Jan Beukelszoon

Ci sono Personalità Buffe che si ricollegano fra loro per setting, tempistiche ed obiettivi.
Tutte cose molto noiose da ripetere, sia per chi scrive (immaginatemi sotto un involto di coperte che attendo invano il sopraggiungere del sonno) che per chi legge.

Per proseguire rimangono così tre opzioni:

A- vi ricordate di Huldrych Zwingli.
B- CLICCATE QUI per rileggere la storia di Huldych Zwingli.
C- continuate perdendovi parte d’atmosfera (e di Huldrych Zwingli).

A e B bravi, C meno…

1509: la città di Leida nell’Olanda meridionale dona i natali all’eroe di oggi.

Il centro urbano ha una storia lunga e variegata su cui mi soffermo solo perchè nel 1807 una nave ancorata in porto con a bordo DICIOTTOMILA chili di polvere da sparo decide bene di esplodere causando 151 morti e 2.000 feriti.

Ma per oggi sorvoliamo.

Jan è figlio illegittimo di un borgomastro tedesco, un ‘bastardo’ secondo l’accezione originale del termine.

Viene cresciuto a (poco) pane e (tanti) schiaffi come apprendista sarto, ma nel 1525 la sua mente viene rapita dagli ideali diffusisi a partire da quel di Zurigo da una strana versione del Cristianesimo che auspica una netta separazione fra Stato e Chiesa, il rifiuto del battesimo degli infanti e riforme varie per rimettere in riga il clero corrotto -tutte cose sensate- facendo così spirare un forte vento di cambiamento protestante, in questo caso vento anabattista.

Il nostro eroe si appassiona al nuovo movimento così tanto dal divenirne uno dei principali punti di riferimento.
Gli si forma intorno un discreto seguito di fedeli che decidono di ignorare le sue non proprio eleganti origini e le dubbie relazioni con esponenti del sottobosco criminale. Appena ventiquattrenne decide di adeguarsi al flusso della corrente trasferendosi insieme ai suoi fedeli nella citta tedesca di Münster.


Qui incontra il fuoriclasse del protestantesimo (e della truffa) Jan Matthys e ne diventa immediatamente uno dei suoi sottoposti più fidati.

Matthys era un fornaio olandese che si rende improvvisamente conto di aver sbagliato mestiere. Abbandona moglie e figli al loro destino e dopo aver sedotto una bellissima (nonchè sedicenne) figlia di birrai si unisce al protestantesimo, salvo poi sparire per un certo periodo dalle scene quando il suo mentore Melchior Hofmann viene arrestato per una miriade di motivazioni, legate solo in parte alle sue idee anticlericali.

Matthys ritorna alla ribalta nel 1533 -dopo essersi ubriacato evidentemente tantissimo- dichiarando di essere la reincarnazione del profeta Enoch, il secondo testimone dell’Apocalisse.

“YOLO!”

“Dio in persona è sceso dal regno dei cieli per parlare con me!
Il ritorno di Gesù Cristo avverrà nella sera di Pasqua del 1534!
Voi che siete suoi figli e i miei fratelli dovrete essere pronti nel corpo e nell’anima!”

I suoi seguaci (da buoni seguaci) non si fanno domande quando l’invasato li guida a Münster ESATTAMENTE nel momento in cui la città (convertitasi in blocco) si sta per ribellare al suo principe/vescovo cristiano Franz von Waldeck, costringendo quest’ultimo ad andarsene per poi tornare alla carica con le sue armate prezzolate.

“No tranquilli, non me la sono mica presa”

L’ingresso in città dei seguaci anabattisti risolleva il morale del consiglio cittadino formato da luterani, teologi e predicatori ma soprattutto fa leva con una propaganda apocalittica sulle paure di una popolazione terrorizzata, che vede in Matthys il nuovo messia e l’unica speranza di salvezza.

Il 30 gennaio 1534 tutti i cittadini di Münster vengono dichiarati completamente liberi di scegliere un culto.
A patto che fosse protestante.
In caso contrario vengono spogliati di tutto e spinti a calci fuori dalla città, dove in parecchi trovano la morte vagabondando nel gelo delle campagne circostanti.

