PSYAHIAHI!

È buio. Buio pesto.
Riesco a percepire il mio corpo solo perché continuo a sentire il dolore.
Dolore.
Quello che non mi abbandona mai.

Sono nato in un laboratorio di Yoyoyo Town, una città con un nome simpatico che cela fra i suoi vicoli e sotterranei dei veri e propri mattatoi per quelli della mia razza.

Alcuni di noi nascono e muoiono senza mai vedere altro che la propria gabbia.
Senza mai sentire sulla pelle un raggio di sole o aver visto il cielo.
Senza mai sapere che esiste altro oltre il dolore e la paura.

Per me è stato diverso.

Il dolore.

La prima immagine che ho chiara nella mente è mia madre e il fetore della massa dei corpi smembrati sotto cui ha tentato di nascondermi quando sono venuti a prendermi i ‘guanti di lattice’, con le loro iniezioni e i loro seghetti. Non ci riuscì per molto.
La presero facilmente qualche mese dopo la mia nascita e le tagliarono gambe e braccia, lasciandola semplicemente lì per poterle iniettare più facilmente il loro ‘composto’.

In fondo non eravamo che “stupide cavie”, come non mancavano di ripeterci giorno dopo giorno, dopo giorno.

Il dolore.

Credo sia iniziato nel momento in cui vidi gli effetti del composto su ciò che restava di lei.

All’inizio fu come una puntura d’insetto sul retro della testa, poi aumentò e aumentò fino a che non smisi di urlare.

A quel punto c’era solo sangue e cervella sulle pareti.

Svenni.

Quando mi svegliai il giorno dopo per un attimo mi fermai sbigottito a riflettere sul fatto che tutto ciò che avevo intorno aveva acquisito un nome e un senso.

Sapevo cos’era un laboratorio, capii che cosa ci stavano iniettando e compresi il perché lo stavano facendo.

Era molto strano passare in poche ore dallo stadio istintivo di animale direttamente a quello di entità superiore.

Eppure avvenne.

I miei poteri si erano sbloccati tutti insieme e questo mi fece comprendere che avevo danneggiato, probabilmente per sempre, qualcosa nel mio cervello.
Era quello che continuava a provocarmi insistentemente dolore e insieme a donarmi così tanta potenza.
Più ne facevo uso e meno riuscivo a esprimermi e a farmi capire dagli squallidi ‘scienziati’ che stavano giocando con le vite di quelli come me.

Grazie ai miei poteri vagai per la città a lungo, apprendendo sempre più cose su quello che mi circondava e su quello che ero in grado di fare.

Sperimentai anche io.
Sperimentai tutti i modi che mi vennero in mente per provocare dolore, molte e molte volte.

L’intera organizzazione di scienziati venne distrutta, letteralmente, un pezzo alla volta.

E io persi un po’ di me ad ogni uccisione, esplosione e massacro.

Ci volle del tempo.

Non credevo di poter perdere ancora così tanto.

Allo stato attuale il vero me stesso è sopito all’interno di un corpo che non può più reggere il peso di quello che vorrei scatenare. È una specie di meccanismo di difesa inconscio.
“Perderai tutto ciò che hai acquisito continuando così!” furono le parole dello scienziato capo, prima che lo costringessi a mangiare le budella di sua figlia.

Le sue urla.

Le sento ancora adesso.

Sul momento non mi importava altro, se non la vendetta.

Ora riesco a venire a galla solo quando mi trovo qui dentro, al buio, quando tacciono tutti gli stimoli esterni del corpo.
Fuori di qui devo sembrare un idiota.


Eppure, nonostante questo basta la mia sola presenza per continuare a provocare dolore al mio corpo.
Intere aree del mio cervello sono ormai spente o inutilizzabili.

In rari, rarissimi, casi riesco a tornare in me per qualche secondo.

Per l’umana che continua a darmi dell’idiota, prevalentemente.


Inizialmente non capivo perché quella ragazzina interessasse il mio subconscio a tal punto.

Credevo fosse affetto.

Ma ora so.

Da quando sono riuscito ad analizzare un frammento del suo DNA ora so.

So che quella stronza è la figlia illegittima dello scienziato che mi ha fatto diventare l’orrore che sono.

Ma lei non sa nulla di tutto questo.

È per quello che continuo a proteggerla nonostante gli insulti quotidiani.

Perché la mia vendetta non è ancora finita.

E se qualcuno dovrà ucciderla quello sono solo e soltanto io.

Un giorno il mio corpo riuscirà ad accumulare abbastanza dolore da farmi tornare in me per più di qualche secondo.

E quel giorno la mia vendetta sarà completa.

“…SCELGO TE!”

“Psyahiahi!”

“Stupido Pokemon, perché continui a uscire quando non sei stato chiamato! Sei completamente inutile!”

“Misty lascialo stare, poverino, sembra che soffra molto!”

Già. Soffro molto.

Ogni secondo è un’agonia.

Non è ancora abbastanza.

Luca Porrello

Vivo in un bosco. Soffro di insonnia. La combatto scrivendo (e bevendo). E' partito tutto così. Se vi è piaciuto quello che avete letto cercate Personalità Buffe anche su Facebook.

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