Benjamin Siegel

Storia di incroci buffi quella di oggi, una di quelle in cui il ‘Grande Sogno Americano’ viene da destra a tutta velocità, si cappotta durante una manovra azzardata per evitare di investire la miseria nera che attraversa la strada e finisce con l’andare addosso a un pullman carico di mafiosi che stanno letteralmente andando a costruire dal nulla un pezzo degli Stati Uniti.

Ma procediamo con ordine…

Benjamin nasce il 28 febbraio 1906 a Williamsburg, un quartiere di New York di circa sei chilometri quadrati che oggi racchiude qualcosa come SETTANTOTTOMILA persone (per dare un’idea l’intera Varese ne fa circa 80.000 ma con un’area dieci volte più grande) e che ai tempi ha un incremento costante di abitanti per ogni nave che attracca al porto carica di immigrati con in testa il sogno di fare fortuna in America.

Sono abbastanza sicuro che lì in mezzo si possa trovare sangue di parecchie famiglie dell’Italia di oggi, magari proprio quelle famiglie così tanto prese a dire che l’immigrazione sia una brutta roba.

New York e Boston erano due dei punti di arrivo in assoluto prediletti per questi viaggi in cui (i più) stipavano in valigie di cartone quel poco che avevano e partivano, spesso senza avere un piano, agganci, risparmi o la minima conoscenza della lingua inglese.

Perché lo facevano? Per la stessa ragione per cui oggi barconi malconci carichi di gente tentano di attraversare il Mediterraneo, spesso dopo torture di ogni sorta e TROPPO spesso affogando nel tentativo.

Perché QUI (qualunque sia il QUI) si fa la fame, non c’è nessuna prospettiva e da DI LÀ (qualunque sia il DI LÀ) sembra che ci sia tutto un altro mondo, uno in cui i problemi principali non sono “Con che cosa sfamo i miei figli sta settimana e come faccio a non farmi sparare addosso nel mentre?” ma “Chi diamine sarà mai Frank Caltagirone e come potrà andare avanti la mia vita dopo l’ottava stagione di Game Of Thrones?”.

DI LA’
QUI

Gli stessi motivi che appena IERI hanno sradicato intere discendenze dai loro paesi nativi del sud Italia per farle approdare al nord in zone più ricche, dove APPARENTEMENTE nessuno sembrava essere felice di avere in mezzo alle balle i ‘terroni’, però poi tutti quelli che potevano sfruttarli per guadagnarci qualcosa sopra (affitandogli topaie o pagandoli una miseria per il loro lavoro) ne erano ben lieti.

IERI
OGGI.

Gli stessi motivi per cui questo paese perde ogni anno una quantità immensa della sua gente più valida e più giovane, che emigra all’estero (che sia per dare un senso ad anni di studi o semplicemente per fare il lavapiatti poco cambia).

Perché tutto questo? Per la SPERANZA di una vita migliore, se non per la generazione che parte, perlomeno per quella che verrà.

È con questa idea in testa che i coniugi Siegel sono arrivati a New York partendo dalla Galizia austro-ungarica (una regione divisa fra le odierne Polonia e Ucraina che prende il suo nome probabilmente dai galli che la abitavano millenni addietro, così come accade per la Galizia spagnola), ma quello che probabilmente non avevano considerato era che davanti a loro non si stava schiudendo il cancello dorato di una terra di latte e miele, quanto più una serranda rugginosa alimentata dalle paghe ridicole che spettavano alla schiuma della comunità ebraica di Williamsburg.


Benjamin, secondo di cinque fratelli, cresce in fretta fra le strade della metropoli americana e ha chiaro sin da subito che la scuola non è una struttura che può ospitarlo per molto. Ancora bambino entra a far parte della gang di Lafayette Street, nel Lower East Side di Manhattan e qui inizia la sua carriera partendo dalla qualifica di ladruncolo in coppia con Moe Sedway, un polacco di dodici anni più grande con qualche aggancio nella criminalità locale (che come capita sin dall’alba dei tempi prende a piene mani dal sottobosco di miseria che permea i quartieri poveri).


Il nostro protagonista capisce molto presto come funzionano le cose, inizia gradualmente a farsi un nome direttamente sul campo e in appena qualche anno -più o meno arrivando all’età in cui io rompevo il mio salvadanaio per un Tamagotchi- ha messo in piedi un vero e proprio racket di ‘protezione’ che coinvolge i venditori ambulanti che se si rifiutano di pagare vedono la loro merce e i carretti che la trasportano andare LETTERALMENTE in fumo.

