire, perfetto. SEMPLICEMENTE PERFETTO!”

Alzò le mani al cielo mentre il messaggio di errore di connessione si faceva più insistente, era entrata in funzione la batteria di riserva della coscienza. Questo significava che aveva all’incirca sei ore terrestri per ritrovare la strada di casa, il che voleva dire tutto e niente dato che in pochi minuti di sogno nascono e muoiono interi universi ma era un’altra trovata del Reparto della Gestione Qualità ed era meglio non pensarci per non perdere altro tempo prezioso.
TEMPO CHE PER QUANTO NE SAPEVA ERA GIÀ TERMINATO, PERCHÈ IL TEMPO È RELATIVO E…

“Computer, carica il preset quattro da esplorazione: volo, scudi al massimo e…facciamo un fucile NVIDIA RTX 2080 Ti -il nome non voleva dire assolutamente nulla ma l’aveva preso da una marca di schede video uscite nell’anno in cui era venuto al mondo, erano queste le cose che funzionavano per mantenerlo lucido-”

project.load();
cryptex.decrypt(project);
session.initialize(AuthLevel.MAX);

Iniziò a fluttuare dapprima lentamente, poi via via che prendeva quota una miriade di sassolini sfrecciarono sui suoi scudi con dei piccoli ticchettii.

Dopo qualche minuto i sassolini iniziavano ad urlare come dei kamikaze giapponesi mentre finivano la loro corsa contro il campo di normalità.

Poteva essere un buon segno, se addentrarsi nelle nuvole ripristinava il segnale come un segno schifoso se si stava allontanando da esso.

Non aveva comunque altre opzioni.

L’ascesa durò settantacinque anni, nel mentre i sassi si erano evoluti almeno quindici volte e aveva visto nascere e crescere un’intera civiltà di forme di vita che facevano congressi sulla Famiglia Tradizionale, abolivano l’aborto e puntavano a relegare le loro donne in un ruolo minoritario, il masso era incastrato nella zona di subnormalità fra lo scudo interno e quello esterno, non poteva farci molto se non osservarlo.

Nonostante il tempo sembrasse eterno l’icona della coscienza sul suo casco indicava che erano passate solo tre ore sulla Terra, era questo che gli aveva impedito di impazzire quanto un miniministro aveva iniziato a sbraitare su come gli omosessuali rovinavano i bambini che sceglievano di adottare.

Fortunatamente il masso e tutta la sua civiltà si disgregarono dentro le nuvole fatte di tette e peni eretti.

Sogni erotici, in molti ci si perdevano.

Non lui.
Lui aveva l’abbonamento xHamster Premium.
Non c’era più nulla che potesse sorprenderlo.

Sfondò l’ultimo seno mentre il suo monachino di ferro stava sfregando contro lo scafandro inneggiando canzoni autartiche futuriste.

Se erano già arrivate le mutazioni fisiche era chiaro che gli scudi stavano tirando gli ultimi singhiozzi, fornire energia per così tanto tempo al campo di subnormalità aveva richiesto un prezzo.

Sandro emise un urlo quando si trovò al Suo cospetto. Non aveva idea di essere arrivato così lontano.

“T-t-t-tu! Lei! Non può essere vero!”

“Sì figliolo, vieni qui vicino a me, scaldati vicino al fuoco.”

“Miod…non credevo avrei mai potuto vederLa, nemmeno qui. Io…Io ho cosi tante cose da chiederLe!”

“Lo so figliolo, lo so. Tutte le forme di vita del Creato sono in primo luogo curiose al mio cospetto, lo so perchè vi ho fatto io così”

L’enorme mostro di spaghetti volanti si adagiò mollemente vicino al fuoco. Lui e il sognonauta iniziarono a parlare per quelli che sembrarono millenni, poi l’uomo si alzò.

“Quindi il senso di tutto…la morale…il significato della vita e dell’universo è questo?”

Le polpette giganti ebbero un fremito di assenso.

“Io…io…non so cosa fare ora.”

“Puoi fare quello che vuoi, figlio mio. Puoi diventare un Dio leggendario, formare la tua realtà, lasciare che i tuoi atomi si disperdano nel vuoto cosmico mantenendo tutti la loro coscienza collettiva oppure, se ritieni che avere il mio consiglio possa esserti d’aiuto potresti addirittura…

*BEEP BEEP BEEP BEEP*

La sveglia suonò con il suo solito verso stridulo. Come ogni mattina il primo pensiero era quello di spaccarla in mille pezzi e girarsi dall’altro lato, ma come ogni mattina il secondo pensiero era quante ore di lavoro sarebbero servite per ripagarla.

Strisciò svogliatamente giù dal letto con una bestemmia, mentre si girava a guardare Lei che ancora dormiva profondamente.

Ebbe come un rapido guizzo di coscienza di aver scelto bene, dopotutto.

Il guizzo sparì quasi subito.

Iniziò a mormorare fra sè e sè:

“Mi chiamo Sandro Orelli, ho trent’anni, un lavoro noioso, una casa in affitto, molti hobby e una vita come quella di tanti altri…”

 

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NetflixXx(X) https://www.inutile-erudizione.it/netflixxxx/ https://www.inutile-erudizione.it/netflixxxx/#respond Wed, 09 Sep 2020 16:21:26 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2862 Avete mai provato a respirare con tre costole spezzate? Non è bello.

Misurare l’aria che provate a buttare dentro e fuori, millimetro dopo millimetro, per evitare di fare un movimento così brusco che possa portarvi ad affogare nel vostro stesso sangue è una di quelle cose che può far riconsiderare quante volte il vostro corpo lo abbia fatto nell’arco degli anni senza che voi ve ne siate mai accorti.

Millimetro. Dopo millimetro.

Il fatto che le ossa rotte siano solo da un lato non è casuale. Un polmone può collassare mentre l’altro tenta di reggere il passo.

Sono organi ben fatti i polmoni!

