Henry Howard Holmes

Ahh i serial killer, un altro grande classico di Personalità Buffe!

Per ‘assassino seriale’ si indica: “Un pluriomicida di natura compulsiva, che uccide persone spesso totalmente estranee senza o con regolarità nel tempo e con un modus operandi caratteristico.
La natura compulsiva dell’azione, talvolta priva di movente, è in genere legata a traumi della sfera emotivo-sessuale”.
Il termine viene utilizzato negli Stati Uniti a partire dal 1970 da uno dei primi ‘criminer profiler’ della storia, l’agente dell’FBI Robert Ressler, con l’intento di demarcare omicidi plurimi reiterati nel tempo (con possibili ‘pause di raffreddamento’) dai cosidetti stragisti ‘spree killer’ -gli autori di massacri come Utøya o Columbine per capirci-.

“Ne ho vista di merda nella mia vita professionale, fidatevi”

Negli stessi anni si teorizza anche un vademecum per riconoscere questi mostri già da alcuni comportamenti avuti nell’infanzia, la cosidetta ‘Triade di Macdonald’, costituita da elementi quali:
– Piromania.
– Crudeltà verso gli animali.
– Enuresi notturna, ovvero il pisciarsi a letto oltre -e sotto- un età considerata normale.

Ad oggi la triade viene messa notevolmente in discussione da diversi ricercatori che considerano queste variabili irrilevanti per l’eziologia degli assassini seriali o ne denotano l’estrema imprecisione nel determinarne l’incidenza.
Tolto questo comunque se doveste mai incrociare nella notte un bambino con i pantaloni bagnati dalla propria urina e che sta dando fuoco al cadavere di un gatto torturato, io per non rischiare gli passerei sopra con la macchina.
Due volte.

Prima del 1970 non è che non esistessero serial killer, anzi. Uno dei più profilici di tutti i tempi è stato il nostro protagonista di oggi, soprannominato amichevolmente ‘Dr. Tortura’ o ‘Arcidemonio’.
Già solo per questo merita di diritto un posto fra i Buffi.


Gilmanton, New Hampshire, 16 maggio 1861: Henry viene registrato all’anagrafe come Herman Webster Mudgett -nome che cambierà anni dopo- da una famiglia di devoti metodisti.
Il metodismo è una costola del protestantesimo che prende piede nel diciottesimo secolo e si prefissa come obiettivo una divisione rigorosa della giornata da costituirsi in: preghiera, lavoro e aiuto ai bisognosi.
Anni dopo tutto questo si concretizzerà nella formazione dell’Esercito della Salvezza che a dispetto del nome e dell’organizzazione paramilitaresca degli affiliati “impugna come arma solo il Cristo per diffondere amore”
-parole loro, io ed il mio spirito critico verso le religioni in generale lo vediamo più come: “coercizione di adepti fra i disperati”-.

Persone di cui fidarsi, si vede subito.

Ho detto che i genitori di Henry sono appartenenti a questa religione ma in particolare il padre, Levi Horton Mudgett, non divide la giornata fra: lavoro, Bibbia e servizi sociali.
Lui è più tipo da: lavoro, bottiglia e sberle davanti al caminetto.
Per tutta la fanciullezza Holmes crescerà diviso fra le botte che colleziona in casa e quelle che arrivano dai bulli che lo prendono di mira perché appartenente alla nobile gilda dei secchioni.

A dodici anni si ritrova invischiato in una di quelle prove di coraggio che prima o dopo toccano a tutti i maschietti nella vita: INTRUFOLARSI IN UN OBITORIO E TOCCARE IL TESCHIO DI UN CADAVERE.
La prova riesce, ma qualcosa dentro di lui si spezza.
Inizia a seviziare e sezionare con strani esperimenti animali via via sempre più grandi, mostrando un interesse per l’anatomia che potrebbe essere ancora reindirizzato proficuamente verso una carriera medica.
“Papà posso fare il dottore da grande?”
*sberla*
“Ringrazia Dio che sono troppo ubriaco per pestarti a morte piuttosto!”
Il sogno sfuma, gli rimane la tortura.

Nel 1878 conosce la sua seconda grande passione, la fica.
Mette incinta e si sposa la fortunella Clara Lovering, che grazie all’esempio genitoriale tratterà esattamente come suo padre trattava la madre: a pizze in faccia.
Nel 1885 in barba alla ritrosia della famiglia si iscrive alla University of Michigan Medical School, ma viene beccato dopo poco a trafugare cadaveri dai laboratori dell’università per poi sfigurarli e tentare di incassare buffe polizze sulla vita stipulate a suo nome.
Viene espulso.

L’anno successivo si trasferisce vicino a Chicago mollando moglie e figli nel nordest e cambiando nome in Henry Howard Holmes. Gli manca qualcuno da prendere a sberle e quindi si risposa.

“Mi pare giusto.”

Qualche anno dopo il suo traferimento falsifica una laurea in medicina della prestigiosa università Ann Arbor e risponde all’annuncio di una farmacia della città gestita dall’anziana signora Holton.
La vecchina non riesce più a star dietro sia al negozio che alle cure del marito malato di cancro; quando gli si propone questo laureato affabile e di bell’aspetto, bravo con i clienti, cordiale e competente le pare una salvezza.
Si sbaglierà di grosso.

