badass – Sfoggiare Inutile Erudizione https://www.inutile-erudizione.it Una valida alternativa a YouPorn Thu, 16 Dec 2021 18:12:31 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.2 Lèo Major https://www.inutile-erudizione.it/leo-major/ https://www.inutile-erudizione.it/leo-major/#respond Thu, 16 Dec 2021 18:12:31 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2977
“Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.”
 

Uomo del mio tempo.

Lo scriveva Salvatore Quasimodo nel 1946, resta comunque tutt’ora -e ritengo lo sarà fino all’estinzione della razza umana- parecchio attuale.

Perchè iniziare con una poesia?

Per evitare di scrivere in modo uguale l’ennesima premessa già fatta per altre Personalità Buffe (Churchill, Pegahmagabow, Baracca, Luckner) in cui descrivo quanto negli anni la guerra ci abbia sempre accompagnato mantenendo la sua doppia componente di atroci sofferenze/sommo eroismo che tanto ha fatto (e fa) presa su stuoli di persone in tutto il globo.

Dopotutto veniamo tirati su con l’illusione che i buoni sparano ai cattivi per risolvere i problemi.
E’ poi naturale che la figura di uno bravo ad uccidere diventi sotto tanti aspetti eroica e degna di essere raccontata.

Anche se poi sempre di un essere umano che uccide un altro essere umano stiamo parlando.

‘Eroe’, ‘buono’, ‘cattivo’ sono tutti concetti relativi. Ho sempre preferito la definizione ‘badass’ (=cazzuto).

La trovo più adeguata per queste storie.

Il Canada è uno di quei paesi che ti vengono in mente sempre dopo quando pensi alla seconda guerra mondiale, scioccamente si collega che siano entrati in guerra seguendo a ruota i vicini Stati Uniti, invece si mossero appena una settimana dopo la Gran Bretagna, il 10 settembre 1939, schierandosi insieme agli Alleati a difesa di Hong Kong a oriente e seguendo tutti i raid e le invasioni varie sul suolo europeo.

Su undici milioni e mezzo di abitanti ne venne mobilitato circa un milione durante tutto il conflitto: 55.000 tornarono feriti e 45.000 non tornarono affatto.
 

Il Régiment de la Chaudière fa parte della Primary Reserve della seconda divisione dell’esercito canadese (il grosso delle sue truppe di terra per capirci).

La Chaudière ha uno stemma stupendo DUE MITRAGLIATRICI VIKERS INCROCIATE CON SOPRA UN CAZZO DI CASTORO SORMONTATO DA UN FIORDALISO CON AL DI SOTTO UN FOGLIO DI PERGAMENA RICAMATO DA FOGLIE D’ACERO RECITANTE IL MOTTO “ÆRE PERENNIUS” (=più duraturo del bronzo).

Non chiedetemelo, non ho idea di quanto avesse bevuto chi l’ha disegnato e soprattutto chi l’ha approvato, ma il nostro eroe di oggi arriva proprio da qui. Si è arruolato, addestrato ed è poi partito per la guerra venendo riallocato più volte prima di essere gettato insieme a molti altri in una grossa operazione militare avuta luogo nel giugno del 1944 -forse ne avete sentito parlare- il D-Day.

Sword Beach non viene in mente quasi mai quando si pensa allo sbarco in Normandia.

Non è così famosa come Omaha o Utah Beach, eppure per numero di morti ha ben poco da invidiargli.

Sword non era la più difesa (il primato spetta ad Omaha) ma era decisamente insidiosa ed essendo pesantemente minata e piena di ostacoli ci si avanzava molto lentamente. Il che è un problema quando hai alle spalle una torma di uomini che spinge per sbarcare, poichè si finisce inevitabilmente per congestionare le poche zone sicure rendendo poi schifosamente facile il lavoro di chi deve solo sparare nel grumo di corpi per beccare qualcosa.

Prima che la spiaggia venisse messa in sicurezza la germanica ventunesima divisione Panzer calò con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno in un contrattacco teso a fare a pezzi chiunque non urlasse “Sieg Heil!”.

Coraggiosamente la terza divisione britannica resistette con le unghie e con i denti, fino a che gli estimatori del bratwürst non si ritrovarono costretti ad arretrare.

