Tutte le mie fottute notti.

“Mi chiamo Sandro Orelli, ho trent’anni, un lavoro noioso, una casa in affitto, molti hobby e una vita come quella di tanti altri.”

La voce usciva senza particolari inflessioni da un altoparlante sul casco del grosso scafandro adagiato su quello che sembrava un terreno rosso e polveroso.

“Mi chiamo Sandro Orelli, ho trent’anni, un lavoro noioso, una casa in affitto, molti hobby e una vita come quella di tanti altri.”

A fatica l’uomo si girò prima su un fianco e poi annaspò per qualche minuto prima di mettersi a sedere con un grugnito. I fasci di luce intermittente che provenivano dalle nuvole dense sopra di lui indicavano che era finito fuori rotta di un bel po’.

“Mi chiamo Sandro Orelli, ho trent’anni, un lavoro noioso, una casa in affitto, molti hobby e una vita come quella di tanti altri.”

Ripeteva la frase come un mantra da qualche ora, eppure intorno a lui non era cambiato niente. Le direttive del caposezione parlavano chiaro su cosa lo aspettava adesso.

Aveva ben chiaro cosa fare, solo non sapeva in che modo farlo.

“Mi chiamo Sandro Orelli, ho trent’anni, un lavoro noioso, una casa in…OH, FANCULO!
Lo dicevo io che quella merda di yoga meditativo andava bene giusto per farsi delle foto da usare su Tinder MA LORO NO! LORO DOVEVANO PUNTARE SULLE DISCIPLINE OLISTICHE INVECE CHE SU UN CAZZO DI MECCANISMO DI RIENTRO!”.

Urlare da solo era perfettamente inutile e lo sapeva bene ma serviva comunque a tenerlo ancorato in qualche modo al suo corpo, dovunque esso fosse. Per qualcuno come lui cinque minuti di bestemmie funzionavano meglio di ore di meditazione; ne erano consci anche ai piani alti ma negli ultimi tempi era diventato tutto più politically correct e molto meno funzionale.

“Tanto il cretino che rischia il culo sono io alla fine! Mica quegli stronzi con i loro camicini nei loro begli ufficciotti di merda! Loro lì a farsi complimenti e pompini a vicenda tra una pausa caffè e l’altra e i cretini come me qua sotto a sputare brandelli d’anima in un buco onirico del cazzo! -digitò qualcosa su una tastiera olografica apparsa da un proiettore sotto i guanti- e dove cazzo sono nemmeno Google Dream Maps me lo sa dire, perfetto. SEMPLICEMENTE PERFETTO!”

Alzò le mani al cielo mentre il messaggio di errore di connessione si faceva più insistente, era entrata in funzione la batteria di riserva della coscienza. Questo significava che aveva all’incirca sei ore terrestri per ritrovare la strada di casa, il che voleva dire tutto e niente dato che in pochi minuti di sogno nascono e muoiono interi universi ma era un’altra trovata del Reparto della Gestione Qualità ed era meglio non pensarci per non perdere altro tempo prezioso.
TEMPO CHE PER QUANTO NE SAPEVA ERA GIÀ TERMINATO, PERCHÈ IL TEMPO È RELATIVO E…

“Computer, carica il preset quattro da esplorazione: volo, scudi al massimo e…facciamo un fucile NVIDIA RTX 2080 Ti -il nome non voleva dire assolutamente nulla ma l’aveva preso da una marca di schede video uscite nell’anno in cui era venuto al mondo, erano queste le cose che funzionavano per mantenerlo lucido-”

project.load();
cryptex.decrypt(project);
session.initialize(AuthLevel.MAX);

Iniziò a fluttuare dapprima lentamente, poi via via che prendeva quota una miriade di sassolini sfrecciarono sui suoi scudi con dei piccoli ticchettii.

Dopo qualche minuto i sassolini iniziavano ad urlare come dei kamikaze giapponesi mentre finivano la loro corsa contro il campo di normalità.

