Occulturiamoci – Sfoggiare Inutile Erudizione https://www.inutile-erudizione.it Una valida alternativa a YouPorn Sat, 28 Mar 2020 21:21:55 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.2 Sirene e altri pesci… d’aprile! https://www.inutile-erudizione.it/sirene-e-altri-pesci-daprile/ https://www.inutile-erudizione.it/sirene-e-altri-pesci-daprile/#respond Sun, 31 Mar 2019 22:00:00 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/sirene-e-altri-pesci-daprile/ Benvenuti alla puntata del primo aprile!!! Datevi una pacca sulla schiena attaccandovi un foglietto con disegnato un pesce da parte mia e iniziamo subito parlando di scherzi, burle o semplici falsi a tema mysterioso!!!
Stavolta non ci sarà modo di mantenere la suspance riguardo ai fenomeni di cui parleremo: sono tutti frutto del lavoro umano, realizzati a scopo di lucro, come forma d’arte o per pura goliardia. Ne esistono a bizzeffe, a volte anche da fonti insospettabili, se pensiamo che addirittura Benjamin Franklin era famoso per le sue burle letterarie (arrivò persino a inventarsi il cinquantunesimo capitolo della Genesi).
In questa puntata, quindi, ci limiteremo a elencarne alcuni notevoli, di cui magari avete già sentito parlare, ma che forse potreste aver preso per veri. Iniziamo subito da quello riportato nel titolo, ovvero dalle
Sirene
L’esempio più famoso di hoax a fini artistici sono le creature realizzate dall’artista Juan Cabana e poi abbandonate sulle spiagge in attesa che qualcuno le ritrovi e ne rimanga sconvolto. Del suo celebre cadavere di sirena (o tritone) si parla qui.
Le sue opere sono note da anni, ma questo argomento è tornato prepotentemente alla ribalta alla fine del 2013, dopo le affermazioni di una deputata, che diceva di avere le prove dell’esistenza di questi esseri (sui quali peraltro ho un’opinione molto personale, ma è troppo maschilista per essere riportata qui). Tale presa di posizione traeva origine da un discutibilissimo documentario di Discovery Channel (classico esempio di disinformazione realizzata per alzare gli ascolti), che a sua volta prendeva spunto dal mockumentary di Animal Planet da cui abbiamo preso l’immagine di copertina di questa puntata, che però quantomeno era dichiaratamente un falso.
Insomma, burla su tutta la linea, almeno a quanto se ne sa al momento.
Teschio del Destino
Quando un bel giorno George Lucas e Steven Spieberg presero la decisione di gettare alle ortiche quanto avevano fatto fino a quel momento per produrre finalmente un film veramente brutto su Indiana Jones, si misero a cercare una storia che potesse definitivamente affossarne il mito. Ma per affossare un grande mito, ci vuole una grande boiata e quindi infilarono nella sceneggiatura un bel teschio di cristallo Maya.
Ora, è vero che, secondo alcuni (pochi) studiosi, i dodici teschi attualmente in circolazione sono effettivamente precolombiani, ma mancano degli studi approfonditi che lo confermino. Anzi, i pochi che sono stati svolti li identificano generalmente come falsi ottocenteschi, come nel caso di quello conservato al British Museum.
In particolare, l’unico fra i teschi attribuito (dal suo proprietario) ai Maya è quello ritrovato da Frederick Albert Mitchell-Edges nei primi anni del ‘900. Secondo questo famoso archeologo, tale oggetto avrebbe tremilacinquecento anni, sarebbe stato realizzato solo facendo delicatamente cadere della sabbia nei punti giusti (impiegandoci un secolo e mezzo) e, soprattutto, avrebbe incredibili poteri (benefici o malefici, alla bisogna). Tutto molto interessante e, soprattutto, verosimile, indubbiamente. Ma, giusto per capire quanto fossero affidabili le sue parole, scriverò anche che sosteneva di essere un abile pescatore di squali, di aver combattuto con Pancho Villa, di aver condiviso un appartamento a New York con Trotsky e di aver vissuto mille altre mirabolanti avventure per le quali si era meritato il soprannome di “the British Baron Munchausen”.
Per intenderci, nel suo libro di memorie Danger my ally, pubblicato nel  ’54, dice di aver trovato il teschio nel 1926  a Lùbaantun (città che dichiarò di aver scoperto, ma le cui rovine erano già note da vent’anni), ma il reperto non viene citato da nessuno dei suoi collaboratori dell’epoca e neppure da lui stesso! Nel suo volume precedente Land of wonder and fear, infatti, il nostro amico parla anche di quella spedizione, ma non fa menzione del mysteriosissimo reperto.
Ci sarebbe ancora molto da dire su questo oggetto: la mole di contraddizioni e panzane nei racconti di Mitchell-Edges prima, e di sua figlia Anna poi, è davvero notevole, ma credo sia noioso stare a riportarle qui. Limitiamoci a dire che in questa vicenda, di burle e falsità ce ne sono a bizzeffe e a tutt’oggi, da dove arrivi quel teschio, ancora non si sa.
L’uomo di Piltdown
Un altro bel contaballe (scusate il termine tecnico) era Charles Dawson, avvocato e paleontologo dilettante, salito alla ribalta nel 1912 per aver trovato quello che poi fu classificato come Eoanthropus Dawsoni in una cava nei pressi di Piltdown, in Inghilterra. Il reperto, che era stato datato (da lui stesso) a oltre un milione di anni fa, era eccezionale perché presentava caratteristiche sia umane che scimmiesche e costituiva pertanto il famoso anello mancante che tutti cercavano.
In particolare, la mandibola aveva caratteristiche tipiche degli Orango, mentre il resto del cranio presentava peculiarità presenti negli esseri umani. Casualmente, la mandibola era spezzata e mancavano proprio le estremità dove si sarebbe dovuta attaccare al cranio, che combaciando avrebbero dimostrato che le due parti facevano davvero parte dello stesso essere. Pensate un po’ che sfiga, eh? Così non c’è stato modo di zittire i ricercatori che hanno poi svelato che si trattava di due esseri distinti, fra l’altro vissuti al massimo 50.000 anni fa, come riportato in questo articolo.
I fossili di Beringer
Restando in ottica archeologica, ma iniziando a spostarci verso il terreno della goliardia, citiamo anche lo scherzo giocato a Johann Beringer da un paio di suoi colleghi dell’università di Würzburg, tali Roderick ed Eckart, che nascosero nei suoi scavi una gran quantità di fossili raffiguranti creature varie e persino corpi celesti. Addirittura, su uno di essi era raffigurato il nome di Dio. Il professore, pur scrivendo fra le varie ipotesi che si sarebbe potuto trattare di uno scherzo, fondamentalmente ci credette e ci scrisse su anche un libro, per il quale viene ricordato tutt’oggi. Certo, come modo per assicurarsi l’imperitura fama non è proprio il più onorevole, ma sempre meglio di certi personaggi del Grande Fratello.
La vicenda finì con un fossile su cui fu ritrovato il nome stesso di Beringer (grazie al quale si convinse del tutto di essere stato preso per i fondelli) e con una condanna in tribunale per i due simpaticoni.
Altre burle e conclusioni
Oltre a questi esempi se ne potrebbero elencare mille altri che spesso si riferiscono a semplici burle, messe in atto da buontemponi particolarmente ingegnosi. La più celebre, per noi Italiani, è senz’altro quella dei falsi Modigliani, che mise in luce le difficoltà degli esperti nel valutare l’autenticità di opere artistiche ritrovate durante le varie ricerche.
Altro scherzone mica male fu quello perpetrato nel 1910 da un gruppo di rampolli inglesi (fra cui anche colei che da grande sarebbe diventata Virgina Woolf). I ragazzi si spacciarono per una delegazione diplomatica abissina e salirono a bordo della corazzata Dreadnought, facendosi ricevere dall’equipaggio con tutti gli onori, come raccontato qui
In conclusione, possiamo dire che la gente è sempre pronta a farsi turlupinare, come dimostrò anche il celeberrimo episodio che coinvolse Orson Welles, che trasmise alla radio La Guerra del mondi e provocò il panico fra la popolazione, convinta che davvero stessero sbarcando gli alieni. Ufficialmente non si trattò di una burla (il programma fu preceduto e seguito da avvisi che spiegavano trattarsi di finzione), ma è legittimo sospettare che, almeno un po’, queste reazioni fossero auspicate dagli autori della trasmissione. Caso simile, ma stavolta dichiaratamente goliardico, fu invece quello della beffa di Berners Street, che non ha nulla di particolarmente misterioso, ma è un buon esempio della potenza di inventiva e determinazione messe al servizio della voglia di far gli scemi.
E a proposito di burle, voi vi siete accorti del messaggio segreto nascosto in questo articolo???
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Un mistero extraterrestre… poco extra e molto terrestre! https://www.inutile-erudizione.it/un-mistero-extraterrestre-poco-extra-e-molto-terrestre/ https://www.inutile-erudizione.it/un-mistero-extraterrestre-poco-extra-e-molto-terrestre/#respond Wed, 20 Feb 2019 23:18:00 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/un-mistero-extraterrestre-poco-extra-e-molto-terrestre/ Finalmente Occulturiamoci torna sui vostri schermi! Dov’era finita? Mistero! Per quanto resterà prima di sparire ancora? Misterissimo! Ha un argomento succoso e interessante per farsi perdonare la lunga attesa? Sì!
In questa puntata, infatti, si parla di UFO!
Il più classico degli argomenti mysteriosi, che affascina l’umanità dall’alba dei tempi, dall’inizio dei giorni, dal momento della creazione!
In pratica, dal giorno in cui un tizio trovò i resti di un pallone sonda in un prato negli Stati Uniti.
La storia è ben nota: siamo nel 1947 e il fattore W.W. Brazel trova dei misteriosissimi e ultratecnologici resti di disco volante, composti, a suo dire, da carta stagnola, asticelle di legno, pezzi di gomma e nastro adesivo a fiorellini, indispensabile per affrontare un viaggio interstellare.
“Lo giuro a me stesso: un giorno anche noi terrestri riusciremo a produrre dei fiorellini così!”
La notizia del ritrovamento suscita scalpore in tutto il mondo, ma viene smentita già il giorno dopo, quando i resti vengono identificati come appartenenti a un pallone sonda di tipo diverso rispetto a quelli in cui Brazel già si imbatteva di tanto in tanto. Il clamore si smorza e tutto torna tranquillo per una trentina d’anni, finché Charles Berlitz, già nostra vecchia conoscenza per essersi inventato il mistero del Triangolo delle Bermuda, pensa bene di scrivere un libro con William Moore, intitolato The Roswell Incident e dare il via anche a questo nuovo mystero che permetterà all’umanità di aprire gli occhi e, incidentalmente, a lui di vendere un sacco di copie. Il libro, in sostanza, è una raccolta di testimonianze prese a trent’anni di distanza dall’incidente, come lo sono anche parecchi altri volumi usciti sull’onda del suo successo. Si parla di due navicelle, di militari insabbiatori, di corpi alieni portati via dalla CIA e di un grande complotto per tenerci tutti all’oscuro dell’arrivo dei nostri graditi ospiti spaziali.
In effetti qualcosa di strano c’è, nel comportamento delle autorità dell’epoca e qualche solerte funzionario si mette ad indagare. Nel ’94 finalmente si scopre il vero complotto che il governo USA nascondeva in merito all’incidente: il pallone faceva parte del Progetto Mogul, allora segreto, che serviva a intercettare i test atomici dell’Unione Sovietica. I contribuenti possono tirare un sospiro di sollievo, anche se di sicuro qualcuno penserà che sotto ai colbacchi, i Russi celino teste da marziano. Potete trovare una ricostruzione “scettica” dell’evento qui e una “extraterrestre” qui.
Fin qui, la storia del più famoso impatto UFO di tutti i tempi, su cui sono poi stati versati fiumi d’inchiostro e sono stati girati metri di pellicola (anzi, ecco perché la nostra rubrica non è uscita per tanto tempo! Perché dovevamo aspettare l’annuncio del remake della serie televisiva! Sì, sì, è solo per quello, non certo per mia pigrizia!!!).
Uscendo dal caso particolare e facendo una riflessione generale, però, vorrei prendere in esame il ruolo delle evidenze fisiche rispetto a quello delle testimonianze. Di fatto, la maggior parte degli avvistamenti (a partire da quello di Kenneth Arnold, da cui arrivò la definizione dischi volanti) e la totalità dei rapimenti alieni non hanno alcun riscontro concreto, ma hanno come uniche prove le parole di chi li racconta. Non sto dicendo che queste persone mentano, per carità (beh, a dire il vero, statisticamente è molto probabile che alcune di loro lo facciano), ma in molti casi la spiegazione è del tutto interna alla loro psiche. L’abbiamo già visto in passato: il cervello può essere ingannato da allucinazioni (quantitativamente meno frequenti, ma molto convincenti per chi le subisce), pareidolia (meno efficace, ma molto più comune), o attenzione selettiva, che fa sì che vengano ignorate le spiegazioni terrestri in favore di quelle più affascinanti. In tutti i casi, se la persona è convinta già all’inizio, col tempo creerà dei falsi ricordi che imprimeranno nella sua mente visioni sempre più vivide e convincenti, che faranno credere a chi ascolta che sia tutto vero (e ciò è particolarmente probabile quando, come nel caso di Roswell, si raccolgono testimonianze a trent’anni di distanza dagli eventi). Questi meccanismi mentali sono molto subdoli, perché di fatto come si può capire se una cosa è accaduta davvero o se è frutto di un abbaglio o immaginazione? È davvero impossibile, anche perché entrano in gioco anche altri fattori di cui potete trovare qualche esempio in questa pagina di Wikipedia, che a me sembra parecchio interessante.
Alcune volte, però, ci sono i reperti fisici, spesso sotto forma di filmati. La quasi totalità sono spiegabili come falsialtri falsiaerei strani o eventi naturali. Anche le strane forme presenti in certi quadri medievali si sono rivelate rappresentazioni dello Spirito Santo, di cappelli cardinalizi o di altre allegorie e convenzioni stilistiche. Per finire, potete anche dare un’occhiata a questo sito in cui si spiegano molti aspetti del fenomeno.
Comunque, quello che ci tengo a sottolineare è che i casi in cui c’è davvero un fenomeno irrisolto (filmato, foto o reperto che sia), sono veramente pochi e anche qui il fatto che sia inspiegato non significa necessariamente che sia inspiegabile, o spiegabile solo come attività aliena. Di fatto, viste le considerazioni appena fatte circa la possibilità di inganno o autoinganno da parte dei testimoni e soprattutto visto che, come abbiamo già spiegato, l’universo è davvero enorme e le distanze da coprire sono inimmaginabili, secondo me è praticamente impossibile che si tratti davvero di veicoli alieni, anche perché se lo fossero, perché dovrebbero rivelarsi solo a pochi pazz svitat fortunati eletti e non al resto del genere umano? Se hanno la tecnologia per arrivare fino a noi, non hanno quella per mantenere segreta la loro esistenza? E se vogliono renderla invece palese, perché non lo fanno? Probabilmente hanno paura che gli chiediamo in prestito tutto il nastro adesivo a fiorellini.
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La sfiga ci vede davvero benissimo? https://www.inutile-erudizione.it/la-sfiga-ci-vede-davvero-benissimo/ https://www.inutile-erudizione.it/la-sfiga-ci-vede-davvero-benissimo/#respond Fri, 17 Aug 2018 10:28:00 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/la-sfiga-ci-vede-davvero-benissimo/ EEEEDIZIONE STRAORDINARIAAAAAA!!!!!!!! Una volta tanto Occulturiamoci non esce in modo casuale e totalmente slegato dalla realtà come fa di solito, ma è sul pezzissimo alla grande. Non potevamo certo farci sfuggire l’occasione di pubblicare un articolo di venerdì 17, no?
E allora partiamo a spron battuto e occupiamoci della vera grande forza che fa muovere l’Italia: la botta di cu… il colpo di fortuna!
 
