Sard Max: Milk Road

Davanti a me il deserto, dietro di me il deserto, alla mia destra il deserto e alla mia sinistra…ci siamo capiti.

Dovunque si posi il mio sguardo vedo terra brulla, ciottoli, massi e una vegetazione secca e bassa tipica di questi luoghi e di questo clima.

L’inferno? Ma nemmeno per idea!

Questo posto è splendido ma a modo suo.


Qui dove la natura è stata imbrigliata a fatica dall’uomo si può avere davvero il sentore della sua intera magnificenza, era così anche nei tempi addietro alla Grande Siccità, ben prima che l’uomo riuscisse ad autodistruggersi.

Il problema al giorno d’oggi è che non è molto salutare rimanere appiedato all’esterno di un’enclave.

Radiazioni, animali selvatici, cannibali, branchi di leghisti mutati…i modi per morire sono variegati, come nel resto del paese e d’altronde come nel resto del pianeta.

Potrei camminare per giorni in una direzione casuale sperando che le munizioni del mio fucile a pompa bastino a tenere alla larga qualsiasi cosa decida di assalirmi.

Potrei spostarmi su uno dei passaggi principali e pregare di incrociare una delle colonne di rifornimento trimestrali che si spostano da un’enclave all’altra.

Potrei puntare alla costa e tentare di sopravvivere pescando qualcosa di diverso dalle innumerevoli bottiglie di plastica.

Potrei…ODDIO!

Quella nuvola all’orizzonte è polvere!

Forse per una volta qualcosa va per il verso giusto!

Un polverone del genere vuol dire cisterne! Cisterne vuol dire rifornimenti!

Rifornimenti vuol dire vita!

 

-la formazione rocciosa aveva resistito per millenni in cima alla collina. Sebbene in parte collassata era uno dei passaggi obbligati per arrivare alla ‘strada di collegamento’, oltre che un punto di osservazione perfetto per l’uomo col binocolo appostato sulla cima di un ammasso di ciottoli-

“Cazzo! Cazzo! Cazzo!” l’uomo si alzò di scatto iniziando a scivolare nella scarpata per fare più in fretta, la mano che non reggeva il fucile era premuta sul tasto di una sorta di walkie talkie rudimentale.
“Shy a Porcabru! Shy a Porcabru! Mi ricevete?”

“Qui Porcabru! Non si era detto di mantenere il silenzio radio se non in caso di emergenza?”

“Guarda nel cazzo di specchietto e dimmi se non è un’emergenza.”

“PORCA PUTTANA!”

 

-A bordo della cisterna c’è agitazione, tre di quelli che paiono un bizzarro incrocio fra un uomo e una pecora (non giudicate, sono stati tempi bui durante la Grande Siccità) stanno prendendo posizione sul tetto, ancorandosi con dei grossi moschettoni-

“Mirate al bastardo con la zampogna-lanciafiamme sotto al manifesto di Salvini! Io penso a tenere in strada questo bestione! Forza ragazzi, se riusciamo a tenere duro fino all’arrivo di Shy prometto di pagarvi due giorni alla casa socchiusa!”

-STACCO-

Sono arrivato fottutamente tardi, come sempre nella mia vita del cazzo!

La carcassa della cisterna sta ancora bruciando in un fosso sul lato della strada mentre i cadaveri di tre uominipecora sono avvolti in un manifesto elettorale di Salvini in cui si sproloquia di un euro per litro di latte.

Fottuti leghisti! Sono mutati a tal punto da non accorgersi nemmeno di aver perso la loro intera memoria storica.

Si muovono solo in base agli ordini del loro Capitano.

Ora il problema principale è che al momento non ho idea di come fare per sopravvivere qua fuori.

Sto pensando a questo mentre sono inginocchiato a cercare di recuperare qualche goccia di ‘oro bianco’.

Poi il rumore dello scatto di un otturatore mi riporta alla realtà.

“BUTTA IL CAZZO DI FUCILE E GIRATI LENTAMENTE!”

A urlarlo è un uomo sulla cinquantina.

È affannato ma la presa sul suo fucile è molto più ferma della mia, decido che contrariarlo non è una buona idea.

Indossa una bella maglietta comunque.

“Ehi amico, calmati! Sono appena arrivato e non c’entro nulla con questo macello” indico con la testa uno dei corpi avvolti nel faccione di MechaSalvini.

“Cazzo! Dei leghisti sulla strada di collegamento è una pessima notizia. E tu chi saresti allora? Parli in italiano corretto, non puoi essere dei loro lo dice raccogliendo il mio fucile e mettendoselo a tracolla mentre mi tiene sotto tiro.

Nemmeno una disattenzione.

Proprio una bella maglietta.

“Che tu ci creda o no sono rimasto a piedi a una ventina di chilometri da qui, ho seguito la polvere sollevata dalla cisterna sperando di trovare un passaggio per non morire da solo nella Zona Selvaggia ma sono chiaramente arrivato tardi. Mi chiamo Massimo Matto.

“Io sono Alessandro ma puoi chiamarmi Shy, oramai lo fanno tutti. Se quello che dici è vero posso condurti al mio villaggio e trovarti un passaggio per un’enclave. Un aiuto per arrivarci farà comodo anche a me”.

“A me sta bene, prima di muoverci devi dirmi assolutamente una cosa”

“Se posso…”

“Dove trovo una maglietta come la tua?”

“Non hai mai sentito parlare di Heya? Devi venire dal continente…”

I due si incamminano verso un tramonto che lascia a intendere molto di quella magnificenza della natura descritta all’inizio.

Dissolvenza.

Luca Porrello

Vivo in un bosco. Soffro di insonnia. La combatto scrivendo (e bevendo). E' partito tutto così. Se vi è piaciuto quello che avete letto cercate Personalità Buffe anche su Facebook.

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