Felix Graf von Luckner

Con la parola ‘pirata’ si possono definire un sacco di cose diverse:

Il deterrente principale al surriscaldamento globale -il post su Bobby Henderson insegna-.
Somali denutriti che assaltano navi container per risollevare le sorti del loro rachitico villaggio.
Johnny Depp che si muove scoordinato come il sottoscritto al quinto negroni tentando di nascondere il fatto di aver venduto l’anima alla Disney.
Un metodo di condivisione paritario di materiale audiovisivo il cui incanto è stato spezzato da piattaforme di streaming a prezzo contenuto.
Una categoria di persone che somiglia moltissimo a quella dei pescatori indiani, come testimonia la vicenda dei marò.

Ciò che viene però più comunemente indicato con questa parola sono gli uomini e le donne imbarcati sulle navi che solcarono il mare caraibico intorno al diciassettesimo secolo, gente del calibro di Edward ‘Barbanera’ Teach, Francis Drake, Henry Morgan o Charles Vane.
Sono gli unici pirati esistenti che la storia merita di ricordare? ASSOLUTAMENTE NO!
Ne esistono una caterva, sia prima che dopo.

 

“ARR!”


Oltre a questo per la storia di oggi è necessario ricordare che tra PIRATA (‘chi percorre il mare per assalire e depredare A PROPRIO ESCLUSIVO BENEFICIO navi di qualunque nazionalità, il loro carico, le persone imbarcate, o anche le popolazioni costiere, contro ogni norma di diritto nazionale e internazionale‘) e CORSARO (‘privato cittadino che, MUNITO DAL GOVERNO DI UNO STATO DI UN’APPOSITA AUTORIZZAZIONE FORMALE IN CAMBIO DELLA CESSIONE ALLO STESSO DI PARTE DEGLI UTILI, è autorizzato ad assalire e rapinare le navi mercantili delle nazioni nemiche) la differenza sta in un semplice foglio di carta, la cosiddetta LETTERA DI CORSA, e una firma.

Tenetelo bene a mente col proseguio di questa narrazione.


Dresda, 9 giugno 1881: la famiglia Luckner può annoverare Felix come novello erede maschio.
Ad abbassare un po’ il morale generale c’è il fatto che si tratta di una casata di nobili ormai decaduti (avendo perso gran parte dei loro beni dopo aver arruolato, talleri alla mano, una compagnia mercenaria dietro l’altra per partecipare a tutti i conflitti europei del periodo), che suo padre è amichevolmente soprannominato dal volgo ‘Luckner il Matto’ e che viene ospitato insieme a moglie e figli nei possedimenti di un suo cugino ricordato dalla storia perchè “è solito girare per la città a bordo di una carrozza trainata da cavalli bianchi spronati a salire sulle scalinate dei palazzi. Questo finchè un decreto reale non glielo proibisce esplicitamente e lui per aggirare la legge decide di continuare a farlo ma con una carrozza trainata da muli”.

 

“Non ci vedo nulla di sbagliato!”


Felix cresce circondato da persone che hanno negli occhi le braci ardenti di antichi fasti di un passato che non tornerà mai più e come tanti nella sua stessa situazione viene su un cicinino pieno di sè.

A quindici anni decide che la scuola e l’apprendimento teorico sono cose più adatte alla plebaglia che a un nobile fico come lui ma a differenza di quanti tra i miei coetanei hanno preso questa scelta sedotti dal fascino di una carrozzeria, dal magico mondo dello spaccio di droga o alle gioie derivanti dalla nobile arte muratoria -tre mestieri comunque importantissimi in una società civile che si rispetti- il nostro protagonista decide per la bigiata più lunga della storia e fugge di casa arrivando ad Amburgo per imbarcarsi come mozzo su una nave in partenza.

