Personalità Buffe – Sfoggiare Inutile Erudizione https://www.inutile-erudizione.it Una valida alternativa a YouPorn Thu, 16 Dec 2021 18:12:31 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.2 Lèo Major https://www.inutile-erudizione.it/leo-major/ https://www.inutile-erudizione.it/leo-major/#respond Thu, 16 Dec 2021 18:12:31 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2977
“Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.”
 

Uomo del mio tempo.

Lo scriveva Salvatore Quasimodo nel 1946, resta comunque tutt’ora -e ritengo lo sarà fino all’estinzione della razza umana- parecchio attuale.

Perchè iniziare con una poesia?

Per evitare di scrivere in modo uguale l’ennesima premessa già fatta per altre Personalità Buffe (Churchill, Pegahmagabow, Baracca, Luckner) in cui descrivo quanto negli anni la guerra ci abbia sempre accompagnato mantenendo la sua doppia componente di atroci sofferenze/sommo eroismo che tanto ha fatto (e fa) presa su stuoli di persone in tutto il globo.

Dopotutto veniamo tirati su con l’illusione che i buoni sparano ai cattivi per risolvere i problemi.
E’ poi naturale che la figura di uno bravo ad uccidere diventi sotto tanti aspetti eroica e degna di essere raccontata.

Anche se poi sempre di un essere umano che uccide un altro essere umano stiamo parlando.

‘Eroe’, ‘buono’, ‘cattivo’ sono tutti concetti relativi. Ho sempre preferito la definizione ‘badass’ (=cazzuto).

La trovo più adeguata per queste storie.

Il Canada è uno di quei paesi che ti vengono in mente sempre dopo quando pensi alla seconda guerra mondiale, scioccamente si collega che siano entrati in guerra seguendo a ruota i vicini Stati Uniti, invece si mossero appena una settimana dopo la Gran Bretagna, il 10 settembre 1939, schierandosi insieme agli Alleati a difesa di Hong Kong a oriente e seguendo tutti i raid e le invasioni varie sul suolo europeo.

Su undici milioni e mezzo di abitanti ne venne mobilitato circa un milione durante tutto il conflitto: 55.000 tornarono feriti e 45.000 non tornarono affatto.
 

Il Régiment de la Chaudière fa parte della Primary Reserve della seconda divisione dell’esercito canadese (il grosso delle sue truppe di terra per capirci).

La Chaudière ha uno stemma stupendo DUE MITRAGLIATRICI VIKERS INCROCIATE CON SOPRA UN CAZZO DI CASTORO SORMONTATO DA UN FIORDALISO CON AL DI SOTTO UN FOGLIO DI PERGAMENA RICAMATO DA FOGLIE D’ACERO RECITANTE IL MOTTO “ÆRE PERENNIUS” (=più duraturo del bronzo).

Non chiedetemelo, non ho idea di quanto avesse bevuto chi l’ha disegnato e soprattutto chi l’ha approvato, ma il nostro eroe di oggi arriva proprio da qui. Si è arruolato, addestrato ed è poi partito per la guerra venendo riallocato più volte prima di essere gettato insieme a molti altri in una grossa operazione militare avuta luogo nel giugno del 1944 -forse ne avete sentito parlare- il D-Day.

Sword Beach non viene in mente quasi mai quando si pensa allo sbarco in Normandia.

Non è così famosa come Omaha o Utah Beach, eppure per numero di morti ha ben poco da invidiargli.

Sword non era la più difesa (il primato spetta ad Omaha) ma era decisamente insidiosa ed essendo pesantemente minata e piena di ostacoli ci si avanzava molto lentamente. Il che è un problema quando hai alle spalle una torma di uomini che spinge per sbarcare, poichè si finisce inevitabilmente per congestionare le poche zone sicure rendendo poi schifosamente facile il lavoro di chi deve solo sparare nel grumo di corpi per beccare qualcosa.

Prima che la spiaggia venisse messa in sicurezza la germanica ventunesima divisione Panzer calò con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno in un contrattacco teso a fare a pezzi chiunque non urlasse “Sieg Heil!”.

Coraggiosamente la terza divisione britannica resistette con le unghie e con i denti, fino a che gli estimatori del bratwürst non si ritrovarono costretti ad arretrare.

La testa di ponte era stata creata, ma ci si era lasciati alle spalle le vite di almeno 1000 uomini -sto considerando solo gli attaccanti e solo una spiaggia-.

Un problema grosso per i nazisti (fra gli altri) è che quel giorno Léo Major era sopravvissuto.

Se ne sarebbero presto pentiti.

Appena qualche ora dopo lo sbarco il nostro è in missione solitaria di ricognizione (come centinaia di altri scout in quel momento) per preparare il terreno all’avanzata terrestre.

Individua un blindato tedesco per il trasporto truppe (un Hanomag) su una delle strade secondarie che ha appena finito di radunare una squadra di soldati in ritirata.

Potrebbe lasciarlo sfilare via e tornare a comunicarne la posizione, ma è appena sopravvissuto ad una delle più grandi mattanze della storia ed ha una tonnellata di adrenalina ancora in circolo.

Quando il blindato gli passa a fianco lui è acquattato in un fosso.

i tedeschi non lo notano e sentono solo qualcosa che rimbalza sul pavimento di metallo, pochi secondi dopo c’è un esplosione e l’hanomag si va ad affossare in un campo.

Major gli è subito addosso, uccide uno dei sopravvissuti, cattura il caposquadra e dando uno sguardo all’interno esclama “Jackpot!” quando si accorge che il mezzo stava trasportando attrezzature radio e codici di comunicazione.

Giorni dopo è ancora di ricognizione nei pressi di un boschetto, quando nota una pattuglia nemica di quattro uomini avvicinarsi alla sua posizione.

Da buon cecchino si nasconde sotto un cespuglio e da qui attende che escano allo scoperto. Quando accade è ben pronto: stende i primi due prima che possano capire chi stia sparando a cosa, fa un profondo respiro e ripete meccanicamente.

Dopo qualche minuto si alza e decide si avvicina per perquisirli anche perchè non aveva ancora incontrato direttamente dei soldati con delle uniformi come quelle…non era da tutti uccidere quattro SS in una botta sola.

Arrivato vicino ai corpi ha però una sorpresaccia: uno di loro si riprende quel tanto che basta per sganciare la spoletta di una granata al fosforo.
Esplosione.
Buio.

Léo si risveglia in un ospedale militare dove è stato portato da una pattuglia inglese attirata dal fumo.

Ha perso un occhio, ma non la voglia di combattere.

Quando i suoi superiori provano a cambiargli mansioni per le ferite lui se ne esce con: “mi basta un occhio per trovare nazisti e sparare con il fucile…poi così somiglio ad un pirata!”, tutti concordano e lui può tornare in prima linea.

Olanda, siamo nel bel mezzo della ‘battaglia della Schelda’, una serie di operazioni militari condotte dall’esercito canadese per la riconquista di Belgio e Paesi Bassi.

Ormai dovreste averlo capito, a Major piace lavorare da solo quando è in ricognizione.

È ormai buio quando individua su un terrapieno due soldati tedeschi di picchetto, si ripete nella testa “ho il culo bagnato e gelato per colpa di voi crucchi, qualcuno dovrà pagare per questo!” per cui decide di avvicinarsi di soppiato e attendere.

Quando i due si separano Léo salta fuori dalle ombre e catturato il primo puntandogli il coltello alla gola e gli intima di chiamare l’altro. Ci devono essere stati incomprensioni nella traduzione canadese-tedesco, poichè il soldato arriva di rinforzo ad armi spianate.

Un attimo dopo è a terra con il coltello piantato in fronte.

Il nostro canadese guarda col suo unico occhio buono fisso il primo prigioniero e si limita ad aggiungere: “se lo fai di nuovo sei morto. Ora portami dal tuo capitano”.

Mettetevi nei panni di sto poveraccio.

Sì, lo ha portato dal suo capitano.

Ne scaturisce un conflitto a fuoco che lascia a terra tre tedeschi e vede l’intera guarnigione arrendersi quando il loro comandante arriva fra le calda braccia di Major.

In un villaggio vicino sono di stanza delle SS che vengono avvertite da uno dei soldati semplici mandati a chiamare rinforzi che: “l’intera guarnigione è stata catturata da un solo soldato spuntato dal nulla! Ha ucciso sette uomini e ne ha feriti almeno il doppio! Ora sta scortando tutti dietro le linee nemiche, dobbiamo aiutarli!”

Le SS sulle prime pensano sia una streich (=burla), ma l’altro è così pallido da fugare ogni dubbio.
Radunano baracca e burattini e partono all’inseguimento.

Il nostro orbo preferito intanto è stato raggiunto sulla strada da una squadra di carristi alleata, la fa posizionare lungo il terrapieno con visuale sul villaggio e quando arrivano le SS di rinforzo fa aprire il fuoco.

Qualche ora dopo sta marciando verso il campo con NOVANTATRE prigionieri.

Per questa azione viene scelto per ricevere la Distinguished Conduct Medal, ma quando scopre che ad appuntargliela sarebbe stato il generale Montgomery in persona rifiuta seccamente l’onorificienza commentando:

“È un cazzo di incompetente! Non sarebbe nella posizione di dare medaglie nemmeno al mio cane!”

Febbraio 1945: la guerra procede con tutto il carico di morte che un conflitto mondiale può portarsi dietro.

Léo questa volta non è solo, sta aiutando un cappellano a caricare su un trasporto Bren i corpi di una squadra che ha avuto la peggio scontrandosi con un Tiger.


Finito il lavoro risale sul mezzo per tornare alla base.
Il cappellano è davanti col pilota, Major siede nel cassone coi morti, tutto tranquillo.

Finchè non passano sopra ad una mina anticarro.
Esplosione.

Buio.

Lo avete capito ormai, il nostro è un soldato cazzuto. Si risveglia con intorno due ufficiali medici che cercano di stabilizzare le sue condizioni, lui chiede solo come stia il cappellano ma il loro silenzio è più eloquente delle fiamme che si alzano dall’ammasso di lamiere alle loro spalle, tocca pensare ai vivi.

Lo caricano su una jeep per portarlo all’ospedale da campo più vicino (distante 50 km) facendo una pausa ogni quarto d’ora per iniettargli litri di morfina.

Arrivati al sicuro il dottore da campo lo informa che per lui la guerra è finita: ha la schiena rotta in tre punti, quattro costole sbriciolate ed entrambe le caviglie più adatte a far polenta che a correre.

“Doc, l’ho già sentita una volta la frase ‘non puoi più combattere’, sarà finita solo quando lo deciderò io!

Dopo qualche settimana Léo si organizza con altri commilitoni per farsi dare un passaggio fino a Nijmegen, una cittadina olandese in cui aveva conosciuto precedentemente una famiglia. In accordo con loro passa un mese nascosto in casa a riprendersi dopodichè torna a rapporto dopo un periodo di tempo che ad una persona normale basterebbe a malapena per smettere di pisciare in una padella.

I suoi superiori hanno sulla scrivania un fascicolo a suo nome che lo accusa di AWOA (Absent WithOut Autority), la stracciano, felici del suo ritorno.

Agli inizi di aprile il reggimento de la Chaudiére si sta avvicinando alla città di Zwolle, pesantemente difesa.

Il comandante chiede due volontari per una ricognizione atta ad individuare bersagli sensibili prima di dare fuoco alle polveri dell’artiglieria. Si fanno avanti Major ed il suo migliore amico, il caporale Willie Arseneault.


Mentre si stanno avvicinando alle prime case i due discutono di quanto sarebbe un peccato raderla al suolo con tutti gli abitanti dentro: “dai, secondo me è fattibile catturarla da soli se entriamo in contatto con la resistenza”.

Intorno alla mezzanotte il piano subisce uno scossone quando Arseneault rimane ucciso in un imboscata.

 

Il nostro orbo va in berserk, uccide due nemici (di cui uno a pugni) mentre il resto della pattuglia tedesca si ritira velocemente.

“Tutti…vi ammazzo tutti…”

Non sarei voluto essere un tedesco a Zwolle quella notte.

Léo si sposta sulla strada che collega il suo obiettivo da Sassenport e attende che passi una delle tante macchine-staffetta. Trascina uno dei cadaveri dei soldati che si è portato dietro in mezzo alla strada e quando la macchina si ferma a controllare salta fuori dal terrapieno e mette le mani addosso al guidatore.

“Ascoltami bene perchè sono PARECCHIO nervoso: se fai qualcosa di strano sei morto, se provi a scappare sei morto, se anche solo mi guardi storto sei morto. Ora tu mi porti fino a dove vanno a bere gli ufficiali. Se non lo fai sei FOTTUTAMENTE morto.”

Le doti diplomatiche erano una sua grande virtù.

Ora lo so che vi state immaginando più o meno la scena del bar di ‘bastardi senza gloria’

… ma in realtà arrivato fino al tavolo degli ufficiali, si siede, ordina tranquillamente da bere e poi, semplicemente, bluffa: “Non so come sia la situazione qui in città, ma siete completamente circondati mon frère. Alle 06:00 l’artiglieria canadese aprirà il fuoco e farà piovere di tutto uccidendo gran parte di voi e, questo vorrei evitarlo, parecchi civili. Vi sto dando la possibilità di fare una cosa onorevole e scegliere tra il ritirarvi, arrendervi o il morire tutti.”

Major finisce il suo drink, RESTITUISCE LA PISTOLA al portaordini preso in ostaggio e si avvia semplicemente verso la porta, aspettandosi che qualcuno gli spari alle spalle.

Non succede.

Per il resto della notte corre da una parte all’altra della città sparando raffiche col suo mitra e lanciando granate per fare più casino possibile così che i crucchi credano di essere sotto un soverchiante attacco.

Ogni volta che viene attaccato da piccoli gruppi di soldati (dagli otto ai dieci), il numero dei prigionieri che cattura e scorta alle linee canadesi aumenta.

Quando comincia ad essere stanchino trova riparo in casa di alcuni civili.

Per dieci volte ripete la procedura.

Poi individua il quartier generale della Gestapo e gli sale il sangue al cervello.

Senza pensare più a niente irrompe, dentro ci sono otto ufficiali, in un attimo quattro giacciono a terra morti e gli altri sono scappati dal retro.

Léo da fuoco a tutto.

Alle 4:30 il nostro esausto soldato vede delle colonne di automezzi uscire dalla città, il suo piano ha inaspettatamente funzionato: HA LIBERATO UNA CITTÀ COMPLETAMENTE DA SOLO, stappa la fiaschetta di whiskey che si porta dietro e ne butta giù un sorso “per te Arseneault”.

Quando torna al campo base della Chaudiére, tutti (e intendo TUTTI) si mettono sull’attenti.

Il suo superiore lo informa che stavolta riceverà la Distingued Conduct Medal indipendentemente da cosa pensa di chi gliela appunterà al petto.

La seconda guerra mondiale vede la fine.


 Le guerre, come dicevo all’inizio, sono però ben lontane dal farlo e quando c’è un conflitto dei soldati come Major non vengono lasciati a casa.

Durante la Guerra di Corea -che è il motivo per cui oggi dobbiamo avere a che fare con quella faccia da raviolo di Kim Jong-Un- il nostro orbo preferito è insieme alla terza divisione di fanteria statunitense a cui è stato affidato il controllo di una collina importante, ma così importante da non avere un nome ma solo un numero, la collina 355.

Gli americani sono 10.000 e sono americani, quindi sicuri di essere invincibili.

Cosa da rivalutare quando dall’altra parte arriva la 64esima armata cinese che conta 40.000 uomini ed attacca tutta insieme.

In due giorni di battaglia le difese cedono e la collina viene abbandonata al nemico, esponendo il fianco di un altra collina fondamentale, la 227, persa la quale si metteva malissimo per gli yankee.