A questo il nostro protagonista unisce presto accuse di furto, stupro e omicidio che iniziano a delineare i tratti di un quadretto preoccupante.

Più o meno in questo periodo a Benjamin rimane incollato addosso il soprannome che lo seguirà per tutta la vita, quel ‘Bugsy’ che deriva dal suo temperamento violento e irascibile che farà dire a chi se lo trova davanti: “Quello è matto come una cimice -‘bedbug’-, meglio lasciarlo in pace”.

 

Un soprannome che comunque lui odia e che poche persone (rimaste poi vive) possono permettersi di usare liberamente: “My friends call me Ben, strangers call me Mr. Siegel, and guys I don’t like call me Bugsy, but not to my face.

Frattanto il governo degli Stati Uniti ha avuto una delle sue idee più fallimentari della sua lunga storia di idee fallimentari, promulgando il diciottesimo emendamento che dal 1920 al 1933 sancirà il bando della fabbricazione, vendita, importazione e trasporto di alcool. Cosa succede dichiarando da un giorno con l’altro illegale un prodotto che accompagna il genere umano da circa il 3.000 a.C.? Succede che la domanda di tale bene non diminuisce di una virgola, ma sposta bensì IMMENSI guadagni nelle mani di criminali che (fra le altre cose) mettono parecchio a rischio sicurezza e qualità del prodotto.

 

Forze dell’ordine che indicano alla telecamera il luogo del misfatto.

-Se il discorso oltre che per gli alcolici vi pare valido anche per droghe e prostituzione non è affatto un caso. È proprio lo stesso discorso.-

COMUNQUE per quello che ci interessa oggi vi basti sapere che il proibizionismo è un ENORME regalo a qualsiasi criminale abbastanza ricco e organizzato per importare, produrre e distribuire quello che in fondo la quasi totalità degli americani chiede, vuole e pretende, magari mettendo in unico pacchetto anche altre cose parimenti illegali, come gioco d’azzardo, droghe e sesso a pagamento.

E chi meglio della criminalità organizzata è, perlappunto, organizzata?

Se nella New York di quegli anni sei abbastanza sveglio, violento o cattivo e riesci a durare quel tanto che basta per farti un nome è molto facile che altra gente cattiva, sveglia o violenta prima o poi ti contatti per fare squadra. Meyer Lansky (al secolo Meier Suchowlański) capisce presto di avere bisogno di organizzare le piccole e frammentate gang della criminalità ebraica in qualcosa di strutturato.

Meyer Lansky.

Prende vita la ‘Bugs and Meyer Mob’ che ha come obiettivi principali il controllo del gioco d’azzardo e il giro di macchine rubate. Presto la B&MM si espande in un settore particolare e in quel periodo molto in voga, quello degli omicidi su commissione.

C’è bisogno di qualcuno di esterno per risolvere uno sgarro? Qualcuno ha abbastanza soldi per creare un vuoto di potere ma non abbastanza fegato per farlo con le sue mani? Ci si vuole liberare di qualcuno senza incorrere in una spirale di vendette incrociate che si sa dove parte ma non si è sicuri dove può arrivare?

Si chiama la B&MM e per il giusto prezzo c’è spazio in agenda per tutti.

Joseph ‘Doc’ Stacher, uno dei componenti della banda (emigrato poi fra le grandi tette kosher dell’Israele post bellica) dichiarerà ai biografi: “Bugsy non esitava mai quando il pericolo era nell’aria. Quando gli altri erano incerti sul da farsi lui era già lì che sparava. Se avevi bisogno di un uomo d’azione non c’era nessuno meglio di lui, non ho mai conosciuto qualcuno con più fegato in tutta la mia vita.”

Stacher.

La mafia italiana adora Benjamin e la sua ‘professionalità’, in particolare i rapporti con Al Capone sono stretti a tal punto che quando il boss italiano verrà ricercato dalla polizia con un’accusa di omicidio sulla testa sifilitica, Bugsy lo nasconderà per qualche tempo a casa di una sua zia.

Nel 1927 il nostro protagonista è un affascinante e carismatico ventunenne, ha dalla sua una quantità stratosferica di soldi, conoscenze e agganci. Conduce una vita tutt’altro che morigerata, abita in pianta stabile in una lussuosissima suite del Waldorf Astoria Hotel in pieno centro, veste abiti costosissimi, e trascorre intere notti a far baldoria con donne bellissime nel glamour newyorchese (e qui sviluppa anche una dipendenza dall’oppio che lo accompagnerà a lungo e che successivamente lo instraderà al traffico di narcotici).