A me serve a far durare di più l’interrogatorio.

Mi pagano per questo, dopotutto.

“Allora mr. Pelotti ha per caso riconsiderato la sua posizione?” nel dirlo giro volutamente attorno alla massa di stracci e capelli insanguinati ammanettati alla sedia, appartenevano a un uomo fino alla notte scorsa.

“Io…vi ho già detto che non *ANF* ho le informazioni che state *ANF* cercando…È inutile che mi facciate questo!”

Il tono della sua voce è incerto, ci sono troppe pause.
Certo può essere lo shock.
Certo può essere il dolore.
Può essere.

Non ne sono sicuro.

“Vede mr. Pelotti il fatto è che io sono un professionista nel mio mestiere -lo dico indossando i guanti di lattice facendoli schioccare sui polsi, una cosa che i professori a Medicina detestavano- e lei ha avuto la sfortuna di fare innervosire dei personaggi potenti. MOLTO potenti. ABBASTANZA per potersi permettere i miei servigi” -srotolo davanti ai suoi occhi l’astuccio in pelle con dentro i miei attrezzi, di solito è una mossa che serve a far capire chi hanno di fronte- e deve sapere che i miei servigi non sono esattamente a buon mercato…se loro sono convinti che sia lei ad avere le informazioni che stanno cercando io gliele tirerò fuori. Velocemente o lentamente questa è l’unica cosa che le è dato di scegliere, non sono certo pagato a ore dopotutto…”

Quaranta minuti dopo mi sto risciacquando nel lavello della cucina. Strappare un tendine con le dita non è una procedura che mi piaccia particolarmente. Non si può fare con indosso i guanti e ti si infila sempre un sacco di roba sotto le unghie.

Roba difficile da togliere.

Nonostante le apparenze il bastardo è tosto, glielo concedo.

È alla quarta iniezione di adrenalina, umanamente l’ultima che può reggere senza un infarto o senza perdere i sensi per sempre.

La parte destra del suo corpo è una poltiglia informe, la bassa manovalanza non lavora mai di fino come me, non sa cosa tenere e cosa asportare, sanno solo pestare sempre più forte sulla carne.

Fottute bestie ignoranti!

Ci vuole classe, CLASSE! Anche nella tortura.

Torno da lui.

“Mr. Pelotti deve sapere che io mi considero un artista. C’è chi dipinge, chi scrive e chi recita.
Io sono bravo a procurare il massimo del dolore per un tempo lunghissimo mantenendola cosciente quel tanto che basta per sentire tutto. Posso farle apparire il tempo che le resta un’agonia infinita se non mi da quello che voglio.”

Prelevo una siringa di PPAPTOTAL (una mistura di mia creazione ben più forte del Tiopentone, una scoreggina a confronto) dal mio soprabito.


“Qui dentro c’è tutto il necessario per farla parlare mr. Pelotti. Che lei lo voglia o no mi dirà quello che mi serve.”

“Mgnreeesrchèèè?”

“Perchè non l’ho usato subito mi chiede? Gliel’ho già spiegato, mi pare, non sono pagato a ore.”

-STACCO-

La stanza è tranquilla, escludendo l’uomo in pigiama che si agita convulsamente sulla poltrona di velluto rosso osservando lo schermo con sopra delle scritte fisse.

Il telefono squilla.

“Sì? Bene. Sì. Sì. Sì! Ho capito. Provvedo subito a inserire le informazioni che ha recuperato. Sì è ovvio che ne usufruirà anche lei capitano Braatvag, era negli accordi e se non sbaglio non le abbiamo mai dato motivo di dubitare della nostra parola. Prima che vada…ha sofferto? Sì? Per quanto? Bene.”

L’uomo si rimette comodo nella poltrona, prende la tastiera dalla scrivania e digita dei comandi. Finalmente l’immagine sullo schermo cambia.

Ci è riuscito!

Gli sfugge un flebile gridolino di vittoria e poi una frase che suona strana visto che prorompe con un tono isolitamente alto:

“Glielo avevo detto che sarebbe finita cosi. GLIELO AVEVO DETTO NO? Non poteva tenersi tutto questo solo per sè stesso. NON POTEVA! Tutto questo. TUTTO! Questo.”

La libreria di NetflixXx(X) gli si schiuse davanti agli occhi.

Aveva finalmente ottenuto LA password.

Certo, Braatvag era costato molto ma valeva ogni centesimo.

NetflixXx(X) aveva tutto. NetflixXx(X) ERA il tutto!

Passato, presente e futuro dell’umanità erano davanti ai suoi occhi.

Ironico, dunque, che quando le guardie entrarono qualche ora dopo trovarono il suo cadavere con le orbite squagliate dall’interno del cranio.

Forse Pelotti sapeva quel che stava facendo, dopotutto.

Presto se ne sarebbero accorti tutti.

 

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La grande isola di Aramel, all’interno del grande Mare d’Oricalco, è una terra che da decine di migliaia di anni è riuscita a mantenersi estranea a ogni conflitto da parte delle forze che nel resto degli innumerevoli piani si combattono per decretare la supremazia di uno degli dei (o presunti tali) che risucchiano così le energie eteriche dei loro devoti, così come una zecca fa succhiando il sangue a un cane.

Questa grande terra deve la sua fortuna senza dubbio alla posizione, ma un altro dei fattori determinanti per il suo isolamento è il misterioso e gigantesco tornado che soffia incessantemente al suo centro e il cui campo elettromagnetico ha impedito che i vari portali dimensionali venissero percepiti come attraversabili dalle entità in attesa, siano esse del buio o della luce.

Ora, dopo un’eternità, le cose sono cambiate.

I sei araldi del Void (alcuni dei quali non sospettano nemmeno di esserlo) sono stati richiamati ad Aramel per combattere, ognuno di loro dotato di un frammento del Grande Nulla (che agli occhi di una persona comune pare semplicemente una pietra nera tonda e liscia) che gli ha consentito di arrivare fin qui nonostante i vari incanti di occultamento.