Il 4 aprile per dar prova che Dio è dalla loro parte Matthys decide di tentare una sortita alle armate di Waldeck:
il piano era di andare nelle vicinanze dell’accampamento degli assedianti, salire su un muretto e sbraitare alla testa di una ventina di pazzi cenciosi invitando i mercenari pagati dal vescovo a ribellarsi per unirsi alle forze in difesa della città, promettendo loro come ricompensa unicamente la gloria del Signore.

Ovviamente le cose proseguirono in modo buffo, quando un ufficiale si avvicina al muretto, sguaina la spada e uccide Matthys con un colpo.


Il secondo testimone dell’Apocalisse è morto.

Il suo (stupido) sacrificio ha però un effetto insperato: la notizia dell’uccisione del profeta dona coraggio e furia alle armate cittadine che attaccano in massa gli assedianti, facendoli momentaneamente ritirare.

Tornata al sicuro dietro le mura, la milizia viene accolta dalla notizia che hanno dalla loro un nuovo messaggero di Dio, il nostro Beukelszoon.

Jan non perde tempo, si autoproclama subito Re di Münster sposa Divara, l’ex concubina di Matthys -ricordate la figlia di birrai?- e instaura in città il sogno di quasi ogni capo religioso: una teocrazia totale.

In un solo anno il suo regno mette al bando e brucia ogni libro al di fuori della Bibbia, reintroduce il baratto, instituisce di fatto uno stato comunitario radicale in cui ERA PROIBITO chiudere a chiave la porta di casa e avere un qualsiasi tipo di proprietà privata -non fate i fighi urlando “tracce di comunismo trecento anni prima di Marx!” perchè le prime informazioni storiche collegabili trattano di ben prima, nel regno di Ur III in Mesopotamia nel 2100 A.C. per la precisione- e per non farsi mancar niente ci butta dentro una forte dose di poligamia, dichiarando che nessuna donna aveva il diritto di rimanere nubile.

Prendendo alla lettera il passaggio “andate e moltiplicatevi” Beukelszoon in soli QUATTORDICI mesi prende (con la forza, da vero gentelman) SEDICI mogli, decapitandone pure una in piazza quando la poveraccia tenta di fuggire dal talamo e dal suo pene santo.
Roba che Enrico VIII levate.

“Nun me sfidà”

Una sera del novembre del 1535, quando la città è oramai immersa nel dispotismo, circondata da mercenari e sull’orlo di una carestia, un münsterita si prende la briga (e di certo il gusto) di aprire dall’interno le porte della città, permettendo ai lanzichenecchi appostati di sciamare all’interno con l’obiettivo di uccidere qualsiasi cosa puzzasse anche solo vagamente di protestantesimo.

Jan viene trovato mezzo nudo in procinto di darsi alla macchia e spedito a schiaffoni nelle segrete di Dülmen, una città tedesca vicina che condivide la passione per le dieresi.

Il Re di Münster è nella cacchina.

Beukelszoon rivide la luce del sole solo mesi dopo, quando viene ricondotto in ciò che resta del suo regno, insieme ai capi della rivolta.

Il vescovo Waldeck aveva avuto due anni dalla sua cacciata dalla città per pensare alla vendetta:
Condotti nella piazza principale tra il dileggio della folla (composta in parte da quelli più svelti a cambiar bandiera, come succede sempre), vengono legati a dei pali dotati di ‘cinture spinate’ e qui torturati PER UN’ORA con delle pinze incandescenti, prima che gli si ficcasse una daga nel cuore.


Non è tutto.
I cadaveri, gettati in tre gabbie vengono issati A MARCIRE sulla facciata della chiesa di San Lamberto per CINQUANT’ANNI.

I loro resti non ci sono più, ma le gabbie sì.

Oltre a qualche pagina sui libri di storia resta anche un altra cosa a perpetruare il nome del nostro Buffo Personaggio di oggi, un motto olandese che recita “zich met een Jan(tje) van Leiden van iets afmaken”, che significa più o meno come “ottenere qualcosa con parole belle ma vuote”.

Io avrei scelto “zestien vrouwen en een kooi” (“sedici mogli ed una gabbia”) un motto utilizzabile fra le altre cose anche come titolo per un porno intrigante.

Ma sono io.

Luca Porrello

Vivo in un bosco. Soffro di insonnia. La combatto scrivendo (e bevendo). E' partito tutto così. Se vi è piaciuto quello che avete letto cercate Personalità Buffe anche su Facebook.

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