Dopo diversi tentativi falliti per riconquistare la 355, difesa ora dalla 190esima e 191esima divisione cinese, il comandante in capo al secondo reggimento inglese decide di inviare una piccola squadra di 18 uomini alle spalle dei cinesi per alleviare la pressione sulla forza principale.

Quando deve decidere chi metterci a capo non ha dubbi: Léo Major, il liberatore di Zwolle.


La squadra formata da scout e cecchini d’elite si arrampica su per la collina silenziosamente durante la notte e una volta posizionata IN MEZZO alle linee nemiche comincia a scompaginarne le fila sparando a tutto quello che ha gli occhi a mandorla. Quando il panico è ormai a livelli ragguardevoli e sono più i cinesi che si sparano da soli non capendo più chi spara a cosa, Major ed il suo team salgono sulla 355 e segnalano al resto degli americani di iniziare l’assalto.

La collina chiave è ripresa e anche se nell’arco di tre giorni all’incirca 14.000 nemici proveranno a recuperarla questa volta le difese tengono.

Per questa azione Léo verrà insignito per la seconda volta della Distinguished Conduct Medal e diventerà uno dei tre soldati in tutto il Commonwealth ad averne ricevute due in due guerre distinte.
 
Sopravvissuto a due conflitti ragguardevoli, orbo, con nel suo palmarès un esorbitante conteggio di uccisioni e catture confermate decise infine che è arrivato per lui il momento di ritirarsi.
Vive il resto della sua vita a Longueuil, in Québec, sposando una donna di una trentina d’anni più giovane e muore nel 2008, alla veneranda età di 87 anni.
 
Sono quasi certo che anche passati gli ottanta era meglio non farlo incazzare troppo.

Un pacatissimo Major durante le celebrazioni per la liberazione di Zwolle, nel 1995.
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Lafayette Ronald Hubbard https://www.inutile-erudizione.it/lafayette-ronald-hubbard/ https://www.inutile-erudizione.it/lafayette-ronald-hubbard/#respond Tue, 10 Aug 2021 15:39:30 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2944 Lafayette Ronald Hubbard -che scopro ora che oltre ad essere un nome è anche un MARCHIO REGISTRATO- è stato tante cose nella vita: uno scrittore, un esoterista, un marinaio, un affarista, un truffatore, un ricercato…

Ma di sicuro non è una pornostar!

Ho idea che sarà una cosa lunga seguire il racconto della sua vita. Voi seguitemi mentre provo a sbrogliare sta matassa -sperando che gli avvocati di Scientology non leggano mai queste righe- andando per gradi.

Hubbard ha un infanzia ed un adolescenza relativamente normali, proprio come Gesù Cristo abbiamo questo salto nelle cronache da un Ron bambino portato in gita dai genitori nell’entroterra di Guam a un Ron appena ventenne che molla l’università e comincia a collaborare con diverse riviste di fantasy e fantascienza abbastanza famose negli anni ’30.

Sforna una quantità numericamente impressionante -benché mediocre e abbastanza tutta uguale- di racconti e inizia così a farsi un nome nel settore.

Da ricordare in particolare un suo romanzo, Ritorno al Domani, farcito di razzismo malcelato in ogni pagina.


Nel 1941 si arruola in marina e qui esistono essenzialmente due versioni degli avvenimenti, quella degli adepti di Scientology (1) e quella di tutti gli altri (2).

Lungi da me giudicare quale sia quella più realistica, lascio a voi la decisione:

(1) Entra in contatto con la dura realtà del conflitto, prende comando di una nave da guerra per la caccia ai sottomarini venendo ferito e accecato nell’adempimento del dovere.

(2) Non prenderà mai parte a nessuna operazione nel conflitto mondiale, viene assegnato nelle Filippine ma mentre è di stanza in Australia riesce nel non facile compito di farsi odiare talmente tanto dai superiori che viene deciso all’unanimità di rispedirlo con un calcio in culo verso casa. Qui gli viene affidato il comando di un motopeschereccio convertito e gli unici colpi che sparerà mai saranno quelli durante un esercitazione nelle acque di Boston.
Nel 1943 gli affidano il riarmo di un altra nave, ma viene sollevato dall’incarico quando si mette a CANNONEGGIARE UN ISOLA MESSICANA, provocando un incidente diplomatico.
Esce dal servizio attivo nel ’45 e si dimette ufficialmente nel 1950.


Dopo questa magnifica esperienza nella marina degli Stati Uniti, fa un incontro abbastanza importante con Jack Parsons, un ricercatore universitario con il pallino dei motori a reazione, che nel tempo libero è anche un mago nonché il maestro della loggia locale dell’Ordo Templis Orientis.

Come un novello Harry Potter Hubbard si trasferisce nel pensionato di Parsons rimanendo affascinato dall’occulto, ma soprattutto ai riti magico/sessuali volti ad evocare la dea Babalon per poter procreare il Moonchild…in altre parole rimane affascinato dalla figa -10 punti a Ingrifondoro!-.

Ron diventa molto amico di Parsons, così tanto amico che nel 1946 gli frega un sacco di soldi che si era fatto affidare per un investimento e già che c’è anche la donna, che diventerà la sua seconda moglie MENTRE è ancora sposato alla sua prima fiamma, quindi alle tante cose che Ron Hubbard è stato nella vita potete aggiungere la bigamia.

Ma comunque non è una pornostar!

Oh giusto, esiste anche la versione di Scientology di questa cosa:

Hubbard era un agente segreto della marina ed è stato mandato da Parsons per smantellare le sue attività magiche dall’interno.

Anche qui decidete da soli cosa ha più senso.

Nel 1950 torna a scrivere e dopo aver fatto una ottima campagna di lancio al suo Dianetics, facendolo passare come “…il risultato di una ricerca psicoterapica sul funzionamento della mente umana in grado di risolvere ogni problema del corpo e far sviluppare capacità latenti della mente”. Nel primo anno il libro vende tantissimo, trova sostenitori spontanei a questa disciplina, che Hubbard si affretta a riunire nei ‘centri di ricerca per la Dianetica’ bollando come invidiosi e incompetenti tutti i detrattori -tra i quali si ricordano Asimov e qualsiasi medico abbia mai sfogliato la sua opera maxima-.

Il mondo non lo sapeva ma era appena nato il primo embrione di Scientology.

Un embrione che oggi costa 19 euro.

Un anno dopo, la rete intessuta da Hubbard rischia quasi di autodistruggersi quando presenta a una platea in estasi il primo risultato dei suoi centri di ricerca, Sonya Bianca era la prima (e unica in 60 anni) ‘Clear’, ovverosia una persona che aveva portato a termine il percorso tracciato in Dianetics sviluppando capacità straordinarie, tra cui una memoria fotografica perfetta. Peccato che quando qualcuno dal pubblico chiede se ricorda il colore della cravatta indossata da Hubbard, la poverina -perché immagino sia stata menata fortissimo poco dopo- non sa cosa rispondere.


La sala misteriosamente si svuota, insieme alle casse di Ron, che vista la mala parata fugge tra le braccia coccolose di un adepto milionario.

Spaparanzato in una villa non sua raffina per tutto l’anno successivo l’idea alla base di Dianetics, ma dato che raccontare a COSA crede chi è iscritto a Scientology rischia sempre di far scattare una denuncia, qui vi dirò solo cosa ci racconta South Park sull’argomento -essenzialmente è la stessa cosa, ma almeno mi paro il culo. Preparatevi perché questa storia la potete usare al bar per scoccare da bere-.

Tenete solo a mente che per sapere queste cose bisognava essere livello Scientology OST3, che corrispondeva al versare centinaia di migliaia di dollari nelle casse della chiesa:

 

Vi sembra fuori di testa? Bhe tenete conto che il Cristianesimo predica di un Dio alieno onnipotente e padre di sé stesso che è sceso sulla terra per morire per i nostri peccati salvo poi risorgere come zombie e l’Islam racconta di come Maometto ascese al cielo in groppa ad un cavallo alato.

Il boom di Scientology è effettivamente straordinario. Hubbard questa volta mette insieme un sistema fatto di segretezza, livelli, piramidi e soprattutto Big Money fondendo tutto ciò imparato nel tempo trascorso nella loggia di Parsons e introducendo un guazzabuglio di magia, fantascienza e, non ho dubbi, sesso sesso e ancora sesso.

Per chiunque denigri o semplicemente racconti le cose oggettivamente, ci sono torme di avvocati pronti a far scattare denuncie, per chi prova a lasciare la congregazione invece ci sono altre denuncie e intimidazioni.

Ron è ricchissimo e lo diventa sempre di più, Ron è il profeta, Ron è Dio, Ron…Ron? Ron, dove sei?

Ron è scappato, si, perché dopo la fondazione della chiesa, dal 1965 in avanti tutti quegli spostamenti di denaro richiamano il fisco di diversi paesi e sono in molti a voler fare quattro chiacchere con Mr. Hubbard che però continua a spostarsi di paese in paese sulla sua miniflotta di yacht -ci sarebbe da dire che storie riportano ci fosse una nave caricata di bambini ad uso sessuale, ma lasciamo stare-.

Rimaniamo sul fatto che tutti i suoi ‘marinai’ venivano pagati a sputi e ceffoni. Quando andava bene…

Vengono emesse diverse condanne e mandati di comparizione, sia per reati fiscali sia perché dai controlli venne fuori che Scientology ha messo su una vera e propria rete di spionaggio che viene utilizzata per sapere tutto sulla vita degli adepti per poi poterli sfruttare al meglio.

Vi ricorda mica QUALCUNO?

Quando le condanne diventano definitive nel 1980 Ron, semplicemente, sparisce del tutto.

Per i successivi 6 anni rimane nascosto nel ranch di ALTRI suoi adepti ricchi, sfornando ancora un altro paio di libri prima che una pancreatite si decidesse a portarselo via.

Ma come? E la Dianetica che cura l’anima e il corpo? Come? Devo stare zitto e pagare?


Se la sua anima è riuscita ad arrivare da Xenu spero che l’imperatore non sia clemente, perché lui ormai è andato, ma qui rimangono frotte di adepti con cui fare i conti.

 

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Joshua Abraham Norton https://www.inutile-erudizione.it/joshua-abraham-norton/ https://www.inutile-erudizione.it/joshua-abraham-norton/#respond Sat, 10 Apr 2021 17:16:59 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2911 Prima o poi arriverò a parlarvi anche qui di Paddy Roy Bates, un uomo stufo delle regole della società e delle imposizioni sociali che ha trovato come soluzione quella di crearsi un suo stato personale su di un forte marino in disuso, Sealand, che sebbene sia riconosciuto tutt’oggi a livello internazionale come una mera barzelletta ha una storia molto più buffa e piena di avvenimenti divertenti di quella di parecchi stati sovrani. 

Oggi però siamo a un paio di livelli più in alto, il protagonista di questa storia si è autodichiarato capo di un impero che forse avrete già sentito nominare: gli Stati Uniti d’America…


Joshua nasce a Londra il 17 gennaio 1819, la famiglia Norton, benestante, si trasferisce poco dopo nel ridente Sudafrica dove il nostro eroe rimarrà coccolato nella bambagia parentale prima di venire colto intorno ai trent’anni da un irrefrenabile voglia di affermazione personale, cui fa seguito la sottrazione del corrispettivo odierno di 40.000 dollari dai risparmi del padre e la partenza verso la terra delle grandi opportunità.

Salpato in California si mette subito al lavoro e nei successivi quattro anni si dedica con tutto sè stesso a far fruttare, con discreti risultati, il suo denaro negli investimenti più disparati.

1853, dalla parte opposta del mondo la Cina sta attraversando una gravissima carestia che porta come reazione immediata il blocco totale dell’esportazione di uno dei suoi prodotti più caratteristici, il riso, che per una delle più basilari leggi del mercato vede decuplicare il suo prezzo in tutto il globo in poco tempo.

-Torniamo a San Francisco-

Abraham passeggia per la banchina del porto in cerca di una buona idea per aumentare il suo capitale, quando uno dei suoi informatori gli passa la dritta di un bastimento appena partito dal Perù stracolmo dei prodotti delle coltivazioni di Oryza Sativa -comunemente detto riso-.

Il nostro investitore preferito decide di prendere la palla al balzo, raduna tutti i suoi averi e si fa riservare l’intera stiva, certo di rivenderla a dieci volte tanto in poco tempo.

-se avete letto altre Personalità Buffe a questo punto avrete già intuito come va a finire-

Non appena Norton stacca la penna dal foglio giungono notizie che la nave di cui è testè divenuto esclusivo proprietario è solo una delle innumerevoli salpate con lo stesso identico carico, cosa che fa ritornare immediatamente il prezzo del riso sul mercato ad una valutazione anche più bassa di quella di partenza.

Le leggi del capitalismo sono ferree e spietate -come ben dovrebbero sapere tutti gli investitori che perdono i loro soldi rischiando tutto, invece di correre a piangere dalle autorità quando va male- e Joshua si ritrova sostanzialmente con molti meno denari nelle sue finanze. Rimane deciso a non darla vinta al sistema e si impegola in una causa di quattro anni per tentare di far dichiarare nullo l’infelice contratto adducendo ad una qualità scadente del carico.
La corte però gli dà torto e l’ultima botta al suo portafoglio viene dagli avvocati e dalle spese legali, che lo lasciano rovinato e praticamente senza un soldo.

Qui avviene una reazione abbastanza comune in casi come questi: Norton impazzisce e si allontana da San Francisco (auto)dichiarandosi in esilio.

Ritorna in città solamente due anni dopo, in evidente stato confusionale e facendo ormai strettamente parte della moltitudine di disadattati che affollano le strade della città in quegli anni -anche ora a dirla tutta, ma non divaghiamo- covando un enorme rancore verso il sistema statale e giudiziario del paese ritenendolo profondamente ingiusto e corrotto.

Non essendoci ancora internet dove poter sfogare le sue frustrazioni fondando magari un movimento pieno di stelle, decide di dotarsi di una più modesta carta e penna ed invia a destra e a manca una lettera, datata 17 settembre 1859 (che riporto fedelmente) in cui in poche parole SI DICHIARA IMPERATORE MAXIMO DEGLI STATI UNITI D’AMERICA:

«A perentoria richiesta e desiderio di una larga (?) maggioranza di questi Stati Uniti, io, Joshua Norton, un tempo cittadino di Algoa Bay, Capo di Buona Speranza, e oggi e per gli ultimi scorsi 9 anni e 10 mesi cittadino di San Francisco, California, dichiaro e proclamo me stesso Imperatore di questi Stati Uniti (??); e in virtù dell’autorità in tal modo acquisita (???), con la presente ordino ai rappresentati dei diversi Stati dell’unione di riunirsi in assemblea presso il Music Hall di questa città, in data primo Febbraio prossimo venturo, e lì procedere alla modifica delle leggi esistenti dell’Unione al fine di correggere i mali sotto i quali questa nazione si trova ad operare, e in tal modo ripristinare la fiducia, sia in patria che all’estero, nell’esistenza della nostra stabilità e integrità.
Norton I, imperatore degli Stati Uniti»

Il proclama viene preso in considerazione più o meno da tutti (in particolar modo dalle autorità) come la carta da culo già usata -com’è anche giusto che sia- ma il San Francisco Bullettin decide di pubblicarla per dare quella fine vena satirica che di solito fa aumentare la tiratura delle copie di un giornale.

Incredibilmente il giorno dopo la messa in stampa Norton viene ripetutamente fermato per tutta la città da gente che in un misto di goliardia, velata ironia o pura pazzia prende a chiamarlo davvero ‘imperatore’, gli chiede consiglio o gli dona il suo aiuto per costruire un grande stato.

Cosa succede solitamente quando si asseconda un pazzo? Che il livello di follia si innalza…

Tipo.