La testa di ponte era stata creata, ma ci si era lasciati alle spalle le vite di almeno 1000 uomini -sto considerando solo gli attaccanti e solo una spiaggia-.

Un problema grosso per i nazisti (fra gli altri) è che quel giorno Léo Major era sopravvissuto.

Se ne sarebbero presto pentiti.

Appena qualche ora dopo lo sbarco il nostro è in missione solitaria di ricognizione (come centinaia di altri scout in quel momento) per preparare il terreno all’avanzata terrestre.

Individua un blindato tedesco per il trasporto truppe (un Hanomag) su una delle strade secondarie che ha appena finito di radunare una squadra di soldati in ritirata.

Potrebbe lasciarlo sfilare via e tornare a comunicarne la posizione, ma è appena sopravvissuto ad una delle più grandi mattanze della storia ed ha una tonnellata di adrenalina ancora in circolo.

Quando il blindato gli passa a fianco lui è acquattato in un fosso.

i tedeschi non lo notano e sentono solo qualcosa che rimbalza sul pavimento di metallo, pochi secondi dopo c’è un esplosione e l’hanomag si va ad affossare in un campo.

Major gli è subito addosso, uccide uno dei sopravvissuti, cattura il caposquadra e dando uno sguardo all’interno esclama “Jackpot!” quando si accorge che il mezzo stava trasportando attrezzature radio e codici di comunicazione.

Giorni dopo è ancora di ricognizione nei pressi di un boschetto, quando nota una pattuglia nemica di quattro uomini avvicinarsi alla sua posizione.

Da buon cecchino si nasconde sotto un cespuglio e da qui attende che escano allo scoperto. Quando accade è ben pronto: stende i primi due prima che possano capire chi stia sparando a cosa, fa un profondo respiro e ripete meccanicamente.

Dopo qualche minuto si alza e decide si avvicina per perquisirli anche perchè non aveva ancora incontrato direttamente dei soldati con delle uniformi come quelle…non era da tutti uccidere quattro SS in una botta sola.

Arrivato vicino ai corpi ha però una sorpresaccia: uno di loro si riprende quel tanto che basta per sganciare la spoletta di una granata al fosforo.
Esplosione.
Buio.

Léo si risveglia in un ospedale militare dove è stato portato da una pattuglia inglese attirata dal fumo.

Ha perso un occhio, ma non la voglia di combattere.

Quando i suoi superiori provano a cambiargli mansioni per le ferite lui se ne esce con: “mi basta un occhio per trovare nazisti e sparare con il fucile…poi così somiglio ad un pirata!”, tutti concordano e lui può tornare in prima linea.

Olanda, siamo nel bel mezzo della ‘battaglia della Schelda’, una serie di operazioni militari condotte dall’esercito canadese per la riconquista di Belgio e Paesi Bassi.

Ormai dovreste averlo capito, a Major piace lavorare da solo quando è in ricognizione.

È ormai buio quando individua su un terrapieno due soldati tedeschi di picchetto, si ripete nella testa “ho il culo bagnato e gelato per colpa di voi crucchi, qualcuno dovrà pagare per questo!” per cui decide di avvicinarsi di soppiato e attendere.

Quando i due si separano Léo salta fuori dalle ombre e catturato il primo puntandogli il coltello alla gola e gli intima di chiamare l’altro. Ci devono essere stati incomprensioni nella traduzione canadese-tedesco, poichè il soldato arriva di rinforzo ad armi spianate.

Un attimo dopo è a terra con il coltello piantato in fronte.

Il nostro canadese guarda col suo unico occhio buono fisso il primo prigioniero e si limita ad aggiungere: “se lo fai di nuovo sei morto. Ora portami dal tuo capitano”.

Mettetevi nei panni di sto poveraccio.

Sì, lo ha portato dal suo capitano.

Ne scaturisce un conflitto a fuoco che lascia a terra tre tedeschi e vede l’intera guarnigione arrendersi quando il loro comandante arriva fra le calda braccia di Major.

In un villaggio vicino sono di stanza delle SS che vengono avvertite da uno dei soldati semplici mandati a chiamare rinforzi che: “l’intera guarnigione è stata catturata da un solo soldato spuntato dal nulla! Ha ucciso sette uomini e ne ha feriti almeno il doppio! Ora sta scortando tutti dietro le linee nemiche, dobbiamo aiutarli!”

Le SS sulle prime pensano sia una streich (=burla), ma l’altro è così pallido da fugare ogni dubbio.
Radunano baracca e burattini e partono all’inseguimento.

Il nostro orbo preferito intanto è stato raggiunto sulla strada da una squadra di carristi alleata, la fa posizionare lungo il terrapieno con visuale sul villaggio e quando arrivano le SS di rinforzo fa aprire il fuoco.

Qualche ora dopo sta marciando verso il campo con NOVANTATRE prigionieri.

Per questa azione viene scelto per ricevere la Distinguished Conduct Medal, ma quando scopre che ad appuntargliela sarebbe stato il generale Montgomery in persona rifiuta seccamente l’onorificienza commentando:

“È un cazzo di incompetente! Non sarebbe nella posizione di dare medaglie nemmeno al mio cane!”

Febbraio 1945: la guerra procede con tutto il carico di morte che un conflitto mondiale può portarsi dietro.

Léo questa volta non è solo, sta aiutando un cappellano a caricare su un trasporto Bren i corpi di una squadra che ha avuto la peggio scontrandosi con un Tiger.


Finito il lavoro risale sul mezzo per tornare alla base.
Il cappellano è davanti col pilota, Major siede nel cassone coi morti, tutto tranquillo.

Finchè non passano sopra ad una mina anticarro.
Esplosione.

Buio.

Lo avete capito ormai, il nostro è un soldato cazzuto. Si risveglia con intorno due ufficiali medici che cercano di stabilizzare le sue condizioni, lui chiede solo come stia il cappellano ma il loro silenzio è più eloquente delle fiamme che si alzano dall’ammasso di lamiere alle loro spalle, tocca pensare ai vivi.

Lo caricano su una jeep per portarlo all’ospedale da campo più vicino (distante 50 km) facendo una pausa ogni quarto d’ora per iniettargli litri di morfina.

Arrivati al sicuro il dottore da campo lo informa che per lui la guerra è finita: ha la schiena rotta in tre punti, quattro costole sbriciolate ed entrambe le caviglie più adatte a far polenta che a correre.

“Doc, l’ho già sentita una volta la frase ‘non puoi più combattere’, sarà finita solo quando lo deciderò io!

Dopo qualche settimana Léo si organizza con altri commilitoni per farsi dare un passaggio fino a Nijmegen, una cittadina olandese in cui aveva conosciuto precedentemente una famiglia. In accordo con loro passa un mese nascosto in casa a riprendersi dopodichè torna a rapporto dopo un periodo di tempo che ad una persona normale basterebbe a malapena per smettere di pisciare in una padella.

I suoi superiori hanno sulla scrivania un fascicolo a suo nome che lo accusa di AWOA (Absent WithOut Autority), la stracciano, felici del suo ritorno.

Agli inizi di aprile il reggimento de la Chaudiére si sta avvicinando alla città di Zwolle, pesantemente difesa.

Il comandante chiede due volontari per una ricognizione atta ad individuare bersagli sensibili prima di dare fuoco alle polveri dell’artiglieria. Si fanno avanti Major ed il suo migliore amico, il caporale Willie Arseneault.


Mentre si stanno avvicinando alle prime case i due discutono di quanto sarebbe un peccato raderla al suolo con tutti gli abitanti dentro: “dai, secondo me è fattibile catturarla da soli se entriamo in contatto con la resistenza”.

Intorno alla mezzanotte il piano subisce uno scossone quando Arseneault rimane ucciso in un imboscata.

 

Il nostro orbo va in berserk, uccide due nemici (di cui uno a pugni) mentre il resto della pattuglia tedesca si ritira velocemente.

“Tutti…vi ammazzo tutti…”

Non sarei voluto essere un tedesco a Zwolle quella notte.

Léo si sposta sulla strada che collega il suo obiettivo da Sassenport e attende che passi una delle tante macchine-staffetta. Trascina uno dei cadaveri dei soldati che si è portato dietro in mezzo alla strada e quando la macchina si ferma a controllare salta fuori dal terrapieno e mette le mani addosso al guidatore.

