Vita da pinball

11 settembre 2001: una di quelle date che se vi ha colti nell’età ragione dovrebbe permettervi di essere in grado di ricordare cosa stavate facendo e dove lo stavate facendo.

Tipo lo sbarco sulla Luna, lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il crollo del muro di Berlino.

Per quel che riguarda il 2001 io ero in una sala giochi malfamata a giocare a Metal Slug sparando a della gente che intenta a caricarmi con delle sciabole in groppa a un cammello. Ironico, se consideriamo che la live action meglio riuscita di tutto questo è stata fatta dall’esercito americano qualche mese dopo.

Questo però non è un post sul terrorismo o sugli scontri armati tra popoli con religioni, costumi e culture diverse.

È un post sulle sale giochi.

Uno di quei luoghi ormai scomparsi in cui birre calde, levette sudate attaccate con lo sputo ai cabinati, gettoni, 500 lire e fumo passivo sono state sostituite da zombie umani di un’età indefinita che si giocano in ambienti asettici pensioni e stipendi schiacciando un unico tasto per due minuti nella speranza di vincere dei soldi (che qualche altro disperato si è giocato prima) per svoltare una fine del mese a cui, spergiurano, non riescono ad arrivare.

Ce li abbiamo presenti tutti.

Quantomeno le partite ai cabinati duravano nettamente di più, presupponendo di essere bravi, di conoscere il gioco, di avere degli agganci giusti e, in epoche passate, una moneta forata con dello spago.

E’ senza dubbio la nostalgia a parlare, ma la sensazione che dava trascorrere interi pomeriggi con cinque gettoni mentre la gente spingeva alle tue spalle per farti da pubblico nessun PC da gaming da migliaia di euro, live su Twitch, torneo di eSport o console di ultima generazione è mai riuscita a restituirmela e poi…poi c’erano i flipper.


I flipper, derivanti da giochi come la Bagatelle diffusi già dall’epoca del Re Sole, non sono altro che dei piani inclinati chiusi in cui vengono lanciate delle biglie di metallo che con passaggi più o meno casuali cadono in fori che determinano un punteggio più o meno elevato, puntando però sempre ai fori laterali o centrali verso il basso, che significano la perdita della biglia.

Un gettone, tre biglie, tre possibilità, se le perdi tutte hai perso.

Puoi giocare di fino, puntare alla forza bruta, in alcuni casi ti è permesso anche di spintonare la macchina (poco, se no se la prende e va in tilt) per tenere quelle cazzo di biglie il più in alto possibile, durare di più, fare più punti, arrivare all’agognato multiball, restare in gioco.

I flipper sono una fottuta metafora democratica della vita.

La dimostrazione che gli anni possono passare e le cose cambiare ma che il tocco non l’ho ancora perso.

Luca Porrello

Vivo in un bosco. Soffro di insonnia. La combatto scrivendo (e bevendo). E' partito tutto così. Se vi è piaciuto quello che avete letto cercate Personalità Buffe anche su Facebook.

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