Abraham si libera degli stracci da barbone che ha addosso sostituendoli con un uniforme blu ed inizia a girare per la citta effettuando controlli sui cantieri in lavorazione -sostanzialmente come un pensionato di oggi- raccogliendo richieste dai suoi sudditi e spargendo proclami.

Il top viene raggiunto quando comincia a stampare note di credito (dai 50 centesimi ai 10 dollari) che iniziano a venire accettati dai negozianti.


Ad un certo punto si è talmente calato nella parte che si (auto)dichiara PROTETTORE DEL MESSICO tra gli scroscianti applausi dei suoi seguaci.

Follia o meno Joshua passerà il resto della sua vita (che terminerà nel 1880 in uno sfarzoso funerale -pagato dal comune della città- a cui presenziarono 30.000 persone su una popolazione totale di 230.000) senza mai più pagare nulla a San Francisco, dai mezzi pubblici, agli alberghi, ai ristoranti.

Tra i suoi più fidati amici si ricordano scrittori del calibro di Mark Twain -il personaggio del Re di Huckleberry Finn è costruito a sua immagine e somiglianza-, Robert Luis Stevenson ed Herbert Asbury.

Giusto per capire quanto fosse elevata la sua fama in quel periodo basti considerare che nel 1867 viene tratto in arresto da tale Armand Barbier, un poliziotto nuovo in città, che lo conduce al più vicino manicomio dove lo rinchiudono per il corrispettivo di un odierno TSO.

Nei giorni successivi il capo della polizia viene letteralmente sommerso da lettere e telegrammi di cittadini sdegnati ad un livello talmente elevato che non si trova altra soluzione se non quella di rilasciare l’imperatore con tanto di scuse ufficiali delle forze dell’ordine.

Dal canto suo Norton si dimostra un imperatore magnanimo concedendo la grazia alle azioni di Barbier poiché “non sapeva con chi aveva a che fare”.

Da quel giorno tutti i poliziotti che incrociano il nostro eroe lo salutano mettendosi sull’attenti.

Un altro aneddoto abbastanza famoso è quello in cui durante il 1870 ebbe luogo per le strade della città una manifestazione anti-cinese che rischiò quasi di sfociare in linciaggi per le strade. La polizia può fare poco e niente per arginare la situazione ed è solo con l’intermediazione dell’imperatore che si riesce a risolvere la questione, riportando la calma col solo ausilio del suo carisma.

Come dargli torto, del resto.

San Francisco a tutt’oggi lo ricorda come un personaggio importante della sua storia e insieme alla sua figura ricorda molto bene i suoi proclami più significativi:

1859: ordina di sciogliere il Congresso poiché:

“Ci è evidente che si abusa del suffragio universale; che la frode e la corruzione impediscono l’espressione giusta e corretta della pubblica opinione; che si verifica costantemente un’aperta violazione delle leggi a causa di folle, partiti, fazioni e dell’indebita influenza politica delle sette […]».

Non ricevendo alcuna risposta dalle camere (non poteva essere altrimenti) l’imperatore ordina all’esercito di intervenire.

L’esercito abbozza.

1860: dichiara sciolta definitivamente la Repubblica e istituisce permanentemente la sua monarchia.

1862: licenzia Abraham Lincoln e nel 1868 ordina l’arresto del suo successore, Andrew Johnson, condannandolo a pulirgli gli stivali.

“Vuoi anche una fetta di culo?”
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Joseph Smith https://www.inutile-erudizione.it/joseph-smith/ https://www.inutile-erudizione.it/joseph-smith/#comments Wed, 06 Jan 2021 15:46:09 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2888 Benvenuti a questa nuova puntata del filone: “prendiamo in giro l’accozzaglia delle inutili superstizioni comunemente definite ‘religioni’, i loro santoni truffaldini ed i loro tristi adepti mentecatti”.

La storia di oggi potete collocarla agilmente fra la papaya del principe Filippo, il pene cosmico di Chizuo Matsumoto ed i bicchierini al kool-aid avvelenato di James Warren Jones. Va da sé che se non avete idea dei riferimenti descritti il mio consiglio è di cliccare sui link sopracitati e farvi una cultura.

O farvi una cultura e basta, che va sempre bene.

Joseph Smith (Junior) nasce il 23 dicembre 1805 a Sharon, in Vermont, da una famiglia di coltivatori e piccoli commercianti di prodotti agricoli. Quintogenito di una prole affollata (in totale mamma Smith sforna undici figli per la regola: “sopra la decina sono il numero di figli che sopravvivono”), dopo aver contratto un’infezione ossea derivante da una febbre tifoidea (le condizioni igieniche del 1800 non sono famose per evitare il contatto bocca/feci) pare essere condannato sin dalla tenera età ad una vita intera in stampelle.

Sorprendentemente però si riprende alla grande e verrà in seguito descritto come: “alto, di bell’aspetto e dal fisico prestante”.

Nel 1816, dopo un’annata disastrosa per chi vive del lavoro dei campi, il padre deve trasferire tutto il nucleo familiare nel villaggio di Palmyra, nello stato di New York. Sono tempi particolari per le terre nordamericane, attraversate da una recrudescenza di misticismo religioso che smuove indistintamente metodisti, presbiteriani, battisti, luterani e cattolici.


Di fondo si venera tutti lo stesso Dio, ma di fronte alle grandi domande della fede si trovano risposte alla mano nell’intolleranza mista all’ignoranza, facendo scontrare gente che prega la sera anzichè al mattino o che mangia carne di venerdì invece che di sabato.

La situazione era molto simile a quella odierna insomma.

In questo periodo Joseph inizia ad interessarsi alla ‘religione’ nella sua accezione più ampia (non propenderà mai per nessuna in particolare, se non la sua) dividendo il suo tempo rimanente fra il lavoro nei campi della fattoria del padre e saltuariamente la scuola primaria.

Fino al 1820.

Un anno descritto da lui (in seguito) come “fondamentale per l’intera umanità”.

-Tenetevi forte perchè sto per raccontarvi in cosa credono i mormoni-.


Una sera di primavera, il nostro protagonista all’epoca quattordicenne ha appena finito di leggere un passo della Bibbia, Giacomo 1,5: “Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data”.

Colpito da queste parole decide di andare a rompere la balle direttamente a Nostro -loro- Signore (dimenticandosi evidentemente la parte della Bibbia in cui si dice che Dio è onnipresente) nel posto migliore che gli viene in mente per parlare con una magica entità aliena, che si rivela essere IL BOSCO DIETRO CASA!

Qui, un Joseph raccolto in preghiera, percepisce delle non meglio precisate FORZE DEMONIACHE che tentano di blandirlo, ma viene salvato da due misteriosi ESSERI DIVINI che gli appaiono davanti nella loro luce sfolgorante rivelandogli che tutte le chiese del mondo sono in torto poiché l’unico culto che Dio ha scelto per spargere la realtà del vero Vangelo sarà quello che un giorno lo vedrà a capo.


Già questo dovrebbe essere abbastanza per definire il personaggio, ma il meglio deve ancora arrivare.

Il 21 settembre 1823 gli appare per tre volte in una notte un angelo vestito di una tunica luminescente.
Questo portatore del messaggio di Dio gli si presenta come Moroni, uno dei profeti dimenticati dalla storia che ha calcato il suolo americano nel 400 d.C. e, guarda alle volte il caso, HA SEPPELLITO UN TESTO SACRO INCISO SU TAVOLETTE D’ORO IN UNA COLLINA POCO DISTANTE.

Junior è l’unico che può trovarlo.


A chi è che non è mai capitato di fare un sogno simile -magari dopo aver esagerato con la peperonata-?
Quello che accade di rado è prendere però pala e piccone, farsi guidare nel luogo indicato dalla voce di un fantasma di MILLEQUATTROCENTO anni prima, scavare come un matto nel mezzo della notte e trovare -a suo dire- un SARCOFAGO DI PIETRA SIGILLATO che gli viene affidato col divieto assoluto di aprirlo prima di qualche anno, ma al cui interno -sosterrá in seguito- riposa un’antica armatura ebraica in grado di far comprendere la parola di Dio all’uomo comune e due tavole d’oro su cui Mormon, primogenito di un generico profeta che nel 590 d.C. partì da Gerusalemme per poi arrivare -chissà come- in centroamerica stabilendo la nascita della cultura del -mai comprovato- popolo Nefita che ha trascritto l’intera Bibbia mormonica, altresì chiamata ‘Libro di Mormon’.

-sembra folle? Non molto di più di tre pastorelli portoghesi santificati per aver detto di aver visto la Madonna-

Questo ritrovamento il quattordicenne Smith lo tiene per sè, dato che dal 1825 non gioca ancora il ruolo del leader religioso ma quello del -sempre truffaldino- “cercatore di tesori”, venendo assunto da Josiah Stowell e William Hale (famoso inventore inglese che diverrà in seguito l’apripista per lo sviluppo futuro dei razzi) per dare la caccia ad una fantomatica miniera d’argento spagnola abbandonata.

Che poi sia stato proprio il nostro eroe a mettere in giro questa storia è un altro discorso.

Quando la ricerca dell’argento lo porta a Bainbridge, New York, viene arrestato e spedito a scoppoloni in tribunale con l’accusa di essere “un impostore sregolato che si finge un ‘glass looker’ (=veggente), ma si svicola dalla legge con poco più che un rimbrotto.

Quello da cui non riesce invece ad uscire è la relazione con la figlia di William, Emma Hale, che sposa pur senza l’approvazione della famiglia di lei, dopo la più classica delle ‘fuitine’.

Nel 1827 i due novelli sposi tornano alla collina delle visioni, dove il fantasma di Moroni autorizza l’apertura del sarcofago affidando a Smith la traduzione delle tavole d’oro proibendogli però di farle vedere a qualcun altro -molto, MOLTO, comodo-, ed in seguito traslocano ad Harmony, in Pennsylvania.

Qui mentre Emma ha il suo daffare per sfornare il primo figlio, Joseph UTILIZZA IL POTERE MAGICO DELL’ARMATURA EBRAICA PER DETTARE IN STATO DI TRANCE ALLA MOGLIE LA PAROLA DI DIO INCISA IN ‘EGIZIANO RIFORMATO’ -una lingua come un’altra per indicare: “non so neanche io cosa cazzo inventarmi ancora”-.

I due trascorrono il loro tempo così.

Capite bene anche voi perchè in breve si ritrovino a fare la fame.

In loro soccorso arriva però un vicino abbastanza gonzo da credere a questa sequela di minchiate, Martin Harris, che IPOTECA TUTTI I SUOI AVERI per finanziare la traduzione. Il tutto, ovviamente, SENZA VEDERE MAI NULLA di concreto poichè: “sono le regole imprescindibili del fantasma di un millennio e mezzo fa, non possiamo trasgredire o succede che come se fosse antani denaturato a destra”.

Ci può stare che ad una certa ad Harris saltarono i nervi e presentandosi dal nostro protagonista pretendendo di conoscere lo stato dei lavori. Junior deve aver detto qualcosa del tipo: “Trovo insopportabile la tua mancanza di fede!” perchè brucia L’UNICA COPIA DEL MANOSCRITTO REDATTO fin lì.

L’unica speranza per Harris di non perdere ulteriormente la faccia a questo punto era stare zitto e buono e far proseguire la traduzione per poi infine ricavarci -magari- qualcosa.

Emma nel frattempo ci ricava di dare alla luce un bambino morto (lo stress di vivere dentro questa storia può aver contribuito) e per il prescelto da Dio questo è un duro colpo, facendo arenare il progetto per qualche tempo.

Con gli anni si radunano intorno a questa strana combriccola altri personaggi che vengono abilmente manipolati per diventare soci/adepti/schiavi. Oliwer Cowdery fu il primo convertito al mormonismo ed impara in fretta dal suo maestro, tanto che nel 1929 dichiara di aver ricevuto la stessa visione di Joseph in cui GIOVANNI BATTISTA IN PERSONA GLI CONCEDE TRAMITE IL ‘SACERDOZIO DI ARONNE’ IL POTERE DEL BATTESIMO.

I due corrono a battezzarsi a vicenda nel primo rigagnolo disponibile.

“Volo, invisibilità e artigli dalle mani erano superpoteri già presi”

Nel 1829 Joseph ha un’idea per fugare ogni -legittimo- dubbio dei miscredenti che continuano a sostenere che tutta questa storia sia una truffa: FA FIRMARE UNA DICHIARAZIONE AD UNDICI TESTIMONI (che siano tutti suoi conoscenti evidentemente non conta) in cui si dichiara che le tavole d’oro esistono e sono misteriosamente avvolte da un’aura mistica.

Per quanto possa sembrare strano questa mossa basta a consentire l’anno successivo la pubblicazione del ‘Libro di Mormon’ la fondazione della ‘Chiesa di Gesù Cristo’, l’arrivo di notorietà, adepti e anche le attenzioni non proprio amichevoli delle autorità religiose locali.

“Non è che adesso il primo contadino/cercatore di tesori senza cultura che si sveglia col piede giusto al mattino può creare una religione!”

Smith timidamente prova a far notare che Gesù Cristo era figlio di un falegname e per tutta risposta è costretto a trasferirsi a Fayette, dove tiene la prima conferenza della Chiesa in cui in pensa: “non è che adesso il primo contadino/adepto senza cultura che si sveglia col piede giusto al mattino può creare una religione!” e stabilisce che SOLO A LUI DIO CONCEDE LE VISIONI.

Dopo poco anche Fayette diventa pericolosa per i Mormoni (come vengono chiamati in termine dispregiativo) e la comunità si deve spostare ancora più ad ovest a Kirtland, in Ohio. In questa terra di frontiera la comunità si stabilisce costruendo un tempio e fondando una banca (soldi e fede vanno sempre d’accordo), dove tutti i nuovi arrivati versano i loro risparmi per ricevere in cambio il titolo di Santo.


Le cose prendono una piega così buona che Smith acquista dei terreni ad Indipendence, nel Missouri, con l’intenzione di costruire Sion, la propria città santa, mentre chi capita a Kirtland si trova davanti una sorta di comune hippie/comunista del 1800, in cui i beni del singolo vengono gestiti da vescovi nominati dal nostro eroe che ha ricevuto indicazioni in merito direttamente dagli apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo.

Il 30 aprile 1831 Emma da alla luce altri due gemelli morti, per controbilanciare adotta due bambini rimasti orfani -sarebbe stato più complesso adottare i cadaveri dei genitori-.

Nel frattempo ai vicini non mormoni questo profeta improvvisato sta sempre più sulle scatole. La notte del 24 marzo una folla inferocita gli irrompe in casa, lo bastona fino a farlo svenire e poi lo abbandona per strada, cosparso di catrame e piume.


Un po’ per lo spavento e un po’ per il freddo cinque giorni dopo muore Joseph Murdock, uno dei figli adottivi della coppia. Non appena si riprende Smith abbandona Kirtland per andare in missione di evangelizzazione in Canada, che può anche essere letta come: “vado a cercare della gente grossa con cui tornare a farvi il culo”.

Le fila dei mormoni col tempo si ingrossano ed i nuovi ‘Santi’ sono invitati a trasferirsi nel Missouri per creare la terra promessa.

Il problema è che ai coloni già presenti questa terra promessa abitata da gente che sostiene con forza l’abolizione della schiavitù (circa trent’anni prima della guerra di secessione) nel nome di Dio non sta esattamente simpaticissima.

Se avete presente quel capolavoro del cinema che è ‘Lo chiamavano Trinità’ avete un’esatta idea di cosa avvenne di lì a poco, solo che qui non c’erano due leggendari fratelli mangiafagioli dalla parte dei mormoni e la congregazione (anche mettendo in mezzo la legge) deve sloggiare dalla contea di Jackson, dove si trovavano i terreni, a quella vicina di Clay.

