Fine.

Mi chiamo Giorgio Pollini, ho trentadue anni e…bhe, sono morto.

Stavo tornando a casa dopo un turno in fabbrica. L’ennesima giornata tutta uguale di un mese tutto uguale di un anno tutto uguale di una vita che stava diventando tutta uguale.

Una volta mi sarebbe importato di morire, forse. Una volta ridevo di più.

Però in questa maniera. In macchina.
Stanco dopo aver scambiato otto ore della mia vita per dei soldi che neppure userò…non so, mi fa strano.
Sarebbe stato meglio morire all’andata?
Di sicuro mi avrebbe fatto più piacere andarmene nel sonno.

La mia auto si è ribaltata, il guardrail ha tenuto finchè ha potuto, poi si è sfasciato anche lui e ho fatto un volo di qualche metro fuori dall’abitacolo prima di toccare definitivamente terra.
È stato veloce. Non mi sono accorto praticamente nulla.

Un po’ come la mia intera vita.

Sin dalla nascita mi pare di aver fatto tutto con l’autopilota, solo adesso mi accorgo che avrei voluto mettermi io alla guida una volta tanto.
Per una volta avrei voluto io decidere la direzione, io decidere se fermarmi o ripartire.
Io fare per davvero la differenza.

Ma dirlo ora non ha molto senso, credo.

Non mentre guardo il mio stesso cervello colarmi fuori dalle orbite.

Non capisco cosa ci faccio ancora qui, se sono un ‘fantasma’ o se sono i miei ultimi rimasugli di coscienza prima che la chimica di quello che tanti scambiano per l’anima smetta di funzionare.

Poi appare, seguita da una voce.


Rimango incantato, mentre il turbine di anime intorno a Lei si fa via via più silenzioso, lasciando solo un timido crepitio dietro di sè.

È bellissima, anche col volto coperto.

È strano, pur parlando non emette alcun suono ma posso sentirLa distintamente chiedermi: “Sei pronto?”

Credevo di sì. Ora non più.

Lei lo percepisce, ritraendosi.

“Lo sai vero che non v’è modo di cambiare gli eventi e che il tuo tempo è giunto? Quali che siano i tuoi rimpianti lasciali qui su questa Terra e seguimi fra le stelle immote che da lassù ti guardano”

Io alzo la testa, ma vedo solo fumo, qualche nuvola e un sole pallido. Non l’eternità.

Poi.

Poi ricordo, un’immagine di un vecchio quadro, un vecchio fumetto o un vecchio film.

“Aspetta! Posso sfidarti per prolungare il mio tempo qui vero?”

La Morte, questa volta sospira rumorosamente “Davvero tu, oh anima inquieta, credi di poter vincere contro la morte? Credevo ormai nessuno si ricordasse del ‘Settimo Sigillo’, sia maledetto Bergman e il suo cinema!”

“SETTE VOLTE MALEDETTO!” gli fanno eco le anime.

“Io…sì, voglio tentare!”

“Ma lo sai meglio di chiunque altro che non hai nulla per cui vivere.”

“Forse proprio per questo Madonna Morte”.

“E dunque E SIA! Quale vuoi che sia il nostro gioco?”

Dicendo questo la morte si leva il cappuccio rivelando un volto che conosco più che bene.


“Ma…ma tu sei…VALENTINA NAPPI?”

“La mente di chi muore sceglie il volto da darmi quando viene il momento, rivolgi a te stesso la domanda del perchè mi vedi così!”

“Credo perchè avrei dovuto scopare decisamente di più, in vita”

“Hai dunque scelto? Il tempo corre…”

“Sì, io credo…sì!”

“Scacchi? Indovinelli? Dadi?”

“Tekken 2”

“Scusa?”

“Ho detto Tekken 2. Gli scacchi potevano andare bene per il tempo della peste, io a malapena so come muove il cavallo. Scelgo Tekken 2, E VOGLIO USARE LAW!

Lei sorride divertita, prendendo il joypad in mano: “Io allora prendo Paul, E IL SUPERPUGNO VALE!

– CREDITS –

– La Ballata della Morte, Tiziano Sclavi, Dylan Dog n.10 ‘Attraverso lo Specchio’.

– Valentina Nappi e Tekken 2, con entrambi ho passato dei bei momenti.

– La mia voglia di vita che oggi proprio guarda è a un livello che non ti dico.

Luca Porrello

Vivo in un bosco. Soffro di insonnia. La combatto scrivendo (e bevendo). E' partito tutto così. Se vi è piaciuto quello che avete letto cercate Personalità Buffe anche su Facebook.

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