Non sarò certo io a dire che la fortuna non esista: è chiaro che vincere 5 milioni di euro alla lotteria è un evento concreto e verificabile, che non dipende dalla nostra abilità, ma può cambiare la nostra vita in meglio. Nessuno lo nega, ma non c’è proprio niente di strano e misterioso in questo: in ogni lotteria c’è sempre un vincitore! Non c’è assolutamente nulla di soprannaturale, in ciò.

Quello che però vorrei capire è se la fortuna possa essere in qualche modo domata: esistono persone sempre fortunate o sempre sfortunate? Esistono gli iettatori? I talismani portafortuna e i rituali propiziatori funzionano? Sono convinto che sotto sotto la risposta la sappiate già, ma procediamo con ordine e partiamo dalla più classica delle domande che tutti, prima o poi, si sono posti:

“Ma perché la sfiga se la prende sempre con me?”
Beh, a volte è una semplice questione matematica: per esempio se siamo in fila alla posta e confrontiamo la nostra velocità con quella della fila di fianco, è matematicamente più probabile che la nostra sia più lenta! Lo so che sembra assurdo, ma basta pensarci un attimo. Poniamo il caso che, in totale, nelle due file ci siano 20 persone: 12 in una fila e 8 nell’altra. È chiaro a tutti che quella da 8 sarà probabilmente la più veloce, no? Bene, se voi siete una delle 20 persone presenti nella stanza, avete 12 possibilità su 20 di essere nella fila lenta e 8 possibilità di essere in quella veloce! In pratica, avete matematicamente il 60% di possibilità di essere in quella peggiore. Certo, quando ne scegliete una, avete il 50% di possibilità di capitare quella giusta (visto che le file italiane sono un agglomerato maldisposto di carne umana ammassata, dove non è facile contare esattamente le persone) ma di fatto, intervistando gli interessati all’uscita, avremo probabilmente più persone scontente rispetto a quelle contente. Inoltre, se aumentiamo il numero di file, per esempio spostandoci in un supermercato che ha 10 casse aperte, è vero che le cose cambiano, perché avremo solo una possibilità su 10 di essere in quella più lenta, ma avremo anche una possibilità su 10 di essere in quella più veloce, ed è a questo che faremo caso! La nostra attenzione sarà irrimediabilmente attratta dalla coda che si muove più in fretta della nostra e ignoreremo inconsciamente tutti quelle più lente di noi. È un particolare aspetto del fenomeno che si chiama ATTENZIONE SELETTIVA, che sta alla base di questa e molte altre percezioni e ha molte altre applicazioni oltre a questa (ma noi le ignoriamo e le rimandiamo a un altro articolo che, di questo passo, uscirà fra mille anni).
Per dirla in due parole, banalizzando parecchio come siamo soliti fare da queste parti, l’Attenzione Selettiva è il modo che ha il cervello di non impazzire di fronte al bombardamento di miriadi di stimoli che gli arrivano continuamente da ogni recettore del nostro corpo. Sostanzialmente, ci trasmette consciamente solo le cose importanti escludendo le altre. Ciò significa che magari mentre stiamo guidando ci mostra i pericoli presenti sulla carreggiata o al suo esterno, ma non ci fa badare alle targhe delle auto che incrociamo o a tutti i dettagli del paesaggio circostante (a parti i gatti, o le volpi, o gli altri animali carini, perché quelli sono SEMPRE importanti da guardare e il cervello sa bene che si può tranquillamente rischiare un incidente, pur di ammirarli).
Però, per esempio, se avete appena scelto l’auto nuova da comprare, vi farà notare quante ce ne siano in giro. Non ci avete mai fatto caso? Sono molto più frequenti quando diventano il vostro oggetto di interesse, vero? Naturalmente no: la frequenza è sempre lo stessa, ma prima non ci facevate caso.
Facciamo un altro esempio automobilistico (non perché questo ambito mi piaccia particolarmente, ma sono uno a cui tocca guidare molto più di quanto vorrebbe, quindi la mia fantasia va spesso a finire lì): quante volte vi è capitato di trovare il signore anziano col cappello che guida la 127 bianca a 40 km/h davanti a voi sulla strada extraurbana piena di curve PROPRIO il giorno in cui siete in ritardo per un impegno importante? A me tantissime, lo dico sinceramente. Ma il fatto è che in giro per le strade c’è sempre qualcuno che va piano. Inoltre, spesso gli impegni si prendono a orari comuni: una cena, un aperitivo o un pranzo coincideranno probabilmente con il momento in cui stanno andando a cena, all’aperitivo o a pranzo un sacco di altre persone. È del tutto normale che ci possa essere qualcuno che ci rallenta, davanti, ma noi tenderemo a ricordarcelo nel momento in cui saremo in ritardo, mentre non ci faremo troppo caso mentre stiamo guidando senza urgenza cantando a squarciagola le canzoni di Young Signorino scaricate di frodo sulla chiavetta aggirandoci per i più biechi angoli del deep web. Più è importante il motivo per cui stiamo viaggiando e più è risicato il tempo a nostra disposizione, più la nostra soglia di sopportazione di qualsiasi intoppo, anche piccolo, diventerà bassa.
Volendo dirlo in parole un po’ brutali: chi si sente sfortunato probabilmente SCEGLIE di sentirsi così. Per queste persone è importante sentirsi così e il loro cervello mette continuamente sotto il loro naso le “prove” della loro malasorte, probabilmente per potersi assolvere per aver fallito determinati traguardi.
È un meccanismo simile a quello che fa sì che, se esce uno scandalo sportivo (o politico: tanto sempre di tifo si tratta) che mette in luce un comportamento scorretto, noteremo che tutte le squadre ne sono coinvolte tranne la nostra! 
Fortuna? No, beh, in quel caso no… In quel caso è perché siamo più bravi degli altri a distinguere le uniche persone oneste che meritano il nostro supporto, naturalmente…
Ah, no, scusate, questo in realtà è cherry picking, che è una cosa non troppo diversa, nel senso che comunque alla fine si tratta sempre di scegliere degli stimoli piuttosto che altri, anche se in questo caso lo scopo, cosciente o no, è quello di veder confermati i propri preconcetti.
Ma quindi, è davvero tutto qui? Il fatto di sentirsi fortunati o sfortunati è solo percezione ed è impossibile fare qualcosa per attirare a sé la buona sorte?
Beh, sì e no: sì, il considerarsi fortunati oppure sfortunati sta essenzialmente qui . Il fatto che vi siano capitate quattro/cinque/dieci sfighe di fila non è significativo: il caso non ha memoria e il numero è troppo basso per farne una statistica. E sì, è impossibile attirare a sé la possibilità di vincere al superenalotto o alla lotteria, però qualcosa per migliorare il nostro rapporto con la buona sorte si può fare, come ci insegna il prof. Richard Wiseman, che è uno psicologo noto perché da anni si occupa espressamente di questi meccanismi.
Siccome un esempio vale più di mille parole, vi racconto il suo esperimento più famoso: mise un annuncio sul giornale per trovare volontari che si ritenessero particolarmente fortunati o particolarmente sfortunati. Dopo che li ebbe radunati, diede a ciascuno di loro una copia di una rivista, chiedendo di contare quante immagini contenesse. Ebbene, la maggior parte degli sfortunati contò le immagini, mentre la maggior parte dei fortunati si accorse subito che a pagina 2 c’era scritto, a caratteri cubitali, il numero esatto da riferire. Inoltre, alcuni di loro videro anche l’annuncio, posto più avanti che diceva che chiunque avesse riferito di averlo letto avrebbe ricevuto una ricompensa.
La conclusione di Wiseman, basata anche su molti altri studi, è che le persone fortunate sono quelle più pronte a cogliere le occasioni che si presentano. È vero che a volte essere nel posto giusto al momento giusto è un caso, ma non è poi così improbabile: nel corso di una vita ci sono tantissimi posti giusti e momenti giusti! Chi riesce ad approfittarne si riterrà  fortunato, mentre chi non si accorge dell’opportunità non potrà fare altro che continuare a lamentarsi che gli vanno tutte storte (e, soprattutto, dare la colpa alla sorte invece che a sé stesso).
Poi, intendiamoci, gli eventi sfortunati esistono davvero, eh. Essere a bordo di un aereo che precipita, transitare su un ponte che crolla, venire centrati da un pirata della strada sono VERE sfortune, ma rientrano nella normale probabilità. Quello che qui sto dicendo è che non esistono persone che attirano la fortuna e la sfortuna. Le cose succedono da sole, per conto loro.
Wiseman ha poi verificato sperimentalmente l’inefficacia di rituali scaramantici e talismani vari, anche se purtroppo nessuno studio riuscirà mai a convincere certe persone ad abbandonare queste dannose abitudini (sono sinceramente convinto che scaramanzia e superstizione sono un fardello che appesantisce l’Italia, ma non divaghiamo). Stesso discorso vale per i metodi per vincere al lotto che non hanno NESSUN fondamento scientifico. Il fatto che un numero non esca da un miliardo di settimane non ha nessuna influenza sulla prossima estrazione: sempre di 5 su 90 si tratta (anzi, 1 su 90 + 1 su 89 + 1 su 88 + 1 su 87 + 1 su 86, visto che questo blog è letto da un sacco di nerd molto precisini 😛 ).
Soprattutto, bisognerebbe abbandonare l’idea che esistano persone che portano male, perché è davvero una cosa che umilia e procura danno a chi subisce tale ignobile e stupida accusa.
E anche, bisognerebbe evitare di illudersi di poter attirare la fortuna per poter campare senza sforzi e senza preoccupazioni.
Questo è solo un fumetto, non la realtà!
La fortuna si può costruire con il giusto atteggiamento, come abbiamo visto. Pensare di essere sfortunati toglie fiducia in sé stessi e spegne gli entusiasmi, con il risultato di diventarlo davvero. Così come l’atteggiamento positivo aiuta a cogliere le occasioni propizie, quello negativo paradossalmente aiuta a trovare quelle negative: uscire di casa pensando che oggi andrà tutto male perché è venerdì 17, vi farà tenere un atteggiamento ipercritico e pessimista, facendovi provare rabbia e fastidio per avvenimenti che normalmente vi provocherebbero poco o nulla. È un classico caso di profezia che si autoavvera (il cui esempio più famoso è  la frase: “ti voglio molto bene, ma sono certa che non potrò mai innamorarmi di te”, ma questa è un’altra storia).