 

Nel 1834 Smith si mise a capo di 200 adepti armati formando il ‘Campo di Sion’, che aveva come obiettivo quello di riprendere possesso del ‘sacro suolo donato da Dio’.

Il problema in questo caso fu la logistica, in quanto partirono dalla lontana Kirtland dando tutto il tempo ai coloni infervorati di equipaggiarsi bene e prepararsi meglio.

Quando il Campo di Sion arriva infine in Missouri si convince di non avere la minima speranza di vittoria, contando anche un’epidemia di colera che ne stava decimando le fila, e si risolse per il scioglimento del braccio armato.

1835, i mormoni si sono rintanati a Kirtland a pubblicare libri con cui diffondere la vera fede e raccogliere adepti (e denaro, non dimentichiamolo mai).

Michael Chandler sta girovagando per gli Stati Uniti mostrando come attrazioni mummie e papiri che arrivano direttamente dai lontani scavi egiziani di Antonio Lebolo -di cui prima o poi parleremo in quanto avventuriero ed archeologo italiano con una vita alquanto buffa-, quando sente la voce secondo cui una strana setta in Ohio sostiene di avere le chiavi per tradurre i testi dall’egiziano antico (la Stele di Rosetta verrà rinvenuta solo nel 1850) e decide che un viaggio a Kirtland vale la pena.

Joseph che si trova un po’ a corto di idee acquista in blocco (con i soldi dei fedeli) tutta la mercanzia di cui dispone Chandler e si mette a tradurre i testi per integrarli al suo culto.

Se vi state chiedendo davvero se i mormoni fossero in possesso di un’armatura ebraica che dava il potere di tradurre la parola di Dio dall’egiziano la risposta è…ovviamente no.

I resti dei papiri su cui lavorò Smith passarono di mano in mano e solo alcuni frammenti sopravvissero allo scorrere del tempo ed incendi vari, arrivando in tempi recenti fino al Metropolitan Museum di New York. Ecco, questi frammenti esaminati da egittologi professionisti, in accordo con quelli diffusi nei testi sacri delle diverse edizioni del libro di Mormon, indicano un lavoro di traduzione “fantasioso”, nel migliore dei casi.


Nel 1836 Kirtland intera festeggia la costruzione del nuovo Tempio sacro in cui i Santi, tramite una sequela di fuffa magica non meglio precisata, possono ottenere i poteri ultimi del mormonismo quali: visioni angeliche, esperienze spirituali, profezie e il dono di parlare in lingue sconosciute.

Più concretamente invece, i mormoni sono nella cacca poichè si è abbattuta su di loro una delle piaghe peggiori della società moderna: una grave crisi finanziara.

La banca di Kirtland fallisce l’anno successivo (pare anche per la diretta cattiva gestione di Junior) e centinaia di adepti si ritrovano col culo per terra nella dura realtà della vita. Molti abbandonano il culto, in parecchi passano dalla parte di chi i mormoni li odia e solo un pugno di fedeli fa quadrato intorno al ‘profeta’ trasferendo armi e bagagli nella piccola cittadina di Far West dove formano una vera e propria milizia indipendente (i ‘Daniti’) e danno inizio alla ‘guerra Mormone’: da un lato i non-mormoni saccheggiano qualunque fattoria si trovano davanti con la scusa di credere in Smith, dall’altro i Daniti si sforzano di difendere i confini della minuscola Far West per tentare di riorganizzarsi.

In tutto questo nel 1838 il governatore del Missouri, Lilburn W. Boggs, firma il Missouri Executive Order 44 che a differenza di quello che ben dovrebbero conoscere i fan duri e puri di Star Wars (“i leader degli Stormtrooper devono uccidere i loro comandanti diretti”) ha come scopo quello di allontanare definitivamente i mormoni dai confini del Missouri con l’impiego diretto dell’esercito.

Haun’s Mill, un piccolo avamposto di mormoni testardi, si rifiuta di abbandonare le proprie terre e in tutta risposta gli abitanti (compresi donne e bambini) vengono massacrati da una milizia irregolare.

Nel frattempo a Far West si svolge un vero e proprio assedio che ha termine solo quando Smith si consegna in catene per permettere ai suoi adepti di riparare relativamente al sicuro verso l’Illinois.


Carcere di Liberty, Missouri.

In una cella di cinque metri per quattro il ‘profeta di Dio’ e quattro fra i confratelli mormoni più alti in grado vengono rinchiusi per quattro mesi al limite del rispetto della dignità umana -anche se presumo che negli stessi anni ci siano schiavi che se la passano molto peggio e di cui non sapremo mai nulla- per ‘alto tradimento contro lo Stato del Missouri’.

La notizia della cacciata e del massacro di civili sostanzialmente inermi ha un grande eco in tutta la nazione e porta un generale moto di disapprovazione nei confronti di Boggs, fino a che durante un trasferimento (grazie anche alla complicità delle guardie di scorta) i cinque Santi fuggono riparando a Nauvoo, in Illinois, un terreno semipaludoso nei dintorni del villaggio di Commerce acquistato a peso d’oro dallo ‘stato amico’.

Nella nuova ‘città santa’ sono accampati MIGLIAIA di mormoni in condizioni precarie e pietose, dato che la cacciata come ogni buon pogrom ha lasciato ad intere famiglie di profughi poco più di quello che indossano.
L’estate del ’39 fa un’ecatombe fra stenti, malaria e dissenteria ma assurge Smith a capo assoluto dei rifugiati che mettono insieme un piano per inviare i discepoli più forti ad evangelizzare in Europa (da cui in poco tempo cominciano ad arrivare i primi convertiti) e tirano su dal nulla una città con tutti i crismi nel mezzo del nulla che nel 1844 ospita gli stessi abitanti di Chicago.

Diverse Personalità Buffe (TM) si ritrovarono a Nauvoo in quegli anni, fra questi John Cook Bennett, facoltoso membro ed altissimo dirigente della Massoneria che si ritrova contemporaneamente a ricoprire una pletora di incarichi importanti (assistente della Presidente della Chiesa, consigliere della Prima Presidenza, sindaco e rettore dell’università) fra cui spicca senza dubbio quello di capo della ‘Legione di Nauvoo’ organizzata come un vero e proprio esercito (Bennett ha il pallino di Napoleone Bonaparte e punta ad imitarlo meglio che può) e che conta CINQUEMILA effettivi, il che la rende la milizia più imponente di tutto l’Illinois.

Tutti questi incarichi non lo salvano comunque dalla scomunica e l’esilio una volta che viene a galla la sua condotta libertina condita da tracce di omosessualità in un’epoca ancora meno gay friendly di quella di oggi.

Gli anni trascorrono e Nauvoo è una città sempre più grande e importante, i suoi vertici entrano negli alti gradi della Massoneria (grazie ai contatti procurati da Bennett) e vengono sviluppati e affermati riti, credenze e progetti grandiosi.

Fino al 1842, anno che segna l’inizio dell’Illinosiano medio nei confronti dei mormoni, per due ragioni principali: le aspirazioni politiche e militari di quello che sembrava essere uno stato nello stato e le accuse di ‘poligamia mormonica’ che cominciano a circolare.

Il 6 maggio uno sconosciuto tenta di uccidere Lilburn Boggs che quattro anni prima ha firmato l’ordine di espulsione e sterminio, i sospetti ricadono tutti su Smith sospettato di essere il mandante e viene ordinata la sua estradizione.

Due ufficiali del Missouri riescono ad introdursi a Nauvoo e catturare Joseph, ma si rendono presto conto che è impossibile portarlo via contro la sua volontà e rinunciano all’incarico.

Nel dicembre dell’anno successivo il nostro eroe presenta al governo americano una petizione per richiedere ufficialmente l’indipendenza della sua personale terra santa, ma il congresso fa spallucce e fischiettando lo ignora.

Per tutta risposta Smith SI CANDIDA ALLA PRESIDENZA DEGLI STATI UNITI D’AMERICA presentando un programma che oggi a tutti gli effetti potrebbe essere definito populista -una roba del genere ha portato comunque Trump alla presidenza– ma ben prevede perfettamente l’arrivo di una guerra civile con la schiavitù come causa principale.

Nella primavera del 1844 le cose prendono una bruttissima piega per il nostro protagonista: alcuni dei suoi consiglieri più vicini mostrano apertamente il loro dissenso per la nuova spinta politica.

Per tutta risposta Smith li esilia scomunicandoli, ma ottiene solo l’inizio della pubblicazione di un giornale indipendente, il Nauvoo Expositor, che ha come obiettivi quello di porre l’attenzione sulla necessità di una riforma della deriva teocratica e denunciare apertamente la pratica della poligamia ben diffusa fra i piani alti dei mormoni.

Il profeta a questo punto fa un errore marchiano: ordina alla sua legione la messa al bando del giornale e la distruzione delle macchine da stampa.


E la gente, anche fra i Santi più convinti, si incazza parecchio.

I giornali dell’Illinois vanno a nozze con questa storia e chiedono al governo un intervento militare.

Smith dichiara la legge marziale e mobilita tutti i 5.000 effettivi della legione.

Thomas Ford, governatore dell’Illinois risponde mobilitando le milizie dello Stato e quelle federali dando un ultimatum per evitare di scadere nel conflitto armato.

Joseph a questo punto fa una mossa azzardata e…SCAPPA lasciandosi alle spalle mogli/e e una pletora di persone infuriate…per poi ritornare in città, convinto dalle lettere della moglie Emma (che neanche troppo velatamente si sentiva giustamente in pericolo), consegnandosi ai funzionari agli ordini di Ford ben conscio che questo avrebbe decretato la sua fine “vado come un agnello al macello, ma sono calmo come un mattino d’estate”.

Il 23 giugno viene arrestato e condotto alla prigione di Carthage insieme al fratello, con le accuse di aver distrutto l’Expositor e aver istigato una rivolta armata aggravata dall’alto tradimento nei confronti dello stato dell’Illinois.
Pur se imprigionato gode di diversi privilegi e libertà, alloggia al primo piano di un complesso senza sbarre e può ricevere liberamente delle visite.

Una visita di cui avrebbe fatto a meno è quella di una folla inferocita che prende d’assalto la ‘prigione’. Le guardie fanno proprio poco per garantire la sicurezza dei prigionieri e abbandonano con la coda fra le gambe le loro postazioni. I facinorosi si fanno strada fino alla cella di Smith che nel frattempo si è barricato all’interno con pochi fedelissimi e qui viene ucciso a pistolettate, cadendo in seguito dalla finestra -leggenda vuole- intonando il canto “O Lord my God is there any help for the widow’s son?” per poi venire quasi decapitato dai furenti colpi della folla che attende poco sotto.


Alcuni membri del gruppo di assalitori vengono arrestati in seguito ma subito rilasciati senza conseguenze, mentre il cadavere del profeta viene trafugato da alcuni fedeli che lo tengono nascosto per evitare mutilazioni post-mortem.

Solo nel 1870 le spoglie del ‘più Santo fra i Santi’ vengono seppellite finalmente accanto ai resti della moglie Emma.

Degno di nota è che secondo il libro di Mormon il giorno che moriremo saremo tutti giudicati dallo strano trittico Dio/Gesù Cristo (per i mormoni non sono la stessa entità)/Joseph Smith.

Sappiatelo ed indossate sempre biancheria di flanella perchè pare che sia l’unica cosa che evita al diavolo di penetrarvi nei lombi.

 

Il mormonismo signore e signori, QUINDICI MILIONI di fedeli.

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Josef Fritzl https://www.inutile-erudizione.it/josef-fritzl/ https://www.inutile-erudizione.it/josef-fritzl/#respond Tue, 01 Sep 2020 17:13:20 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2849 Non sono una donna, non sono un padre, non ho sorelle.

La mia conoscenza del rapporto genitori/figlie non è nè di prima nè di seconda mano.

Altresì sono ALQUANTO sicuro che i video nelle categorie ‘Not my real father’ e ‘Incesto’ che si possono trovare (in numero straordinariamente elevato) su uno qualsiasi dei siti porno che affollano il web -e sulle cui homepage mi ritrovo a navigare ciclicamente DEL TUTTO CASUALMENTE E PER VIA DI UNA RICERCA SOCIALE CHE STO TENENDO PER UN AMICO!- non siano il modo corretto di crescere nel migliore dei modi una futura donna.

Dovete avere pazienza se tenterò di mantenere la mia solita ironia anche parlando di un fatto orribile come quello descritto nella storia di oggi.
È una forma di autodifesa.
I pangolini si arrotolano su sè stessi.
Io scrivo stronzate.
Potendo mi appallottorerei anche io.

L’Austria.

Un paese che ha donato al mondo alcune cose belle (lo spritz, la bistecca viennese, lo strudel di mele e Niki Lauda) insieme a delle vaccate abominevoli (Hitler, Jack Unterweger, il commissario Rex).

Il protagonista di oggi appartiene senza dubbio a quest’ultima categoria.

Il nove aprile 1935 Josef nasce ad Amstetten, un comune della Bassa Austria di circa ventriquattromila abitanti ricordato dalla storia (e da Wikipedia) principalmente per due cose: le tracce di insediamenti umani che si possono far risalire fino all’età della pietra e la presenza di due subcampi di concentramento (fra le centinaia sparsi nel Reich) ricollegabili al complesso di Mauthausen-Gusen, un luogo che durante la Seconda Guerra Mondiale aveva delle valutazioni bassissime su TripAdvisor.

Trovo ironico il fatto che in NOVEMILANOVECENTOTRENTACINQUE anni il comportamento umano, a dispetto di tutte le teorie evolutive, sia rimasto sostanzialmente inalterato.

Il padre (Josef Senior, perchè ai tempi la fantasia nei nomi in famiglia era evidentemente ridotta) abbandona la famiglia nel ’39 per poi, come molti altri suoi coscritti, ritrovarsi arruolato nella Wehrmacht dove cinque anni dopo incorrerà in una non bellissima morte.

-Tendo a non fare generalizzazioni.

NON TUTTI i soldati della Germania erano dei pazzi assassini, di sicuro ce n’erano (e pure a frotte) ma alcuni prendevano le armi credendo di servire il loro paese (NON Hitler), altri lo facevano per fedeltà verso i compagni con cui erano sopravvissuti già a una guerra mondiale e altri ancora non avevano davvero una scelta, MA NON È QUESTO IL PUNTO DI OGGI!

È solo che non rinvenendo molte altre informazioni a riguardo vi invito a non immaginarvi Fritzl Senior come un gerarca nazista o un membro delle SS-.

Il nostro protagonista si ritrova a crescere da solo sotto lo sguardo vigile di una madre che evidentemente rivede in lui molto dell’uomo che l’ha sedotta e abbandonata, considerando che opta per educare il piccolo in un turbine di maltrattamenti e umiliazioni inframmezzati da un (non inconsueto in questi casi) fervore religioso.

Come si diventa adulti con dei prerequisiti del genere? Da quello che sto per raccontarvi evidentemente MALE. MOLTO MALE…


Completati i suoi studi in ingegneria elettrica -quindi concludendo scolasticamente molto di più di quel che sono arrivato a fare io- Fritzl ottiene quasi immediatamente un lavoro a Linz, dove incontra la diciassettenne Rosemarie che nel 1956 diventa sua moglie e che sfornerà negli anni una prole composta da due maschietti e cinque femminucce.

Ora: io non so che approccio voi possiate avere nei confronti delle relazioni interpersonali, ma per quel che mi riguarda se mai arriverò nella vita a volere SETTE figli -spero mai!- mi auguro di avere per loro e per la donna che ha deciso di scegliere il mio genoma come degno di essere tramandato (a dispetto di ogni valutazione oggettiva) un’opinione NETTAMENTE diversa da quella che Josef ha dei suoi cari.

