Il’ja Ivanovič Ivanov

La storia di oggi è quella di un uomo con una grande fantasia che tristemente si deve scontrare con la dura (e sovietica) realtà delle cose.

Il’ja nasce nel 1870 nel distretto di Kursk e intraprende un percorso accademico che vede la sua realizzazione in una laurea in biologia conseguita nel 1896 e nella sua nomina a professore ordinario undici anni dopo -una di quelle cose che dette ad uno dei laureati in attesa da eoni in una delle graduatorie di oggi, può fargli scendere una lacrima a rigare un viso segnato dal rimpianto-.

“Mi avevano detto che con Scienze della Formazione si trovava un lavoro al volo!”

Parallelamente al suo lavoro da insegnante svolge con profitto il ruolo di ricercatore nella riserva naturale di Askania-Nova, concentrando i suoi studi sulla veterinaria, la zootecnica e sui miglioramenti dei meccanismi di riproduzione degli animali domestici.
Sul volgere del secolo perfeziona ciò per cui viene ricordato maggiormente: un metodo d’inseminazione artificiale riguardante i cavalli, con cui un solo stallone riusciva ad inseminare CINQUECENTO fattrici al posto della ventina con cui avrebbe concluso naturalmente.
Lo stallone, perdendosi tutta la parte divertente, ovviamente non lo ringrazia, ma Il’ja diviene famoso in tutto il mondo grazie alla sua scoperta e cominciano ad arrivargli richieste da ogni dove da parte di allevatori sudaticci e sovraeccitati.

“Fatti un po’ i cazzi tuoi la prossima volta!”

-STACCO-

Siamo a metà degli anni ’20, in Russia si è appena conclusa la guerra civile che ha segnato profondamente la popolazione.
Quel ‘baffone buffone’ di Stalin -da non confondere con il baffetto buffetto di Hitler- è finalmente riuscito ad isolare (e successivamente eliminare) Trokij e gli altri comandanti con cui doveva scomodamente dividere il potere e dà il via al suo periodo di gloria chiamato (con molta poca fantasia) Stalinismo.

“La dittatura è mia e la chiamo come mi pare!”

A parte le condizioni misere in cui versa gran parte della popolazione, Josef ha il problemuccio di avere tra le mani una macchina bellica, quella zarista, fortemente arretrata e assolutamente inadeguata rispetto alle voci di quello che sta avvenendo nel resto del mondo.

Stalin ha bisogno di idee geniali.
Stalin ha bisogno di idee buone.
Stalin ha bisogno di idee.
A Stalin cominciano ad andare bene anche le idee di merda.

-FINE STACCO-

Il’ja sta vivendo un buon momento.
Ha messo in piedi una clinica per la selezione di cavalli di razza, accademicamente le cose vanno alla grande e con la scienza che muove i primi passi importanti verso la formazione della genetica è considerato uno dei massimi esperti nel suo campo.
Comincia a sperimentare nell’inseminazione interspecifica ed è il primo a ottenere in ambienti controllati ibridi di zebrasini, bisontucche e una varietà di altre specie con nomi molto meno divertenti.

Lo ‘Zonkey’

 

Il ‘Beefalo’

Teorizza (attenzione, TEORIZZA) la possibilità di creare ibridi tra uomo e altre specie animali, nello specifico delle scimmie, arrivando a sostenere che sia concretamente possibile.
La voce inizia a spargersi.

È il 1925 quando Il’ja arriva a parlarne tramite lettera al Commissario del Popolo per le Scienze e l’Educazione, chiedendo l’appoggio statale alle sue ricerche.
Il Commissario, completamente ubriaco, la butta sul ridere una sera a cena con Stalin:

“…E poi senti questa che ridere, cuompagno! C’è questo bioulogo che continua scrivermi suostenendo di puoter creare uomini-scimmia soldato!”
“GIENIUO!!!”
“Ma, cuompagno Stalin…”
“HO DETTO GIENIUO!”