Poteva essere un buon segno, se addentrarsi nelle nuvole ripristinava il segnale come un segno schifoso se si stava allontanando da esso.

Non aveva comunque altre opzioni.

L’ascesa durò settantacinque anni, nel mentre i sassi si erano evoluti almeno quindici volte e aveva visto nascere e crescere un’intera civiltà di forme di vita che facevano congressi sulla Famiglia Tradizionale, abolivano l’aborto e puntavano a relegare le loro donne in un ruolo minoritario, il masso era incastrato nella zona di subnormalità fra lo scudo interno e quello esterno, non poteva farci molto se non osservarlo.

Nonostante il tempo sembrasse eterno l’icona della coscienza sul suo casco indicava che erano passate solo tre ore sulla Terra, era questo che gli aveva impedito di impazzire quanto un miniministro aveva iniziato a sbraitare su come gli omosessuali rovinavano i bambini che sceglievano di adottare.

Fortunatamente il masso e tutta la sua civiltà si disgregarono dentro le nuvole fatte di tette e peni eretti.

Sogni erotici, in molti ci si perdevano.

Non lui.
Lui aveva l’abbonamento xHamster Premium.
Non c’era più nulla che potesse sorprenderlo.

Sfondò l’ultimo seno mentre il suo monachino di ferro stava sfregando contro lo scafandro inneggiando canzoni autartiche futuriste.

Se erano già arrivate le mutazioni fisiche era chiaro che gli scudi stavano tirando gli ultimi singhiozzi, fornire energia per così tanto tempo al campo di subnormalità aveva richiesto un prezzo.

Sandro emise un urlo quando si trovò al Suo cospetto. Non aveva idea di essere arrivato così lontano.

“T-t-t-tu! Lei! Non può essere vero!”

“Sì figliolo, vieni qui vicino a me, scaldati vicino al fuoco.”

“Miod…non credevo avrei mai potuto vederLa, nemmeno qui. Io…Io ho cosi tante cose da chiederLe!”

“Lo so figliolo, lo so. Tutte le forme di vita del Creato sono in primo luogo curiose al mio cospetto, lo so perchè vi ho fatto io così”

L’enorme mostro di spaghetti volanti si adagiò mollemente vicino al fuoco. Lui e il sognonauta iniziarono a parlare per quelli che sembrarono millenni, poi l’uomo si alzò.

“Quindi il senso di tutto…la morale…il significato della vita e dell’universo è questo?”

Le polpette giganti ebbero un fremito di assenso.

“Io…io…non so cosa fare ora.”

“Puoi fare quello che vuoi, figlio mio. Puoi diventare un Dio leggendario, formare la tua realtà, lasciare che i tuoi atomi si disperdano nel vuoto cosmico mantenendo tutti la loro coscienza collettiva oppure, se ritieni che avere il mio consiglio possa esserti d’aiuto potresti addirittura…

*BEEP BEEP BEEP BEEP*

La sveglia suonò con il suo solito verso stridulo. Come ogni mattina il primo pensiero era quello di spaccarla in mille pezzi e girarsi dall’altro lato, ma come ogni mattina il secondo pensiero era quante ore di lavoro sarebbero servite per ripagarla.

Strisciò svogliatamente giù dal letto con una bestemmia, mentre si girava a guardare Lei che ancora dormiva profondamente.

Ebbe come un rapido guizzo di coscienza di aver scelto bene, dopotutto.

Il guizzo sparì quasi subito.

Iniziò a mormorare fra sè e sè:

“Mi chiamo Sandro Orelli, ho trent’anni, un lavoro noioso, una casa in affitto, molti hobby e una vita come quella di tanti altri…”

 

Luca Porrello

Vivo in un bosco. Soffro di insonnia. La combatto scrivendo (e bevendo). E' partito tutto così. Se vi è piaciuto quello che avete letto cercate Personalità Buffe anche su Facebook.

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