Questa terra un tempo spoglia è ormai brulicante di vita.

A nord, sulle montagne innevate, gli Ogor comandati da ‘lord’ Jiji hanno preso possesso delle fredde terre acuendone il gelo naturale grazie ai misteriosi venti che accompagnano i loro grossi stomaci ovunque vadano, guidati da un misterioso adepto del culto del Vortice che pare rinascere ogni volta che viene ucciso in modo più o meno violento.

A nord-est le truppe di Mortarion avanzano con disciplina militare assoluta, sfruttando la loro forza fisica schiacciante contro qualsiasi cosa si frapponga tra loro e la conquista totale, convinti di svolgere i loro massacri per ordine diretto del loro signore Archaon.

A sud-est le grandi Arche Nere di Anvilgrad sono approdate sulle spiagge rocciose portando a riva una gran quantità di truppe mercenarie elfiche e naniche, al comando del famigerato capitano Barbaculo, un elfo oscuro pirata famoso per essere riuscito a sopravvivere alle più disastrose sconfitte che lo hanno accompagnato negli anni.

A sud, silenziosamente, dallo stesso mar d’Oricalco che circonda la grande isola sono usciti dai flutti le ordinate truppe del misterioso popolo dei deepkin, comandati dal fiero Adolfo, mosso dall’obiettivo di ottenere sufficiente potere per poter cambiare le rigide e stringenti imposizioni che regolano ogni aspetto della vita del suo popolo.

A nord-est da decine di gnawhole hanno iniziato a fare capolino una moltitudine di skaven, inviati dal Consiglio sotto il diretto comando di Jodenzio per investigare su alcune letture di warp completamente fuori scala che hanno fatto impazzire tutte le strumentazioni sotterranee.

A ovest i Khorniti sono giunti da un portale creato cucendo grossonalmente fra loro i corpi dei prigionieri, la sete di sangue e battaglie ha fatto riunire le tribù barbare attorno alla figura di Pasquale, un misterioso adepto di Khorne che ha raccontato loro di poter comunicare direttamente con il Dio Rosso.

Mentre ognuno di questi popoli sta rinforzando le proprie guarnigioni e le proprie teste di ponte, al centro della grande tempesta un enorme cratere porta a un unico singolo pozzo scavato nel terreno che incredibilmente pare non essere toccato dalle immani forze che sconquassano il terreno tutto intorno.

Un pozzo in cui l’oscurità, per la prima volta da molto tempo, ha iniziato a pulsare.

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Path to glory hole – Pt.0 https://www.inutile-erudizione.it/path-to-glory-hole-pt-0/ https://www.inutile-erudizione.it/path-to-glory-hole-pt-0/#respond Tue, 07 Jul 2020 19:14:21 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2820 La locanda ‘Dall’Umano Corpulento‘ era quasi deserta e l’oste stava dietro il bancone a ripulire con poca convinzione una pila di stoviglie che sembravano aver passato tempi migliori, quando la porta si spalancò e un nano vestito di stoffe pregiate si fece strada fino agli sgabelli vuoti inerpicandosi su uno di essi.

“Cosa posso servirvi?”

Il nano si guardò attorno per un istante, giudicando che la scarsa clientela presente era troppo lontana, o troppo ubriaca, per costituire un vero problema: “Un boccale caldo di vino speziato freddo, con poca schiuma”.

L’oste guardò più intensamente il volto incipriato del nano “Con quanto zucchero?”

“Tre cucchiaini”

L’oste sparì per qualche minuto in una botola dietro al bancone, poi tornò con l’ordinazione richiesta.

E un biglietto legato sotto il boccale.

“Magione Ortensia, tra due ore. Chiedere del fiore magenta. 
In void with trust.

La magione Ortensia era una vecchia casa sugli scogli a picco sul mare della città di Anvilgrad. Una volta la signorile residenza di qualche nobile ormai decaduto, ora il mare e il sale stavano chiedendo un tributo di manutenzione che era evidentemente difficile da pagare per chiunque vi si fosse insediato.

Il nano incipriato arrivò sbuffando al portone e bussò con i pugni sul pesante legno incurvato, quasi allo scadere delle due ore indicate alla taverna.

Dall’interno risuonó quasi immediatamente una voce roca: “Chi siete? Cosa volete?”

“Lord Magister Vendimion, della casata Rosthrale, sono qui per un carico di fiori magenta”

La porta si spalancò quel tanto che bastava per intravedere le fattezze solcate di cicatrici di un elfo, che lo squadrava con il suo unico occhio buono: “Siete l’ultimo ad arrivare, lord Vendimion, gli altri sono già tutti dentro”.

“Sono venuto non appena appresa la notizia, ma di questi tempi non è semplice avere un motivo valido per muoversi per la città al riparo di occhi indiscreti, specie di notte.” il nano si abbassó con due dita il labbro inferiore mostrando il tatuaggio di una spirale, poi entrò nella casa.


Pasquale
urlò di piacere mentre sentiva le braccia affondare fino ai gomiti nel ventre dell’umana che aveva davanti. Pieno di fervore verso Khorne aveva lasciato cadere entrambe le sue armi e noncurante dei colpi delle guardie che arrivavano da tutte le direzioni si stava beando del massacro a mani nude.

Il fatto che la sua piccola squadra si fosse imbattuta in una colonna di esuli cenciosi significava poco, perché se c’era qualcosa che aveva capito nel corso degli anni in cui si era votato al Chaos era che la sofferenza è sempre bene accetta, da qualunque parte arrivasse. Sia che si trattasse di un grande guerriero in armatura completa o di un neonato che stava emettendo i suoi primi vagiti era la sofferenza (sia provata che provocata) il vero motore del mondo, era quella che sostentava le energie infinite del suo Dio e l’unica cosa che accomunava le vite di tutti, indipendentemente dalla forma che esse potevano avere.