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Il triangolo no, non l’avevo considerato. https://www.inutile-erudizione.it/il-triangolo-no-non-lavevo-considerato/ https://www.inutile-erudizione.it/il-triangolo-no-non-lavevo-considerato/#respond Tue, 17 Jul 2018 09:21:00 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/il-triangolo-no-non-lavevo-considerato/ In questa puntata parliamo di un mistero relativamente recente, visto che l’episodio da cui tutto si fa partire ha poco più di settant’anni, ma nondimeno è assai famoso e ricco di fascino. Buttiamoci quindi a capofitto nelle inquietanti acque del Triangolo delle Bermuda!
Tutti conoscono la storia di questo tratto di oceano quasi isoscele, compreso fra la Florida, l’isola di Puerto Rico o, ovviamente, l’arcipelago delle Bermuda. Un tratto considerato maledetto per via dei molti inquietanti episodi di sparizioni che lo coinvolgono.
Il più famoso risale al 5 dicembre 1945: una pattuglia di cinque aerei Avenger, in volo durante una missione di avvistamento di routine, sparisce nel nulla dopo che il caposquadriglia, aviatore di provata abilità e dal notevole sangue freddo, ha lanciato un inquietante SOS in cui dice che tutti gli strumenti sono impazziti e il mare è diventato “strano”. Immediatamente partono i soccorsi, ma dei due aerei decollati a tale scopo, ne torna solo uno: del secondo, e della pattuglia scomparsa, non si troverà più traccia. È solo uno dei tantissimi casi di sparizioni misteriose associate a quello che non esito a definire “il secondo triangolo più inquietante della storia dell’umanità” (il primo è questo): le cronache narrano di navi misteriosamente scomparse e ritrovate intatte, ma senza equipaggio, sparito nel nulla, a volte addirittura con il pranzo pronto sul fornello. Navi come la Rubicon, la Marine Sulphur Queen, la Stavenger, la Elizabeth, il Bill Verity, lo Sno’ Boy, rinvenute integre e senza alcun problema, ma deserte e senza alcuna traccia che facesse capire cos’era successo, o come la Raifuku Maru, scomparsa e mai più ritrovata, dopo un ultimo drammatico appello: “venite, presto, è tremendo! Non possiamo fuggire!”. Addirittura, Cristoforo Colombo, quando arrivò in quella zona, annotò malfunzionamenti nella strumentazione, il passaggio di una meteora e strane luci nel mare al punto che dovette tranquillizzare la ciurma assicurando che erano presagi che la costa era vicina (e infatti la avvistarono il giorno dopo).
Ma quali sono le cause di questi incredibili avvenimenti? UFO? Manufatti atlantidei? Anomalie gravitazionali? Porte su altre dimensioni? Gestione del tratto di mare affidata all’ANAS? Cosa ha spinto sei aerei dell’aviazione più progredita del mondo (e molti altri in altre occasioni) a sparire senza lasciare traccia?
La risposta, senz’altro deludente, è davvero semplice ed è composta di 3 punti:
  1. La storia della navigazione e dell’aviazione è costellata di incidenti, in questo e in tutti gli altri tratti di mare del pianeta;
  2. Il triangolo è una zona di 2000 km di lato, quindi non certo particolarmente piccola. Inoltre è soggetta a cicloni e tempeste che provocano anche forti venti in quota, quindi non è difficile trovare una ricca casistica di incidenti;
  3. Non bisogna mai fidarsi in modo acritico di quanto si trova su certi libri e su internet, compreso anche quello che ho scritto sopra, che è ripreso in modo abbastanza fedele dal best seller  di C. Berlitz: IL TRIANGOLO MALEDETTO, da cui in pratica è nato questo mito.
La banale realtà è che in questa zona la media degli incidenti è esattamente la stessa che nel resto del mondo. Consultando i registri della navigazione e delle compagnia assicurative (le più interessate in assoluto a scoprire la verità dei fatti, ovviamente), si scopre infatti che, restando agli esempi citati sopra, la Rubicon è stata vittima di un uragano mentre era ormeggiata (fra l’altro, l’uragano si portò via tutto il molo), la Marine Sulphure Queen è affondata in mezzo a una tempesta per un cedimento strutturale, lo Sno’ Boy e il Bill Verity persero la rotta, ma furono tratti in salvo entrambi, la Raifuku Maru affondò durante una tempesta e il suo messaggio mysterioso è attribuibile al pessimo inglese del comandante giapponese. E che dire della Stavenger e della Elizabeth, non registrate in nessun archivio navale e quindi semplicemente inventate di sana pianta dall’autore del libro?
E ancora: Cristoforo Colombo scrisse sì di aver visto una luce nel cielo (una meteora, probabilmente) e che la bussola non funzionava bene, ma è falso dire che ciò causò panico e sgomento in lui e nell’equipaggio. In realtà Colombo si limitò a osservare che non puntava esattamente in direzione della Stella Polare, ma ciò non stupisce nessuno, visto che tale astro non si trova esattamente in corrispondenza del polo nord magnetico. Inoltre, era un marinaio esperto, e capì che la terra sarebbe stata avvistata da un momento all’altro da ben altri segni, come giunchi che galleggiavano sull’acqua o pesci e uccelli tipici delle zone costiere.
E per quanto riguarda la squadriglia di espertissimi piloti americani? Beh, anche qui il discorso è molto diverso da come scritto nel libro di Berlitz: il solo pilota esperto era il caposquadriglia, Charles C. Taylor,  mentre gli altri quattro erano allievi che lo seguivano con fiducia. Peccato  però che Taylor non avesse mai volato in quella zona prima e, quando i suoi strumenti di navigazione si guastarono (succede anche ai superefficientissimi americani), si perse, e con lui anche gli altri quattro aerei che si fidavano di lui. Le comunicazioni con la base furono poco chiare. I soccorsi partirono circa tre ore dopo, quando fu certo che i piloti non erano dove pensavano di essere, ma ormai avevano il serbatoio quasi vuoto, il sole era tramontato e il tempo si era messo al peggio. Finito il carburante, ammararono e poi si inabissarono in meno di un minuto. Nel frattempo, uno degli aerei di soccorso, un PBM-5 Mariner (aereo considerato poco sicuro in condizioni di maltempo) fu visto esplodere a causa del carico di carburante che portava e di un presumibile errore umano. Insomma, una storia tragica senz’altro, ma dovuta a un misto di sfortuna, inesperienza e cocciutaggine. La sequenza di comunicazioni radio è riportata qui, insieme al racconto della giornata, mentre sul sito di Luigi Garlaschelli trovate un breve elenco di altre sparizioni non-poi-così-mysteriose.
Chiudo con una chiosa, che penso sia il vero messaggio importante di questo articolo (che per il resto ha ben poco di sconvolgente): nel 1977 una spedizione italiana, guidata dal compianto Ambrogio Fogar, si recò sul posto per appurare la realtà dei fatti. Quello che trovò, però, fu sostanzialmente un’industria pronta a prosperare sul mito del triangolo maledetto: sedicenti esperti pronti ad avallare qualsiasi ipotesi, a patto che il committente pagasse bene. Ed è proprio questo, il vero messaggio di questa storia: un mistero basato sul nulla, creato ad arte da autori disonesti che hanno omesso particolari risolutivi, hanno spostato in questa zona tragedie avvenute altrove e se ne sono inventati altre di sana pianta. Tutto questo è stato fatto a tal punto che è ormai difficile, cercando su internet, trovare i dati veri in mezzo a quelli fasulli, ormai ripetuti talmente tante volte da essere diventati i più frequenti e quindi, apparentemente, veritieri. Ogni volta che qualcuno condivide un’informazione falsa, rende più difficile la ricerca di quelle vere. Ricordatelo sempre a quelli che lo fanno con troppa leggerezza: la ricerca della verità passa anche da qui.
E dopo questa conclusione filosofica, vi saluto e mi dedico a un mystero molto più difficile e inquitante: cosa rallenta tutte le auto fra Roncobilaccio e Barberino del Mugello??
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Ma quale mistero d’Egitto! https://www.inutile-erudizione.it/ma-quale-mistero-degitto/ https://www.inutile-erudizione.it/ma-quale-mistero-degitto/#comments Sat, 09 Jun 2018 10:24:06 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=673 Egitto! Culla di civiltà e patria di misteri più di ogni altra, al punto che non ne ho parlato prima solo perché c’è talmente tanto materiale su questo tema che ho dovuto passare tutte queste settimane a studiarlo e documentarmi approfonditamente (oppure ero troppo pigro per affrontare un argomento così vasto, vedete voi). Questa fama di certo non stupisce: una civiltà lontana nel tempo, che ha lasciato moltissimi monumenti incredibili e maestosi e un’innumerevole mole di iscrizioni in un linguaggio rimasto inspiegabile fino al XIX secolo non poteva che suscitare miti e leggende più di ogni altra.
Già, perché i geroglifici sono carogne, visto che a volte vanno interpretati in modo alfabetico e a volte in modo simbolico (cioè, lo stesso segno a volte è usato come lettera e a volte come parola, un po’ come quando parlo con una certa mia amica). Di fatto, se non fosse stata trovata la Stele di Rosetta, probabilmente saremmo ancora in alto mare e a tutt’oggi non sapremmo capire se un’iscrizione parla di una cortigiana minorenne o della nipote del faraone Mubarakis.
Partiamo proprio da quest’argomento, quindi, e iniziamo analizzando alcuni esempi di OOPart nelle iscrizioni egizie:
il più famoso è probabilmente quello delle Lampade di Dendera, che mostro qui sotto:
In effetti la figura è affascinante e ricorda una moderna lampadina, ma in un caso come questo è lampante (è proprio il caso di dirlo) che non può esserlo: se davvero gli Egizi avessero scoperto l’elettricità, perché nessun documento ne ha mai parlato? Tenete sempre a mente che ci sono moltissime testimonianze su questo popolo, che ha avuto contatti in epoca storica sia con gli Ebrei che coi Romani. Sono stati studiati e osservati da sempre! Ogni affermazione che li riguarda deve essere necessariamente corredata da prove archeologiche o documentali, che del resto abbiamo in abbondanza, a loro riguardo.
In realtà il disegno rappresenta un fiore di loto con dentro un serpente, come viene spiegato nel blog Mistero Risolto.
Altro geroglifico mysterioso è il cosiddetto “Alieno di Saqqara”, cioè quello raffigurato in questa celebre immagine:
Qui l’enigma, però, è ben poca cosa, perché, come viene spiegato su Egittologia.net, il disegno sembra un extraterrestre solo a causa della scarsa qualità dell’immagine, unita a un po’ di pareidolia. Se ne osserviamo una nitida, vediamo bene che si tratta di un vaso di fiori:

 

Il terzo esempio è quello dei geroglifici di Abido, riportati in cima a questa pagina, che in effetti sembrerebbero raffigurare un elicottero, un carro armato e un disco volante. In questo caso, ne convengo, si resta davvero esterrefatti e non me la sento di condannare chi sospetta che ci sia dietro una spiegazione mysteriosa, però in realtà la strana forma di queste tre figure deriva dall’abitudine degli Egizi di cancellare i nomi dei vecchi faraoni con l’intonaco e poi scolpire il proprio, lasciando inalterati gli altri testi di lode (un po’ come le frasi su Facebook che vengono dette da qualche anonimo cialtrone e poi attribuite immancabilmente ad Einstein). Ovviamente, dopo una manciata di millenni, l’intonaco tende a sgretolarsi ed emergono nuove figure, formate dalla sovrapposizione delle varie incisioni (i dettagli vengono spiegati in questa pagina, verso il fondo). In pratica, le tre enigmatiche figure sono il risultato di una pura, per quanto improbabile, coincidenza. La trovate una spiegazione banale e poco convincente? Beh, sappiate che in realtà proprio le coincidenze sono alla base di parecchi misteri. So che molti pensano che “non esistano”, ma l’analisi dei fatti dimostra che quest’affermazione, semplicemente, è falsa (a meno che non si stia parlando di Trenitalia, ovviamente).
Detto questo, passiamo veloci a un altro argomento, visto che di carne al fuoco ce n’è davvero tantissima, e parliamo dell’agghiacciante maledizione di Tutankhamon!

(Vignetta apparsa su Rat-Man Collection n. 28, pubblicata grazie alla gentile concessione dell’autore Leo Ortolani)

 La leggenda (perché di questo si tratta) è ben nota: la sfarzosa tomba del giovane faraone fu scoperta nel 1922 da Howard Carter, grazie al finanziamento di Lord Carnavon, che effettivamente morì pochi mesi dopo. Probabilmente fu proprio questo tragico accadimento, unito al fatto che Carnavon avesse ceduto l’esclusiva per la scoperta al Times, tagliando fuori tutti gli altri giornali, a far venire a qualcuno l’idea di vendere copie mettendo in piedi la trovata della maledizione: di fatto, coloro che erano presenti al momento della scoperta non sono morti particolarmente giovani, né per cause strane. Negli anni, i media hanno ingigantito i fatti, inserendo nell’elenco delle morti sospette quelle del canarino e del cane di Lord Carnavon (!!!), quella del padre di Carter, del suo segretario o di altre persone a lui legate, ma che non parteciparono alla spedizione. Quindi, anche se è vero che Tutankhamon veniva chiamato “Il Renzi egizio” (attenzione: potrebbe non essere vero, N.d.A), perché fu uno dei più giovani faraoni della storia e per la sua volontà di rottamare la casta sacerdotale imposta dalla riforma di Akhenaton, e se è vero (questo sì) che morì giovane e che era pieno di malattie e sfighe in prima persona, ciò non basta a farci pensare che la sua tomba abbia portato sfortuna ai suoi scopritori. Più in generale, bisognerebbe smetterla di pensare che qualcuno possa portarla a qualcun altro, ma questo è un altro discorso, che affronteremo più avanti.

Ok, continuiamo a correre veloci e affrontiamo ora il terzo argomento che da solo basterebbe a riempire due puntate (ma risolveremo la questione trattandolo con estrema superficialità): parliamo dei misteri delle piramidi!
Su questi monumenti, i fantaarcheologi si sono davvero sbizzarriti. I temi si possono riassumere principalmente nei seguenti:
1: chi le ha costruite?
Risposta: senz’altro gli Egizi, molto probabilmente non schiavi, ma operai specializzati che ricevevano un salario per questo lavoro.
1.1: Impossibile: come potevano gli uomini trasportare pesi così grandi?
Chissà perché, nel caso delle Piramidi, tutti danno per scontato che sia impossibile muovere blocchi di 50 tonnellate (in realtà sono quasi tutti da 3-4 tonnellate, ma ce ne sono alcuni di questo peso), mentre esistono altre costruzioni, nella storia, per le quali è accettato, e ampiamente documentato, lo spostamento di carichi ben più pesanti, anche nello stesso Egitto. Per avere un esempio di costruzione sicuramente umana (visto che si trova ancora nel sito dove venne lavorato), possiamo parlare dell’Obelisco incompiuto di Assuan, che pesa circa 1200 tonnellate. È vero: questo non è mai stato trasportato da nessuna parte, ma i tantissimi altri sparsi per il Paese sì. Addirittura, in anni più recenti, ma comunque molto prima dell’invenzione di macchinari a motore, l’Obelisco Lateranense (fra i più pesanti del mondo) fu portato a Roma nel 357 d.C. Avete capito bene? Un blocco di oltre 300 tonnellate è stato portato per migliaia di km quasi 2000 anni fa! E la gente si stupisce che blocchi di 3-4 tonnellate siano stati mossi per qualche centinaio di metri? In questa pagina si citano altri esempi interessanti.
In generale, non riesco a capire perché ci si stupisca tanto della costruzione delle Piramidi e niente affatto per quella di edifici immensamente più complessi, come cattedrali, palazzi o, per restare negli stessi posti e all’incirca negli stessi anni, complessi mastodontici come quello di Abu Simbel.
2: ma lo sai che la posizione delle tre Piramidi corrisponde precisamente alle stelle della cintura di Orione nel 10.500 avanti Cristo? È una prova lampante che sono state costruite in quell’epoca.
No.
A parte la fallacia logica del dire che se non c’è una corrispondenza in epoca egizia, bisogna andare a cercarla prima, in una data del tutto arbitraria, scelta allo scopo di far quadrare le cose, che già basterebbe a smontare la tesi, c’è anche da dire che comunque, anche in quella data, la corrispondenza non c’è. L’angolo fra le piramidi e le stelle non è lo stesso, ma soprattutto, Orione ha la stella meno luminosa spostata verso nord, mentre a Giza, la piramide di Micerino è a sud!
Guardate questa celebre immagine, che si trova su parecchi libri e siti:

 

Già a occhio si vede che l’angolo non è lo stesso, ma soprattutto. Andate su google maps a vedere l’effettiva posizione dei tre monumenti di Giza:

 

Notate niente?
Già: l’immagine delle piramidi è comunemente proposta al contrario, per farla combaciare con quella delle stelle! Furbi, certi autori!
Attenzione, in merito a questo ci tengo a dire che non è una banale questione di convenzioni cartografiche per cui il nord sta in alto e magari per gli Egizi poteva stare in basso: le stelle di Orione sono in quella posizione rispetto al polo nord celeste, mentre le piramidi stanno nell’altra rispetto al polo nord terrestre. Non ci sono dubbi che non siano una rappresentazione di quelle tre stelle, o quantomeno non una rappresentazione precisa che riporta a una data precisa. Ne è anche prova il fatto che Bauval e Hancock, i principali assertori di questa teoria, trovino corrispondenze con altre stelle di Orione in altre piramidi sparse altrove. Però… Sorpresa! Mancano proprio quelle corrispondenti a Riegel e Betelgeuse, ovvero le due stelle più brillanti della costellazione. Mah…

3: ma la piramide di Cheope ha un allineamento con il nord troppo perfetto. Inoltre, è stato calcolato che all’interno ci sono dei messaggi numerici nascosti, quindi gli Egizi avevano conoscenze matematiche troppo avanzate per la loro epoca!
Riguardo all’allineamento, abbiamo già spiegato sopra che gli Egizi erano ben più abili di quanto comunemente si pensi. Sono stati parecchio bravi a costruirle, perché non avrebbero dovuto essere in grado di orientarle? Riguardo ai messaggi numerici, il più famoso assertore di tale teoria è stato Charles Piazzi Smyth, un astronomo ottocentesco che scoprì cose incredibili, alcune delle quali trovate qui. Ora, a parte il fatto che il pollice piramidale è un’unità di misura inventata da lui stesso, evidentemente per far quadrare i propri conti (molto comodo, come metodo), resta comunque il fatto che, giocando coi numeri, si può veramente ottenere di tutto. Se volete un esempio divertente, andate su questa pagina, grazie alla quale ho scoperto, per esempio, che il rapporto tra il numero di maglia che indossa il mio personaggio in Fifa 17 e il codice del mio bancomat sotto radice quadrata è un centomillesimo dell’anno della Settima Crociata, o che il prodotto fra il mio numero di scarpe e le gambe delle donne sotto radice cubica è dieci volte la distanza media dal Sole di Marte in Unità Astronomiche (EDIT: al momento la pagina non sembra funzionare correttamente. Lascio il link sperando che la sistemino).

4: beh, però spiegami perché in tempi antichi costruivano opere così imponenti e da un certo momento in poi hanno smesso di farle!
Beh, questo è in effetti un enigma. Una delle ipotesi è che la copertura si rovinasse troppo e forse ritennero che non valesse la pena di fare tanto lavoro per un risultato che diventava ben presto deludente. Dopotutto, pur se meno mastodontiche dal punto di vista delle dimensioni, le tombe delle dinastie più recenti (per esempio, quelle della Valle dei Re) sono certamente più curate a livello scultoreo e architettonico.

5: sì, ma la Sfinge? E la mancanza di geroglifici nella piramide di Cheope? E le nuove scoperte? E…
…E abbiamo finito lo spazio e soprattutto il tempo che mi è rimasto per indagare anche questi argomenti. Ma interessano anche me, sono curioso di capirli e ne parleremo più avanti, promesso!
Chiosa finale: l’Egitto è davvero una terra piena di fascino e misteri, ma proprio per questo mi sembra che sia una mancanza di rispetto nei confronti di chi l’ha abitata, pensare che i monumenti siano stati costruiti da alieni o civiltà sconosciute. Gli Egizi erano in gamba e la storia è lì a dimostrarlo. Per rafforzare questa tesi propongo anch’io un calcolo numerico: moltiplicando il numero di blocchi che compone la piramide di Cheope per il numero di artefatti tecnologicamente impossibili per l’epoca ritrovati finora, si ottiene 0.
Indovinate un po’ perché?
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Lascia stare i santi… Ma non i truffatori! https://www.inutile-erudizione.it/lascia-stare-i-santi-ma-non-i-truffatori/ https://www.inutile-erudizione.it/lascia-stare-i-santi-ma-non-i-truffatori/#comments Thu, 03 May 2018 18:06:00 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/lascia-stare-i-santi-ma-non-i-truffatori/ Visto che il blog è ancora in fase di lancio e serve un argomento scottante per fare i big likes da cui derivano ineluttabilmente i big moneys (sì, lo so che non ci vanno le “s” finali. Sono errori intenzionali. È raffinato umorismo, giuro!), eccoci finalmente al post dedicato al mondo della religione e dei miracoli! Stavolta sì che scuoteremo il web e faremo parlare di noi dappertutto. Marketing di livello avanzatissimo!
Va beh, scherzi a parte… Mi rendo conto benissimo che è un argomento molto delicato e che può urtare la sensibilità di qualcuno, ma proprio per la sua importanza, secondo me, più si è credenti, più bisogna essere scettici per distinguere il vero dal falso.
In tal senso faccio subito una doverosa premessa: la scienza non può per definizione indagare i dogmi, le affermazioni delle Scritture, né tantomeno dirci se davvero esiste una specifica divinità. Se anche trovassimo una  spiegazione scientifica per l’origine dell’universo che mettesse d’accordo tutti, ciò non significherebbe nulla, da questo punto di vista, perché potrebbe benissimo esserci un dio che abbia scelto di crearlo in quel modo (e in tal caso al limite si potrebbe obiettare che non possa essere infinitamente buono, avendo inventato una cosa astrusa e incomprensibile come la fisica quantistica).
Da sempre esistono scienziati atei e scienziati credenti (il primo esempio che mi viene in mente è il matematico Ramanujan, che accettò di fare il viaggio dall’India a Cambridge, dove avrebbe realizzato il sogno della sua vita, solo dopo che la madre gli disse che le era apparsa in sogno la sua dea protettrice, che lo autorizzava a farlo) e la maggior parte di essi non pretende affatto di andare a indagare questo genere di temi (chiosa personale: mi viene in mente almeno uno che lo fa, e trovo che lo faccia in modo pessimo. Cercare di convertire un credente all’ateismo come fa lui è inutile, dannoso e superspocchioso, a mio avviso).
Quello che però si può fare è analizzare i supposti miracoli che vengono annunciati in giro per il mondo. Li dividerò in 3 categorie:
  1. Veri miracoli (un morto che risorge, un bambino che sta per essere investito da un’auto e invece si solleva e si posa delicatamente in salvo sul marciapiede,  una montagna che va da Maometto, io che mi sposo): qui si torna il discorso di prima. La scienza non può far altro che prendere atto dell’avvenuto miracolo e accettarne la realtà. Casi come questi, però, devono necessariamente essere documentati da prove certe, perché, sì, dobbiamo accettarli come reali, ma solo se davvero avvengono. In tal senso ce ne sono a bizzeffe nei racconti medievali, ma ben pochi, per non dire nessuno, in tempi recenti.
  2. Eventi reali di cui non si può accertare scientificamente la natura prodigiosa: per esempio sappiamo che alcune persone guariscono spontaneamente dai tumori. Semplicemente, il corpo li combatte e li guarisce e, così come sono arrivati, se ne vanno. È un’eventualità rara, purtroppo, ma a volte succede. Ma in tal caso, c’è modo di capire se si tratta di miracoli o no? Evidentemente non è possibile, e ci saranno sempre persone che affermano che tutti quelli che vengono visti come miracoli sono naturali remissioni spontanee e altre che sostengono che tutte le remissioni sono sempre state miracolose. Chi ha ragione? Beh, allo stato attuale delle cose non possiamo davvero dirlo e così sarà fino a quando non se ne scoprirà la causa scientifica o fino a quando l’autore di questi miracoli non si paleserà apertamente per dare ragione ai propri sostenitori. Non a caso, persino a Lourdes, la Chiesa riconosce come miracolose solo 70 guarigioni, delle migliaia che sono state reclamate dai fedeli.
  3. Eventi od oggetti indagabili scientificamente: esistono, sono la stragrande maggioranza e sono quelli di cui ci occuperemo nel resto di questa puntata!
Anche qui, ovviamente, bisogna fare parecchie distinzioni, prima fra tutte quella fra i miracoli già riconosciuti dalla Chiesa e quelli solo rivendicati come tali da persone o associazioni indipendenti.
Di norma, la Chiesa è (giustamente) molto restia a concedere lo status di miracolo a un evento, perciò quelli da essa accertati sono generalmente i più misteriosi e quelli di cui effettivamente non si può trarre una conclusione scientificamente definitiva. Facciamo qualche esempio:
  • sangue di S. Gennaro: si è riusciti a riprodurre in laboratorio un liquido che si comporta nello stesso modo, usando solo ingredienti disponibili nel 1300, inoltre proprio in quei secoli la produzione di reliquie raggiunse livelli tali da indurre la Chiesa a metterne a freno gli abusi nel Concilio di Trento. Ne è testimonianza addirittura Boccaccio, che si fece beffe del fenomeno intitolando una novella del Decameron: Frate Cipolla promette a certi contadini di mostrare loro la penna dello àgnolo Gabriello; in luogo della quale trovando carboni, quegli dice esser di quegli che arrostirono san Lorenzo.
  • Sindone: non se ne trova traccia prima del 1355 (infatti il vescovo della diocesi in cui apparve all’epoca la ritenne un falso) e l’analisi del tessuto, realizzata da diversi laboratori, l’ha datata proprio intorno al XIV secolo. Anch’essa è stata riprodotta con tecniche e materiali dell’epoca. In realtà i dubbi in merito sono comunque di natura principalmente storica, perché la Chiesa stessa, nei primi anni in cui ne è documentata l’esistenza, la riteneva una pregevole opera d’arte, autorizzandone la venerazione a patto che venisse ritenuta un’icona di fattura umana.
    Negli anni successivi, la posizione ufficiale della Chiesa è cambiata più volte, e al momento non c’è una posizione ben precisa. Sostanzialmente dicono che non è così importante sapere se è vero o no, e che il culto ne è libero e approvato. Alcuni papi, fra cui Giovanni Paolo II, la ritenevano autentica, ma precisando che fosse una propria convinzione personale.
    Comunque sia, è una questione in evoluzione continua, come dimostrano anche articoli recentissimi.
  • Miracolo di Bolsena (in cui un’ostia iniziò a sanguinare di fronte a un parroco dubbioso sulla vera presenza di Cristo al suo interno): anche qui, il fenomeno è spiegabile scientificamente e replicabile in laboratorio. Si tratta di un batterio, come spiegato nel link.
In tutti questi casi, tutto ciò che abbiamo sono spiegazioni plausibili di come potrebbe essere avvenuto il fenomeno prodigioso e ci sono ricostruzioni in laboratorio di repliche degli oggetti. Certamente non basta a bollarli come falsi, ma sono osservazioni che è giusto conoscere prima di trarre le proprie conclusioni sull’argomento.

