Gurio Umino (Ubaldo)
Quando la rilevo provo l’impulso di scriverne.
È così che nascono le Personalità Buffe.
Ho trentuno anni.
Me ne sento addosso almeno il doppio e per controbilanciare mi comporto sovente come se ne avessi la metà.
Anagraficamente però ho trentuno anni.
Ciò significa che per il sistema legislativo vigente posso discorrere in tutta tranquillità solamente dei reati da me commessi prima del 1998.
La mia pessima carriera da taccheggiatore, ad esempio…
1997: vengo mandato a comprare il pane nell’unico negozio di alimentari sito nella piccola frazioncina in cui si sono traferiti da poco i miei genitori.
Il pane è parecchio, i soldi (in lire) contati.
Io desidero comunque ardentemente una di quelle chimicissime caramelle fintofragola con minuscola figurina in regalo.
Non appena la cassiera viene distratta da una telefonata, arraffo con movimento fluido sia il sacchetto del pane che una manciata di dolci.
Saluto.
Esco.
Timoroso di essere scoperto non appena varcata la soglia di casa, decido di nascondere la refurtiva zuccherina in una vecchia grondaia, certo che nessuno abbia il coraggio di infilarci dentro il braccio per cercarla.
Un crimine perfetto.
Non avevo fatto però i conti con la mia coscienza ipertrofica sviluppata in anni di serie tv moralistiche.
Rubare è male.
Sei malvagio.
Verrai scoperto e punito.
Dieci minuti dopo, nella più totale disperazione, ritorno frignando alla ‘grondaia del tesoro’, recupero il bottino (ricoperto di insetti, ragnatele e schifo vario) e lo riporto COSÌ COM’È al negozio riponendolo sul bancone senza farmi vedere per poi fuggire in preda al panico.
Non rientrerò mai più volentieri lì dentro…
1996: il mondo da me conosciuto inizia e finisce praticamente tutto con il quartiere della Cappuccina in quel di Domodossola.
-Per chi vive in zona o ha già letto il post sulla Mereu avete più o meno già una mezza idea, per gli altri:
un rione popolare di periferia (di una città di per sè minuscola) nato durante gli anni degli afflussi migratori dal sud Italia con il neanche malcelato obiettivo di contenere le masse di ‘terroni’ in una sorta di ghetto, come mi veniva di sovente ricordato dagli autoctoni.-
Ai tempi (ma è abbastanza vero anche oggi) alla Cappuccina non c’era quasi nulla, come in ogni buona periferia che si rispetti.
Al suo limitare è presente però una COOP.
Crescendo in questo brodo primordiale di subumanità era inevitabile ritrovarsi in mezzo alle cosiddette ‘prove di coraggio’ necessarie per venire accettati in uno dei vari gruppetti che si andavano a formare di fronte a quella grande barriera che è la preadoloscenza.
Avete presente i documentari del National Geographic sulla socialità all’interno dei branchi di macachi?
Ecco, lo stesso ma con meno (a volte più) escrementi lanciati con le mani.
Uno dei riti di passaggio per diventare un membro attivo della gang di bambini che imperversava nella famigerata via Aldo Moro (oltre all’aver ottenuto il titolo di ‘lanciatore di ghiande di terza classe’ dopo la terribile ‘guerra delle querce’ del giugno del ’94) era la ‘prova delle caramelle’ -dolci e illegalità sono un leitmotiv ricorrente in questa storia-:
Essenzialmente si prendeva d’assalto in massa la corsia dei dolciumi con l’obiettivo di portarsi via almeno due bonbon a testa.
ALMENO due.
Poi come al solito c’era chi esagerava.
La tecnica prevedeva un dentro/fuori di pochi secondi, protetti dallo stormo bambinesco, per poi fuggire a rotta di collo.
Una tattica senza dubbio efficace ma fin troppo rozza per essere usata da me che decido quindi di puntare tutto sulla mia comprovata nonchalance.
Avete mai visto un bambino di nove anni aggirarsi da solo per una corsia di un supermercato fischiettando?
Davo sicuramente nell’occhio…
A mia memoria nei mesi in cui questa idiozia aveva preso piede sono stato L’UNICO ad essere beccato da una cassiera fin troppo paziente che, dopo avermi fatto un meritatissimo alzaculo, mi ha lasciato andare con mezzo pacchetto di Fruit Joy che aveva in tasca.