Stalin autorizza il sostegno statale al progetto pari al corrispettivo di diecimila dollari (degli anni venti), ponendo come limite per dei risultati apprezzabili cinque anni (era un po’ un suo chiodo fisso quello del ‘glorioso piano quinquennale’).
Com’è come non è, Il’ja si rende conto di non avere più tempo da perdere e contatta i suoi agganci in Francia urlando “HO I SOLDI! VOGLIO SCIMMIE! SUBITO!!!” e parte nel ’26 alla volta del Kindia, in Guinea, dove stabilisce un laboratorio di ricerca.
Nel mese che segeì la scelta della zona si rivela essere una colossale minchiata, perché priva di esemplari di scimpanzé sessualmente maturi. Bestemmiando in russo, Il’ja scrive alle autorità della Guinea per spostarsi nell’orto botanico di Conarky e poter svolgere lì i suoi esperimenti.


Arriva sul posto insieme al figlio -che per non tenersi a mente troppe cose ha chiamato ESATTAMENTE come lui- con un piano semplice in mente: catturare esemplari di scimpanzé nella colonia, condurli in cattività nell’orto botanico e procedere con gli esperimenti.

La prima battuta di caccia gli porta nel ’27 diversi esemplari femmine IN CUI COMINCIA AD INOCULARE SPERMA UMANO -qui fermatevi un attimo perché trovo semplicemente MERAVIGLIOSO che ci siano varie fonte che si soffermino nel fare presente che NON era lo sperma suo o di suo figlio- per poi ripartire con tredici cavie.
Come sappiamo benissimo oggi (ma non allora) non basta mettere dello sperma dentro ad un animale per creare un ibrido -fortunatamente aggiungerei, altrimenti la Sardegna e la Scozia sarebbero invase da temibili uomini-pecora e la valle Vigezzo sarebbe piena di uomini-gallina-.

Per non parlare del temibilisso UOMORSOMAIALE!

Il fallimento dell’esperimento è evidente abbastanza presto. Nessuna delle cavie resta pregna ed anzi iniziano a morirne a pacchi per lo stress provocato dal viaggio e FORSE anche dal fatto di avere roba infilata nella vagina per ventiquattro ore al giorno.
Gli esemplari superstiti sono mandati in un centro primatologico a Sukhumi, in Georgia (quella nel Caucaso).

La leggenda vuole a questo punto che Il’ja abbia fatto varie mosse per provare a recuperare delle volontarie umane per provare a inocularle sperma di scimmia, ma qualcuno non completamente drogato nel governo della Guinea si oppose fermamente e non se ne fece nulla, con tutta la tristezza di Ivanov.

“Avevo un grande sogno!”

All’urlo di “Dalle mie parti c’è più gente che apprezza la scienza!” torna in patria e nel 1929 rilancia l’ideona di ingravidare donne con sperma animale, le volontarie scarseggiano e allora inizia a cercare con l’aiuto di contatti statali matti come cavalli delle ‘volontarie’ (virgolettate per un motivo). FORTUNATAMENTE PER TUTTI, prima che quest’abominio abbia luogo, gli muore l’ultimo esemplare maschio e purtroppo per lui non si può effettuare un’altra spedizione prima del 1930.

Set, partita e gioco caro Ivanov, il tempo non basta più e Stalin non è famoso per essere un tipo paziente.

“Chiedetelo a mio figlio!”

Nel 1930 gran parte dei contatti ai piani alti coinvolti nell’esperimento perdono le loro posizioni di potere e Il’ja stesso viene condannato a cinque anni di epurazione da scontare in Kazakistan, presso un istituto di ricerca zoo-veterinario. Dopo soli due anni, vicinissimo alla riabilitazione accademica, muore per un colpo apoplettico, portandosi dietro un mondo pieno di superscimmie soldato che avrebbero senza dubbio comandato sull’umanità.

Tremo alla sola idea.

 

Luca Porrello

Vivo in un bosco. Soffro di insonnia. La combatto scrivendo (e bevendo). E' partito tutto così. Se vi è piaciuto quello che avete letto cercate Personalità Buffe anche su Facebook.

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: