Mondi lontani, fin troppo vicini.

È l’ormai lontanissimo 2001.

Ho appena iniziato le superiori dopo essermi lasciato tentare da un open day farlocco che prometteva l’istituzione all’interno di un ITIS di un nuovo indirizzo innovativo, chiamato ‘Liceo Scientifico-Tecnologico’ venduto ai genitori entusiasti come: “Un nuovo concetto di intendere la scuola in cui prestiamo particolare attenzione alle nuove tecnologie parallelamente allo sviluppo di alcune skill informatiche all’avanguardia.”


Nella fattispecie si rivelerà il liceo per chi non ce la faceva con il liceo normale, una mezz’ora scarsa alla settimana di esercizi di Excel fatti su carta e tanto, tanto, TANTO Pinball di Windows 98 e Tabboz Simulator, il tutto unito per motivazioni recondite al famigerato ‘Liceo della Neve’, un progetto che avrebbe dovuto riunire tutte le promesse agonistiche degli sport invernali dell’Ossola e permettergli di diplomarsi nonostante le assenze dovute a gare e allenamenti.

Era una fottuta bolgia infernale contornata da crisi ormonali, poca igiene personale e la professoressa d’inglese peggiore della storia dell’umanità che per cinque anni consecutivi aveva come massima aspirazione del programma quella di fare ripetere a memoria il verbo essere.

Però l’ITIS aveva una buona biblioteca, frequentata sostanzialmente da me e dalla signora pagata per gestirla.

Frequentata PARECCHIO da me, soprattutto dopo aver scoperto che mi venivano concessi un soverchio numero di permessi dalla classe nel momento in cui andavo a prendere o restituire un libro. Permessi che venivano sfruttati in parte per sviluppare la mia civiltà superiore su oGame da alcuni PC polverosi -se sapete di cosa sto parlando siete fra gli eletti della generazione dei browser game- e in parte per saccheggiare la cospicua raccolta di libri fantasy, fantascientifici e horror.


Sono gli anni in cui ho conosciuto Lovercraft, Poe, Asimov, Tolkien e Herbert.

Anni meravigliosi.

Anni in cui divoravo un libro dietro l’altro, provavo a scrivere delle storie scopiazzandoli ignobilmente, mi accorgevo dell’enorme differenza e capivo che fare lo scrittore e pubblicare un libro erano cose per me troppo distanti, perchè ci vuole talento e non basta improvvisarsi.

È l’ormai lontano 2014.

Sono finalmente sceso a patti con il fatto che non riuscirò mai a laurearmi perchè la mia inettitudine in tutto ciò che contiene della matematica supera di gran lunga il mio interesse per gli studi naturalistici.

Non vivo molto bene questa presa di coscienza, trascorro le giornate davanti a un monitor in ufficio e le nottate nei dungeon di World of Warcraft, quando non sono troppo ubriaco per farlo. A volte anche se sono troppo ubriaco per farlo.

Una cosa che continua ad accompagnarmi nella vita è la lettura. Anche se il dovermi comprare i libri e non più poterli prendere in prestito mi ha costretto a ripensare al budget che sfrutto per fumetti e videogiochi (il 75% abbondante delle mie spese).

È con questo background che continuo ciclicamente a varcare la soglia di Grossi, l’unica libreria (nell’anno di questa storia) di Domodossola e l’unica nell’arco di chilometri a sopravvivere sin dal 1936.


Gravito soprattutto fra la sezione della fantascienza e quella dei fumetti, comprando tutto ciò che riesce ad attirare minimamente la mia attenzione.

Il libro di cui parlo oggi mi salta all’occhio subito, nonostante una copertina scialba e un font che urla AUTOPUBBLICAZIONE! da un chilometro, spendo la cospicua somma di NOVE EURO e lo porto a casa.

Dopotutto il commesso mi ha detto che è stato scritto da un ossolano.