1995: tutto ciò che il mio cervello ha assorbito in otto anni di vita passa subito in secondo piano quando (non ricordo più nemmeno come) mi ritrovo in casa di Cristina, una bambina poco più grande di me che abita al piano di superiore dell’alveare umano che ci ostiniamo a chiamare ‘case popolari’.
Cristina ha una qualità importantissima: POSSIEDE UN FOTTUTO COMMODORE 64 CON BUBBLE BOBBLE!
-Qui dovete considerare che per me era un’assoluta novità, non pensavo nemmeno che potesse esistere qualcosa del genere! Un videogame che non fosse infilato dentro ad un cabinato e che non funzionasse a suon 500 lire era pura follia rivoluzionaria!–
“Vuoi provare a giocarci anche tu?”
Ah Cristina! Tu nemmeno lo sai ma è stato praticamente il corrispettivo del primo buco per un eroinomane.
Da lì ho ricordi molto confusi, sono solo certo che la famiglia di sta ragazzina ha dovuto buttarmi fuori con la forza ad un’ora abominevole, mentre io ero già pronto ad una occupazione coatta di un fortino di cuscini finchè quel cazzo di draghetto non fosse giunto alla fine di tutti i livelli.
Stranamente non mi hanno mai più fatto mettere piede in casa loro.
Questo non cambiava il fatto che dovevo tornarci ad ogni costo…anche se il prezzo da pagare consisteva nel sacrificare il mio maschio onore smettendo di guardare Holly & Benji e i Cavalieri dello Zodiaco per dedicarmi con tutto me stesso a Sailor Moon, con l’obiettivo ultimo di avere qualcosa di cui parlare con il gruppo delle ‘femmine’, entrare nelle loro conversazioni e farmi così finalmente prestare il Commodore.
Nella mia testa era un piano geniale.
Con una falla enorme: Sailor Moon era in programmazione già da diverso tempo e ai tempi non c’erano nè internet nè Wikipedia con cui recuperare le informazioni sulle puntate perse.
Però esiteva l’edicola…
‘IL COMPENDIO DI SAILOR MOON’, ottomila lire di un libricino minuscolo che prometteva di rivelarmi tutti i segreti che servivano per rimettermi in pari con la serie.
Un solo problema: non sarei mai riuscito a farmi dare quella somma di denaro, soprattutto per quel motivo.
Urgeva una soluzione.
Rubarlo era UN modo per risolvere il problema, non il migliore ne convengo, ma quello immediatamente praticabile.
Il mio piano criminale si reggeva tutto sulla velocità e la precisione dei movimenti: non appena il proprietario della rivendita -due metri d’uomo che mi fanno molta paura anche oggi ogni volta che capito da lui a comprare le sigarette- si fosse distratto, io avrei tolto in un battito di ciglia il compendio dal suo espositore per poi farlo sparire all’interno del paio di pantaloni più grandi che ero riuscito a procurarmi.
Inutile dire che anche in questo caso le cose andarono storte.
Sono riuscito a fare più o meno una decina di metri all’esterno prima che una manona mi afferrasse per una spalla costringendomi a restituire il maltolto.
Le due ore successive sono state pura paranoia, in quanto temendo che il proprietario mi potesse seguire ho preso strade, stradine e sentieri nei prati nello squallido tentativo di seminare un inseguitore invisibile.
Perchè vi sto raccontando tutte queste storie di fallimenti criminali prepuberali? Perchè se fossi riuscito nel mio intento ALLORA, forse sarei riuscito ad avere accesso alle informazioni che mi servivano per scrivere questa storia, senza finire OGGI sui forum delle fan di Sailor Moon.
Voi non potete capire quanta cattiveria ho visto là sopra.
Non potete…
–DA QUESTO PUNTO IN AVANTI POTREBBERO ESSERCI DEGLI SPOILER SE NON AVETE MAI VISTO NÈ LETTO L’OPERA DE ‘LA COMBATTENTE CHE VESTE ALLA MARINARA’!
Io lo dico anche se si tratta di qualcosa uscito originariamente nel 1991 perchè (anche se sembra incredibile) pare che ora anche i giovincelli nati dopo quella data sono in grado di leggere, presumo per colpa degli ormoni che mettono nelle Girelle.-
La storia della prima serie di Sailor Moon narra principalmente delle vicende di Usagi Tsukino (tradotta in Bunny nell’edizione italiana dato che il nome originale significa ‘Coniglio della luna’), del suo incontro con una gatta parlante di nome Luna, dei combattimenti contro gli educatissimi emissari del Dark Kingdom (‘Regno delle Tenebre’) che attaccano uno per volta prendendo il numerino come dal salumiere e della ricerca puntata dopo puntata della reincarnazione della principessa Serenity che governava millenni addietro l’antico regno della Luna -mi rendo conto che è tutto molto lunoso- in quanto unica custode del ricercatissimo ‘Cristallo d’Argento Illusorio’, una pietra in grado di risvegliare la regina dei cattivi e condannare alla sua tirannia sia la Terra che il suo satellite.