“Ascoltami bene perchè sono PARECCHIO nervoso: se fai qualcosa di strano sei morto, se provi a scappare sei morto, se anche solo mi guardi storto sei morto. Ora tu mi porti fino a dove vanno a bere gli ufficiali. Se non lo fai sei FOTTUTAMENTE morto.”

Le doti diplomatiche erano una sua grande virtù.

Ora lo so che vi state immaginando più o meno la scena del bar di ‘bastardi senza gloria’

… ma in realtà arrivato fino al tavolo degli ufficiali, si siede, ordina tranquillamente da bere e poi, semplicemente, bluffa: “Non so come sia la situazione qui in città, ma siete completamente circondati mon frère. Alle 06:00 l’artiglieria canadese aprirà il fuoco e farà piovere di tutto uccidendo gran parte di voi e, questo vorrei evitarlo, parecchi civili. Vi sto dando la possibilità di fare una cosa onorevole e scegliere tra il ritirarvi, arrendervi o il morire tutti.”

Major finisce il suo drink, RESTITUISCE LA PISTOLA al portaordini preso in ostaggio e si avvia semplicemente verso la porta, aspettandosi che qualcuno gli spari alle spalle.

Non succede.

Per il resto della notte corre da una parte all’altra della città sparando raffiche col suo mitra e lanciando granate per fare più casino possibile così che i crucchi credano di essere sotto un soverchiante attacco.

Ogni volta che viene attaccato da piccoli gruppi di soldati (dagli otto ai dieci), il numero dei prigionieri che cattura e scorta alle linee canadesi aumenta.

Quando comincia ad essere stanchino trova riparo in casa di alcuni civili.

Per dieci volte ripete la procedura.

Poi individua il quartier generale della Gestapo e gli sale il sangue al cervello.

Senza pensare più a niente irrompe, dentro ci sono otto ufficiali, in un attimo quattro giacciono a terra morti e gli altri sono scappati dal retro.

Léo da fuoco a tutto.

Alle 4:30 il nostro esausto soldato vede delle colonne di automezzi uscire dalla città, il suo piano ha inaspettatamente funzionato: HA LIBERATO UNA CITTÀ COMPLETAMENTE DA SOLO, stappa la fiaschetta di whiskey che si porta dietro e ne butta giù un sorso “per te Arseneault”.

Quando torna al campo base della Chaudiére, tutti (e intendo TUTTI) si mettono sull’attenti.

Il suo superiore lo informa che stavolta riceverà la Distingued Conduct Medal indipendentemente da cosa pensa di chi gliela appunterà al petto.

La seconda guerra mondiale vede la fine.


 Le guerre, come dicevo all’inizio, sono però ben lontane dal farlo e quando c’è un conflitto dei soldati come Major non vengono lasciati a casa.

Durante la Guerra di Corea -che è il motivo per cui oggi dobbiamo avere a che fare con quella faccia da raviolo di Kim Jong-Un- il nostro orbo preferito è insieme alla terza divisione di fanteria statunitense a cui è stato affidato il controllo di una collina importante, ma così importante da non avere un nome ma solo un numero, la collina 355.

Gli americani sono 10.000 e sono americani, quindi sicuri di essere invincibili.

Cosa da rivalutare quando dall’altra parte arriva la 64esima armata cinese che conta 40.000 uomini ed attacca tutta insieme.

In due giorni di battaglia le difese cedono e la collina viene abbandonata al nemico, esponendo il fianco di un altra collina fondamentale, la 227, persa la quale si metteva malissimo per gli yankee.

Dopo diversi tentativi falliti per riconquistare la 355, difesa ora dalla 190esima e 191esima divisione cinese, il comandante in capo al secondo reggimento inglese decide di inviare una piccola squadra di 18 uomini alle spalle dei cinesi per alleviare la pressione sulla forza principale.

Quando deve decidere chi metterci a capo non ha dubbi: Léo Major, il liberatore di Zwolle.