Nel 1910 lo ritroviamo di ritorno in Germania sul ponte di un veliero proveniente dall’Africa, in possesso del titolo di ‘marinaio scelto’ e con una varia esperienza da lavapiatti, lottatore, membro dell’Esercito della Salvezza e culturista -celebre il fatto che si vantasse di possedere ‘dei bicipiti grandi come la coscia di un uomo normale’-.

In pratica Felix torna a casa dopo quattro anni di Erasmus.

 

“Credo comunque di aver scopato di più!”


Una volta nelle terre del bratwürst il nostro eroe si rimangia parte del suo pensiero di quindicenne -cosa abbastanza comune, io ascoltavo i Gem Boy- e inizia a studiare di buona lena per arrivare al brevetto di capitano mercantile prima e ufficiale effettivo nella Kaiserliche Marine poi.

-Mi tocca fare una precisazione: come molte fonti riportano pare che questa carriera sfavillante non fosse SOLO merito delle capacità di Felix ma anche (se non soprattutto) grazie alle pressioni, ai favori richiesti e ai soldi spesi dalla famiglia Luckner.-

Poco tempo dopo aver ottenuto i gradi militari, il kaiser Guglielmo II destina il culo di Felix alla SMS Panther, una cannoniera che si era ritrovata -incredibilmente- al centro di un sacco di avvenimenti storici:
Dall’incidente della Markomannia (Haiti VS Germania), alla crisi venezuelana (un blocco navale corale di inglesi, tedeschi e italiani alla nazione sudamericana dopo che il suo presidente decise di rifiutarsi di pagare il debito estero nel 1902), fino alla crisi di Agadir, dove la Germania tenta di contrapporsi con scarso successo all’istituzione di un protettorato francese in Marocco.

 

SMS Panther.


Il periodo in cui il nostro protagonista serve sulla Panther però si rivela essere pieno solo di noia e pattugliamenti nel Baltico, quindi opta per farsi operare di appendicite (anche se non ne ha bisogno) per poter avere una buona scusa per farsi sbarcare e entrare a far parte dell’equipaggio della SMS Kronprinz, una nave da battaglia molto più briosa (e letale) che viene immediatamente inviata nella battaglia dello Jutland, IL PIÙ GRANDE SCONTRO NAVALE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE.

 

SMS Kronprinz.


30 maggio 1916: dopo mesi di tentativi di attirare il grosso di entrambe le flotte in trappole pressochè identiche in mare aperto, sia la Royal Navy britannica che la Kaiserliche Marine tedesca si ritrovano in un impasse ma con l’enorme vantaggio inglese DI AVER DECODIFICATO LE COMUNICAZIONI RADIO DEL NEMICO SIN DALL’AGOSTO 1914, dopo la cattura dell’incrociatore Magdeburg.

-Con mio sommo dispiacere qui di seguito devo riassumere un po’ o la nostra storia rischia di passare da lunga a lunghissima-

Nonostante le intercettazioni, quasi cinquanta navi e il doppio degli uomini presenti la Grand Fleet inglese tiene il campo a fatica durante questa grande battaglia navale perdendo alcune navi importantissime (la Indefatigable, l’Invincible e la Queen Mary) che a causa dell’inferior compartimentalizzazione degli scafi e una qualità più scarsa del munizionamento si ritrovano a inabissarsi in una manciata di minuti dopo pochi colpi di artiglieria a segno nelle santabarbare, portando in fondo al Mare del Nord quasi settemila marinai e centoquindicimila tonnellate di metallo britannico a fronte della metà delle perdite nemiche.


I rapporti di forza rimasero invariati nonostante il prezzo altissimo e lo smacco subito dagli inglesi ma fino alla fine della guerra non ci furono altre azioni tedesche con la Hochseeflotte al gran completo.

Al gran completo no. È questo il punto.

Torniamo dal nostro Felix.