Caso un po’ diverso, perché il Sole è uno solo e lo possiamo vedere tutti, è il Miracolo del Sole di Medjugorje o di Fatima, che potrebbe essere spiegabile scientificamente come un effetto dell’osservazione prolungata a occhio nudo del nostro astro, che può comportare l’illusione di vederlo muovere, pulsare o cambiare colore, ma anche qui nessuna certezza.

Peraltro, riguardo a Medjugorje, la Chiesa stessa non si è mai pronunciata per l’autenticità delle apparizioni e Papa Francesco stesso ha raccomandato di stare attenti ai possibili falsi emissari della Madonna.

Altro discorso che trovo interessante è quello sulle statue che lacrimano (sangue o altri liquidi, non importa). Premetto che la Chiesa, fra le centinaia di casi di cui si è parlato negli ultimi decenni, ha riconosciuto come miracolosa solo la Madonna delle Lacrime di Siracusa (anche questo riproducibile su copie della statua, ma non analizzato direttamente sulla reliquia). Ovviamente non c’è spazio per citarli tutti, ma prendiamone in esame alcuni emblematici:
  • Il caso della Madonnina di Civitavecchia, che nel 1995 lacrimò sangue umano maschile, è molto interessante perché fu sotto i riflettori per lungo tempo, fu indagato scientificamente e fu oggetto anche di un’inchiesta da parte della magistratura. Per lasciarvi la possibilità di farvi un’idea sulla situazione segnalo un articolo favorevole all’ipotesi miracolistica e uno contrario.
  • Statue che lacrimano per cause naturali, come il Cristo Risorto di Medjugorje o quella di Padre Pio a Castel di Iudica, che presenta un fenomeno simile: in pratica si tratta di statue cave da cui fuoriesce liquido accumulatosi all’interno da qualche microfrattura. Ciò spiega anche perché queste “lacrimazioni” avvengano dal ginocchio, come nel caso del Cristo, o dal gomito, come nel caso di Padre Pio (su cui fra l’altro ci sarebbe tantissimissimo da scrivere, ma per farlo servirebbe non essere pigro, quindi rimandiamo l’argomento a una prossima puntata, forse).
  • Statue che bevono, abbastanza frequenti nella cultura indù, dove di norma è il dio Ganesh, dalla testa di elefante, a sorbire il latte che gli viene offerto. La spiegazione in questo caso è puramente fisica ed è legata proprio alla forma della statua.
  • Vere e proprie truffe come nel caso della Madonna di Assemini, il cui sangue era banalmente quello della sua proprietaria.
A tutto ciò si aggiungono i vari casi di pareidolia o di apparizioni mistiche a cui abbiamo già accennato in puntate precedenti e altri eventi ancora, come le voci sentite da alcuni veggenti e inquadrabili in situazioni cliniche patologiche perfettamente plausibili (qualcuno ipotizza, per esempio, che fosse il caso di Giovanna d’Arco).
Potrei andare avanti con altri esempi, più o meno famosi, ma credo che non servirebbe a molto (è una scusa che uso anche quando devo lavorare), proprio per via della premessa fatta all’inizio. Addirittura, alcuni filosofi sostengono che i miracoli non siano MAI indagabili scientificamente, perché anche in caso di evidenza, potrebbe sempre trattarsi di un intervento della divinità, che cambia le cose nel momento in cui le osserviamo: per esempio, i creazionisti affermano la Terra abbia 6.000 anni come scritto nella Bibbia e che i fossili di milioni di anni fa siano stati creati da Dio per mettere alla prova la nostra fede. Trovo che sia un ragionamento che a livello teorico possa anche avere una sua validità, ma che in pratica mi sembra davvero troppo pericoloso. Là fuori è pieno di truffatori che vogliono approfittare della buona fede (è proprio il caso di dirlo) o, peggio ancora, della disperazione della gente per lucrare e secondo me è una cosa da combattere e condannare con tutte le forze.
Non credo che la ricerca spasmodica dell’evento prodigioso sia poi così utile, per raggiungere la propria dimensione spirituale o, ancor di più, per costruire i propri valori morali: anche senza miracoli, o anche senza credere letteralmente a tutto ciò che dicono la Bibbia, il Corano, il Talmud o altri testi, è possibile comunque essere credenti ed è legittimo esserlo, almeno finché si rispettino anche le idee altrui.
Sarebbe bello se la religione potesse essere solo fonte di serenità, gioia e condivisione per molte persone, senza essere terreno fertile per malintenzionati e manigoldi, che spesso si avvalgono di trucchi da prestigiatore per turlupinare la gente. Quando invece si tratta di eventi naturali scambiati per miracoli in buona fede la situazione è un po’ diversa, perché la ricerca di conforto e sicurezza da parte dei fedeli è perfettamente comprensibile, ma trovo giusto conoscere le possibili spiegazioni scientifiche di tali episodi prima di accettarli acriticamente come soprannaturali. Magari poi alcuni sono davvero prodigi, ma sicuramente più dati si hanno, minore è il rischio di farsi truffare o anche solo di prendere una cantonata. Poi ognuno tragga le sue conclusioni in base alla propria sensibilità e alle proprie convinzioni.
Con questo vi do appuntamento alla prossima puntata, e se per caso conoscete qualcuno capace di trasformare l’acqua in vino presentatemelo, che ho delle importantissime questioni da discutere con lui!
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Fantasmi o… Fantasie? https://www.inutile-erudizione.it/fantasmi-o-fantasie/ https://www.inutile-erudizione.it/fantasmi-o-fantasie/#respond Sat, 14 Apr 2018 09:30:00 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/fantasmi-o-fantasie/ Lo ammetto: se viaggiando in auto in mezzo alla campagna in una notte senza luna vedessi una donna pallida in una lunga tunica bianca al ciglio della strada, credo che inizierei a sudare freddo e pesterei l’acceleratore a tavoletta (che, nel caso della mia auto, varrebbe a dire raggiungere i 60 km/h), sgommando via, per poi pentirmi di aver lasciato una povera indigente vestita di cenci al freddo e al gelo.
Eh sì, perché l’idea dei fantasmi, che lo vogliamo o no, è ben radicata nella nostra cultura fin dalla notte dei tempi (non a caso, i primi riferimenti si trovano nella Bibbia) e la cosa non stupisce di certo: nessuno accetta ben volentieri l’idea che con la morte finisca tutto e per questo ogni religione parla di sopravvivenza dello spirito, sia che si tratti di aldilà, sia che si tratti di reincarnazione. Da qui all’idea di fantasma, il passo è breve: se pensiamo che NOI sopravviveremo dopo la morte, è del tutto naturale che ciò succeda anche AGLI ALTRI e che, in particolari condizioni, essi possano manifestarsi per comunicarci qualcosa, per lamentare il proprio dolore per una morte ingiusta o… per arricchire qualcuno.
Già, perché la prima cosa che dobbiamo fare, quando parliamo di fantasmi, è distinguere i casi in cui davvero accade qualcosa di strano da quelli in cui c’è qualcuno che agisce in malafede. Per esempio partiamo col dire che la maggior parte dei medium si sono rivelati ciarlatani e truffatori.
Ah! Chi l’avrebbe mai detto!
Tanto per dire, la storia ufficiale dello spiritismo moderno nasce proprio con delle truffatrici ree confesse: le sorelle Fox, che producevano colpi “provenienti dagli spiriti” facendo schioccare le articolazioni dei piedi e che, col tempo, si ingegnarono in svariati altri stratagemmi per simulare manifestazioni paranormali. Se il trucco vi sembra semplice, beh… Lo è! Ma aspettate, prima di dare degli ingenui ai loro clienti: di fatto, tutte le sedute spiritiche si svolgono in condizioni favorevoli per il medium (anche perché se le crea lui prima di iniziare), prima fra tutte il buio, che permette a complici nascosti nella stanza (o al medium stesso) di produrre suoni, apparire dal nulla, materializzare ectoplasmi o far volare tavolini. Inoltre, si consideri il fatto che è molto facile ingannare il cervello distraendolo in qualche modo, come ben sanno tutti i prestigiatori, perché riceve troppi stimoli e quindi si concentra solo su quelli che ritene più importanti, ignorando anche cose molto evidenti. Si tratta di un fenomeno ben noto, su cui torneremo in una prossima puntata, senza dubbio.
Ancor più facile è parlare per bocca di entità vissute nel passato, come ha dimostrato in un celebre esperimento il grande re di tutti noi scettici, James Randi: per farla breve, ha ingaggiato un attore per impersonare un sensitivo che fosse in contatto con un’entità di 2000 anni, costruendogli dal nulla un passato, con finte interviste, articoli, trasmissioni e conferenze presso riviste, radio, televisioni e università inesistenti e l’ha mandato in Australia dove tutti gli hanno creduto senza neanche verificare l’esistenza del medium, delle riviste e persino dell’università (figuriamoci dell’entità)!
Oltre alle sedute spiritiche, ci sono ovviamente anche altri modi per inventarsi dei finti fantasmi: per esempio, un tal William Hope si creò una vera e propria professione truccando lastre fotografiche a inizio Novecento (ah, sì, a proposito, la copertina di questo post è sua, gli attribuisco senza indugio tutti i credits prima che venga a tirarmi i piedi di notte).
Non sempre il misfatto avviene a scopo di lucro, come nel caso di Castel Codrano, in cui la finta fantasmessa agiva per spaventare la padrona del castello, che le stava antipatica.
Un sottocaso particolare di questa categoria è quello del poltergeist, che consiste in una “presenza maligna” che fa volare oggetti per casa e provoca piccole distruzioni di piatti, quadri, soprammobili e chi più ne ha, più ne metta. Curiosamente, si è osservato che questi casi avvengono quasi sempre in case in cui viva almeno un adolescente e in cui ci siano tensioni familiari. Sottoposti ad esami approfonditi (tipicamente, telecamere nascoste), gli episodi si rivelavano immancabilmente opera dell’adolescente in questione. Spesso e volentieri si trattava di ragazzi difficili, con problemi comportamentali, fino al caso estremo dell’americana Tina Resch, famosa per un caso di poltergeist che la vide protagonista (e smascherata) nel 1984 e poi purtroppo assassina della figlia di 3 anni nel 1992. Celebre a questo proposito è questa foto, da molti ritenuta prova dell’esistenza di questi spiriti dispettosi:

 

Ma davvero questa foto dimostra qualcosa? Paul Kurtz, il direttore del CSI (1) no, e infatti non ci ha messo molto a farne una simile, lanciando in aria la cornetta e facendosi immortalare al momento giusto. A voi l’ardua (??) sentenza (la qualità dell’immagine di Kurtz è quella che è, perché non l’ho trovata su internet e l’ho scansita/scandita/scansionata/scannerizzata io da un libro appartenente alla mia collezione privata. Visto quanto ci tengo a voi??).
“Sì, ok, ma ci saranno stati anche avvistamenti in buona fede, no?” direte voi, miei ventisei lettori (tiè, Manzoni, ne ho di più io).

La risposta è “Certo che sì”, ma anche in questo caso non serve scomodare il paranormale. Delle due più frequenti cause di avvistamento abbiamo già parlato: si può trattare di allucinazioni, oppure di pareidolia. Esiste inoltre un’interessante teoria di un ricercatore inglese, Vic Tandy, secondo cui gli infrasuoni, in certe condizioni, potrebbero causare ansia e sensazione di essere osservati. Al momento non è ancora confermata, ma viene ritenuta quantomeno plausibile da più parti.

Un paio di altri fenomeni bizzarri che sono tipici delle sedute spiritiche, ma possono verificarsi anche in assenza di un medium truffaldino sono:
  1. Una persona parla una lingua che non ha mai studiato, il che viene spesso attribuito a spiriti stranieri che si palesano nel ricevente, facendo peraltro incazzare parecchio alcuni esponenti politici contrari all’immigrazione clandestina. Il fenomeno è raro e bizzarro, ma non inspiegabile: si chiama xenoglossia e nei pochi casi che sono stati analizzati approfonditamente e che non sono risultati fraudolenti, si è sempre trattato di persone che erano venute a contatto con queste lingue in giovanissima età, tanto da non averne un ricordo cosciente.
  2. Il secondo fenomeno tipico delle sedute spiritiche con medium, ma che potrebbe verificarsi anche in una serata coi vostri amici, se avete voglia di emozioni forti, riguarda la famosa tavoletta ouija (2) e i responsi spiritici che questa dovrebbe dare. Qualora siate in presenza del medium, il motivo lo sapete già: è il suo dito a muovere il bicchierino e a fornire le risposte, sia che lo faccia consciamente (e quindi disonestamente), sia che lo faccia a livello inconscio, perché davvero convinto di avere poteri. Ma se il medium non c’è? Beh, tenetevi forte perché è possibile che la tavoletta vi dia comunque delle risposte sensate! Il fenomeno si chiama effetto ideomotorio e in effetti sparisce se i partecipanti sono bendati o se, per esempio, l’avete costruita mettendo le tessere dello Scrabble alla rinfusa e a faccia in giù sul tavolo. Ma se fosse un vero spirito dovrebbe comunque saper dare responsi, no?
Ultimo caso “genuino” che vediamo è quello del fantasma di Hampton Court, in cui si dimostra che a volte basta solo che un inserviente di un museo in costume di scena venga filmato mentre chiude una porta per gridare subito allo spaventosissimo mystero!!
Ma niente paura! La specie umana sa bene come reagire al terrore!
(1) Prima il CSI si chiamava CSICOP, motivo per cui il loro sito si chiama così, ma poi evidentemente hanno capito che copiare il nome di una serie tv di successo avrebbe portato molti più likes.
(2) Da non confondere con la tavoletta N’duja che io apprezzo molto di più! Ahahahahahah! Come? Non fa ridere? Mamma mia, pubblico di intellettuali, questa sera! Ah, sì, è vero, siamo su un sito che si chiama Sfoggiare Inutile Erudizione, me lo sarei dovuto aspettare.
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Le stelle sono tante, milioni di milioni… https://www.inutile-erudizione.it/le-stelle-sono-tante-milioni-di-milioni/ https://www.inutile-erudizione.it/le-stelle-sono-tante-milioni-di-milioni/#respond Sat, 24 Mar 2018 23:00:00 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/le-stelle-sono-tante-milioni-di-milioni/  Di certo non stupirà nessuno se scrivo che l’universo è grande. Ma  avete davvero idea di quanto sia grande??
Tanto per capire di cosa stiamo parlando, diamo un’occhiata a casa nostra, ovvero il Sistema Solare, e partiamo dicendo che le rappresentazioni che trovate sui libri di scuola sono dichiaratamente artistiche e totalmente fuori scala.
Non si tratta di un complotto della lobby dei disegnatori di pianeti, ma è una scelta dovuta al fatto che è impossibile disegnare il Sistema Solare in scala su un libro. Se disegnassimo la Terra grande così→ O, per esempio, Giove dovrebbe essere a circa 300 metri e Nettuno a quasi due chilometri!
In questo bellissimo video potete vedere una dimostrazione pratica di ciò che sto dicendo (in questo caso usano una Terra più grande di quella da me ipotizzata, quindi le distanze sono ancora più grandi).
A ciò si aggiunga il fatto che, anche se Nettuno è il pianeta più esterno (almeno a quanto ne sappiamo finora), il Sistema Solare non finisce certo lì. Non solo perché, come tutti sapete, esiste anche Plutone (1), ma soprattutto perché, anche oltrepassandolo, non saremmo neanche a un duemillesimo del Sistema Solare: intorno al nostro astro ci sono ancora la Fascia di Kuiper, la Nube di Oort e un sacco di altre cose che in realtà conosciamo ancora molto poco perché sono lontanissime, visto che il campo di attrazione gravitazionale del Sole si estende indisturbato per circa 15 milioni di miliardi di chilometri, prima di soccombere a quelli di altri oggetti al di fuori del suo eponimo Sistema (fun fact: il rapporto fra le masse in questione è una cosa tipo: 99,85% Sole, 0,10 Giove, 0,05 tutti gli altri miliardi di oggetti messi insieme).
Si tratta di distanze davvero enormi, vero?
No.
Il Sistema Solare non è altro che una piccolissima porzione dell’universo. Basti pensare che, continuando a ragionare con la stessa scala, Proxima Centauri (la stella più vicina al sole) si troverebbe a 16000 chilometri. Cioè, per capirci, disegnando la Terra così → O, la stella più vicina si troverebbe a Sidney.
In realtà, visto che fortunatamente il nostro pianeta è parecchio più grande, Proxima Centauri è a 4,2 anni luce da noi. Confido che non serva a nessuno di voi, spiegare cosa sia un anno luce, ma vorrei che vi fermaste un attimo a riflettere su questo dato. Viaggiando alla velocità della luce (300.000 km al secondo), ci mettereste più di quattro anni per arrivare nei pressi della stella più vicina a noi. E una volta giunti lì, tralasciando il fatto che vi sareste persi altri quattro scudetti della Juve e una dozzina di rimpasti di governo, probabilmente non trovereste neanche nessuno a farvi  compagnia per passare la serata. Già, perché, proprio per la sua vicinanza, questa stella è stata molto studiata, anche alla ricerca di forme di vita e di tecnologia, per esempio tramite il programma SETI che sostanzialmente cerca segnali di natura artificiale in giro per il cosmo, ma senza risultati, quindi se voleste vivere mirabolanti avventure alla Star Trek dovreste proseguire il vostro viaggio. Il lato negativo è che, a oggi, nessuna ricerca di nessun tipo ha mai trovato il minimo indizio di vita extraterrestre neanche altrove. Il lato positivo è che i mondi abitabili, che per semplicità definirò “pianeti simili alla Terra, che si trovino in posizioni simili a quella in cui si trova Terra rispetto a stelle simili al Sole”, pare siano davvero tanti: al momento abbiamo trovato più di 3000 pianeti extrasolari, molti dei quali inadatti alla vita, ma il loro numero aumenta  letteralmente tutti i giorni e nella massa è ovvio che ci siano anche dei candidati adatti. tanto che si stima che siano più di otto miliardi solo nella nostra galassia. Il problema, però è che la Via Lattea ha un diametro di circa centomila anni luce, che espresso in chilometri fa un numero con talmente tanti zeri che neanche Paperon dé Paperoni riuscirebbe a comprenderlo in pieno. E soprattutto, cosa ben più importante, viaggiando alla velocità della luce ci vorrebbero appunto centomila anni per attraversarla (o anche solo per ricevere un segnale radio), ed è qui che sta il problema.
A quanto sappiamo, la velocità della luce non è superabile. Anzi, non è neppure raggiungibile da nulla che abbia massa, perché raggiungerla significherebbe avere massa infinita e superarla vorrebbe dire avere massa più che infinita, il che è chiaramente assurdo. È vero che a quel punto, potremmo viaggiare indietro nel tempo (forse per tornare ai giorni felici in cui eravamo più magri, perché la massa infinita, diciamolo, presuppone anche infinite smagliature), quindi i centomila anni non  sarebbero forse neanche così terribili, però… Beh, in realtà stiamo parlando di pure speculazioni teoriche, impossibili da realizzare in realtà. Certo, in questo particolare campo non c’è nulla di certo al 100%, però se davvero c’è un modo per superare la velocità della luce restando nel nostro universo quadridimensionale, beh… Non abbiamo davvero la più pallida idea di come  farlo.
Quindi, in conclusione cosa possiamo dire?
  • L’universo è immensamente grande, contiene una quantità enorme di pianeti abitabili, quindi è probabile al 99,99% che esistano tantissime forme di vita aliene, sparse qua e là.
  • L’universo è immensamente grande e tutto fa pensare  che la velocità della luce sia un limite irraggiungibile, quindi è probabile al 99,99% che non ci sono mai stati, né mai ci saranno, incontri con nessuna di queste forme di vita, per il semplice motivo che i viaggi interstellari sono concretamente irrealizzabili, a differenza di ciò che avviene in milioni di libri, fumetti e film. Tutt’al più ci potrebbero essere dei contatti radio, ma per il momento, letteralmente, tutto tace.
E allora, tutti gli avvistamenti e gli incontri ravvicinati riportati nella storia?