La squadra formata da scout e cecchini d’elite si arrampica su per la collina silenziosamente durante la notte e una volta posizionata IN MEZZO alle linee nemiche comincia a scompaginarne le fila sparando a tutto quello che ha gli occhi a mandorla. Quando il panico è ormai a livelli ragguardevoli e sono più i cinesi che si sparano da soli non capendo più chi spara a cosa, Major ed il suo team salgono sulla 355 e segnalano al resto degli americani di iniziare l’assalto.

La collina chiave è ripresa e anche se nell’arco di tre giorni all’incirca 14.000 nemici proveranno a recuperarla questa volta le difese tengono.

Per questa azione Léo verrà insignito per la seconda volta della Distinguished Conduct Medal e diventerà uno dei tre soldati in tutto il Commonwealth ad averne ricevute due in due guerre distinte.
 
Sopravvissuto a due conflitti ragguardevoli, orbo, con nel suo palmarès un esorbitante conteggio di uccisioni e catture confermate decise infine che è arrivato per lui il momento di ritirarsi.
Vive il resto della sua vita a Longueuil, in Québec, sposando una donna di una trentina d’anni più giovane e muore nel 2008, alla veneranda età di 87 anni.
 
Sono quasi certo che anche passati gli ottanta era meglio non farlo incazzare troppo.

Un pacatissimo Major durante le celebrazioni per la liberazione di Zwolle, nel 1995.
]]>
https://www.inutile-erudizione.it/leo-major/feed/ 0
John Malcolm Thorpe Fleming Churchill https://www.inutile-erudizione.it/john-malcolm-thorpe-fleming-churchill/ https://www.inutile-erudizione.it/john-malcolm-thorpe-fleming-churchill/#respond Sun, 03 Nov 2019 14:38:19 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2605 Per gli amici -e fortunatamente per me che devo scriverne- semplicemente ‘Jack’, ‘Mad Jack’ o ‘Fighting Jack Churchill’ è stato uno dei più badassici figli di puttana generato dalla seconda guerra mondiale che la storia ricordi. Una di quelle personalità che quando appaiono nei film fanno sospendere l’incredulità per qualche decina di minuti.

E’ con grande piacere che vi consiglio di mettervi comodi, fare un respirone e smettere di fare quello che state facendo perchè vado a incominciare a narrarvi la reale storia della sua vita.


Jack nasce a Ceylon, in Sri Lanka, nel 1906 da una famiglia che da due generazioni da parte di padre presta servizio nella Ceylon Civil Service -ricordo chi se lo fosse dimenticato che mezzo mondo in quegli anni era una grande colonia britannica-. Pensando al bene del neonato, la famiglia si trasferisce per un certo periodo nella piccola provincia inglese del Surrey fino a ripartire nel 1910 alla volta di Honk Kong.
Già molto più cosmopolita di quanto io non sarò mai, viene educato presso il King William’s College, sull’isola di Man (uno sputo sul mappamondo in grado di rivaleggiare per lo stato più piccolo del globo).

Che in molti credono essere nei caldi mari del sud.

Dato che proviene da una lunga stirpe di soldati, non appena possibile viene spedito alla prestigiosa accademia militare di Sandhurst dove si diploma nel 1926, prima di decidere di arruolarsi nel Manchester Regiment di stanza in Birmania. Qui trascorre parecchi anni in sella alla sua moto, su strade battute e su altre ancora sconosciute, con l’ordine dall’alto di mappare la rete stradale e i sentieri utilizzabili dall’esercito.
Sfruttando le sue già grandi conoscenze degli usi e costumi locali diventa parecchio conosciuto nella zona e, non ultimo, impara a suonare da buon scozzese una cornamusa che si porta sempre appresso -sì, ORA sembra una skill inutile, riprenderemo il discorso dopo-.

Dopo 10 anni di questa vita decide che gli manca ancora un pezzo di mondo da vedere.
Si ritira dall’esercito e diventa editore di un giornale in Kenya, lavorando nel tempo libero come modello e calcando i primi passi come attore con una piccola parte ne ‘Il ladro di Baghdad’ sostanzialmente Aladin della Disney, prima di Aladin della Disney.

Nel 1938 prende parte ad un torneo di tiro con l’arco delle forze armate britanniche e si piazza secondo, ottenendo così la partecipazione l’anno dopo ai campionati mondiali di tiro con l’arco ad Oslo.