Quando la donna ebbe i suoi ultimi spasmi lui si chinò a baciarla, rubandole il suo ultimo alito di vita, dopodichè fece forza sulle braccia possenti e spezzò il cadavere in due tronconi mulinando le ossa e la carne sulle guardie che lo stavano colpendo incessantemente, ma che lui a malapena sentiva.

A massacro terminato uno dei capisquadra dei suoi barbari entrò nella tenda che avevano eretto al centro della radura, una tenda a cui avevano legato con delle grosse corde tutti i devoti al dio del massacro che non avrebbero più potuto combattere insieme ai prigionieri che non erano stati abbastanza fortunati da morire in battaglia.

Le corde passavano direttamente nelle viscere dei malcapitati creando una melodiosa cacofonia di suppliche e lamenti.

“Quali notizie porti Makca?”

Era una domanda retorica, Pasquale aveva personalmente fatto strappare la lingua al guerriero non appena lo aveva accolto nella sua banda.

Makca si chinò in terra e disegnò solo una spirale.

Tanto bastava.

Jiji era seduto sul suo trono fatto in egual misura di corpi congelati e gioielli di straordinaria fattura, il tutto tenuto insieme da uno strato di ghiaccio che rinsaldava insieme i volti terrorizzati di una straordinaria varietà di razze e che donava al tutto l’insieme una bellezza grottesca.

“IO NON CREDE CHE TU HAI CAPITO DOVE TU STAI”

“L’ho compreso fin troppo bene, lord Jiji, il fatto è che sarebbe il momento che anche lei capisse cosa la congregazione le sta chiedendo” a parlare era un umano vestito di stracci che stava incredibilmente davanti al capoclan senza tremare, nè per il freddo pungente (amplificato dalla magia naturale che seguiva gli ogre ovunque andassero), nè per lo spettacolo raccapricciante del banchetto che si stava svolgendo a pochi passi da loro.

Un banchetto fatto di portate che di quando in quando ancora imploravano pietà.

“IL TUO GRUPPO VUOLE CHE MIO POPOLO SI SPINGE VERSO TERRE CALDE PER SUOI BISOGNI, MA JIJI HA TUTTO QUELLO CHE VUOLE NELLE MONTAGNE. JIJI HA ORO E JIJI HA CIBO. TUO ‘VUOTO’ COSA HA DA OFFRIRE?”

“Il Vuoto può offrire molte cose, mio lord. Una delle quali è la tua morte.”

“AHAHAHAHA TU PICCOLO UOMO MINACCI ME GRANDE JIJI? TU VUOLE CHE TUA TESTA IO SGRANOCCHIO PER DOLCE?”

L’uomo sorrise sinceramente divertito “Mio lord, lei mi ha già divorato duecentosessantraquattro volte, negli ultimi sette mesi, non ha capito quanto addentare le mie carni possa essere inutile? In più questa volta è stato il Vuoto in persona a ordinare la marcia verso sud, stavolta mi ritrovo costretto a esortarla vivamente a seguire le istruzioni”

“MAGARI JIJI MANGIA TE PER – il grosso ogre contò più volte con le dita per tentare di ricordarsi quante volte avevano già avuto discussioni simili – UNA ALTRA VOLTA E POI UNA ALTRA ANCORA!” così dicendo mosse le sue grosse braccia verso l’umano, ma lui semplicemente si calò il cappuccio e la grossa spirale marchiata a fuoco sul suo volto parve muoversi di vita propria.

“NOOOOOOOOOOOO! JIJI SCHERZAVA! SCHERZAVA! JIJI VA A SUD!”

Qualche ora dopo il terreno rimbombava sotto i pesanti passi del clan.


Mortarion stava osservando dall’alto della collina il piccolo gruppo di servi di Sigmar che avanzava fra le fila della carne da cannone che gli aveva mandato contro. I martelli vorticavano fra lampi di luce e rombi di tuono spargendo a destra e a manca la miserevole massa di barbari che stava combattendo disordinatamente.

“Mio signore, la battaglia ormai è persa”

L’enorme massa di metallo nero che era Mortarion non distolse nemmeno lo sguardo dal campo di battaglia, la voce del ‘capoclan’ che gli stava parlando era estremamente lontana per lui.

“Mio signore ordini la ritirata, presto! Dobbiamo riorganizzarci! Non possiamo nulla contro un gruppo di Stormcast! Dobbiamo…” il capoclan smise di parlare quando la manticora fece scattare la coda come una frusta, decapitandolo.
Mortarion stava ancora fissando lo scontro sotto di lui mentre i sigmariti avanzavano come una lancia di luce in mezzo alle schiere ormai devastate. Sembrava ormai che ben poco potesse cambiare le sorti della battaglia.

Alzò solo un braccio.

Augustin Evergrace era rinato nella luce di Sigmar troppe volte per poterle veramente contare. Moltissimo tempo fa aveva resistito con la sua piccola guarnigione a un lungo assedio di soverchianti forze Chaos ed era stato l’ultimo dei suoi a cadere in nome della gloria del dio-re, mentre si sacrificava per coprire la ritirata dei civili.
Ora era una macchina della giustizia e i suoi colpi sbriciolavano le ossa degli impuri come se fossero stati niente più che insetti. Nulla poteva fermare…

Mortarion piombò sui sigmariti dall’alto, atterrando con uno schianto direttamente sulla testa di quello che sembrava il capo con un tremendo rumore di metallo. Il corpo del fu Augustin letteralmente esplose dentro la sua armatura ma il resto della squadra era già piombato su di lui preparando i martelli. Grimlocke, la sua manticora li respinse indietro soffiando e riuscì a strappare lo scudo, insieme al braccio di uno degli attaccanti mentre i sigmariti tentavano di riprendere la formazione.

Il guerriero del Chaos si alzò in piedi, sorreggendosi alla sua lunga falce. Doveva avere entrambe le gambe spezzate ma non era un grosso problema. Non finchè poteva poteva contare sulla sua rabbia.

