Metro 2033

Sono anni che leggo un pezzetto di questo libro e poi mi perdo via dimenticandomi cos’è successo.

Lo lascio lì e lo rinizio da capo da ANNI.

Questo volumone mi ha sempre accompagnato in giro nei miei (pochi) viaggi sottocosto per l’Europa:
Londra, Budapest, Praga, Amsterdam. Sempre nel mio zaino, sempre a rubarmi il poco spazio disponibile del bagaglio a mano.

Stavolta ho deciso davvero di portarlo fino in fondo.

Il libro -da cui hanno tratto un’interessante serie di FPS se vi interessano i videogame- si struttura essenzialmente attorno al viaggio di Artyom, un sopravvissuto alla guerra atomica che ha devastato il pianeta e che vive come altri disperati come lui all’interno della linea della metropolitana di Mosca, unico mondo a lui conosciuto, per cercare di trovare qualcuno in grado di aiutare la sua stazione sotto attacco da alcuni esseri misteriosi denominati ‘I Tetri’.

Il viaggio di per sè non è niente di eccezionale ma Dmitrij Gluchovskij dà il suo meglio quando si decide a raccontare a spizzichi e bocconi la terza guerra mondiale e le storie di chi è rimasto al di fuori della metropolitana.

Per esempio a un certo punto, nel mezzo di un capitolo alquanto noioso, tira fuori una perla di questa dimensione:

Lenin apprese l’alchimia e le arti oscure durante i suoi studi in Svizzera e si convinse che per far salire al potere i Bolscevichi occorreva stringere un patto con alcune entità demoniache perchè si prodigassero per difendere il popolo russo che veniva per questo marchiato con dei ‘pentagrammi di dominazione’ tramite le stelle degli stendardi dell’Armata Rossa.

La casta dei sacerdoti che dominava sulle entità più potenti era riunita nel Partito Comunista stesso e all’interno degli enormi rubini incastonati nelle stelle che svettano dalle torri del Cremlino sono racchiusi dei portali per il loro mondo infernale, portali che garantiscono al contempo al popolo russo protezione e prosperità, almeno fino a che gli venivano sacrificate anime fresche.

La prova suprema per il potere sovietico fu lo scontro con la Germania nazionalsocialista.
Protetta da poteri non meno antichi e potenti di quelli che si trovavano nell’Unione Sovietica, la corazzata della nazione teutonica sarebbe potuta penetrare nelle profondità del nostro paese per la seconda volta in mille anni.

In quell’occasione, sui loro stendardi troneggiava la svastica, simbolo rovesciato del sole, della luce e della prosperità.

La candela tremolò un’ultima volta e si spense. Era ora di dormire”.

Dmitrij, porca vacca, non potevi mandare affanculo Artyom e parlare solo di questo per le 600 e rotte pagine di sto libro?

Metro 2033
Dmitrij Gluchovskij
Multiplayer edizioni: 6.5 fallout nucleari che distruggono tutto su 10

Luca Porrello

Vivo in un bosco. Soffro di insonnia. La combatto scrivendo (e bevendo). E' partito tutto così. Se vi è piaciuto quello che avete letto cercate Personalità Buffe anche su Facebook.

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