Se già vi sembra che abbia fatto un sacco di cose fin qui, rendetevi conto che dobbiamo ancora iniziare!

Nel settembre del ’39 quel baffetto buffetto di Hitler invade la Polonia, schiantandogli l’esercito nello stesso tempo che voi avete complessivamente trascorso a vedere la prima stagione di Game Of Thrones e si gira con sguardo lascivo verso la Francia.

Jack corre a riarruolarsi nel suo vecchio reggimento che viene spedito nel ’40 a dare a manforte ai mangiarane, che ripongono un sacco -ma un SACCO!- di speranze nella linea Maginot.
Di fronte alla macchina bellica nazista, mossa perfettamente durante il blitzkrieg, le difese francesi durano più o meno come il diniego allo stupro in un porno giapponese e anche Churchill e i suoi devono ripiegare su una guerriglia su piccola scala per cercare di fare quanti più danni possibile.

Durante un’imboscata a una pattuglia tedesca vicino al piccolo villaggio di l’Èpinette, da ai suoi il segnale d’attacco uccidendo con una freccia nel collo il sergente (feldwebel) in capo e divenendo contemporaneamente il primo -e a quanto si sappia l’unico- soldato britannico ad aver ammazzato qualcuno con UN ARCO LUNGO durante la seconda guerra mondiale.

Headshot

Trascorre il resto della sua permanenza in Francia a coadiuvare la resistenza in sella alla sua moto, con in spalla il suo arco e in mano UNA FOTTUTISSIMA CLAYMORE. Quando un suo superiore gli chiese il perché si ostinasse ad andare in giro con una spada a due mani Jack lo guardò sornione e gli disse:

“In my opinion, sir, any officer who goes into action without his sword is improperly dressed”.


Durante la battaglia di Dunkirk viene ferito al collo da una mitragliatrice tedesca durante un’imboscata, Jack se ne batte allegramente la ciolla e in quelle condizioni salva un ufficiale inglese, rimasto anche lui ferito.
I piani alti gli conferiscono per questo la Military Cross e gli propongono un modo per sfruttare al meglio le sue capacità, credo con una conversazione del genere:

“Sai cosa sono i Commandos figliolo?”
“Ammazzano nazisti?”
“Bhe, sì, ma non vuoi sapere…”
“No, andata, dove firmo per arruolarmi?”

Tornato in patria, viene sottoposto insieme ad altri soldati scelti all’addestramento del British Special Force e risulta talmente figo da essere nominato leader del secondo squadrone. La prima missione dei nuovissimi Commandos consiste in un assalto anfibio in una base nazista a Vaasgo, in Norvegia.
Il gruppo comandato da Churchill ha l’ordine di prendere il controllo delle batterie di artiglieria situate nella vicina Maaloy Island, ma come capita spesso in questi casi vengono paracadutati un po’ a cazzo di cane di qualche decina di chilometri più lontani rispetto alla zona di atterraggio preventivata.

Non perdendosi d’animo, Churchill tira fuori la sua CORNAMUSA dalla sacca -sì, sì era paracadutato con una cornamusa- e comincia a suonare “The Marching of the Cameron Man” per tenere alto il morale dei suoi uomini.
Riesce così a recuperare lo svantaggio di tempo sull’assalto e va all’attacco dell’isola SEMPRE SUONANDO LA SUA CAZZO DI CORNAMUSA e tirando granate a destra e a manca.

 

Fermi.

Immaginatevelo con l’acqua gelida fino a metà coscia, con i proiettili che fischiano tutto intorno, i suoi uomini che sparano e muoiono a fianco a lui e la sua cornamusa che suona e si ferma solo per permettergli di urlare “COMMANDOOOOOOOOS!”

Ok, ripartiamo.

Qualche ora dopo l’alto comando britannico riceve il seguente telegramma:
“Maaloy battery and island captured. Casualties slight. Demolitions in progress. Churchill.”