Dopo un periodo per ambientarsi come prima cosa Henry si libera del marito malato facendoselo affidare per quarantotto ore in cui lo avvelena con tutto ciò che può iniettargli (aria compresa) per poi piangere al tragico peggioramento della malattia.
Approfittando del lutto, convince la Holton ad andare finalmente in pensione dopo aver firmato un foglio farlocco in cui gli cede l’attività in cambio di un vitalizio mensile.
Al terzo mese di mancato pagamento la signora capisce che qualcosa non quadra e decide di chiamare la polizia. Holmes arriva poco prima e la uccide insieme alla figlia facendo entrambe a pezzi, per poi raccontare in giro che si sono traferite al sole della California.

Non ha totalmente mentito.

Divenuto il padrone di una farmacia con un giro d’affari in costante crescita (grazie alla sua faccia da tolla e alle truffaldine ‘pozioni miracolose’ da lui create) decide di liberarsi della nuova moglie che gli è già venuta a noia.
Non prima di averla messa però incinta e spedita in ospedale più volte a suon di botte, dove lei giustificherà il tutto con delle brutte cadute -una scusa mai passata di moda per gli abusi in famiglia-.
Ora che è benestante e single è finalmente giunto il momento di coronare il suo più grande sogno: AMMAZZARE UN SACCO DI GENTE.

Benjamin Pitezel è un truffatore senza scrupoli che bazzica la peggio malavita di Chicago. Un giorno gli si presenta un distinto signore che gli confida di avere un piano geniale per fare valanghe di soldi, ma gli occorre della manodopera discreta.
Nel 1892 è in programma la Grande Esposizione per i quattrocento anni dalla scoperta dell’America, con un conseguente afflusso stimato di migliaia di turisti.
E i turisti si sa, devono dormire da qualche parte.
Perchè non costruire allora un hotel DOTATO DI TRAPPOLE MORTALI con cui derubare ed uccidere quante più persone possibili?
A Pitezel sembra una bella idea, lo stabile della fu farmacia Holton viene rimodernato e ampliato, lasciando il primo piano occupato da negozi esclusivi mentre il secondo ed il terzo divengono ciò che anni dopo sarebbe stato ricordato come ‘Il castello degli orrori’.


Holmes realizza quanto di più architettonicamente malato gli frulli in testa, costruendo un dedalo labirintico di camere collegate fra loro e dotate di passaggi segreti, spioncini, porte blindate, muri scorrevoli, corridoi ciechi e botole.
Tutte le stanze sono progettate inoltre per essere completamente insonorizzate e sono dotate di scivoli nascosti che portano direttamente alla cantina, dove per non farsi mancare nulla ha installato un laboratorio dotato di UNA PISCINA INDUSTRIALE PIENA DI ACIDO.
Un ala del castello è inoltre costruita per divenire alla bisogna una gigantesca camera a gas e sei stanze in particolare sono FODERATE CON L’AMIANTO, cosicchè gli si potesse appiccare all’interno fuochi in tutta tranquillità.
Una stanza specifica contiene un enorme forno crematorio.
Quando la costruzione è completa, Henry è raggiante.
Un po’ meno i malcapitati che si ritrovano lì a passar la notte.

5/5: Nessuno dopotutto si è mai lamentato.

Per i due anni successivi all’inizio della Grande Esposizione sparisce un numero ENORME di persone di ogni età ed estrazione sociale.
Non risparmiando nemmeno complici, amici, amanti e conoscenti il nostro protagonista conduce i suoi bersagli nelle camere predisposte per la tortura, per poi ucciderli solitamente asfissiandoli col gas o dando fuoco ad intere stanze.
Successivamente utilizza i corpi per folli esperimenti scientifici oppure gli scioglie completamente nell’acido o ancora -ed è il mio metodo preferito- li eviscera per recuperarne lo scheletro PER POI RIVENDERLO ALLE UNIVERSITÀ.

“Però le lenzuola erano pulite!”

La sequela di sparizioni e conseguenti omicidi è elevatissima, ma Henry è al di sopra di ogni sospetto ed ha studiato tutto per non lasciare alcuna traccia.
La farmacia va bene.
L’hotel va bene.
Il buisness degli scheletri va benissimo.
Le truffe assicurative saltuarie con i cadaveri sfigurati sono un entrata sicura.
Incamera un sacco di soldi.
Che riesce comunque a sperperare facendo il gigione per la città.

Nel 1894 ha dilapidato così tanto le sue finanze che si ritrova accerchiato da una sequela di creditori, decide quindi come ogni buon truffatore di lasciare momentaneamente la città per far sbollire le acque.
Mentre Holmes è via uno dei suoi complici, tale Pat Quinlan, fa irruzione nel castello degli orrori per dare fuoco a tutto, perché?
Perché Henry PER SBAGLIO gli ha ucciso l’amante, la sorella e la figlia che per un accordo fra i due vivevano al terzo piano della farmacia.
Semplicemente una sera confonde le stanze in cui rilasciare il gas e fa il patatrac, Quinlan agisce per vendetta, ma SOLO perché ritiene di non aver ricevuto un risarcimento adeguato.
Bella gente insomma.