Come testimonieranno in seguito conoscenti e amici della coppia: “I litigi fra i due coniugi erano frequentissimi. Fritzl considerava moglie e figli alla stregua di OGGETTI di sua proprietà e non esitava a aggredirli anche fisicamente, infischiandone di eventuali testimoni”.
Se vi state chiedendo: “Ma sti conoscenti e ‘amici’ non potevano far qualcosa?” e “Ma Rosemarie non poteva prendere i figli e scappare di casa?” la risposta che posso darvi è: “Sì, avrebbero potuto ma erano gli anni ’50 e se ancora oggi non è semplice denunciare delle violenze domestiche (i dati a riguardo ne sono una triste prova), immaginatevi a quei tempi, dove anche nei ‘civilissimi’ Stati Uniti prendere a schiaffi tua moglie perchè ti aveva fatto le patate al forno croccanti dentro e morbide fuori, era considerata una cosa quasi ok”.

Anni in cui i pubblicitari non avevano grossi limiti.

Menare sempre le stesse persone evidentemente dopo un po’ viene a noia e così nel 1967 Josef si ritrova a osservare per giorni la casa di una ventiquattrenne di Linz. Non appena suo marito si allontana per lavoro decide che FARE IRRUZIONE IN CASA E STUPRARLA PUNTANDOLE UN COLTELLO ALLA GOLA è un buon modo per fare conoscenza. Si becca diciotto mesi di carcere -una miseria se volete la mia opinione- e una volta fuori riprende a prendere a pugni la famiglia, che ringrazia sentitamente quando un impiego come venditore lo obbliga a stare lontano da casa per lunghi periodi.

Se meni i tuoi figli da tutta una vita cosa succede? Che loro non appena possibile se ne andranno di casa mandandoti affanculo.

Questo è ovviamente un bene per tutta la prole di Josef ma inizia a diventare un casino per la figlia più piccola, Elisabeth, che si ritrova a vivere da sola con una madre asservita e un padre con il pallino di infilarsi ciclicamente nel suo letto per stuprarla.
Nel 1982 una sedicenne Elisabeth decide che ne ha abbastanza di dover accogliere a forza tra le cosce quel porco di suo padre e opta per la fuga. Scappa a Vienna facendo perdere le sue tracce per un paio di settimane, prima di venire ritrovata da una pattuglia della polizia austriaca CHE NONOSTANTE LE SUPPLICHE LA RIPORTA A CASA SENZA NEMMENO FARSI VENIRE IL DUBBIO CHE LE STORIE DI ABUSI POSSANO ESSERE VERE, CONSIDERANDO ANCHE LA CONDANNA PER STUPRO DEL PADRE DEL ’67.

Grazie eh.

 

Nella mia scala di ‘pessime pattuglie di polizia’ la colloco appena sotto quella descritta nella storia del cannibale di Milwaukee.

Quando il 24 agosto del 1984 i coniugi Fritzl si recano alla centrale di polizia più vicina per denunciare la fuga della figlia, sventolando una lettera in cui l’ultimogenita scrive di essersi unita a una setta religiosa, i tutori della legge archiviano l’esposto nel faldone ‘allontanamento volontario’ e lì lo lasciano.

Solo che no.
Le cose non stanno così.
Le cose non stanno così PROPRIO PER UN CAZZO.

Qualche giorno prima della denuncia di scomparsa Elisabeth (legittimamente stufa di dover essere presa a forza dal padre) decide di mandare tutti affanculo e di denunciare alla polizia Josef (ex stupratore condannato, lo ricordo) per una seconda volta E PER UNA SECONDA VOLTA NON VIENE CREDUTA.

Bravi, complimenti, bis.

 

Sono mesi che Fritzl sta facendo dei lavori in cantina e quel giorno Elisabeth scopre il perchè. Quel malato mentale di suo padre ha creato UN CAZZO DI BUNKER SEGRETO con l’ingresso opportunamente celato dietro una serie di porte blindate e con una chiusura elettronica.

Stordisce la figlia con del cloroformio, la porta nel bunker, la ammanetta a una brandina e lì la lascia dopo averla costretta a scrivere la lettera da consegnare alla polizia.

I primi sei mesi sottoterra sono descritti da Elisabeth stessa con queste parole: “Luci spente, stupro, luci accese, muffa, umidità e lui che va via”.

Per i successivi VENTIQUATTRO ANNI Josef visita il bunker una volta ogni tre giorni per portare cibo, rifornimenti e naturalmente per perpetruare gli abusi.

Cosa avviene se stupri ciclicamente qualcuno e non hai nemmeno l’accortezza di usare delle protezioni? Quello che state immaginando.

Elisabeth rimane incinta SETTE volte e per SETTE volte darà alla luce I FIGLI DI SUO PADRE, senza alcuna assistenza medica.

Michael morirà nel 1996 appena dopo la nascita.
Lisa (1993), Monika (1994) e Alessandro (1997) vengono accolti dal padrenonno due piani più in alto che fingerà (grazie ad altre lettere farlocche) con autorità, amici, parenti e vicini che Elisabeth abbia lasciato i neonati in fasce sulla soglia di casa.

“Hai visto che madre degenere l’ultimogenita dei Fritzl? Mette al mondo dei figli e li abbandona ai suoi poveri vecchi genitori. Poveraccio quel Josef, come se non avesse abbastanza pensieri”.

Ecco, no.
DECISAMENTE no.

Kerstin, Stefan e Felix intanto vivono TUTTA LA LORO VITA SENZA MAI SAPERE COSA SIA LA LUCE DEL SOLE, insieme alla madre.

Il vecchio bastardo (che intanto è andato in pensione nel ’95) non ha minimamente timore di essere scoperto, anzi addirittura AFFITTA UNA CAMERA AL PIANO TERRA.
Per dodici anni l’inquilino lamenterà di sentire strani rumori dal piano interrato ma gli verrà sempre risposto che era colpa del vecchio impianto di riscaldamento.

Accade un’altra cosa quando condividi con il padre dei tuoi figli metà del tuo corredo genetico e li fai vivere tutta la vita in uno scantinato NON ISOLATO TERMICAMENTE, problemi di salute, a pacchi.

Accade così che il 19 aprile 2008 Kerstin, la primogenita ormai diciannovenne, si ammala gravemente e il padrenonno viene convinto dalle suppliche della sua ‘famiglia della cantina’ a trasportarla in ospedale.
I medici non sanno nulla della vita della ragazza (che intanto è andata in coma farmacologico) e non hanno idea dell’origine dei suoi disturbi, Josef dice molto di più di: “mia figlia è scappata nell’84 e mi ha fatto ritrovare sulla soglia di casa tre neonati e ora questa qui” così si decide per coinvolgere i media austriaci che optano per diramare un comunicato per cercare Elisabeth in pieno stile Chi l’ha Visto?.

Nel bunker è presente una tv, la madrefiglia capisce così che Kerstin è ancora in pericolo di vita e in qualche modo riesce a convincere Josef a farsi portare in ospedale insieme agli altri due figlifratellinipoti per poter aiutare la primogenita con un eventuale trapianto. Quando i medici si trovano davanti Elisabeth FINALMENTE qualcuno si accorge delle stranezze di tutta questa storia e si decide FINALMENTE -scusate ma mi tocca ripetermi- di allertare la polizia.

Elisabeth dopo ventiquattro anni può finalmente raccontare il suo incubo.

Le squadre speciali della polizia fanno irruzione nella cantina dei Fritzl e sono sconcertate nello scoprire che quanto raccontato fin qui è una storia vera e non una brutta creepypasta.


I media di tutto il mondo si buttano a pesce su questo fatto di cronaca e la faccia da cazzo di Josef diventa famosa in tutto il globo (anzi farà anche un tentativo per vendere una sua intervista a un noto tabloid inglese per la folle cifra di QUATTRO MILIONI DI EURO). Viene condannato il 19 marzo 2009 all’ergastolo per omicidio colposo, riduzione in schiavitù, sequestro di persona, stupro, coercizione e incesto. Questo nonostante la sua difesa si impronti sul fatto di ripetere “MA IO LA VEDO PIU’ COME UNA COMPAGNA CHE COME UNA FIGLIA! E POI VOGLIO BENE A TUTTI I MIEI FIGLINIPOTI!”

La perizia psichiatrica lo dichiara capace di intendere e di volere e da allora trascorre le sue giornate a Stift Garsten, un ex-monastero dell’Alta Austria trasformato in carcere.
Considerando che al momento della condanna aveva 74 anni e non ne vivrà 24 in un bunker venendo stuprato ogni settantadue ore, trovo la pena relativamente lieve.

In più ha un’ora d’aria al giorno, che è molto di più di ciò che ha concesso alle sue vittime.

Elisabeth insieme a tutti i suoi figlifratelli viene messa sotto protezione dalla polizia austriaca e da allora vivono in una località segreta dell’Alta Austria, lontani da fotografi e telecamere e molto vicini a stuoli di medici, psicologi e psicoterapeuti.

Il ruolo di Rosemarie non è mai stato chiarito del tutto, in molti hanno messo in dubbio che tutto questo delirio possa essere avvenuto sotto il suo stesso tetto senza che lei si fosse accorta di nulla. Tenendo conto però del fatto che è stata menata per più di cinquant’anni dall’uomo che è stato capace di tutto questo potrebbe anche essere.

Ora scusatemi, credo mi occorrano diversi bicchieri di qualcosa di forte.

Mi mancano un po’ le storie tenere e pucciose delle bombe guidate da piccioni.

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Benjamin Siegel https://www.inutile-erudizione.it/benjamin-siegel/ https://www.inutile-erudizione.it/benjamin-siegel/#respond Mon, 29 Jun 2020 17:22:56 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2795 Storia di incroci buffi quella di oggi, una di quelle in cui il ‘Grande Sogno Americano’ viene da destra a tutta velocità, si cappotta durante una manovra azzardata per evitare di investire la miseria nera che attraversa la strada e finisce con l’andare addosso a un pullman carico di mafiosi che stanno letteralmente andando a costruire dal nulla un pezzo degli Stati Uniti.

Ma procediamo con ordine…

Benjamin nasce il 28 febbraio 1906 a Williamsburg, un quartiere di New York di circa sei chilometri quadrati che oggi racchiude qualcosa come SETTANTOTTOMILA persone (per dare un’idea l’intera Varese ne fa circa 80.000 ma con un’area dieci volte più grande) e che ai tempi ha un incremento costante di abitanti per ogni nave che attracca al porto carica di immigrati con in testa il sogno di fare fortuna in America.

Sono abbastanza sicuro che lì in mezzo si possa trovare sangue di parecchie famiglie dell’Italia di oggi, magari proprio quelle famiglie così tanto prese a dire che l’immigrazione sia una brutta roba.

New York e Boston erano due dei punti di arrivo in assoluto prediletti per questi viaggi in cui (i più) stipavano in valigie di cartone quel poco che avevano e partivano, spesso senza avere un piano, agganci, risparmi o la minima conoscenza della lingua inglese.

Perché lo facevano? Per la stessa ragione per cui oggi barconi malconci carichi di gente tentano di attraversare il Mediterraneo, spesso dopo torture di ogni sorta e TROPPO spesso affogando nel tentativo.

Perché QUI (qualunque sia il QUI) si fa la fame, non c’è nessuna prospettiva e da DI LÀ (qualunque sia il DI LÀ) sembra che ci sia tutto un altro mondo, uno in cui i problemi principali non sono “Con che cosa sfamo i miei figli sta settimana e come faccio a non farmi sparare addosso nel mentre?” ma “Chi diamine sarà mai Frank Caltagirone e come potrà andare avanti la mia vita dopo l’ottava stagione di Game Of Thrones?”.

DI LA’
QUI

Gli stessi motivi che appena IERI hanno sradicato intere discendenze dai loro paesi nativi del sud Italia per farle approdare al nord in zone più ricche, dove APPARENTEMENTE nessuno sembrava essere felice di avere in mezzo alle balle i ‘terroni’, però poi tutti quelli che potevano sfruttarli per guadagnarci qualcosa sopra (affitandogli topaie o pagandoli una miseria per il loro lavoro) ne erano ben lieti.

IERI
OGGI.

Gli stessi motivi per cui questo paese perde ogni anno una quantità immensa della sua gente più valida e più giovane, che emigra all’estero (che sia per dare un senso ad anni di studi o semplicemente per fare il lavapiatti poco cambia).

Perché tutto questo? Per la SPERANZA di una vita migliore, se non per la generazione che parte, perlomeno per quella che verrà.

È con questa idea in testa che i coniugi Siegel sono arrivati a New York partendo dalla Galizia austro-ungarica (una regione divisa fra le odierne Polonia e Ucraina che prende il suo nome probabilmente dai galli che la abitavano millenni addietro, così come accade per la Galizia spagnola), ma quello che probabilmente non avevano considerato era che davanti a loro non si stava schiudendo il cancello dorato di una terra di latte e miele, quanto più una serranda rugginosa alimentata dalle paghe ridicole che spettavano alla schiuma della comunità ebraica di Williamsburg.


Benjamin, secondo di cinque fratelli, cresce in fretta fra le strade della metropoli americana e ha chiaro sin da subito che la scuola non è una struttura che può ospitarlo per molto. Ancora bambino entra a far parte della gang di Lafayette Street, nel Lower East Side di Manhattan e qui inizia la sua carriera partendo dalla qualifica di ladruncolo in coppia con Moe Sedway, un polacco di dodici anni più grande con qualche aggancio nella criminalità locale (che come capita sin dall’alba dei tempi prende a piene mani dal sottobosco di miseria che permea i quartieri poveri).


Il nostro protagonista capisce molto presto come funzionano le cose, inizia gradualmente a farsi un nome direttamente sul campo e in appena qualche anno -più o meno arrivando all’età in cui io rompevo il mio salvadanaio per un Tamagotchi- ha messo in piedi un vero e proprio racket di ‘protezione’ che coinvolge i venditori ambulanti che se si rifiutano di pagare vedono la loro merce e i carretti che la trasportano andare LETTERALMENTE in fumo.

A questo il nostro protagonista unisce presto accuse di furto, stupro e omicidio che iniziano a delineare i tratti di un quadretto preoccupante.

Più o meno in questo periodo a Benjamin rimane incollato addosso il soprannome che lo seguirà per tutta la vita, quel ‘Bugsy’ che deriva dal suo temperamento violento e irascibile che farà dire a chi se lo trova davanti: “Quello è matto come una cimice -‘bedbug’-, meglio lasciarlo in pace”.

 

Un soprannome che comunque lui odia e che poche persone (rimaste poi vive) possono permettersi di usare liberamente: “My friends call me Ben, strangers call me Mr. Siegel, and guys I don’t like call me Bugsy, but not to my face.

Frattanto il governo degli Stati Uniti ha avuto una delle sue idee più fallimentari della sua lunga storia di idee fallimentari, promulgando il diciottesimo emendamento che dal 1920 al 1933 sancirà il bando della fabbricazione, vendita, importazione e trasporto di alcool. Cosa succede dichiarando da un giorno con l’altro illegale un prodotto che accompagna il genere umano da circa il 3.000 a.C.? Succede che la domanda di tale bene non diminuisce di una virgola, ma sposta bensì IMMENSI guadagni nelle mani di criminali che (fra le altre cose) mettono parecchio a rischio sicurezza e qualità del prodotto.

 

Forze dell’ordine che indicano alla telecamera il luogo del misfatto.

-Se il discorso oltre che per gli alcolici vi pare valido anche per droghe e prostituzione non è affatto un caso. È proprio lo stesso discorso.-

COMUNQUE per quello che ci interessa oggi vi basti sapere che il proibizionismo è un ENORME regalo a qualsiasi criminale abbastanza ricco e organizzato per importare, produrre e distribuire quello che in fondo la quasi totalità degli americani chiede, vuole e pretende, magari mettendo in unico pacchetto anche altre cose parimenti illegali, come gioco d’azzardo, droghe e sesso a pagamento.