Sopravvissuto alla battaglia di Jutland, con gli sbocchi al mare puntellati di navi cariche di amanti del tè delle cinque e con la voglia matta di comandare una nave tutta sua Luckner ha un’idea un po’ folle, straordinariamente azzardata ma inaspettatamente geniale e riesce a farsi affidare il comando di sessantaquattro uomini d’equipaggio e della SMS Seeadler (‘Aquila di Mare’), un VELIERO A TRE ALBERI VARATO NEL 1878 in Scozia e requisito dalla Kaiserliche Marine in una maniera alquanto buffa -come quasi tutto in questa storia-:


La nave Pass of Balmaha battente bandiera statunitense -paese neutrale in quel momento- si stava dirigendo tranquilla e paciarotta verso la Russia carica di balle di cotone.
Nei pressi di Kirkwall viene fermata per un controllo di routine da un incrociatore inglese che lascia a bordo della nave da carico un picchetto di uomini per esaminare la stiva riprendendo il largo per terminare il suo pattugliamento.
Qualche minuto dopo dalle fredde acque del Mare del Nord emerge un U-Boot che decide di scortare il veliero fino alla città tedesca di Cuxhaven, dove un cruccontrollo approfondito rinviene il gruppo di britannici nascosti dal capitano statunitense fra le balle di cotone.
La nave da carico viene sequestrata, dotata di un motore diesel da 900 cavalli prelevato di peso da un sottomarino, due cannoni SK/L da 105 millimetri (un armamento decisamente non irresistibile ma facilmente camuffabile), cariche da demolizione in quantità, 500 tonnellate di nafta, 350 di acqua, viveri per due anni e rinominata Seeadler, nome di cui il nostro Felix si innamora.

Nella nostra storia ora abbiamo il capitano, la ciurma e la nave, manca solo la missione.
Che diventa quasi subito USCITE DAL BLOCCO NAVALE INGLESE E FATE I MATTI!

Il primo problema è come ingannare le varie navi da battaglia schierate che avrebbero potuto mandare a picco in pochi secondi i sogni di Felix anche con un paio di colpi dei loro cannoni più piccoli. Si opta per far passare il veliero per una nave da carico norvegese (quindi neutrale) con delle caratteristiche molto simili, chiamata Maletta, che nel momento in cui fervono i preparativi per l’imbarco si sapeva essere ancorata a Copenaghen.

Da buon tedesco Luckner non lascia nulla al caso: venti dei suoi 64 uomini parlano il norvegese, tutta la chincaglieria per addobbare la nave (comprese varie foto dei reali) viene fatta arrivare direttamente da Oslo E UNO DEI MARINAI SI VESTE DA DONNA FINGENDOSI LA MOGLIE DI FELIX CON IL MAL DI DENTI, PER POTER NASCONDERE IL SUO VOCIONE DA UOMO DI MARE TEUTONICO.

 

“Raga fidatevi, è un buon piano!”


Quando è tutto pronto per salpare, con 43 uomini di equipaggio in divisa tedesca e armati alla meglio nascosti in alcuni vani speciali della stiva che si possono aprire solamente con l’utilizzo di alcuni magneti speciali, la vera Maletta salpa da Copenaghen scombinando tutti i piani certosini germanici.

La successiva nave norvegese da impersonare è la Carmoe ma nell’esatto momento in cui Felix molla gli ormeggi gli viene recapitato un messaggio che indica la vera nave nel porto di Kirkwall, attorniata dagli inglesi.
Rimane la terza scelta, la nave da carico Irma ma il nostro eroe ha ora lo stesso identico problema che avevo anche io sul libretto delle giustificazioni alle superiori: I REGISTRI SONO TALMENTE CANCELLATI E RISCRITTI DA ESSERE QUASI INUTILIZZABILI.

D’improvviso però, il genio: LA SEEADLER VIENE MESSA A SOQQUADRO COME SE CI FOSSE PASSATA DENTRO UNA TEMPESTA, CON IL SOLO SCOPO DI DARE UNA SCUSA AL DANNEGGIAMENTO DEI REGISTRI.

