La sfiga ci vede davvero benissimo?

EEEEDIZIONE STRAORDINARIAAAAAA!!!!!!!! Una volta tanto Occulturiamoci non esce in modo casuale e totalmente slegato dalla realtà come fa di solito, ma è sul pezzissimo alla grande. Non potevamo certo farci sfuggire l’occasione di pubblicare un articolo di venerdì 17, no?
E allora partiamo a spron battuto e occupiamoci della vera grande forza che fa muovere l’Italia: la botta di cu… il colpo di fortuna!
 
Non sarò certo io a dire che la fortuna non esista: è chiaro che vincere 5 milioni di euro alla lotteria è un evento concreto e verificabile, che non dipende dalla nostra abilità, ma può cambiare la nostra vita in meglio. Nessuno lo nega, ma non c’è proprio niente di strano e misterioso in questo: in ogni lotteria c’è sempre un vincitore! Non c’è assolutamente nulla di soprannaturale, in ciò.

Quello che però vorrei capire è se la fortuna possa essere in qualche modo domata: esistono persone sempre fortunate o sempre sfortunate? Esistono gli iettatori? I talismani portafortuna e i rituali propiziatori funzionano? Sono convinto che sotto sotto la risposta la sappiate già, ma procediamo con ordine e partiamo dalla più classica delle domande che tutti, prima o poi, si sono posti:

“Ma perché la sfiga se la prende sempre con me?”
Beh, a volte è una semplice questione matematica: per esempio se siamo in fila alla posta e confrontiamo la nostra velocità con quella della fila di fianco, è matematicamente più probabile che la nostra sia più lenta! Lo so che sembra assurdo, ma basta pensarci un attimo. Poniamo il caso che, in totale, nelle due file ci siano 20 persone: 12 in una fila e 8 nell’altra. È chiaro a tutti che quella da 8 sarà probabilmente la più veloce, no? Bene, se voi siete una delle 20 persone presenti nella stanza, avete 12 possibilità su 20 di essere nella fila lenta e 8 possibilità di essere in quella veloce! In pratica, avete matematicamente il 60% di possibilità di essere in quella peggiore. Certo, quando ne scegliete una, avete il 50% di possibilità di capitare quella giusta (visto che le file italiane sono un agglomerato maldisposto di carne umana ammassata, dove non è facile contare esattamente le persone) ma di fatto, intervistando gli interessati all’uscita, avremo probabilmente più persone scontente rispetto a quelle contente. Inoltre, se aumentiamo il numero di file, per esempio spostandoci in un supermercato che ha 10 casse aperte, è vero che le cose cambiano, perché avremo solo una possibilità su 10 di essere in quella più lenta, ma avremo anche una possibilità su 10 di essere in quella più veloce, ed è a questo che faremo caso! La nostra attenzione sarà irrimediabilmente attratta dalla coda che si muove più in fretta della nostra e ignoreremo inconsciamente tutti quelle più lente di noi. È un particolare aspetto del fenomeno che si chiama ATTENZIONE SELETTIVA, che sta alla base di questa e molte altre percezioni e ha molte altre applicazioni oltre a questa (ma noi le ignoriamo e le rimandiamo a un altro articolo che, di questo passo, uscirà fra mille anni).
Per dirla in due parole, banalizzando parecchio come siamo soliti fare da queste parti, l’Attenzione Selettiva è il modo che ha il cervello di non impazzire di fronte al bombardamento di miriadi di stimoli che gli arrivano continuamente da ogni recettore del nostro corpo. Sostanzialmente, ci trasmette consciamente solo le cose importanti escludendo le altre. Ciò significa che magari mentre stiamo guidando ci mostra i pericoli presenti sulla carreggiata o al suo esterno, ma non ci fa badare alle targhe delle auto che incrociamo o a tutti i dettagli del paesaggio circostante (a parti i gatti, o le volpi, o gli altri animali carini, perché quelli sono SEMPRE importanti da guardare e il cervello sa bene che si può tranquillamente rischiare un incidente, pur di ammirarli).
Però, per esempio, se avete appena scelto l’auto nuova da comprare, vi farà notare quante ce ne siano in giro. Non ci avete mai fatto caso? Sono molto più frequenti quando diventano il vostro oggetto di interesse, vero? Naturalmente no: la frequenza è sempre lo stessa, ma prima non ci facevate caso.
Facciamo un altro esempio automobilistico (non perché questo ambito mi piaccia particolarmente, ma sono uno a cui tocca guidare molto più di quanto vorrebbe, quindi la mia fantasia va spesso a finire lì): quante volte vi è capitato di trovare il signore anziano col cappello che guida la 127 bianca a 40 km/h davanti a voi sulla strada extraurbana piena di curve PROPRIO il giorno in cui siete in ritardo per un impegno importante? A me tantissime, lo dico sinceramente. Ma il fatto è che in giro per le strade c’è sempre qualcuno che va piano. Inoltre, spesso gli impegni si prendono a orari comuni: una cena, un aperitivo o un pranzo coincideranno probabilmente con il momento in cui stanno andando a cena, all’aperitivo o a pranzo un sacco di altre persone. È del tutto normale che ci possa essere qualcuno che ci rallenta, davanti, ma noi tenderemo a ricordarcelo nel momento in cui saremo in ritardo, mentre non ci faremo troppo caso mentre stiamo guidando senza urgenza cantando a squarciagola le canzoni di Young Signorino scaricate di frodo sulla chiavetta aggirandoci per i più biechi angoli del deep web. Più è importante il motivo per cui stiamo viaggiando e più è risicato il tempo a nostra disposizione, più la nostra soglia di sopportazione di qualsiasi intoppo, anche piccolo, diventerà bassa.
Volendo dirlo in parole un po’ brutali: chi si sente sfortunato probabilmente SCEGLIE di sentirsi così. Per queste persone è importante sentirsi così e il loro cervello mette continuamente sotto il loro naso le “prove” della loro malasorte, probabilmente per potersi assolvere per aver fallito determinati traguardi.
È un meccanismo simile a quello che fa sì che, se esce uno scandalo sportivo (o politico: tanto sempre di tifo si tratta) che mette in luce un comportamento scorretto, noteremo che tutte le squadre ne sono coinvolte tranne la nostra! 
Fortuna? No, beh, in quel caso no… In quel caso è perché siamo più bravi degli altri a distinguere le uniche persone oneste che meritano il nostro supporto, naturalmente…
Ah, no, scusate, questo in realtà è cherry picking, che è una cosa non troppo diversa, nel senso che comunque alla fine si tratta sempre di scegliere degli stimoli piuttosto che altri, anche se in questo caso lo scopo, cosciente o no, è quello di veder confermati i propri preconcetti.
Ma quindi, è davvero tutto qui? Il fatto di sentirsi fortunati o sfortunati è solo percezione ed è impossibile fare qualcosa per attirare a sé la buona sorte?
Beh, sì e no: sì, il considerarsi fortunati oppure sfortunati sta essenzialmente qui . Il fatto che vi siano capitate quattro/cinque/dieci sfighe di fila non è significativo: il caso non ha memoria e il numero è troppo basso per farne una statistica. E sì, è impossibile attirare a sé la possibilità di vincere al superenalotto o alla lotteria, però qualcosa per migliorare il nostro rapporto con la buona sorte si può fare, come ci insegna il prof. Richard Wiseman, che è uno psicologo noto perché da anni si occupa espressamente di questi meccanismi.
Siccome un esempio vale più di mille parole, vi racconto il suo esperimento più famoso: mise un annuncio sul giornale per trovare volontari che si ritenessero particolarmente fortunati o particolarmente sfortunati. Dopo che li ebbe radunati, diede a ciascuno di loro una copia di una rivista, chiedendo di contare quante immagini contenesse. Ebbene, la maggior parte degli sfortunati contò le immagini, mentre la maggior parte dei fortunati si accorse subito che a pagina 2 c’era scritto, a caratteri cubitali, il numero esatto da riferire. Inoltre, alcuni di loro videro anche l’annuncio, posto più avanti che diceva che chiunque avesse riferito di averlo letto avrebbe ricevuto una ricompensa.
La conclusione di Wiseman, basata anche su molti altri studi, è che le persone fortunate sono quelle più pronte a cogliere le occasioni che si presentano. È vero che a volte essere nel posto giusto al momento giusto è un caso, ma non è poi così improbabile: nel corso di una vita ci sono tantissimi posti giusti e momenti giusti! Chi riesce ad approfittarne si riterrà  fortunato, mentre chi non si accorge dell’opportunità non potrà fare altro che continuare a lamentarsi che gli vanno tutte storte (e, soprattutto, dare la colpa alla sorte invece che a sé stesso).
Poi, intendiamoci, gli eventi sfortunati esistono davvero, eh. Essere a bordo di un aereo che precipita, transitare su un ponte che crolla, venire centrati da un pirata della strada sono VERE sfortune, ma rientrano nella normale probabilità. Quello che qui sto dicendo è che non esistono persone che attirano la fortuna e la sfortuna. Le cose succedono da sole, per conto loro.
Wiseman ha poi verificato sperimentalmente l’inefficacia di rituali scaramantici e talismani vari, anche se purtroppo nessuno studio riuscirà mai a convincere certe persone ad abbandonare queste dannose abitudini (sono sinceramente convinto che scaramanzia e superstizione sono un fardello che appesantisce l’Italia, ma non divaghiamo). Stesso discorso vale per i metodi per vincere al lotto che non hanno NESSUN fondamento scientifico. Il fatto che un numero non esca da un miliardo di settimane non ha nessuna influenza sulla prossima estrazione: sempre di 5 su 90 si tratta (anzi, 1 su 90 + 1 su 89 + 1 su 88 + 1 su 87 + 1 su 86, visto che questo blog è letto da un sacco di nerd molto precisini 😛 ).
Soprattutto, bisognerebbe abbandonare l’idea che esistano persone che portano male, perché è davvero una cosa che umilia e procura danno a chi subisce tale ignobile e stupida accusa.
E anche, bisognerebbe evitare di illudersi di poter attirare la fortuna per poter campare senza sforzi e senza preoccupazioni.
Questo è solo un fumetto, non la realtà!
La fortuna si può costruire con il giusto atteggiamento, come abbiamo visto. Pensare di essere sfortunati toglie fiducia in sé stessi e spegne gli entusiasmi, con il risultato di diventarlo davvero. Così come l’atteggiamento positivo aiuta a cogliere le occasioni propizie, quello negativo paradossalmente aiuta a trovare quelle negative: uscire di casa pensando che oggi andrà tutto male perché è venerdì 17, vi farà tenere un atteggiamento ipercritico e pessimista, facendovi provare rabbia e fastidio per avvenimenti che normalmente vi provocherebbero poco o nulla. È un classico caso di profezia che si autoavvera (il cui esempio più famoso è  la frase: “ti voglio molto bene, ma sono certa che non potrò mai innamorarmi di te”, ma questa è un’altra storia).

Mario Sacchi

Sono socio del CICAP (ma non ricopro alcun ruolo particolare e non mi sogno di parlare a nome loro) e convinto assertore della validità del metodo scientifico in ogni campo della vita. Ciò non mi rende meno cialtrone ma fa sempre colpo sulle ragazze*. (*)potrebbe non essere vero.

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