Il buon Quinlan.

Howard ritorna a Chicago in seguito e decide che per uscire dai guai economici è una bella idea tentare di riscuotere l’assicurazione facendo passare l’incendio come accidentale (PER UNA VOLTA non è una truffa e non l’ha appiccato lui), mossa quantomeno dubbia se hai due piani pieni di trappole mortali.
L’investigatore dell’assicurazione fa il suo lavoro, appura che l’incendio è doloso, informa il nostro omicida che l’assicurazione non gli avrebbe versato un penny e se ne va in tutta fretta.
Con un indagine un filino più approfondita sarebbe venuto fuori probabilmente anche tutto il resto…non quella volta.

“Non lo trovo affatto giusto!”

Qualche mese dopo il nostro protagonista è ancora indaffarato a cercare di recuperare credito a destra e a manca, ma una delle sue buggerate va particolarmente male e questa volta viene arrestato, con una condanna di qualche mese.
In carcere fa la conoscenza di un altro bel personaggio, Marion Hedgepeth, e insieme escogitarono una truffa/omicidio ai danni del vecchio Pitezel, l’unico oltre ad Henry rimasto in vita (i manovali col tempo erano spariti l’uno dopo l’altro) a conoscere ogni segreto del castello.
Essenzialmente il problema è che Pitezel non si sarebbe mai e poi mai fatto avvicinare da Holmes, Marion agisce come sicario, ma una volta terminato il lavoro ed incassato il denaro il nostro protagonista tira fuori uno dei suoi grandi classici e sparisce dalla circolazione senza pagare quanto dovuto.

Conviene sempre pagare un sicario quando indossa una cravatta così.

Hedgepeth, un filino alterato, corre a riferire tutto alla societá di assicurazioni che decide di far scendere in campo un peso massimo del settore: la Pinkerton National Detective Agency.
La Pinkerton è la prima, più grande e rinomata agenzia investigativa privata DEL MONDO, fondata nel 1850 dallo scozzese Allan Pinkerton -che mi tengo buono per un altra storia- che inizia la sua scalata al successo sgominando nientemeno che un complotto per uccidere Abramo Lincoln, che prese in seguito i suoi dipendenti come guardie del corpo personali.
Per i tempi erano l’elite dell’elite.

Nessuno cazzeggia con i Pinkerton!

Henry Howard Holmes per otto anni ha ucciso e truffato sostanzialmente indisturbato, grazie a continui spostamenti e cambi di identità quando si sentiva braccato.
Gli investigatori della Pinkerton impiegano meno di otto settimane a risalire alla scia di omicidi, lo seguono fino a Boston, dove venne arrestato il 17 novembre, inizialmente per il solo omicidio con truffa che coinvolge Hedgepeth.

Dopo giorni di interrogatori serrati gli omicidi confessati salgono da uno a quattro.
Poi da quattro a ventisette.
Poi alla polizia viene in mente di controllare il ‘Castello’.
Da ventisette si sale a CENTOCINQUANTA, contando i resti ritrovati più un numero imprecisato dovuto ai metodi utilizzati per far sparire i corpi.
La polizia rimane convinta si tratti di un numero intorno alle duecento vittime, Holmes dal canto suo ne confessa ‘solo’ centotrenta e si giustifica sottolineando il fatto che lo faceva solo quando rimaneva a corto di contanti, una linea di difesa alquanto dubbia.
Centotrenta persone.
Non credo nemmeno di conoscerle centotrenta persone.
I bersagli erano in prevalenza donne, ma non disdegnava nè bambini né uomini d’affari se il rischio valeva la candela e gli sembravano facoltosi.

La storia sale alle cronache velocemente e il castello (nonostante gli ingenti danni del primo incendio) diviene una macabra attrazione, fino a che viene appiccato un altro rogo per raderlo completamente al suolo.

Holmes attende sprezzante la sua condanna a morte, che viene eseguita il 7 maggio 1896, fino all’ultimo insistendo sul fatto che doveva essere chiamato DOTTORE.
Cosa che al boia doveva dare un sacco fastidio.
Infatti la sua esecuzione fu un impiccagione che durò per QUINDICI interi minuti, perchè chi si doveva occupare del cappio decise di farlo quanto più scomodo possibile per far durare l’agonia e restituirgli una piccola parte delle sofferenze causate.

Che siamo d’accordo, non è giustizia.
Credo si chiami karma.
Lo stesso per cui per i prossimi mille anni Holmes si reincarnerà in un platelmita con problemi di riproduzione -SPOILER: i platelmiti si riproducono mettendosi l’ano in bocca ed uno dei due si svuota nell’altro, morendo-.

“E allora sarà figo come scopate voi umani!”

 

Luca Porrello

Vivo in un bosco. Soffro di insonnia. La combatto scrivendo (e bevendo). E' partito tutto così. Se vi è piaciuto quello che avete letto cercate Personalità Buffe anche su Facebook.

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