In un certo qual modo incarna perfettamente la realizzazione del Sogno Americano.

Entra ora in scena uno dei più importanti e famosi criminali di tutta la storia degli Stati Uniti, Charles ‘Lucky’ Luciano (al secolo Salvatore Lucania), un gangster di Cosa Nostra con la mentalità da imprenditore e un progetto per i tempi tutto matto: riunire le varie famiglie mafiose sotto l’egida di un potere superiore, quella ‘Commissione’ che riuscirà a fondare nel 1931 e la cui struttura si dice regga e controlli ancora oggi le attività della mafia italiana in America.

‘Lucky’, non ‘Beauty’.

Il potere per regolare i conflitti fra famiglie mafiose senza ricorrere alla violenza di strada nasce però dal sangue del boss mafioso Joe Masseria, che non era intenzionato a dividire il titolo di ‘capo dei capi’ (guadagnato a sua volta ammazzando il precedente boss Salvatore Maranzano) con nessun altro, almeno finché Albert Anastasia, Vito Genovese, Joe Adonis e Bugsy non fecero irruzione il 10 settembre del 1931 nel suo ufficio di Manhattan, ponendo un termine a colpi di pistola e coltello alla cosidetta ‘Guerra di Castellammare’ e donando così tutto il potere di Cosa Nostra in America a Luciano.

Chi la fa l’aspetti.

Una volta formata però la Commissione stessa ebbe sempre più bisogno di gente come Benjamin e così si decise di fondare la ‘Murder Incorporated’, una lista di ‘persone fidate’ da contattare quando i ‘consigli’ della Commissione non venivano ascoltati.

Una frase che in bocca a un mafioso hanno tutto un suo significato.

Durante il decennio successivo Siegel va all’arrembaggio della California. Viene inviato per conto di Luciano stesso a prendere contatti con il boss di Los Angeles Jack Dragna, fargli capire chi comanda davvero, estendere il giro dei vari racket e già che c’è mettere in piedi una rotta per l’importazione di narcotici dal Messico.

Benjamin, partito come un figlio di immigrati che faticavano ad arrivare alla fine del mese, arriva in questo periodo a gestire guadagni che sfiorano il corrispettivo odierno di 500.000$ AL GIORNO, è una delle persone con più potere dell’intero stato e ha nella sua agenda i numeri personali di star del calibro di Cary Grant, Frank Sinatra, Jean Harlow oltre che ovviamente quelli di politici, industriali, avvocati e lobbysti.

È in questo periodo che avviene l’avvenimento che più di tutti mi ha convinto a inserirlo fra le Personalità Buffe: nel 1939 mette in piedi insieme alla contessa Dorothy di Frasso una truffa.

UNA TRUFFA CHE HA COME OBIETTIVO BENITO MUSSOLINI!

Dagli studi dello storico Larry Gragg pare infatti che la coppia, dopo aver preso contatti con il governo fascista abbia iniziato a imbastire la vendita di un esplosivo straordinario chiamato ‘Atomite’ (che non era altro se non la pirotecnica invenzione di due chimici, su cui Bugsy aveva investito qualche migliaio di dollari) che si sarebbe dovuto dimostrare “Dieci volte più potente della dinamite”.

Sempre dagli studi dello storico pare che la di Frasso e Siegel andarono addirittura a Roma per una dimostrazione diretta sotto il mentone autoritario del Duce, ma che questi restò ben poco impressionato da quello che vide.

“Me pare na mezza cagata, mr. Siegel.”

Prima di lasciare la capitale italiana il nostro protagonista incontra anche alcuni degli uomini più importanti del terzo reich, Göring e Goebbels, e come dichiarano le sue memorie si rammaricó a lungo che la sua offerta ai servizi segreti americani di organizzare un duplice omicidio -dietro lauto compenso, ovviamente- cadde inascoltata, perché sarebbe potuto essere l’unico utilizzo dei suoi talenti che avrebbe potuto fare davvero la differenza.

Il 22 novembre 1939 il nostro protagonista insieme a Whitey Krakower, Frankie Carbo e Albert Tennenbaum vanno a svolgere un ‘lavoro’ per conto della Murder Inc., occupandosi di un informatore, tale Harry Greenberg, prima che apra troppo la bocca.

Qualche tempo dopo Tennenbaum si ritrova in manette e crolla, tirando in mezzo gli altri componenti della squadra della morte.