Uno dei sigmariti gli piombò alle spalle emettendo una scarica tonante direttamente sul suo elmo che volò qualche metro indietro. Prima di venire sollevat dalla punta della falce ed esalava i suoi ultimi respiri osservando le terrificanti fattezze di quello che ora era esposto alla luce.

“MiHaIfAtTToQuAsImALE.”

Gli emissari dell’ordine stavano recuperando la formazione ricacciando indietro con gli scudi la manticora e formando una falange intorno a Mortarion, ma lui si limitò a sibilare una specie di fischio, gettando in mezzo a loro il guerriero agonizzante “OraE’ILmIoTuRNO!”

Il rumore degli zoccoli dei grossi cavalli corazzati era stato coperto fino a quel momento da uno dei trucchetti magici più elementari di tutti, e la squadra di Stormcast venne letteralmente spazzata via in una purea sanguinolenta da una carica alle spalle mentre il capo guerriero risaliva in sella a Grimlocke facendola alzare in quota, dopo aver ordinato con un altro gesto al capo dei suoi cavalieri di inseguire e massacrare ogni barbaro che si era dato alla fuga.

In lontananza un bagliore attirò la sua attenzione. Sbattè le palpebre e nei suoi occhi vitrei si formò una spirale infuocata che sostituì le sue pupille per qualche minuto.

Sapeva bene cosa significava.


La cattedrale sottomarina era piena di deepkin che stavano assistendo a un turbinio di enormi murene intorno a quello che sembrava un palco incastonato nel corallo e al centro di esso stava uno di loro completamente nudo che stava conducendo le creature come un direttore d’orchestra fa con i suoi strumenti. Le forme che il banco assumeva erano le più svariate ma per un esponente di quella razza avevano un significato inequivocabile e preciso: la vigilia di una spedizione sulla terraferma.

A uno a uno i capisquadra designati dal gran consiglio si susseguirono sul palco, in religioso silenzio, e gli occhi vitrei dei guerrieri schierati a malapena sbattevano quando gli veniva comunicata mentalmente la loro guarnigione.

Poi fu il turno di Adolfo.

Contravvenendo all’etichetta il capo deepkin scese muovendosi aggraziato fra i suoi guerrieri e aprì con ognuno di loro un canale telepatico, condividendo le varie emozioni che gli stavano montando dentro. Onore per il ruolo che gli veniva affidato, la forza di portare a termine il loro sacro compito ma anche una determinazione profonda come gli abissi e, molto più inusuale, donò loro una stilla della propria forza vitale. Il massimo segno di fiducia.

I guerrieri erano stupiti del comportamento del loro nuovo capitano, ma tutti si batterono il petto tenendo alti i tridenti, decisi a seguire i suoi ordini finanche alle terre più asciutte e infuocate.

Quando la cerimonia terminò la grande cattedrale si svuotò poco per volta e mentre le varie squadre partivano per i loro settori di competenza un messo del gran consiglio si avvicinò ad Adolfo portando con sè uno scrigno.

All’interno c’era una singola conchiglia, intagliata con una spirale dorata.


Il settecentododicesimo settore della città Skaven era pericolosamente vicino allo Strapiombo Infinito, ma era anche il posto più indicato per l’Osservatorio delle leyline di Warp che potevano dire alle masse brulicanti dove dirigersi prevedendo con mesi di anticipo le anomalie gravitazionali che avrebbero poi attirato sui vari piani le masse di warpietra. L’osservatorio era una struttura inconsueta anche per gli standard skaven, costruita per metà da pericolanti impalcature di legno che sembrava in procinto di sfaldarsi da un momento all’altro e per l’altra metà da macchinari avanzatissimi che rilucevano di una malsana luce verde, tipica della loro caratteristica fonte di energia.

“Le letture non hanno senso, Boss”

“Questo è perchè sei stupido come uno snotling e la tua nidiata deve essere una di quelle nate per ultime ai tempi della Grande Carestia, scostati e fammi vedere.” a parlare era uno degli uomini ratto più pelosi della stanza, non era il più grosso nè tantomeno il più minaccioso, ma dal tono era il più importante. Forse solo per il pelo. “Per il grande Ratto Cornuto! Hai già ricontrollato gli optometri?”

“Quattro volte Boss, le letture sono sempre le stesse.”

Su quello che poteva essere una specie di schermo erano visibili sei punti luminescenti a intermittenza, sparsi per tutta la conformazione delle terre superiori, settecentotredici settori più in alto: “Il rapporto di intensità corrisposto alla massa è straordinariamente elevato. Ma questa conformazione…il consiglio deve esserne informato subito. Vai a suonare la campana, presto!”

“Ma Boss ne è sicuro? La Campana dell’Apocalisse?”

Il ratto più giovane si prese una botta in testa dal lungo bastone puntuto “Vi ho già detto di non chiamarla così! Ora sbrigati, o vuoi raccontare personalmente ai Grandi Capi che ci siamo fatti scappare una conformazione a spirale e Sigillo di Salomone PERCHE’ TU SEI STATO TROPPO LENTO A SUONARE UNA MALEDETTA CAMPANA?”

Pochi minuti dopo i rintocchi concitati fecero brulicare una grande quantità di zampette pelose per tutti i vari settori, verso l’alto.

Mezzo osservatorio collassò su sè stesso al settimo rintocco, ma quello si poteva ricostruire e i morti sostituire.

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Fine. https://www.inutile-erudizione.it/fine/ https://www.inutile-erudizione.it/fine/#respond Tue, 16 Jun 2020 17:09:57 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2780 Mi chiamo Giorgio Pollini, ho trentadue anni e…bhe, sono morto.

Stavo tornando a casa dopo un turno in fabbrica. L’ennesima giornata tutta uguale di un mese tutto uguale di un anno tutto uguale di una vita che stava diventando tutta uguale.

Una volta mi sarebbe importato di morire, forse. Una volta ridevo di più.