Lucker parte all’urlo di: “Mein Bedarf ist gedeckt! Wie gehet’s, gehet!” (“MI SONO STUFATO! VADA COME VADA!”).

E incredibilmente -considerando la storia fin qui- gli va bene.
Gli inglesi fanno più volte passare il veliero a tre alberi scambiandolo per la Irma e facendo qualche battutaccia sulla beltà della moglie del capitano, che sorride imbarazzata/o.

Nel natale del 1916 la Seeadler supera le Isole Orcadi e può dare inizio al suo vero lavoro da nave corsara.


Nei tre mesi successivi ben TREDICI navi mercantili Alleate vengono catturate con la stessa tecnica: avvicinamento camuffati, abbordaggio, conquista, trasbordo sulla Seeadler di viveri ED EQUIPAGGIO (non potendo rischiare che si spargesse la voce di un veliero corsaro tedesco MA NON VOLENDO NEMMENO UCCIDERE IGNOBILMENTE O LASCIARE NAUFRAGHI A MORIRE IN MEZZO AL MARE -Salvini prendi nota-) e successivo affondamento con le cariche da demolizione.

Nel periodo di attività nell’Atlantico il capitano Luckner riesce catturare DUECENTOSESSANTAQUATTRO prigionieri, tutti trattati benissimo a bordo della nave corsara già predisposta per questo. Le fonti riportano un sacco di aneddoti, di seguito ne riporto un paio:

– Felix cattura la Pinmore, la prima nave con cui era salpato ancora quindicenne da Amburgo servendo come mozzo. Fu l’ultimo a salirci a bordo prima di fare esplodere le cariche.

Nella città cilena di Valparaìso tre comandanti di alcune navi francesi si ritrovano a discutere delle migliori rotte per sfuggire ai corsari tedeschi che imperversano nei mari. Tutti e tre hanno la loro idea e nessuno riesce a convincere gli altri. Tutti e tre si ritroveranno prigionieri a bordo della Seeadler.

Avere tutte quelle persone a bordo inizia però a diventare comprensibilmente un problema, la soluzione più logica per non farsi scoprire sarebbe stata uccidere tutti, ma come già detto non fu mai un’opzione in considerazione, anche perchè questa è la storia di soldati onorevoli e marinai straordinari provvisti di un codice etico profondo, quello del mare.

Ce ne vorrebbero di più anche oggi -Salvini prendi nota x2-.

Felix a questo punto decide di far salire tutti i prigionieri a bordo di una delle ultime navi catturate, gli paga un compenso in marchi (come previsto dalle convenzioni internazionali) e li libera nelle vicinanze delle coste brasiliane, BEN CONSCIO del rischio che può diventare per la sua nave e il suo equipaggio perdere l’effetto sorpresa.

Prende la rotta verso il Pacifico, doppiando Capo Horn, contando sulla vastità del nuovo oceano per sfuggire agli Alleati.


Nei successivi tre mesi Luckner affonda altre tre navi e fa quaranta prigionieri nel tratto di oceano fra San Francisco e l’Australia, poi dopo otto mesi di navigazione consecutiva, quarantamila tonnellate affondate e TRENTACINQUEMILA MIGLIA PERCORSE PERLOPIÙ A VELA il fiero equipaggio teutonico inizia a far notare di essere un po’ stanchino, nonché affetto da scorbuto.

La Seeadler opta dunque per gettare l’ancora a Mopelia, un minuscolo atollo facente parte dei possedimenti francesi. Qui i tedeschi possono riprendersi in tranquillità cacciando, pescando e raccogliendo risorse in quello che pare essere un piccolo paradiso.


Almeno fino al 15 agosto.

In tale data un terremoto subacqueo provoca una serie di onde anomale che trascinano violentemente la Seeadler (con il motore diesel che si rifiuta di collaborare) contro la barriera corallina, danneggiandola gravemente.