Un libro.
Di fantascienza.
Scritto da un ossolano.

Era quello che avrei voluto fare io nel 2001 ma che la mia insicurezza non mi aveva permesso di fare.

Doveva essere mio.

NON HO LA PIÙ PALLIDA IDEA DI CHE CAZZO HO APPENA FATTO!

Mondi Lontani ti fa capire sin dalle prime pagine il valore dell’intera opera.
Perchè Mondi Lontani è stampato una pagina sì e una pagina no.

PER TUTTO IL LIBRO. Una pagina sì e una no.


Dapprima non capisco bene il perchè.

Poi ho un’illuminazione: Mondi lontani voleva arrivare a un tot. numero di pagine e per questo invece di stampare fronte e retro ha deciso per questa soluzione, unita all’utilizzo di un carattere GIGANTESCO e a un altro escamotage che ha del geniale.

Il nome del protagonista.

Questo libro narra (sempre supponendo di riuscire a digerire punteggiatura casuale, tempi verbali a cazzo e periodi così lunghi da farvi dubitare della vostra sanità mentale) delle gesta di un investigatore del futuro che in una tristissima scopiazzatura di Blade Runner (o della sua versione cartacea: ‘Ma gli androidi sognano pecore elettriche?’) si ritrova a sparare con armi laser a dei dinosauri dopo aver viaggiato indietro nel tempo. Un investigatore dal nome sopraffino.

KANEPTAGORE.


Per un lungo periodo mi sono interrogato cosa si fosse fumato Corbo per scegliere proprio quel nome, senza dargli mai un nomignolo e ripetendo KANEPTAGORE ogni tre righe.

Poi ho notato che KANEPTAGORE scritto con quel font lì prende quasi mezza riga di testo ogni volta e che ripetendolo per l’80% del libro (stampato una pagina si e una no, lo ricordo) mi ha permesso di avere tra le mani un’opera composta in larga parte da KANEPTAGORE, il tutto per permettergli di poter andare al bar facendosi vanto di aver pubblicato un libro di un centinaio di pagine.

Nota di rilievo la descrizione dell’opera dell’autore, che si prende più spazio di quanto sia mai stato concesso a qualsiasi scrittore per piantare a fine libro il suo Curriculum Vitae di venditore di tappeti.

Qualche sera dopo averlo terminato sono completamente ubriaco di Jameson in casa di gente ricca e sostengo a gran voce che se questo qui è riuscito a stampare e vendere anche solo una copia a qualcuno -me in questo caso- ho il dovere morale di riuscire a farlo anche io prima o poi.

Già.

Prima o poi.

Mondi Lontani, Davide Corbo.
Stamperie G&G
Voto: 10.000 KANEPTAGORE

P.S: avevo delle remore a fare questa recensione unicamente per il fatto che si tratta sì di un libro scritto MOLTO male, ma che in fondo chiunque con una mazzetta di banconote da cento euro può stamparsi qualsiasi cosa e portarla in libreria in conto vendita.

Poi però ho scoperto che sui social l’autore di questo CV mascherato da opera di fantascienza si vanta di essere: “una acculturata persona di mondo”, fa sfoggio delle sue soverchie lauree internazionali e gestisce una rivendita di tappeti postando una dietro l’altra le peggio fake news, inneggiando alle peggio stronzate sovraniste e pare che abbia il dente avvelenato in particolare con l’Islam, IL CHE MI FA PENSARE CHE I SUOI TAPPETI PERSIANI ARRIVINO DA SEGRATE.


COMUNQUE STIAMO TUTTI TRANQUILLI COME KANEPTAGORE EH, PERCHÈ QUALCUNO QUI MI DEVE ANCORA NOVE EURO!

Luca Porrello

Vivo in un bosco. Soffro di insonnia. La combatto scrivendo (e bevendo). E' partito tutto così. Se vi è piaciuto quello che avete letto cercate Personalità Buffe anche su Facebook.

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