Però in questa maniera. In macchina.
Stanco dopo aver scambiato otto ore della mia vita per dei soldi che neppure userò…non so, mi fa strano.
Sarebbe stato meglio morire all’andata?
Di sicuro mi avrebbe fatto più piacere andarmene nel sonno.

La mia auto si è ribaltata, il guardrail ha tenuto finchè ha potuto, poi si è sfasciato anche lui e ho fatto un volo di qualche metro fuori dall’abitacolo prima di toccare definitivamente terra.
È stato veloce. Non mi sono accorto praticamente nulla.

Un po’ come la mia intera vita.

Sin dalla nascita mi pare di aver fatto tutto con l’autopilota, solo adesso mi accorgo che avrei voluto mettermi io alla guida una volta tanto.
Per una volta avrei voluto io decidere la direzione, io decidere se fermarmi o ripartire.
Io fare per davvero la differenza.

Ma dirlo ora non ha molto senso, credo.

Non mentre guardo il mio stesso cervello colarmi fuori dalle orbite.

Non capisco cosa ci faccio ancora qui, se sono un ‘fantasma’ o se sono i miei ultimi rimasugli di coscienza prima che la chimica di quello che tanti scambiano per l’anima smetta di funzionare.

Poi appare, seguita da una voce.


Rimango incantato, mentre il turbine di anime intorno a Lei si fa via via più silenzioso, lasciando solo un timido crepitio dietro di sè.

È bellissima, anche col volto coperto.

È strano, pur parlando non emette alcun suono ma posso sentirLa distintamente chiedermi: “Sei pronto?”

Credevo di sì. Ora non più.

Lei lo percepisce, ritraendosi.

“Lo sai vero che non v’è modo di cambiare gli eventi e che il tuo tempo è giunto? Quali che siano i tuoi rimpianti lasciali qui su questa Terra e seguimi fra le stelle immote che da lassù ti guardano”

Io alzo la testa, ma vedo solo fumo, qualche nuvola e un sole pallido. Non l’eternità.

Poi.

Poi ricordo, un’immagine di un vecchio quadro, un vecchio fumetto o un vecchio film.

“Aspetta! Posso sfidarti per prolungare il mio tempo qui vero?”

La Morte, questa volta sospira rumorosamente “Davvero tu, oh anima inquieta, credi di poter vincere contro la morte? Credevo ormai nessuno si ricordasse del ‘Settimo Sigillo’, sia maledetto Bergman e il suo cinema!”

“SETTE VOLTE MALEDETTO!” gli fanno eco le anime.

“Io…sì, voglio tentare!”

“Ma lo sai meglio di chiunque altro che non hai nulla per cui vivere.”

“Forse proprio per questo Madonna Morte”.

“E dunque E SIA! Quale vuoi che sia il nostro gioco?”

Dicendo questo la morte si leva il cappuccio rivelando un volto che conosco più che bene.


“Ma…ma tu sei…VALENTINA NAPPI?”

“La mente di chi muore sceglie il volto da darmi quando viene il momento, rivolgi a te stesso la domanda del perchè mi vedi così!”

“Credo perchè avrei dovuto scopare decisamente di più, in vita”

“Hai dunque scelto? Il tempo corre…”

“Sì, io credo…sì!”

“Scacchi? Indovinelli? Dadi?”

“Tekken 2”

“Scusa?”

“Ho detto Tekken 2. Gli scacchi potevano andare bene per il tempo della peste, io a malapena so come muove il cavallo. Scelgo Tekken 2, E VOGLIO USARE LAW!

Lei sorride divertita, prendendo il joypad in mano: “Io allora prendo Paul, E IL SUPERPUGNO VALE!

– CREDITS –

– La Ballata della Morte, Tiziano Sclavi, Dylan Dog n.10 ‘Attraverso lo Specchio’.

– Valentina Nappi e Tekken 2, con entrambi ho passato dei bei momenti.

– La mia voglia di vita che oggi proprio guarda è a un livello che non ti dico.

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TURTLÈN OF WAR – WWI https://www.inutile-erudizione.it/turtlen-of-war-wwi/ https://www.inutile-erudizione.it/turtlen-of-war-wwi/#respond Mon, 11 May 2020 16:44:51 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2740 L’aria intorno normalmente avrebbe saputo di ozono, ma era sovrastata da una cacofonia di odori fra cui spiccavano le note decise della polvere da sparo, del sangue e della merda.

“Biandrotti! Biandrotti! Dove si è cacciato? Giuro su Dio e sul Re che se non si presenta da me entro cinque minuti il suo nome salirà al primo posto nella lista di quelli da fucilare!”

A urlare le parole che rimbalzavano sulle pareti di fango della trincea malmessa era stato il tenente Oscar Melotti, un tipo che dichiarava origini nobili e che era giunto in prima linea da appena due settimane direttamente dalle retrovie, un luogo che si capiva avrebbe voluto rivedere al più presto.

Era il sesto tenente degli ultimi quattro mesi e tutti i veterani sapevano che era solo questione di poco tempo prima che arrivasse il settimo e poi l’ottavo e poi il nono.

I cecchini austriaci avevano fiuto per i tenenti, bisognava concederglielo.

“Biandro, guerda mò, a’ję al tenant cat zairca!” a dirlo sgomitando la grossa massa di stracci rigidi dal freddo che gli stava a fianco era ‘Il Malvagio’, un ragazzino appena ventenne che era arrivato con uno dei gruppi di sbandati bolognesi in rotta da nord. Il vecchio soldato lo aveva preso in simpatia ed era solo per quello che era sopravvissuto agli ultimi tre assalti.

“Biandro! Turtlèn! BIANDRO! altra gomitata, più forte.

“MMMGNORCODELDIOVUOI??” il Biandrotti era famoso per essere un tantinello nervoso appena sveglio.

Era un tantinello nervoso praticamente sempre.

D’altronde era qui dall’inizio del conflitto ed erano solo in due ad avere quel record in tutta la compagnia.

