John Allen Chau

Nella (ormai lunga) lista di Personalità Buffe trattate fino a qui se ne possono ricondurre un paio a delle piccole isole collocate in qualche tratto di un qualche oceano: Luckner a Santa Cecilia e Onoda a Lubang.
Certo non sarò ai livelli del mai troppo compianto Isolazionismo, ma anche io sto cominciando a difendermi bene.

11°33’25.2” Nord e 92°14’27.6” Est.
Il setting della nostra storia si svolgerà tutto sui sessanta chilometri quadrati circa di terra emersa che possiamo trovare a queste coordinate, una delle isole dell’arcipelago Adamane nel golfo del Bengala. Un’isola che risponde al nome di North Sentinel.


Intorno al 1000 d.C. re Rajendra I della dinastia tamil dei Chola si ritrova a passare per questo pezzetto di mondo e fa quello che qualsiasi uomo di oggi farebbe in autogrill: ordina una Peroni con cui buttar giù un Camogli e già che c’è dichiara quelle terre suo possedimento personale (denominandole ‘Tinmaittivu’ o ‘Isole di Forza, Valore e Verità’) con l’intenzione di utilizzarle come base strategica per logorare l’impero buddista Srivijaya, che se ne va però a scatafascio per i fatti suoi qualche anno dopo a causa del variare delle rotte commerciali che uniscono i paesi islamici alla Cina.

 

“TANTO QUELL’IMPERO ERA ACERBO, LA PERONI ERA CALDA E NON C’ERA NEANCHE UN AMPIO PARCHEGGIO ALL’INGRESSO!”

Seicento anni dopo è la volta di Kanhoji Angre, che posto capo della marina dell’impero Maratha (che domina per due secoli su UN MILIONE DI CHILOMETRI QUADRATI di terra indiana) opta per piantare la propria bandierina nell’arcipelago, nell’indifferenza generale dei nativi.

Per quello che riguarda la nostra storia sono però molto più succulente le storie che riguardano North Sentinel durante la dominazione inglese -che ai tempi puntava a una ‘Brexin’ globale, invece dell’inconsulta porcata odierna-.

“Erano altri tempi.”

Nel 1771 John Ritchie si ritrova a passare vicino all’isola a bordo del ‘Diligent’, una nave di proprietà dellla Compagnia Britannica delle Indie Orientali. Per tenere fede al nome del suo natante annota: “La presenza di una moltitudine di luci denota senz’altro che l’isola sia abitata da almeno una tribù di indigeni con cui ancora nessuno è riuscito a prendere contatto.”

Quasi un secolo dopo, nel marzo del 1867 un funzionario inglese annoiato, tale Homfray, sbarca sull’isola scortato da un piccolo gruppo di soldati e abitanti delle isole vicine ma non trovando nessuno nelle vicinanze della spiaggia fa spallucce e riparte. PURTROPPO PER LA SUA CARRIERA qualche mese dopo la Ninive, una nave mercantile indiana, viene sospinta dai monsoni contro la barriera corallina che circonda North Sentinel e cola a picco, mentre i centosei sopravvissuti fra passeggeri ed equipaggio guadagnano la spiaggia a bordo delle scialuppe di salvataggio E VENGONO ACCOLTI NEI GIORNI SUCCESSIVI DA CONTINUI ATTACCHI DEGLI ABITANTI DELL’ISOLA.

Fortunatamente per tutti una squadra di salvataggio della Royal Navy riesce a imbarcare i superstiti prima che qualche freccia vagante li faccia diventare meno superstiti.

Non si hanno ulteriori notizie di Homfray, ma sospetto che si sia sorbito un notevole alzaculo dai suoi superiori per aver dichiarato l’isola disabitata.

Nel 1880 North Sentinel torna agli onori delle cronache quando Maurice Vidal Portman, un amministratore inglese con il pallino dell’antropologia, decide di sbarcare sulla striscia di terra meno in vista dell’isola e insieme alla sua spedizione si inoltra nell’entroterra scoprendo una rete di sentieri battuti e villaggi abbandonati.
Quando è il momento di ritornare nella vicina Port Blair Maurice da buon suddito di sua Maestà si porta via come souvenir SEI INDIGENI, catturati nella notte. Si tratta di UNA COPPIA DI ANZIANI E QUATTRO BAMBINI, a riprova del coraggio dimostrato.