E chi meglio della criminalità organizzata è, perlappunto, organizzata?

Se nella New York di quegli anni sei abbastanza sveglio, violento o cattivo e riesci a durare quel tanto che basta per farti un nome è molto facile che altra gente cattiva, sveglia o violenta prima o poi ti contatti per fare squadra. Meyer Lansky (al secolo Meier Suchowlański) capisce presto di avere bisogno di organizzare le piccole e frammentate gang della criminalità ebraica in qualcosa di strutturato.

Meyer Lansky.

Prende vita la ‘Bugs and Meyer Mob’ che ha come obiettivi principali il controllo del gioco d’azzardo e il giro di macchine rubate. Presto la B&MM si espande in un settore particolare e in quel periodo molto in voga, quello degli omicidi su commissione.

C’è bisogno di qualcuno di esterno per risolvere uno sgarro? Qualcuno ha abbastanza soldi per creare un vuoto di potere ma non abbastanza fegato per farlo con le sue mani? Ci si vuole liberare di qualcuno senza incorrere in una spirale di vendette incrociate che si sa dove parte ma non si è sicuri dove può arrivare?

Si chiama la B&MM e per il giusto prezzo c’è spazio in agenda per tutti.

Joseph ‘Doc’ Stacher, uno dei componenti della banda (emigrato poi fra le grandi tette kosher dell’Israele post bellica) dichiarerà ai biografi: “Bugsy non esitava mai quando il pericolo era nell’aria. Quando gli altri erano incerti sul da farsi lui era già lì che sparava. Se avevi bisogno di un uomo d’azione non c’era nessuno meglio di lui, non ho mai conosciuto qualcuno con più fegato in tutta la mia vita.”

Stacher.

La mafia italiana adora Benjamin e la sua ‘professionalità’, in particolare i rapporti con Al Capone sono stretti a tal punto che quando il boss italiano verrà ricercato dalla polizia con un’accusa di omicidio sulla testa sifilitica, Bugsy lo nasconderà per qualche tempo a casa di una sua zia.

Nel 1927 il nostro protagonista è un affascinante e carismatico ventunenne, ha dalla sua una quantità stratosferica di soldi, conoscenze e agganci. Conduce una vita tutt’altro che morigerata, abita in pianta stabile in una lussuosissima suite del Waldorf Astoria Hotel in pieno centro, veste abiti costosissimi, e trascorre intere notti a far baldoria con donne bellissime nel glamour newyorchese (e qui sviluppa anche una dipendenza dall’oppio che lo accompagnerà a lungo e che successivamente lo instraderà al traffico di narcotici).

In un certo qual modo incarna perfettamente la realizzazione del Sogno Americano.

Entra ora in scena uno dei più importanti e famosi criminali di tutta la storia degli Stati Uniti, Charles ‘Lucky’ Luciano (al secolo Salvatore Lucania), un gangster di Cosa Nostra con la mentalità da imprenditore e un progetto per i tempi tutto matto: riunire le varie famiglie mafiose sotto l’egida di un potere superiore, quella ‘Commissione’ che riuscirà a fondare nel 1931 e la cui struttura si dice regga e controlli ancora oggi le attività della mafia italiana in America.

‘Lucky’, non ‘Beauty’.

Il potere per regolare i conflitti fra famiglie mafiose senza ricorrere alla violenza di strada nasce però dal sangue del boss mafioso Joe Masseria, che non era intenzionato a dividire il titolo di ‘capo dei capi’ (guadagnato a sua volta ammazzando il precedente boss Salvatore Maranzano) con nessun altro, almeno finché Albert Anastasia, Vito Genovese, Joe Adonis e Bugsy non fecero irruzione il 10 settembre del 1931 nel suo ufficio di Manhattan, ponendo un termine a colpi di pistola e coltello alla cosidetta ‘Guerra di Castellammare’ e donando così tutto il potere di Cosa Nostra in America a Luciano.

Chi la fa l’aspetti.

Una volta formata però la Commissione stessa ebbe sempre più bisogno di gente come Benjamin e così si decise di fondare la ‘Murder Incorporated’, una lista di ‘persone fidate’ da contattare quando i ‘consigli’ della Commissione non venivano ascoltati.

Una frase che in bocca a un mafioso hanno tutto un suo significato.

Durante il decennio successivo Siegel va all’arrembaggio della California. Viene inviato per conto di Luciano stesso a prendere contatti con il boss di Los Angeles Jack Dragna, fargli capire chi comanda davvero, estendere il giro dei vari racket e già che c’è mettere in piedi una rotta per l’importazione di narcotici dal Messico.

Benjamin, partito come un figlio di immigrati che faticavano ad arrivare alla fine del mese, arriva in questo periodo a gestire guadagni che sfiorano il corrispettivo odierno di 500.000$ AL GIORNO, è una delle persone con più potere dell’intero stato e ha nella sua agenda i numeri personali di star del calibro di Cary Grant, Frank Sinatra, Jean Harlow oltre che ovviamente quelli di politici, industriali, avvocati e lobbysti.

È in questo periodo che avviene l’avvenimento che più di tutti mi ha convinto a inserirlo fra le Personalità Buffe: nel 1939 mette in piedi insieme alla contessa Dorothy di Frasso una truffa.

UNA TRUFFA CHE HA COME OBIETTIVO BENITO MUSSOLINI!

Dagli studi dello storico Larry Gragg pare infatti che la coppia, dopo aver preso contatti con il governo fascista abbia iniziato a imbastire la vendita di un esplosivo straordinario chiamato ‘Atomite’ (che non era altro se non la pirotecnica invenzione di due chimici, su cui Bugsy aveva investito qualche migliaio di dollari) che si sarebbe dovuto dimostrare “Dieci volte più potente della dinamite”.

Sempre dagli studi dello storico pare che la di Frasso e Siegel andarono addirittura a Roma per una dimostrazione diretta sotto il mentone autoritario del Duce, ma che questi restò ben poco impressionato da quello che vide.

“Me pare na mezza cagata, mr. Siegel.”

Prima di lasciare la capitale italiana il nostro protagonista incontra anche alcuni degli uomini più importanti del terzo reich, Göring e Goebbels, e come dichiarano le sue memorie si rammaricó a lungo che la sua offerta ai servizi segreti americani di organizzare un duplice omicidio -dietro lauto compenso, ovviamente- cadde inascoltata, perché sarebbe potuto essere l’unico utilizzo dei suoi talenti che avrebbe potuto fare davvero la differenza.

Il 22 novembre 1939 il nostro protagonista insieme a Whitey Krakower, Frankie Carbo e Albert Tennenbaum vanno a svolgere un ‘lavoro’ per conto della Murder Inc., occupandosi di un informatore, tale Harry Greenberg, prima che apra troppo la bocca.

Qualche tempo dopo Tennenbaum si ritrova in manette e crolla, tirando in mezzo gli altri componenti della squadra della morte.

Stranp, perchè dalla faccia pareva proprio uno a cui dar fiducia.

Krakower verrà ritrovato morto di lì a poco mentre Carbo e Benjamin trascorrono un periodo di vacanza di lusso all’interno del carcere che li ospita in attesa di giudizio (possono fare entrare donne e cibo e uscire tranquillamente per le visite dal dentista) che, grazie all’abilità del loro avvocato, si risolverà in un ‘liberi tutti’.

Il processo Greenberg lascerà però nella vita di Benjamin uno strascico profondo, in quanto la sua reputazione (sia nel mondo legale in quanto ormai visibilmente un gangster, sia nel sottobosco criminale in quanto aveva iniziato ad attirare troppa attenzione) era stata seriamente danneggiata.

Fortunatamente per lui nel 1945 intravede un’opportunità di tornare nel giro che conta quanto il suo socio di una vita, Meyer Lansky, ha bisogno per conto della Commissione di una persona fidata per un ENORME progetto di reinvestimento legale dei guadagni illeciti. Progetto che si chiama Hotel Flamingo, da erigere in una cittadina che si sta letteralmente innalzando dal polveroso deserto del Nevada, una città che si chiama Las Vegas.

L’hotel Flamingo secondo i piani della Commissione (e quindi di tutte le varie famiglie che la costituiscono) sarebbe dovuto diventare un’enorme lavatrice per soldi sporchi, ma non appena subentra Benjamin nel progetto muta in un gargantuesco buco nero di denaro.

Il miglior casinò di Vegas deve avere le migliori finiture, il miglior arredamento, i migliori intrattenitori, le migliori donne, il miglior cibo, i migliori liquori. Questo nel ’46 fa lievitare l’ammontare delle somme richieste dai preventivati quattro milioni di dollari (dell’epoca) a sei (corrispondenti a odierni SESSANTA) che Bugsy si rifiuta costantemente di rendicontare in qualsiasi modo, non riconoscendo nessun’altra autorità all’infuori della sua nella gestione maniacale dell’investimento collettivo.

Lo capite bene anche voi, questo fa salire un pochino la tensione fra criminali abituati da sempre ad ammazzarsi per somme molto meno ingenti.

Quando il Flamingo apre i battenti il 26 dicembre tutti tirano un sospiro di sollievo aspettandosi di rientrare dell’immane investimento, ma hanno una brutta sorpresa quando si accorgono della verità: la struttura è completa solo in parte (il casinò, il teatro e il ristorante), delle star di Holliwood promesse da Benjamin per la pubblicità se ne presentano meno della metà, i rumori dei lavori in corso sono costanti, le camere di lusso che avrebbero dovuto ospitare i giocatori incalliti non sono pronte, L’IMPIANTO DI CONDIZIONAMENTO SALTA IN CONTINUAZIONE (problema abbastanza grave, nel deserto) e sostanzialmente l’inaugurazione si rivela essere un mezzo fiasco.

Siegel sa di essere un pochino nella cacchina e diventa sudatino, ma non per l’assenza dell’aria condizionata.

La grande riapertura di marzo va meglio e il Flamingo sembra finalmente ingranare, ma il destino del nostro protagonista è probabilmente già segnato.

La notte del 20 giugno 1947 Bugsy è nella sua villa di Beverly Hills a leggere il giornale, quando diversi colpi calibro .30 sparati da una carabina M1 sfondano la finestra e lo colpiscono alla testa, freddandolo.

Ad oggi il crimine è rimasto insoluto e non se ne conoscono le reali motivazioni, ma sono in molti a pensare che il disastro del Flamingo abbia fatto insospettire l’amministrazione del consiglio che crede che parte di quei sei milioni di dollari sia finita direttamente nelle sue tasche.

Nessuno sa davvero come andarono le cose, ma ancora oggi una teoria vuole che un vero e proprio tesoro sia stato seppellito da Bugsy stesso sin dal 1938 nella remota Cocos Island, in Costa Rica, meta di misteriosi viaggi trascorsi a scavare nel terreno e a far esplodere dinamite.


Benjamin ‘Bugsy’ Siegel, signori e signore, uno dei criminali più famosi dell’intera storia degli Stati Uniti, uno di quelli che ha avuto più fama e successo e di sicuro quello che ha lasciato dietro di sè la leggenda più piratesca.

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John Frum https://www.inutile-erudizione.it/john-frum/ https://www.inutile-erudizione.it/john-frum/#respond Mon, 18 May 2020 17:31:34 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2746
Isola di Tanna, arcipelago dello Vanuatu.

Cinquecentocinquanta chilometri quadrati di terreno che spuntano in mezzo all’Oceano Pacifico ospitando uno dei vulcani attivi più accessibili al mondo.

C’è anche dell’altro, ma ci arrivo con calma.

FRA IL SEIMILA ED IL QUATTROMILA AVANTI CRISTO -non ho specificato con quanta calma- alcune popolazioni austronesiane arrivano in zona e stufe di pagaiare decidono di stabilirsi nello Vanuatu, lasciando nel tempo alcune tracce evidenti dei loro insediamenti (fra cui frammenti di ceramica datati intorno al 1.300 a.C) che mandano in brodo di giuggiole gli archeologi in tempi recenti.

Di cosa si occupassero gli indigeni, quali fossero i loro dei, come fosse strutturata la loro vita, la loro società ed altre amenità simili sono dettagli andati perduti o distorti nel tempo in quanto tramandati perlopiù per via orale -immaginatevi un ‘telefono senza fili’ giocato per millenni ed avrete idea della loro affidabilità-, con però sempre presente il nome di Roy Mata come quello del primo re ad aver riunito le varie tribù sotto un unico popolo.

Le uniche tracce relative all’aspetto del grande re.

1606 d.C: Pedro Fernandes de Queirós sta conducendo una spedizione per conto di papa Clemente VIII volta alla scoperta della mitica ‘Terra Australis’, un continente misterioso che secondo Aristotele prima e Tolomeo poi doveva esistere nell’emisfero sud per controbilanciare con il suo peso il continente euroasiatico.

Pedro sbarca sull’isola più grande di Vanuatu, rinonimata ‘Espiritu Santu’ e credendola parte di Terra Australis fonda un insediamento nella parte nord chiamato ‘Nova Jerulasem’, dopodiché siede alla sua scrivania ed in pieno delirio mistico decide di fondare L’ORDINE CAVALLERESCO DEI CAVALIERI DELLO SPIRITO SANTO.
La colonia viene abbandonata dopo poche settimane per evidenti contrasti con la popolazione locale, Queirós vorrebbe rimanere a combattere fino all’ultimo uomo in nome di Cristo, ma i suoi marinai gli ficcano delle medicine in gola e lo fanno tornare a scarpate a Madrid, dove viene catalogato dalla corte di re Filippo III sotto la dicitura ‘personaggio strambo’.

Muore in estrema povertà a Panama nel 1615 ma ormai gli europei sanno come arrivare a Vanuatu.

Per la gioia degli indigeni.

“Strambo sì, ma con dei bei baffi!”

L’arcipelago nel Pacifico viene lasciato sostanzialmente in pace ancora per un secolo, poi Louis Antoine de Bougainville lo riscopre nel 1768 mentre sta affrontando un viaggio per circumnavigare il globo per ‘sa majestè’.
Quando pianta la bandiera francese al suolo urlando “Je suis arrivé premier!” nessuno si ricorda per sua fortuna dei Cavalieri dello Spirito Santo.

Sei anni più tardi, seguendo l’eterna rivalità fra francesi ed inglesi, arriva anche il capitano James Cook che in nome di Sua Maestà britannica ribattezza il territorio urlando ‘Nuove Ebridi’.

“Baguette!”

 

“Portatemi del the e continuiamo ad esplorare.”

Trascorre un altro secolo pieno di notizie sull’esistenza del mondo esterno (che sopraggiungono tramite le sporadiche navi di passaggio) che spingono all’incirca la metà della popolazione maschile vanatuense ad emigrare verso Australia, Figi, Nuova Caledonia ed Isole Samoa.

A sostituirli -non richiesti- arrivano missionari cattolici e protestanti, coloni in cerca di territori liberi e soprattutto investitori, sia britannici che francesi, incasinando di parecchio il quadro generale in quanto si spartiscono le isole dell’arcipelago come fossero caramelle senza interessarsi a fondare una qualsivoglia struttura che anche solo si avvicini all’ombra di un governo centrale.

Le Nuove Ebridi sono dichiarate terra neutrale ed in quanto tali coesistono al loro interno la legislazione francese e quella inglese, pur cozzando malissimo fra loro (un esempio per tutti: alcuni matrimoni risultavano validi o meno a seconda della spiaggia in cui ci si trovava) e in mezzo a tutto questo bailamme burocratico (indicato abbastanza bene col nome di ‘Pandemonium’) vive ancora la popolazione autoctona che viene dimenticata -come in molti casi simili nel mondo-.