Beh, di alcuni abbiamo già dato una spiegazione plausibile, anzi due, ascrivendoli sostanzialmente a buffi scherzi che ci fa la nostra mente.  Ce ne sono poi altri più concreti, che hanno spiegazioni perfettamente plausibili e, se il ritmo di pubblicazione degli articoli resta questo, vedrete che in uno o due decenni ne parleremo!

(1) Piccola digressione su Plutone: è stato un abbaglio considerarlo un pianeta: è solo uno dei tanti oggetti, fra cui alcuni pianeti nani, che esistono dopo Nettuno, e non è neppure il più grande. È talmente piccolo che se lo appoggiassimo sugli Stati Uniti non li coprirebbe neppure tutti. E poi, se davvero avessero pensato che fosse un pianeta non gli avrebbero dato il nome del cane di Topolino, no?
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Eh sì, questa mi pare… idolia! https://www.inutile-erudizione.it/eh-si-questa-mi-pare-idolia/ https://www.inutile-erudizione.it/eh-si-questa-mi-pare-idolia/#respond Sun, 11 Mar 2018 09:20:00 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/eh-si-questa-mi-pare-idolia/
Avete riconosciuto il volto nella foto di presentazione del post? Pare proprio che appaia anche in questa foto, vero??
 

E invece no! In realtà si tratta semplicemente di un bambino in braccio a suo padre, con un cespuglio sullo sfondo. L’immagine colorata rende meglio l’idea.

Diamo un’occhiata a un’altra foto, che destò clamore e accese forti speranze che ci fosse (o ci fosse stata) vita aliena nel sistema solare.  È quella della faccia su Marte, scattata nel 1976 dalla sonda Viking 1. Sicuramente è molto affascinante, ma, come potete vedere osservando la ricostruzione di quella regione del pianeta (ripresa con telecamere ad alta definizione da diverse angolazioni dalla sonda Mars Reconaissance Orbiter nel 2005), si tratta solo di una formazione collinare. In particolare l’occhio visibile non è altro se non una zona in ombra e la narice, addirittura, uno dei tanti punti neri dovuti alla mancanza di dati nell’immagine originale.

 

Peraltro, il concetto stesso di “marziani” arrivava dalle osservazioni di Giovanni Schiapparelli, che vide al telescopio dei canali artificiali sulla superficie del pianeta rosso. E indovinate un po’? Nonostante non esistessero, li videro anche molti altri astronomi, dopo di lui. Il motivo c’è e capirete di cosa si tratta proseguendo nella lettura.

Proseguiamo con un’altra immagine celeberrima: il demone nel fumo delle Twin Towers. Qui non servono altri link, perché si vede già quello che è: fumo!
Ma perché ci ostiniamo a vedere tutte queste facce dove in realtà ci sono solo ammassi casuali di altre cose? Il fenomeno è ben noto: si chiama pareidolia e da millenni ci permette di scorgere forme e animali nelle nuvole, o anche un bizzarro volto nell’immagine qui sotto.

 
Lo vedete anche voi, vero?  Sicuramente sì. Non è possibile che non lo vediate. Non riuscireste a non vederlo neanche volendo. È il modo che ha il cervello per categorizzare quello che percepiamo o, se vogliamo, per mettere ordine in mezzo a  tutti gli stimoli che ci arrivano. Inoltre, è un meccanismo difensivo: in epoca più remota, il fatto di vedere con facilità i volti ci poteva mettere al riparo dai predatori (o, al giorno d’oggi, dagli scocciatori): meglio fuggire di fronte a un pericolo inesistente, che stare tranquillamente spulciarsi in presenza di uno reale, per poi finire sbranati (o peggio, ritrovarsi a comprare ombrelli, abbonamenti librari o test di Scientology).
Se volete un’infarinatura con qualche esempio, potete andare qui, mentre se siete interessati a un articolo più tecnico e riferito espressamente alla spiegazioni di fenomeni apparentemente paranormali, eccolo qui (in inglese). Diciamo che, rispetto a quelle di cui abbiamo parlato la volta scorsa, si tratta di “fantasmi” più concreti, perché gli oggetti e i riflessi che vediamo, stavolta esistono davvero. Insieme, comunque, forniscono la spiegazione a molti avvistamenti mysteriosi, come vedremo in una puntata successiva.
Un esempio che mi tocca molto da vicino per ragioni geografiche è quello di Padre Pio a Orta (NO), che è apparso miracolosamente, ma, come avverte il tizio che ti ferma per strada per parlartene, si vede bene solo in certi momenti del giorno e con la luce giusta. Da un miracolo, francamente mi aspetterei qualcosa di più, ma forse Padre Pio deve timbrare il cartellino e operare prodigi solo in orari ben stabiliti.
Similmente a questo, ci sono numerose altre apparizioni a tema religioso spiegabili con questo fenomeno e, purtroppo, molte di esse vengono biecamente sfruttate  per fini commerciali (a volte, sono addirittura dei veri e propri falsi).
Ma non è finita: oltre a quella visiva, esiste anche la pareidolia acustica (di cui parleremo più diffusamente in una puntata successiva), che consiste nel tentativo del cervello di dare significato a suoni disarticolati, oppure al silenzio, e che permette di spiegare altri generi di mysteri, come per esempio certe voci spiritiche registrate in luoghi infestati, messaggi alieni, o, banalmente, il fatto che ascoltando al contrario la produzione musicale di un qualsiasi artista, potete trovarci di tutto: dall’inno a Satana alla ricetta della carbonara (ovviamente, poi alcuni gruppi ci hanno marciato sopra e hanno inserito davvero i messaggi, ma questo è un altro discorso). Anche qui, nulla di davvero inquietante, ma solo la nostra umana esigenza di dare un senso a ciò che non ne ha, come per esempio i discorsi di certi politici.
PS: avete riconosciuto il volto nella tortilla, vero? Io sì!
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Sogno e son desto! https://www.inutile-erudizione.it/sogno-e-son-desto/ https://www.inutile-erudizione.it/sogno-e-son-desto/#respond Mon, 29 Jan 2018 13:44:00 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/sogno-e-son-desto/ Oggi parliamo di un argomento che mi affascina davvero parecchio. È uno dei temi che più mi incuriosiscono e sconcertano, facendomi amare sempre più la ricerca della conoscenza dietro a misteri apparentemente inspiegabili.
Fin da bambino, mia madre mi ha sempre detto che non c’era nessun mostro sotto al letto, né nessun uomo nero nell’armadio (anche perché non sarebbero sopravvissuti in mezzo a quel disordine). La cosa ovviamente non mi convinceva e me ne stavo rannicchiato sotto le coperte come penso capitasse anche a voi.
Chi non ha mai avuto queste paure? Quando la luce si spegneva, quando si restava soli nella stanza buia, quando gli scricchiolii del legno e i rumori delle tubazioni echeggiavano all’improvviso, non trasalivate, forse? Non eravate terrorizzati all’idea di veder apparire nella stanza un mostro, un demone, una strega o un fantasma? Sono convinto di sì, così come sono convinto che in realtà non vi sia mai apparso niente.
Ed è qui che viene il bello perché a volte invece, a certe persone, qualcuna di queste cose appare davvero!
Non vi sto prendendo in giro (se volessi farlo vi direi che guadagno fior di euro, scrivendo questi articoli), ma il fatto che appaiano non significa che queste creature siano reali. Semplicemente, si è scoperto che a ridosso del sonno, il cervello può avere delle visioni chiamate ipnagogiche (se prima di addormentarsi) o ipnopompiche (se al risveglio, e non fate battute scontate: se non le sto facendo io vuol dire che sono davvero troppo brutte e banali), che sono molto reali e coinvolgono tutti i sensi. Le più comuni sono:
  • avvertire la presenza di un intruso nella stanza;
  • la sensazione di una forte pressione sul petto
  • levitare al di fuori del proprio corpo.
Un’altra possibile illusione di questo genere è quella di sentir chiamare il proprio nome al risveglio (e questa l’ho sperimentata in prima persona più volte). Inoltre esiste il fenomeno della paralisi da sonno: si è osservato che, durante la fase REM, il corpo si immobilizza completamente (forse per evitare reazioni inconsulte agli incubi) e talvolta questa incapacità motoria può protrarsi anche per qualche decina di secondi al risveglio, accrescendo la sensazione di angoscia e impotenza.
Capite bene la portata di ciò che ho appena descritto: TUTTO quello che noi percepiamo è in realtà codificato dal nostro cervello. Se esso interpreta come reale una cosa che non esiste, per noi è reale. La vediamo, la sentiamo, possiamo anche toccarla, perché il cervello ha gli stessi stimoli di quando davvero vediamo, sentiamo o tocchiamo qualcosa. L’esperienza è del tutto VERA, anche quando ci rendiamo conto razionalmente che non è possibile che lo sia. Tanto più che di norma si tratta di visioni molto angoscianti, che si distinguono dagli incubi solo perché… sono molto peggio!
È vero che questo tipo di illusioni colpiscono principalmente persone che già hanno disturbi della personalità e che già normalmente faticano a distinguere fantasia e realtà, (spero che questo non sia il vostro caso, cari nerd che siete arrivati dalla nostra pagina Facebook, anche perché vorrei che sapeste sempre bene quando state guidando su una strada vera e quando su una di Los Santos), ma ciò non significa che gli altri ne siano immuni: a chiunque può capitare una volta nella vita, senza che ciò faccia di lui un pazzo. Studenti e altre persone che dormono poco o sono spesso sotto stress sono candidati ideali a vivere esperienze di questo tipo, quindi non stupitevi se affermo che dall’alba dell’umanità è capitato milioni di volte a milioni di persone.
Ciò apre un grande finestra che fa luce su tutte le testimonianze di coloro che hanno visto mostri o fantasmi, dando origine ai miti sui demoni in tempi antichi e sui rapimenti alieni in tempi recenti. Chi afferma di aver provato questo tipo di esperienze non è necessariamente un bugiardo: può averle genuinamente vissute.
Nella sua testa.
Per concludere lascio un paio di link: un articolo sull’argomento e un brano da uno dei libri più belli che abbia mai letto.
Con questo vi saluto, con l’augurio che l’unico incontro spaventoso che possiate avere al mattino sia quello con il suono della sveglia.
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