Il coraggiosissimo Portman e una delle sue coraggiosissime coreografie.

Sapete come mai il colonialismo occidentale è stato così dannoso per le popolazioni native di mezzo mondo? La religione? La cultura imperialista? La devastazione delle risorse? I massacri indiscriminati? Sì ANCHE quelli ma il danno maggiore lo hanno fatto malattie a cui gli indigeni non possedevano NESSUNA DIFESA. Anche in questo caso evidentemente, perché l’ufficiale responsabile dell’avventuroso rapimento riporta come “L’INTERO GRUPPO si è ammalato rapidamente, GLI ANZIANI SONO MORTI QUASI SUBITO e così si è deciso per riportare i bambini alla spiaggia ricoprendoli di doni.”

Fermi un attimo e immaginate: vi state facendo i cazzi vostri nel bosco, arrivano dei soldati inglesi, vi rapiscono, VI CONTAGIANO CON UNA MALATTIA CHE PROBABILMENTE UCCIDERÀ ALMENO LA METÀ DELL’INTERA POPOLAZIONE DELLA VOSTRA CITTÀ E POI VI RIPORTANO A CASA DANDOVI UNA NINTENDO SWITCH.

Ok che alla fine delll’800 la scienza medica non era la scienza medica di oggi, però checcazzo, dai.

Portman si ritrova stranamente attratto dall’isola anche negli anni successivi e si ritrova sulle sue spiagge in almeno altre due occasioni, una delle quali PER AVER SCAMBIATO L’ERUZIONE DEL VULCANO KRAKATOA (una delle peggiori mai verificate da che esiste l’uomo) per dei colpi di cannone.


Nel 1974 North Sentinel deve far fronte al suo nemico più grande: le telecamere.
Un team di antropologi, un fotografo del National Geographic, un gruppo di poliziotti e un’intera fottutissima TROUPE CINEMATOGRAFICA si dirigono verso le sponde dell’isola per girare il documentario ‘Man in search of Man’.

 

 

I sentinelesi, forse grazie alle storie tramandate durante un secolo di odio orale, accolgono gli antropologi come avrebbero voluto fare con Portman: CON UNA PIOGGIA DI FRECCE. Reimbarcati in tutta fretta gli studiosi si decide per far sbarcare i poliziotti che in tenuta antisommossa completa diventano dei bersagli mobili mentre scaricano a terra vari doni: noci di cocco (apprezzatissime, dato che non crescono sull’isola), un maiale e alcune pentole.

I sentinelesi rispondono con una pioggia di frecce più intensa, UNA DELLE QUALI COLPISCE IN PIENO IL REGISTA ALLA COSCIA, prima che quello che sembra essere il capo degli assalitori SGOZZI IL MAIALE PRIMA DI SEPPELLIRLO RIDENDO NELLA SABBIA.

Capita l’antifona e con il regista che pare appena uscito dalla scena delle lance di Ace Ventura il gruppo prende il largo annotando che FORSE gli abitanti dell’isola non vogliono avere nessun contatto.

“E dite a Portman se sa chi lo saluta un casino!”

Sapete chi è che se ne sbatte della logica e delle annotazioni? SOLITAMENTE I RE.

Nel 1975 Leopoldo III del Belgio in visita al l’arcipelago decide di farsi scortare in una piacevolissima crociera notturna intorno all’isola, almeno finchè una delle guardie del corpo non nota un sentinelese che sta prendendo di mira lo yacht con il suo arco. Leopoldo dimostra un fervido entusiasmo per l’avventura, la bodyguard invece inizia a pensare di aver sbagliato lavoro.

“Qual fantastica avventura!”