I melanesiani sono dichiarati apolidi e soggiogati da entrambi i paesi.

Primo settembre 1939: scoppia la Seconda Guerra Mondiale. In quest’angolo disperso del mondo frega poco a tutti, almeno fino al sette dicembre del ’41, data dell’attacco Giapponese a Pearl Harbor fondamentale soprattutto per gli scontri che si susseguirono nel Pacifico da quel momento in avanti.
Questa volta la guerra in sè per sè ci interessa poco.
Quello che dovreste però tenere a mente è l’aumento del traffico navale nella zona che diventa necessario per trasportare l’enorme quantità di uomini e mezzi fondamentali per poter combattere.

Ora spostiamo completamente il punto di vista.

Immaginate di essere un abitante dell’isola di Tanna:
Sono secoli che i cosiddetti ‘europei’ vagano per le vostre terre ma (probabilmente per la presenza del Dio del vulcano) siete stati in buona parte ignorati da tutti. La vostra cultura, le vostre usanze e le vostre credenze sono ancora, perlappunto, le ‘vostre’, ma ora si devono in qualche modo legare ad un mondo completamente nuovo comprendente avanzamenti tecnologici che non potete capire e la presenza trecentomila soldati americani inviati a fortificare le isole nel timore, giustificato, di un’offensiva giapponese.

Nel momento in cui si incontrano popolazioni con culture così diverse può avvenire un ‘sincretismo’ che -cito- “Può essere considerato una convergenza di elementi ideologici già inconciliabili, attuato in vista di esigenze pratiche di carattere culturale, filosofico o religioso, appartenenti a due o più culture o dottrine diverse.
Il termine è applicato soprattutto nella scienza e storia delle religioni, in cui indica quel complesso di fenomeni e concezioni costituite dall’incontro di forme religiose differenti”.

Non è chiaro se a questo punto gli isolani fanno tutto da soli, vengono avvicinati da qualche predicatore o ancora da qualche soldato buontempone, ma si diffonde in tutta l’isola il culto di John Frum.

I melanesiani rimangono estremamente colpiti dalla disciplina, dall’organizzazione, dalla presenza di soldati di colore ma soprattutto dall’abbondanza di risorse dell’esercito americano.

La figura di Frum (nome ottenuto probabilmente dalla storpiatura della frase “John from America”) è vista -tenetevi- come quella di un soldato americano IN CONTATTO DIRETTO CON DIO, in grado di portare serenità, pace ed abbondanza tramite l’invio dei cosidetti ‘carghi divini’ pieni di prodotti occidentali che secondo il folklore venivano recapitati tramite gli emissari angelici dell’esercito (gli aeroplani).

Va detto che ai soldati americani tutto questo culto semplificava di molto il lavoro e avevano altro (tipo miriadi di giapponesi incazzati) a cui pensare, quindi fecero proprio poco per smentire questa teoria.

Poi la guerra finisce e l’esercito straniero torna in patria (o ascende al cielo, a seconda di come la vedete).

Ma il culto di Jon Frum resta e anzi si intensifica.

Nel 1957 il leader del culto, Nakomaha, fonda ‘l’esercito di Tanna’, un’organizzazione paramilitare non violenta che ha come unico obiettivo quello di richiamare i carghi angelici tramite parate con finti fucili di bambù svolti sotto una finta torre segnaletica usata per comunicare con finte radio di legno.

La parata SI SVOLGE A TUTT’OGGI, tutti gli anni il 15 di febbraio, data chissà come profetizzata come quella del ritorno di Jon Frum.


Questo avviene quantomeno nella parte nord dell’isola, poichè in quella meridionale é in vigore invece il ‘movimento del principe Filippo’.

Leggenda vuole che il principe Filippo, consorte della coriacea Elisabetta II sia -tenetevi- IL FIGLIO BIANCO DELLO SPIRITO DEL VULCANO, FRA L’ALTRO FRATELLO DI JOHN FRUM, CHE AVREBBE VIAGGIATO OLTREMARE PER SPOSARE UNA DONNA DI GRANDE POTERE.

L’estrema deferenza che dimostravano gli ufficiali britannici, soprattutto durante la visita della coppia reale nelle Ebridi nel 1974, non fece che confermare questa ipotesi.

Filippo venne informato di essere diventato un Dio dalle autorità locali di Vanuatu che gli consigliarono di inviare una foto da donare agli isolani. Da allora quella foto autografata è divenuta LA MASSIMA RELIQUIA DEL CULTO.
Rispettosamente i vanatuensi ringraziarono il loro Dio donandogli la rituale mazza nal-nal per L’UCCISIONE DEL MAIALE.

Nel 2007 Jack Naiva, il capo del culto venne invitato a Londra per conferire con Dio in persona.

Una volta arrivato, colmo di emozione, gli rivolge l’importantissima domanda “MA LA PAPAYA È MATURA O NO?” e Filippo se ne uscì con un “che la papaia sia matura o meno, riferisci al capo Kawia che ora fa freddo, ma quando farà caldo invierò un messaggio”.

Jack pianse di gioia e si chinò di fronte al suo Dio, prima di tornare a riferire ai fedeli.

Potrebbe essere benissimo una scena di ‘Aspettando Godot’.

Ora lo so che probabilmente avrete in faccia un sorrisino che sottintende “ma va come si fa a credere a queste stronzate nel 2017, bisogna essere proprio cretini!”.

Vorrei solo sottolineare il fatto che non è molto più credibile un tizio che salva tutti gli animali della terra su una barca, un altro che moltiplica pani e pesci e resuscita morti, gente che ascende al cielo su cavalli alati, fa nascere bambini dallo sterco, misura le anime di alieni morti con un dinamometro, rinasce in bruco, crede che le mutande di flanella proteggano dal demonio eccetera, eccetera, eccetera.

Almeno nessuno di quelli che venerano la papaya di Filippo l’ha mai usata come scusa per uccidere.

Finora almeno.

Va detto che finire ammazzati da qualcuno che si fa esplodere urlando “LA PAPAYA DI FILIPPO E’ GRANDE!” avrebbe tutto un altro sapore.

Di papaya, probabilmente.

 

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John Allen Chau https://www.inutile-erudizione.it/john-allen-chau/ https://www.inutile-erudizione.it/john-allen-chau/#respond Thu, 12 Mar 2020 17:35:11 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2675 Nella (ormai lunga) lista di Personalità Buffe trattate fino a qui se ne possono ricondurre un paio a delle piccole isole collocate in qualche tratto di un qualche oceano: Luckner a Santa Cecilia e Onoda a Lubang.
Certo non sarò ai livelli del mai troppo compianto Isolazionismo, ma anche io sto cominciando a difendermi bene.

11°33’25.2” Nord e 92°14’27.6” Est.
Il setting della nostra storia si svolgerà tutto sui sessanta chilometri quadrati circa di terra emersa che possiamo trovare a queste coordinate, una delle isole dell’arcipelago Adamane nel golfo del Bengala. Un’isola che risponde al nome di North Sentinel.


Intorno al 1000 d.C. re Rajendra I della dinastia tamil dei Chola si ritrova a passare per questo pezzetto di mondo e fa quello che qualsiasi uomo di oggi farebbe in autogrill: ordina una Peroni con cui buttar giù un Camogli e già che c’è dichiara quelle terre suo possedimento personale (denominandole ‘Tinmaittivu’ o ‘Isole di Forza, Valore e Verità’) con l’intenzione di utilizzarle come base strategica per logorare l’impero buddista Srivijaya, che se ne va però a scatafascio per i fatti suoi qualche anno dopo a causa del variare delle rotte commerciali che uniscono i paesi islamici alla Cina.

 

“TANTO QUELL’IMPERO ERA ACERBO, LA PERONI ERA CALDA E NON C’ERA NEANCHE UN AMPIO PARCHEGGIO ALL’INGRESSO!”

Seicento anni dopo è la volta di Kanhoji Angre, che posto capo della marina dell’impero Maratha (che domina per due secoli su UN MILIONE DI CHILOMETRI QUADRATI di terra indiana) opta per piantare la propria bandierina nell’arcipelago, nell’indifferenza generale dei nativi.

Per quello che riguarda la nostra storia sono però molto più succulente le storie che riguardano North Sentinel durante la dominazione inglese -che ai tempi puntava a una ‘Brexin’ globale, invece dell’inconsulta porcata odierna-.

“Erano altri tempi.”

Nel 1771 John Ritchie si ritrova a passare vicino all’isola a bordo del ‘Diligent’, una nave di proprietà dellla Compagnia Britannica delle Indie Orientali. Per tenere fede al nome del suo natante annota: “La presenza di una moltitudine di luci denota senz’altro che l’isola sia abitata da almeno una tribù di indigeni con cui ancora nessuno è riuscito a prendere contatto.”

Quasi un secolo dopo, nel marzo del 1867 un funzionario inglese annoiato, tale Homfray, sbarca sull’isola scortato da un piccolo gruppo di soldati e abitanti delle isole vicine ma non trovando nessuno nelle vicinanze della spiaggia fa spallucce e riparte. PURTROPPO PER LA SUA CARRIERA qualche mese dopo la Ninive, una nave mercantile indiana, viene sospinta dai monsoni contro la barriera corallina che circonda North Sentinel e cola a picco, mentre i centosei sopravvissuti fra passeggeri ed equipaggio guadagnano la spiaggia a bordo delle scialuppe di salvataggio E VENGONO ACCOLTI NEI GIORNI SUCCESSIVI DA CONTINUI ATTACCHI DEGLI ABITANTI DELL’ISOLA.

Fortunatamente per tutti una squadra di salvataggio della Royal Navy riesce a imbarcare i superstiti prima che qualche freccia vagante li faccia diventare meno superstiti.

Non si hanno ulteriori notizie di Homfray, ma sospetto che si sia sorbito un notevole alzaculo dai suoi superiori per aver dichiarato l’isola disabitata.

Nel 1880 North Sentinel torna agli onori delle cronache quando Maurice Vidal Portman, un amministratore inglese con il pallino dell’antropologia, decide di sbarcare sulla striscia di terra meno in vista dell’isola e insieme alla sua spedizione si inoltra nell’entroterra scoprendo una rete di sentieri battuti e villaggi abbandonati.
Quando è il momento di ritornare nella vicina Port Blair Maurice da buon suddito di sua Maestà si porta via come souvenir SEI INDIGENI, catturati nella notte. Si tratta di UNA COPPIA DI ANZIANI E QUATTRO BAMBINI, a riprova del coraggio dimostrato.

Il coraggiosissimo Portman e una delle sue coraggiosissime coreografie.

Sapete come mai il colonialismo occidentale è stato così dannoso per le popolazioni native di mezzo mondo? La religione? La cultura imperialista? La devastazione delle risorse? I massacri indiscriminati? Sì ANCHE quelli ma il danno maggiore lo hanno fatto malattie a cui gli indigeni non possedevano NESSUNA DIFESA. Anche in questo caso evidentemente, perché l’ufficiale responsabile dell’avventuroso rapimento riporta come “L’INTERO GRUPPO si è ammalato rapidamente, GLI ANZIANI SONO MORTI QUASI SUBITO e così si è deciso per riportare i bambini alla spiaggia ricoprendoli di doni.”

Fermi un attimo e immaginate: vi state facendo i cazzi vostri nel bosco, arrivano dei soldati inglesi, vi rapiscono, VI CONTAGIANO CON UNA MALATTIA CHE PROBABILMENTE UCCIDERÀ ALMENO LA METÀ DELL’INTERA POPOLAZIONE DELLA VOSTRA CITTÀ E POI VI RIPORTANO A CASA DANDOVI UNA NINTENDO SWITCH.

Ok che alla fine delll’800 la scienza medica non era la scienza medica di oggi, però checcazzo, dai.

Portman si ritrova stranamente attratto dall’isola anche negli anni successivi e si ritrova sulle sue spiagge in almeno altre due occasioni, una delle quali PER AVER SCAMBIATO L’ERUZIONE DEL VULCANO KRAKATOA (una delle peggiori mai verificate da che esiste l’uomo) per dei colpi di cannone.


Nel 1974 North Sentinel deve far fronte al suo nemico più grande: le telecamere.
Un team di antropologi, un fotografo del National Geographic, un gruppo di poliziotti e un’intera fottutissima TROUPE CINEMATOGRAFICA si dirigono verso le sponde dell’isola per girare il documentario ‘Man in search of Man’.

 

 

I sentinelesi, forse grazie alle storie tramandate durante un secolo di odio orale, accolgono gli antropologi come avrebbero voluto fare con Portman: CON UNA PIOGGIA DI FRECCE. Reimbarcati in tutta fretta gli studiosi si decide per far sbarcare i poliziotti che in tenuta antisommossa completa diventano dei bersagli mobili mentre scaricano a terra vari doni: noci di cocco (apprezzatissime, dato che non crescono sull’isola), un maiale e alcune pentole.

I sentinelesi rispondono con una pioggia di frecce più intensa, UNA DELLE QUALI COLPISCE IN PIENO IL REGISTA ALLA COSCIA, prima che quello che sembra essere il capo degli assalitori SGOZZI IL MAIALE PRIMA DI SEPPELLIRLO RIDENDO NELLA SABBIA.

Capita l’antifona e con il regista che pare appena uscito dalla scena delle lance di Ace Ventura il gruppo prende il largo annotando che FORSE gli abitanti dell’isola non vogliono avere nessun contatto.

“E dite a Portman se sa chi lo saluta un casino!”

Sapete chi è che se ne sbatte della logica e delle annotazioni? SOLITAMENTE I RE.

Nel 1975 Leopoldo III del Belgio in visita al l’arcipelago decide di farsi scortare in una piacevolissima crociera notturna intorno all’isola, almeno finchè una delle guardie del corpo non nota un sentinelese che sta prendendo di mira lo yacht con il suo arco. Leopoldo dimostra un fervido entusiasmo per l’avventura, la bodyguard invece inizia a pensare di aver sbagliato lavoro.

“Qual fantastica avventura!”

1977, la nave da carico MV Primrose si arena nella barriera corallina come due secoli prima fu per la Ninive.
Mentre gli uomini a bordo stanno decidendo il da farsi notano dei gruppi di “piccoli uomini dalla pelle scura intenti a trasportare lance e frecce al limitare della spiaggia”. Presagendo il pericolo il capitano lancia un SOS chiedendo con foga la consegna di armi da fuoco per potersi difendere in caso di attacco -se ci fossero stati i Maró a bordo sarebbe stata festa grande- ma FORTUNATAMENTE le condizioni meteorologiche proibitive impedirono ai sentinelesi di attaccare e a qualche Rambo improvvisato a bordo di fare danni ancor maggiori.

DICEVO PER DIRE!

Qualche settimana dopo l’equipaggio della nave viene tratto in salvo con un elicottero dell’indiana Oil and Natural Gas Corporation e successivamente vengono inviate delle squadre dalla vicina Port Blair per smantellare il relitto e recuperare il carico. Furono quelle stesse squadre a testimoniare come la Primrose è stata in parte spogliata dai sentinelesi stessi che negli anni si portarono via una discreta quantità di rottami metallici.

“VE NE DOVETE DA ANNA’!”

Nel 1991 c’è il PRIMO contatto pacifico con la popolazione dell’isola ed è merito in gran parte dell’antropologa Madhumala Chattopadhyay, che dopo aver passato anni a studiare gli usi e costumi delle varie tribù dell’arcipelago fu la prima a intuire che un gruppo guidato da una donna poteva cambiare radicalmente l’approccio degli isolani (in quanto da quello che si era potuto osservare le armi venivano portate solo dagli uomini) e permisero a Madhumala di ottenere un primo incontro faccia a faccia tranquillo e di consegnare doni che vennero entusiasticamente accettati.