L’altro era un cadavere putrescente in cima alla collinetta del fronte di sinistra che era rimasto incastrato nel filo spinato.

Il ragazzo si indicò con l’indice l’orecchio, mentre la voce del Melotti risuonava nell’aria soave come il fischio di un proiettile di mortaio.

“Biandrottiiiiii!”

Il gigante si alzò a fatica (dove ‘alzarsi’ sta per: ‘si mise a gattoni’) e strisciò verso il graduato lasciandosi dietro una scia di bestemmie, a mò di bava di lumaca.

RRRGCODIOMANDI, SIGNOR TENENTE!”

“Biandroooo…oh eccola finalmente! Ma le pare il caso di presentarsi con l’uniforme in questo stato e la faccia cisposa? Vivaddìo un po’ di decenza! Capisco che per voi campagnoli della bassa lombarda sia difficile avere una nobiltà d’animo tale da capire che…”

Melotti andò avanti per qualche minuto, prima di venire convinto da qualche qualche madonna ben assestata che era il caso di arrivare al punto.

“…bhe ecco vede, è arrivato l’ordine dal comando centrale di verificare lo strano fenomeno di luci a ovest, il timore è che una squadra di austriaci sia rimasta nella terra di nessuno dopo gli ultimi attacchi e che stiano lavorando per smontare il reticolato.”

“VIENE ANCHE LEI?”

“No vede…io sono una risorsa strategica troppo importante per essere impiegata in un compito di ricognizione del genere e comunque le mie doti tattiche verranno impiegate nell’assalto che vi fornirà una minima copertura per poter con italico sprezzo del pericolo sfondare la resistensa e…”

“LEI GUIDERÀ IL PROSSIMO ASSALTO? ANDIAMO BENE.
IO VADO, MA IL MALVAGIO VIENE CON ME CHE HA PIÙ SPERANZE DI CREPARE BENE!”

Qualche metro più indietro si sentirono una sequela di colorite imprecazioni bolognesi che valevano come un’esultanza.

“Ma certo Biandrotti, si porti pure dietro chi vuole, l’importante è che mi possa garantire al suo ritorno che non stiamo venendo aggirati, perchè ora lei che è un gregario non può comprenderlo, ma tatticamente sarebbe un disastro perchè come indicano i trattati di…”

Una bestemmia tranciò il resto del discorso.

“Cal quajon dal tenant al preferes la guera a la ricognizion. perfet!”

“TU STAMMI ATTACCATO COME LE PULCI CHE HAI NEL CULO E AL RESTO PENSO IO. SE SI DEVE CREPARE L’IMPORTANTE NON È DOVE SUCCEDA MA SOLO CHE SUCCEDA IN FRETTA, FIDATI”

“Me ed te um fid, parchè s’in t’an gnianch sparè in c’al panza da ninen ai s’rà un parchè”

Uno scappellotto fece volare per terra ridendo Il Malvagio ed era la prova che Biandrotti stava scherzando a suo modo.

Altrimenti non si sarebbe rialzato.

 

-Qualche ora dopo-

I due andarono avanti strisciando per diverse centinaia di metri, superarono una decina di cadaveri fatti a pezzi dall’artiglieria, i crateri dentro cui avevano provato a nascondersi e dietro una cresta iniziarono a vedere i bagliori che stavano preoccupando il comando.

“Vadett c’la lus là in fond?”

“DIOCANE NON SONO CIECO RAGAZZO! C’È QUALCOSA DI STRANO COMUNQUE, LE LUCI SONO A MEZZ’ARIA, NON SUL TERRENO.”

Dopo aver strisciato per un altro po’ i due arrivarono praticamente sotto le due strane luci azzurre che volteggiavano a mezz’aria su un cratere più grosso degli altri. Ci si tuffarono dentro di fretta per non essere dei facili bersagli, non appena sentirono in lontananza il fischietto del tenente che annunciava la carica.

Tra i vari pezzi d’uomo sparsi in terra ce n’erano alcuni vestiti in modo strano. Nessuna divisa, nessuna maschera antigas.

Sembravano quelli di un civile ma il Biandrotti non era più così certo di ricordare cosa fosse ‘un civile’.

“Guerda mo’ lè, xsè cal zavaj c’al fa lus!”

Il Malvagio si allungò per raccogliere un braccio mozzato all’altezza della spalla. Quando lo raccolse si ricordò improvvisamente che non mangiava del pollo esattamente da due anni e mezzo.

La cosa lo fece sorridere.

“PASSA UN PO’ QUA STA MERDA!”

Quando la manona di Biandrotti toccò lo smartwatch al polso del cadavere le luci scomparvero di botto, lasciando i due nell’oscurita più completa fatto salvo per una strana immagine tridimensionale volteggiante sullo schermo che ritraeva un uomo a una finestra che osservava il tramonto.


Poi partì il messaggio registrato:

“A tutti i combattenti del Regio esercito italico! So che queste parole vi suoneranno strane e incomprensibili ma ascoltatele!

Il mio nome è Marco Filippucci e sono un dottore in fisica nato nel 1986, a circa un centinaio di anni dal momento in cui vi trovate voi. So che pare incredibile ma i ‘transfughi’ legati al bracciale temporale potranno convincervi meglio di me.

Troverete informazioni importanti all’interno dei bracciali quando questi verranno consegnati agli obiettivi dei transfughi, ma quello che voglio dire ora intendo dirlo a tutti, dal soldato di fanteria più semplice fino al generale con più stellette.

Quello che state guardando nell’immagine è il Ministro dell’Interno della Repubblica italiana del vostro futuro e del mio presente.

Chiedetevi: vale la pena dare la vita per quello che verrà?

Se seguite le istruzioni dei transfughi potremmo fermare questo scempio!”

Biandrotti schiacciò con le dita enormi il congegno a lui sconosciuto per qualche secondo, fino a bloccare il messaggio.