Una ricerca che sarebbe potuta durare pochissimo dato che Usagi è sostanzialmente IDENTICA a Serenity (e pure alla sua ‘forma di combattimento’, quindi quegli imbecilli del Dark Kingdom hanno evidenti problemi di vista per non capire che Usagi È Sailor Moon) e che quella stronza di una gatta lo sa benissimo fin dal primo momento.
Tutto questo è comunque solo un contorno per il vero ed unico protagonista della serie nonché il mio personaggio preferito indiscusso.
No.
No, macchè Milord (Tuxedo Kamen)!
Non scherziamo!
Quel bellimbusto della reincarnazione del principe della Terra Endymion era buono solo ad aspettare che OGNI VOLTA le guerriere Sailor fossero in difficoltà per arrivare tutto tirato a lanciar rose -inserire scontatissima battuta sugli ambulanti del Bangladesh-, distrarre per un picosecondo (comunque sufficiente) il nemico di turno e scomparire senza nemmeno scendere a dar due pizze.
Anzi in più di un’occasione complica la situazione facendosi rapire come un pollo.
Io parlo dell’incredibile Ubaldo!
Gurio Umino (tradotto in modo osceno qui da noi) fa la sua comparsa sin dalla prima puntata venendo presentato come il secchione della classe di Usagi.
Serio e preparato ma contemporaneamente pedante e fastidioso (“Ho preso il massimo dei voti e non mi è nemmeno servito studiare!”) mostra sin da subito un’enorme infatuazione per la protagonista che, come direbbero nella capitale: NÙN SE LO CAGA PROPRIO PE ‘NIENTE, vedendolo solo come il famigerato ‘buon amico’ e al massimo come fonte d’informazioni data la sua cultura generale e la sua passione per il gossip.
Giá a questo punto non potevo che fare il tifo per lui, ma l’apoteosi vera e propria si ha quando Ubaldo smette di perdere tempo con Bunny e si prende bene per la sua migliore amica Nina (Naru nell’originale) che nel frattempo ha avuto UNA STORIA D’AMORE INTERSPECIE CON UNO DEI CAPI DEI CATTIVI TERMINATA CON LUI CHE DIVENTA BUONO MA VIENE DEATOMIZZATO FRA LE SUE BRACCIA NEL TENTATIVO DI DIFENDERLA!
Giusto i feels che ti aspetteresti in una serie per ragazzine.
Da qui in poi il buon Gurio si farà strada pian pianino nel cuore devastato di Nina arrivando in una puntata a travestirsi da Milord (diventando l’immenso ‘Ubaldo Milord’), facendo una figura terribile ma contemporaneamente salvando le guerriere Sailor (e conseguentemente TUTTO IL FOTTUTO PIANETA) e conquistando con il suo coraggio il cuore della sua amata che da lì inizierà a fare coppia fissa con lui.
Il personaggio di Ubaldo scompare dalla quinta stagione dell’anime (presumibilmente perchè si è trasferito in un’altra città) e lasciandomi dentro un vuoto incolmabile che nessun Milord del cazzo potrà mai riempire.
FUN FACT: Umino viene presentato come un ragazzo di bassa statura, con i capelli perennemente scompigliati e con un paio di enormi occhialoni col fondo di bottiglia, quindi in generale come un tipo bruttino.
Naoko Takeuchi, la creatrice di Sailor Moon (e moglie di Yoshihiro Togashi, un altro straordinario mangaka autore fra gli altri di ‘Yu Yu Hakusho’ e ‘Hunter x Hunter’) ha invece dichiarato in un’intervista che senza occhialoni Ubaldo è molto attraente, per la precisione E’ ESATTAMENTE COME LE GUERRIERE SAILOR SI IMMAGINANO CHE SIA MILORD SOTTO LA SUA MASCHERINA DA ZORRO DEI POVERI!
Cristina, io non so oggi a distanza di anni tu dove sia finita o se stai leggendo questo post ma nel caso non è che mi presteresti il Commodore? Oggi come oggi potrei parlarti di Sailor Moon per delle ore…