Stranp, perchè dalla faccia pareva proprio uno a cui dar fiducia.

Krakower verrà ritrovato morto di lì a poco mentre Carbo e Benjamin trascorrono un periodo di vacanza di lusso all’interno del carcere che li ospita in attesa di giudizio (possono fare entrare donne e cibo e uscire tranquillamente per le visite dal dentista) che, grazie all’abilità del loro avvocato, si risolverà in un ‘liberi tutti’.

Il processo Greenberg lascerà però nella vita di Benjamin uno strascico profondo, in quanto la sua reputazione (sia nel mondo legale in quanto ormai visibilmente un gangster, sia nel sottobosco criminale in quanto aveva iniziato ad attirare troppa attenzione) era stata seriamente danneggiata.

Fortunatamente per lui nel 1945 intravede un’opportunità di tornare nel giro che conta quanto il suo socio di una vita, Meyer Lansky, ha bisogno per conto della Commissione di una persona fidata per un ENORME progetto di reinvestimento legale dei guadagni illeciti. Progetto che si chiama Hotel Flamingo, da erigere in una cittadina che si sta letteralmente innalzando dal polveroso deserto del Nevada, una città che si chiama Las Vegas.

L’hotel Flamingo secondo i piani della Commissione (e quindi di tutte le varie famiglie che la costituiscono) sarebbe dovuto diventare un’enorme lavatrice per soldi sporchi, ma non appena subentra Benjamin nel progetto muta in un gargantuesco buco nero di denaro.

Il miglior casinò di Vegas deve avere le migliori finiture, il miglior arredamento, i migliori intrattenitori, le migliori donne, il miglior cibo, i migliori liquori. Questo nel ’46 fa lievitare l’ammontare delle somme richieste dai preventivati quattro milioni di dollari (dell’epoca) a sei (corrispondenti a odierni SESSANTA) che Bugsy si rifiuta costantemente di rendicontare in qualsiasi modo, non riconoscendo nessun’altra autorità all’infuori della sua nella gestione maniacale dell’investimento collettivo.

Lo capite bene anche voi, questo fa salire un pochino la tensione fra criminali abituati da sempre ad ammazzarsi per somme molto meno ingenti.

Quando il Flamingo apre i battenti il 26 dicembre tutti tirano un sospiro di sollievo aspettandosi di rientrare dell’immane investimento, ma hanno una brutta sorpresa quando si accorgono della verità: la struttura è completa solo in parte (il casinò, il teatro e il ristorante), delle star di Holliwood promesse da Benjamin per la pubblicità se ne presentano meno della metà, i rumori dei lavori in corso sono costanti, le camere di lusso che avrebbero dovuto ospitare i giocatori incalliti non sono pronte, L’IMPIANTO DI CONDIZIONAMENTO SALTA IN CONTINUAZIONE (problema abbastanza grave, nel deserto) e sostanzialmente l’inaugurazione si rivela essere un mezzo fiasco.

Siegel sa di essere un pochino nella cacchina e diventa sudatino, ma non per l’assenza dell’aria condizionata.

La grande riapertura di marzo va meglio e il Flamingo sembra finalmente ingranare, ma il destino del nostro protagonista è probabilmente già segnato.

La notte del 20 giugno 1947 Bugsy è nella sua villa di Beverly Hills a leggere il giornale, quando diversi colpi calibro .30 sparati da una carabina M1 sfondano la finestra e lo colpiscono alla testa, freddandolo.

Ad oggi il crimine è rimasto insoluto e non se ne conoscono le reali motivazioni, ma sono in molti a pensare che il disastro del Flamingo abbia fatto insospettire l’amministrazione del consiglio che crede che parte di quei sei milioni di dollari sia finita direttamente nelle sue tasche.

Nessuno sa davvero come andarono le cose, ma ancora oggi una teoria vuole che un vero e proprio tesoro sia stato seppellito da Bugsy stesso sin dal 1938 nella remota Cocos Island, in Costa Rica, meta di misteriosi viaggi trascorsi a scavare nel terreno e a far esplodere dinamite.


Benjamin ‘Bugsy’ Siegel, signori e signore, uno dei criminali più famosi dell’intera storia degli Stati Uniti, uno di quelli che ha avuto più fama e successo e di sicuro quello che ha lasciato dietro di sè la leggenda più piratesca.

Luca Porrello

Vivo in un bosco. Soffro di insonnia. La combatto scrivendo (e bevendo). E' partito tutto così. Se vi è piaciuto quello che avete letto cercate Personalità Buffe anche su Facebook.

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