La prova dei Commandos è andata talmente bene che iniziano ad essere schierati in varie operazioni chiave lungo tutti i vari fronti della guerra.
Durante l’assalto di Salerno, Jack e i suoi rimangono bloccati insieme ad un discreto numero di soldati inglesi da varie postazioni di artiglieria situate nel vicino paesino di Piegoletti, difese da una guarnigione numericamente soverchiante. Messo al corrente della situazione, Jack dichiara sornione: “Non me ne frega un cazzo di quanti sono!” e conduce un assalto notturno sulla città.
La sua tattica fu di nuovo solamente quella di urlare “COMMANDOS!” più forte che poteva.

I suoi 50 uomini tornarono al campo con 136 prigionieri e dopo aver fatto un non meglio precisato numero di morti.


L’impresa forse più caratteristica è però quella in cui una mattina torna al campo base accompagnato una decina dei suoi e da QUARANTADUE prigionieri, ARMATO SOLO DELLA SUA SPADA! Era semplicemente scivolato dietro le linee nemiche e aveva preso alle spalle poco per volta un’intera guarnigione di mortai.
I testimoni del suo arrivo parlarono di “un immagine da guerra napoleonica” e nel dubbio lo insignirono della Distinguished Service Order.

Spostato sul fronte Jugoslavo, le cose andarono un po’ meno bene e durante un azione sull’isola di Brac nel mar Adriatico finisce completamente circondato, senza munizioni e con tutti i suoi uomini morti e morenti attorno.
Impossibilitato a muoversi fa l’unica cosa che gli resta da fare, suona una canzone tristissima alla cornamusa e attende che gli scoppi di granata si avvicinino, poi il buio.
.
..

Naa! Mica era morto, tranquilli!


Avendo anche una discreta dose di culo le granate non lo feriscono praticamente che di striscio, viene catturato e spedito a Berlino per essere interrogato prima di essere rimbalzato verso il Sachsenhausen Concentration Camp.

Da dove (ovviamente) fugge nel settembre del ’44 dopo aver strisciato sotto metri di filo spinato e campi minati.
Viene ribeccato sulla costa del Baltico e spedito a calcioni in un altro campo di concentramento in Austria.
Anche qui il soggiorno dura poco, riesce a scappare nell’aprile del 1945 e a farsi 150 miglia a piedi sulle Alpi, prima di ricongiungersi con una colonna statunitense.

Rimpatriato, con la guerra che volge ormai al termine, ottiene di farsi mandare in Birmania dove aveva in programma di ripartire per andare a combattere i giapponesi, ma gli Stati Uniti decisero di essere più magnanimi e invece di spedirgli un Mad Jack optano per sganciare sull’impero del Sol Levante due bombe nucleari.
Appresa la notizia, Churchill si arrabbia non poco dicendo che “se non era per questi fottuti yankee la guerra poteva durare per un altro paio d’anni”.

La vita avventurosa di Jack non era finita proprio per un cazzo, all’età di 40 anni diventa istruttore di paracadutismo e decide di inseguire l’azione. Entra nel mondo dei mercenari a pagamento e assoldando qualche suo vecchio compagno si sposta in Palestina, dove organizza le scorte dei convogli Israeliani.
Finisce in mezzo alla merda un paio di volte, soprattutto quando un convoglio medico viene assaltato da soverchianti forze armate e quasi tutti gli occupanti finiscono letteralmente squartati vivi davanti ai suoi occhi, ma ancora una volta per miracolo riesce a salvarsi.
Nella sua ultima azione sul campo evacqua un ospedale pieno di malati sotto al fuoco dei razzi palestinesi e decide che, cazzo, ne ha abbastanza.

Si trasferisce in Australia, diventa istruttore in un’accademia militare e si appassiona al surf, divenendo a 59 anni il primo uomo a cavalcare le onde del Severn (il più lungo fiume del Regno Unito).

Anche da pensionato non rinuncia ad essere badass.

È famosa la storia secondo cui era solito prendere il treno che lo riportava a casa e spaventare passeggeri e controllori gettando le sue valigie dal finestrino prima di arrivare in stazione perché “tanto abito vicino alla ferrovia, praticamente così li tiro in giardino”.

Muore nel Surrey nel 1996 dopo una vita che ne vale almeno dieci normali.

]]>
https://www.inutile-erudizione.it/john-malcolm-thorpe-fleming-churchill/feed/ 0