Bastava relativamente poco.

Dal 2005 il governo indiano ha imposto (più a ragione che a torto) un divieto incondizionato di avvicinamento a meno di tre miglia dall’isola, questo ha sancito il definitivo isolamento dei sentinelesi dal resto dell’umanità (dato che non conoscono alcun metodo di navigazione in acque alte) e attualmente li rende GLI UNICI ESSERI UMANI CHE NON POSSONO ESSERE RAGGIUNTI DA NESSUNO, IN NESSUN CASO E NEMMENO SU LORO STESSA INIZIATIVA.

-Questo ha fermato gli imbecilli? Ovviamente no, dato che devo ancora iniziare a parlare del protagonista di oggi.

Nel 2006 due pescatori di frodo si avvicinano a North Sentinel a caccia di granchi del fango, ANCORANO MALE LA BARCA E SI ADDORMENTANO A BORDO. Quando la corrente li avvicina all’isola vengono raggiunti da un nugolo di frecce e i cadaveri trascinati sulla spiaggia dai nativi festanti. Quando un elicottero della guardia costiera indiana tenta di atterrare per recuperare i corpi venne dissuaso dal minaccioso schieramento dei guerrieri dell’isola.

“Viecce”

Il pilota torna alla base all’urlo di “Mavaffanculo i pescatori di granchi, dai!”.

Ed eccoci infine a lui: John Allen Chau è un ventiseienne americano, lavora come venditore di carne di manzo, ha una passione per i romanzi d’avventura, ha un blog dove narra i suoi viaggi intorno al mondo ed è un missionario evangelico.

Come si lega a North Sentinel? Facile.

Il nostro eroe viene convinto dalla All Nations (l’organizzazione che forma e spedisce nel mondo questi soldati di Cristo) AD ANDARE NELL’ARCIPELAGO DI ADAMANE PER PORTARE LA PAROLA DI DIO DOVE NON HA MAI RISUONATO.

Fossi a capo della All Nations penserei prima di tutto ad assumere dei grafici. Come ben dimostra il logo della sezione di Monrovia.

Quando nell’ottobre del 2018 atterra a Port Blair ha quello in mente: portare Dio a North Sentinel.
Mette insieme a un ridicolo ‘kit di primo contatto’ (ami da pesca, carte per comunicare, un forcipe per rimuovere le frecce), per il timore di poter infettare gli indigeni si mette in quarantena dopo essersi fatto bombare di vaccini -già meglio dei tizi che sono scappati da Milano un paio di giorni fa- e poi il quattordici novembre, dopo aver trascorso un mese in isolamento a fare flessioni e leggere libri di missionari del diciannovesimo secolo convince un pescatore a farsi portare nei dintorni dell’isola.

Qui le cose si fanno buffe perché al rifiuto deciso del suo nuovo amico di proseguire fino alla costa (contravvenendo fra l’altro alle leggi indiane) Chau cala in acqua un kayak e si avvicina pagaiando tutto contento verso la terraferma, mentre dalla boscaglia i volti dipinti di giallo dei sentinelesi gli urlano dei non meglio specificati vaffanculo.


Il nostro eroe non demorde, pagaia più deciso e urla: “IL MIO NOME E JOHN! IO VI AMO, DIO VI AMA E GESÙ VI AMA!”.

In risposta i nativi incoccano le frecce.

“DIO VI AMA!” e qui il pescatore racconta di averlo visto già meno convinto mentre tentava di tirare fuori dalla sua sacca dei pesci da mostrare come doni

“GESÙ VI AMA!!!” raggiunge la terraferma.

“IO SONO JOHN E VI AMO!” scende a terra e comincia a cantare passi della Bibbia.

Mentre una mezza dozzina di sentinelesi esce dalla boscaglia cercando di ripetere a pappagallo le sue invocazioni a Dio, un giovane scocca una freccia che si pianta nella Bibbia che il nostro protagonista tiene in mano e questo lo convince, finalmente, a riprendere il mare.

A NUOTO dato che intanto un altro gruppo di isolani gli ha già fottuto la canoa.

Tornato sulla sua barca il pescatore testimonia come Chau fosse ‘terrorizzato ma euforico’ di ritentare il giorno seguente.

Dopo aver lasciato il suo diario/testamento a bordo (grazie al quale abbiamo la prova che il pescatore non si sia inventato sostanzialmente nulla) John chiede al suo unico contatto con la civiltà di venire lasciato da solo sull’isola. “Per poter meglio andare all’assalto dell’ultima roccaforte di Satana” gli dice.

Il sedici novembre è l’ultimo giorno che viene visto in vita. Il suo cadavere dovrebbe essere più o meno ancora nello stesso punto dove è stato rinvenuto dalle fotografie aree.

La ricostruzione più accurata dell’evento che potrete mai trovare.

Per suo padre era “un giovane entusiasta che è stato traviato da un’organizzazione religiosa”.

Per l’All Nations è “un martire che ha condiviso con l’umanità la sua volontà di condividere il gospel di Dio fino all’estremo sacrificio”.

Per la Survival International (l’organizzazione che monitora lo stato delle ultime tribù non civilizzate del nostro pianeta) è stato “un irresponsabile che ha rischiato di distruggere l’intera popolazione dell’isola con delle vaccinazioni improvvisate che avrebbero potuto infettare l’intera tribù, già probabilmente ridotta ai minimi termini dopo lo tsunami del 2004”.

Per gran parte degli utenti di internet è “un pirla”.

Decidete da voi.

Magari era un po’ tutto questo insieme, ma va detto che si fosse informato un pochino meglio avrebbe potuto capire che su North Sentinel conveniva mandare unA missionariA.

O anche lasciare in pace i sentinelesi, che non è detto stiano peggio di noi occidentali viziati del cazzo.

 

 

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John Wayne Gacy https://www.inutile-erudizione.it/john-wayne-gacy/ https://www.inutile-erudizione.it/john-wayne-gacy/#respond Thu, 20 Feb 2020 20:21:11 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2665 -Per questa Personalità Buffa in particolare vi è una premessa importante da fare che è la stessa già fatta con Gilles de Rais. Fondamentalmente Gacy è stata una di quelle storie scritte ormai ben cinque anni fa e mi rendo conto da me che non è invecchiata benissimo, ma la completezza a volte è tutto. Specie per il mio disturbo ossessivo compulsivo.

L’uomo che andrò a descrivere quest’oggi è uno dei principali motivi per cui esistono le persone clownofobiche nel mondo, una parte delle ragioni per cui Stephen King è diventato famoso con IT e perché mai Satana abbia deciso di scegliere per la sua catena di ristoranti proprio un pagliaccio.

“Succede solo da McDonalds!”

Dopo un’infanzia segnata da molestie sessuali e da un padre che aveva più stima della carta da culo usata che di lui, il buon John si sposa con la figlia del direttore di un Kentucky Fried Chicken ma poco tempo dopo scopre la predilezione per l’altra metà del cielo. Quella dotata di pene.

Dato che avere pulsioni sessuali represse, si sa, fa bene all’equilibrio personale, John CONVINCE IL FIGLIO QUINDICENNE DI UN AMICO AD ANDARE A CASA SUA, UBRIACARSI E SCOPARSI SUA MOGLIE MENTRE LUI GLI FA UN SOFFOCOTTO.

Tenendo conto che Gacy NON E’ un prete cristiano la giuria trova facile condannarlo a dieci anni di carcere, la moglie -che proprio santa non era- opta per il divorzio e per concludere in bellezza perde il lavoro. Qui la giustizia americana si dimostra una volta tanto clemente e concede al nostro protagonista la libertà sulla parola dopo appena un anno di reclusione in cui si è dimostrato un detenuto modello -non fate battute scontate sul fatto che il ‘modello’ in questo frangente è che fosse un omosessuale represso in carcere, sono troppo facili-.

Nei due anni successivi ci sono un altro paio di denuncie per violenze su minore (in una utilizza la mai troppo abusata tecnica de “Sono un poliziotto, non ti faccio vedere il distintivo ma qui c’è un bel cazzo da succhiare!”) ma vengono tutte ritirate un po’ perché i testimoni spariscono e un po’ perché vengono ben pagati per farlo.

Nel 1972 apre un’impresa di costruzioni, diventa attivo nel partito democratico di Chicago e nel tempo libero fa il clown nelle feste per bambini e negli ospedali creando Pogo il Clown, che diventa il suo alter ego da lì in avanti per il suo hobby principale: scopare e uccidere ragazzini.

PER NULLA inquietante.

Ammazza il primo dopo averlo prelevato alla fermata del famoso bus Greyhound statunitense, ma è una storia buffa in cui John si sveglia dopo una notte di sesso consenziente (almeno così racconterà in seguito) e trova il quindicenne sulla porta nudo e con un coltello in mano, il nostro Pogo pensa di essere in pericolo e ne scatta una colluttazione che vede uscire sconfitto il ragazzo.
Successivamente entrando in cucina scoprirà che in realtà aveva quel coltello in mano perché aveva appena finito di preparare una colazione romantica. Questo sovrebbe farci capire che NON E’ VERO CHE FARE COLAZIONE FA BENE!

A Gacy questo primo omicidio fa capire anche un altra cosa: UCCIDERE QUALCUNO GLI FA RAGGIUNGERE VETTE ALTISSIME D’ORGASMO.

Non conosceva Gigi.

Da lì in avanti ha inizio una sequela di omicidi e occultamento di cadavere (i più direttamente nel giardino di casa dove con la scusa dei lavori della sua ditta destava pochi sospetti) e il suo parco vittime si allarga presto ai suoi dipendenti, perlopiù giovani squattrinati in cerca di lavoro che sparivano misteriosamente quando andavano a chiedergli la paga. In totale rapisce, tortura e sevizia TRENTATRE’ GIOVANI, di cui venticinque ritrovati seppelliti o murati direttamente dentro casa sua.

Quando la sua danza di morte viene finalmente fermata (l’ultima vittima aveva detto ai suoi genitori che andava a casa sua per un lavoro prima di sparire e se la polizia ti entra in casa di solito lo nota l’odore di venticinque cadaveri. Certo a meno che non sia la polizia di Milwaukee) il giudice opta per rinchiuderlo per quattordici anni nel braccio della morte -la linea di difesa “Me l’ha fatto fare il clown!” non bastò per l’infermità mentale- dove questo terrificante figlio di puttana inizia a dipingere quadri su quadri di clown che qualche altro terrificante figlio di puttana compra per prezzi che oscillarono tra i 200 e i 20000$


Memorabili le sue ultime parole prima dell’iniezione letale: “Kiss my ass!”

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John McAfee https://www.inutile-erudizione.it/john-mcafee/ https://www.inutile-erudizione.it/john-mcafee/#respond Sat, 04 Jan 2020 13:42:52 +0000 https://www.inutile-erudizione.it/?p=2635 In questo mondo digitale è facile che abbiate già sentito parlare di quest’uomo o che quantomeno vi sia stato chiesto almeno una volta di utilizzare il suo prodotto più famoso: McAfee Antivirus.
Basta un attimo.
Non avete letto bene durante un’installazione, avete cliccato su ‘accetto’ ed ora la sua creatura resterà con voi per sempre (o almeno fino alla prossima formattazione del vostro device) bene, dopo oggi saprete chi odiare.

John nasce in Scozia e cresce a Salem, in Virginia -non quella famosa per le streghe, purtroppo- insieme alla madre, un’impiegata di banca e al padre, un addetto alla sicurezza stradale perennemente ubriaco che lo forgia a sberle fino a che decide di impiccarsi il giorno del suo quindicesimo anno di vita.

Un’immagine che descrive accuratamente l’infanzia del nostro protagonista.

Nel 1969 John si laurea in matematica ed inizia ad insegnare al Louisiana State College, ma qui scopre che insieme ai numeri ha anche una sfrenata passione per la patata e si fa licenziare per una storia di sesso con una studentessa.
In quello stesso, magnifico, periodo che è la fine degli anni ’60, viene arrestato un paio di volte per possesso di marijuana -che in quegli anni era come arrestare qualcuno che il 25 dicembre fa a palle di neve al polo Nord- ma riesce comunque a trovare un posto come programmatore di sistemi informatici per la sicurezza del traffico aereo.

Nella vita di John già si stagliano le sue tre grandi passioni: informatica, droga e fica (non necessariamente in quest’ordine).

Nel 1986 entra in contatto con il primo virus informatico nella storia dei sistemi MS-DOS, il (c)Brain, che già di suo ha una storia estremamente buffa dato che è stato sviluppato da due programmatori Pakistani di un negozietto di computer di Lahore che lo crearono per cercare di limitare che i software creati da loro venissero piratati.
Le cose andarono un tantinello fuori controllo quando il virus varca dapprima i confini cittadini (l’unico obiettivo dei due), poi quelli nazionali e infine quelli continentali, cosicché anche in Virginia interi settori di file danneggiati riportavano la seguente schermata quando si provava a cancellarli:

I programmatori del primo virus informatico della storia dell’umanità, oggi.

La cosa figa è che Basit e Amjad ricevettero per anni telefonate di gente preoccupatissima dall’altro capo del mondo, ma sto divagando.

John ha il colpo di genio di creare una società che si occupi di software di sicurezza, in un periodo in cui quella nicchia di mercato è ancora territorio inesplorato. Di lì a poco si ha un boom economico del settore e McAfee Antivirus diventa uno dei software di sicurezza più usati (basti pensare che nel 1992, a sei anni dalla sua creazione era valutato in borsa qualcosa come ottanta MILIARDI -non milioni- di dollari).

Passati i ruggenti anni ’90 John nel 2008 ha due cause pendenti sulla testa per responsabilità dirette sulla morte di un ragazzo iscritto alla sua scuola di volo, quindi decide di fare quello che fanno tutti i multimiliardari in questi casi:
VENDE TUTTO E SCAPPA IN BELIZE.

Nello stato centroamericano John investe in parecchie aziende, riscoprendo una passione smodata per i funghi allucinogeni (da cui tenta di estrarre una sorta di fluido ai feromoni per invogliare le donne a scoparselo, ottenendo però solo denuncie per molestie) e per le armi. Come ogni buon americano, ritiene infatti di dover possedere in casa sua almeno un una dozzina di fucili mitragliatori automatici e di dover dare prova al mondo di avercelo più grosso degli altri sparacchiando in giardino.


Ovviamente ai vicini sta cosa non è che piaccia tantissimo, chi ha più da ridire su tutti è tale Gregory Faull che con McAfee ha notoriamente un pessimo rapporto.

Quando nel novembre del 2012 il cadavere di Faull viene ritrovato con un proiettile in testa, le autorità del Belize vorrebbero tanto scambiare quattro chiacchere con John, ma non possono, perché John è sparito.
Viene fermato il mese dopo sul confine del Guatemala e fa doppiamente la figura del coglione quando scopre che in realtà la polizia del Belize non aveva davvero spiccato un mandato di cattura, ma solo di comparizione in quanto persona informata sui fatti.

McAfee tossicchiando imbarazzato deve aver detto qualcosa del tipo: “Eh già, spero proprio lo troviate quel bastardo che ha sparato alla testa di Faull con un fucile automatico come quello che tengo in salotto” convincendo così i giudici a farlo rimpatriare -anche se ho il sospetto che i soldi spesi a riguardo siano stati una componente fondamentale-.

Dal 2013 vive la sua vita da miliardario in Oregon e la sua ultima apparizione è un video su YouTube in cui spiega l’unico modo al mondo per disinstallare il suo Antivirus, qui metto solo uno stralcio:

“Quindici anni fa avevo inventato un software perfetto, poi l’ho ceduto ed è diventato un mostro.
Non so cosa sia successo, è come quando ho affidato a una prostituta di Bangkok la mia dichiarazione dei redditi. Ma ora so esattamente cosa fare”

 

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