I marinai tedeschi insieme ai prigionieri e ai pochi nativi di Mopelia si ritrovano così a fare squadra fondando Seeadlersdorf, UNA CITTÀ RICAVATA DAI ROTTAMI DEL VELIERO.
Il generatore elettrico recuperato aiutava i prodi tedeschi nella fondazione della città, mentre venivano scavate cisterne per l’acqua con l’esplosivo e venivano erette capanne, palafitte e torri di guardia.
In breve l’atollo viene ribattezzato Isola di Santa Cecilia, in onore della figlia del Kaiser.

 

Il relitto spogliato della Seeadler.


Il ruolo di Felix nella prima guerra mondiale sarebbe potuto terminare qui ma ormai dovreste aver capito di che razza di personaggio stiamo parlando.

Rifiutandosi categoricamente di attendere l’arrivo della nave che riforniva l’isola una volta ogni sei mesi costruisce insieme ai suoi uomini una zattera motorizzata a sei posti (circa sei metri e trenta centimetri di altezza dall’acqua) che battezza Kronprinzessin Cecilia con cui salpa alla ricerca di una nave da catturare per riprendere la sua guerra di corsa.

Venticinque giorni dopo (contando anche le varie pause per i rifornimenti) e avendo percorso QUATTROMILA CHILOMETRI su poco più che una canoa, i sei uomini a bordo della Cecilia sbarcano infine nel porto di Wakaya, nelle Grandi Figi, dove il corpo di guardia indiano viene allertato dagli indigeni e cattura il nostro eroe prima che riesca a rubare uno dei natanti in rada.

È la fine? Ma col cazzo impanato e fritto!

Trasbordato nel campo di prigionia di Mutuili, in Nuova Zelanda, riesce ad ottenere la fiducia del capo della struttura CHE LO METTE A CAPO DEL PEARLE, IL SUO MOTOSCAFO PERSONALE.

Una scelta quantomeno azzardata.

Dopo breve tempo Felix organizza un’evasione stupenda insieme ad altri sette che tra armi finte, pugnali veri e bombe a mano riescono a prendere il largo a bordo del motoscafo e grazie alle doti di navigazione del nostro protagonista sfuggire agli inseguitori e riprendere la guerra.

A BORDO DI UN MOTOSCAFO gli otto del Pearle riescono ad abbordare un paio di schooner (velieri a due alberi) tra cui la Moa, che diventa la nuova barca corsara del kaiser fino a che un battello militare neozelandese riesce a porre fine all’avventura di Luckner, affondandogli il veliero e riportandolo per le orecchie a Mutuili con l’ordine tassativo DI TENERLO LONTANO DA QUALSIASI COSA POTESSE GALLEGGIARE ANCHE SOLO PER SBAGLIO.

L’armistizio della Prima Guerra Mondiale viene firmato l’undici novembre 1918 e Felix viene rimpatriato il ventinove luglio dell’anno successivo, prendendo appena possibile servizio nella marina tedesca del dopoguerra.

Storia accessoria stupenda è anche quella del resto dell’equipaggio della Seeadler rimasto a Mopelia:

Dopo la partenza del loro capitano prendono possesso con le armi della nave di rifornimento semestrale francese, finendo però per arenarsi su uno scoglio nei pressi dell’Isola di Pasqua. Rimangono sull’isola dei moai per mesi, prima che una nave cilena (neutrale) li riporti sul continente, da cui ripartono per la Germania nel 1920.

Dei corsari tedeschi più cazzuti della Prima Guerra Mondiale ne muore uno solo, il dottor Pietsch, per via di un infarto che lo coglie mentre sta svolgendo eroicamente il suo dovere.

Per tutti comunque, la gloria.

Luca Porrello

Vivo in un bosco. Soffro di insonnia. La combatto scrivendo (e bevendo). E' partito tutto così. Se vi è piaciuto quello che avete letto cercate Personalità Buffe anche su Facebook.

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