Osservò per parecchio tempo l’immagine dell’uomo gonfio, barbuto e pacioso che guardava bovinamente fuori dal vetro.

Poi (sforzandosi moltissimo) lesse le frasi al di sotto della foto.

Quello era un uomo che a detta dello strano messaggio era un Ministro della ‘Repubblica’ italiana, non del Regno.

La Repubblica.

Partì un fascio di luce dal bracciale e nella testa del gigante si riversò un flusso di informazioni. Comizi, notizie, status di Twitter.

Aveva combattuto per quello?

Aveva ammazzato per quello?

Aveva visto morire così tante persone da avere perso il conto per…quello?

“NO, DIODELPORCO! NO!” sbottò alzandosi, infischiandone di eventuali cecchini appostati.

“Biandro dove vai? Turtlèn? BIANDRO!”

“VADO AL COMANDO DELLA MADONNA DI DIO! IO PER STA ROBA NON HO PIÙ INTENZIONE DI AMMAZZARE NESSUN CRISTIANO!”

Il gigante si avviò a passo svelto e pesante verso le retrovie, il suo stesso tragitto lo stavano facendo in molti.

Qualche transfugo era sopravvissuto al viaggio.

C’erano speranze.

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Farenheit 451 – ‘Non mi avete fatto niente’ ed. https://www.inutile-erudizione.it/farenheit-451-non-mi-avete-fatto-niente-ed/ https://www.inutile-erudizione.it/farenheit-451-non-mi-avete-fatto-niente-ed/#respond Sat, 28 Mar 2020 12:00:50 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2712 L’odore di cherosene permea l’aria, la tuta ignifuga, i vestiti, la carne e poi la tua stessa anima. Non c’è verso di levartelo di dosso. È un odore pungente che si insinua fin dentro la maschera antigas, ti entra nelle narici e lì rimane, stagnando per ore ben oltre la fine del turno di lavoro.

‘Vigili del fuoco’.

Una volta, molti anni fa, eravamo un corpo civile di soccorso della Repubblica italiana, tempo prima che il paese optasse per la più semplice e funzionale ‘pentademocrazia diretta dalla piattaforma Rousseau’ (la prima gestita dalle ricondivisioni sui social dell’intero pianeta) che ha visto come primo e ultimo presidentissimo R0CCO32(EN0NS0NOL1ANNI!!!1)@hotmail.com

Ai tempi della Repubblica la gente ci chiamava per spegnere gli incendi, salvare vite, intervenire in incidenti e disastri naturali. Eravamo degli eroi, le persone ci amavano ed erano sollevate quando vedevano arrivare le nostre autopompe e vedevano le nostre divise.

Ora…bhe ora non più.

Al giorno d’oggi noi non combattiamo il fuoco.

Lo alimentiamo.

Non sono certo di quando e come sia successo ma il cambiamento è avvenuto all’epoca di mio nonno, quando l’attacco hacker di un dodicenne che cercava su Google delle skin di Fortnite gratuite ha fatto collassare Rousseau.

Un giorno la tua autobotte trasportava acqua, quello dopo cherosene.

Il concilio dei saggi aveva decretato così.

Mio padre seguì le orme di mio nonno e dopo 64 anni di onorato servizio (l’età pensionabile si è un tantinello alzata misteriosamente dopo il 2019) ora il testimone è passato a me.

Ne sono stato onorato, anche se le cose sono molto mutate.


Oggi il compito principale dei vigili del fuoco e rintracciare chi ancora possiede i ‘libri’, una forma di trasmissione di informazioni antiquata pre-chip cerebrale, e distruggerli con le fiamme.

Perchè?

Non l’ho mai capito onestamente, ma considerate le nostre tute e le nostre maschere credo che si tratti di un pericolo biologico connesso all’uso della ‘carta’, un primitivo supporto dati.

Non ho mai capito il perchè del mio compito ma l’ho sempre svolto con dedizione e in maniera ineccepibile.

Fino ad oggi.

La signora non si era minimamente spaventata quando avevamo fatto irruzione con le asce, era rimasta calma e tranquilla mentre rivoltavamo da cima a fondo la sua piccola casetta. Aveva cominciato a urlare frasi sconnesse solo quando dietro a un intercapedine due miei colleghi avevano trovato una stanzetta segreta.

“NO! FERMI! ONESTÀ! HONESTA! CHIUDIAMO I PORTI! UNO VALE UNO! SaLvInInOnMoLLarEeeeeEeeh”

Abbiamo dovuto tramortirla a cazzotti per poter sfondare il muro di cartongesso e rinvenire la più grande raccolta di libri che abbia mai visto nella mia vita.

Mi terrorizzavano tutte quelle copie identiche dello stesso libro, ma più di tutto salì dentro di me l’insana curiosità di sbirciare all’interno di una di quelle ‘pagine’ piene di scritte.

Non dovevo.

Era proibito farlo.

Ma era forse l’ultima occasione per farlo, considerando quanto stava diventando bravo il mio reparto presto non ce ne sarebbe più stata occasione.

Aprii una pagina.

-Dieci minuti dopo-

Ho lasciato quella casa solo dopo essermi assicurato che tutto era in cenere, poi per sicurezza ho dato tutto di nuovo alle fiamme una seconda volta, sto pensando di tornare lì per la terza.

 

Il libro di Fabrizio Corona è stato per alcune settimane un best seller salendo al settimo posto dei libri più venduti in Italia. Ho un amico libraio che racconta che c’è gente che si è fatta TRECENTO CHILOMETRI dalla Svizzera per potersi accaparrare un paio di copie dato che sono andate esaurite dappertutto.

Sono un po’ invidioso, lo ammetto. Io non scrivo così bene.

Come dice bene Malusa (http://www.lestoriedimalusa.com/):
“Esattamente, che cos’hanno gli italiani contro gli scrittori veri? Eppure c’è figa un po’ ovunque.

 

P.S: Scusa Ray Bradbury. Scusa tantissimo.

 

 

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