1977, la nave da carico MV Primrose si arena nella barriera corallina come due secoli prima fu per la Ninive.
Mentre gli uomini a bordo stanno decidendo il da farsi notano dei gruppi di “piccoli uomini dalla pelle scura intenti a trasportare lance e frecce al limitare della spiaggia”. Presagendo il pericolo il capitano lancia un SOS chiedendo con foga la consegna di armi da fuoco per potersi difendere in caso di attacco -se ci fossero stati i Maró a bordo sarebbe stata festa grande- ma FORTUNATAMENTE le condizioni meteorologiche proibitive impedirono ai sentinelesi di attaccare e a qualche Rambo improvvisato a bordo di fare danni ancor maggiori.

DICEVO PER DIRE!

Qualche settimana dopo l’equipaggio della nave viene tratto in salvo con un elicottero dell’indiana Oil and Natural Gas Corporation e successivamente vengono inviate delle squadre dalla vicina Port Blair per smantellare il relitto e recuperare il carico. Furono quelle stesse squadre a testimoniare come la Primrose è stata in parte spogliata dai sentinelesi stessi che negli anni si portarono via una discreta quantità di rottami metallici.

“VE NE DOVETE DA ANNA’!”

Nel 1991 c’è il PRIMO contatto pacifico con la popolazione dell’isola ed è merito in gran parte dell’antropologa Madhumala Chattopadhyay, che dopo aver passato anni a studiare gli usi e costumi delle varie tribù dell’arcipelago fu la prima a intuire che un gruppo guidato da una donna poteva cambiare radicalmente l’approccio degli isolani (in quanto da quello che si era potuto osservare le armi venivano portate solo dagli uomini) e permisero a Madhumala di ottenere un primo incontro faccia a faccia tranquillo e di consegnare doni che vennero entusiasticamente accettati.

Bastava relativamente poco.

Dal 2005 il governo indiano ha imposto (più a ragione che a torto) un divieto incondizionato di avvicinamento a meno di tre miglia dall’isola, questo ha sancito il definitivo isolamento dei sentinelesi dal resto dell’umanità (dato che non conoscono alcun metodo di navigazione in acque alte) e attualmente li rende GLI UNICI ESSERI UMANI CHE NON POSSONO ESSERE RAGGIUNTI DA NESSUNO, IN NESSUN CASO E NEMMENO SU LORO STESSA INIZIATIVA.

-Questo ha fermato gli imbecilli? Ovviamente no, dato che devo ancora iniziare a parlare del protagonista di oggi.

Nel 2006 due pescatori di frodo si avvicinano a North Sentinel a caccia di granchi del fango, ANCORANO MALE LA BARCA E SI ADDORMENTANO A BORDO. Quando la corrente li avvicina all’isola vengono raggiunti da un nugolo di frecce e i cadaveri trascinati sulla spiaggia dai nativi festanti. Quando un elicottero della guardia costiera indiana tenta di atterrare per recuperare i corpi venne dissuaso dal minaccioso schieramento dei guerrieri dell’isola.

“Viecce”

Il pilota torna alla base all’urlo di “Mavaffanculo i pescatori di granchi, dai!”.

Ed eccoci infine a lui: John Allen Chau è un ventiseienne americano, lavora come venditore di carne di manzo, ha una passione per i romanzi d’avventura, ha un blog dove narra i suoi viaggi intorno al mondo ed è un missionario evangelico.

Come si lega a North Sentinel? Facile.

Il nostro eroe viene convinto dalla All Nations (l’organizzazione che forma e spedisce nel mondo questi soldati di Cristo) AD ANDARE NELL’ARCIPELAGO DI ADAMANE PER PORTARE LA PAROLA DI DIO DOVE NON HA MAI RISUONATO.

Fossi a capo della All Nations penserei prima di tutto ad assumere dei grafici. Come ben dimostra il logo della sezione di Monrovia.

Quando nell’ottobre del 2018 atterra a Port Blair ha quello in mente: portare Dio a North Sentinel.
Mette insieme a un ridicolo ‘kit di primo contatto’ (ami da pesca, carte per comunicare, un forcipe per rimuovere le frecce), per il timore di poter infettare gli indigeni si mette in quarantena dopo essersi fatto bombare di vaccini -già meglio dei tizi che sono scappati da Milano un paio di giorni fa- e poi il quattordici novembre, dopo aver trascorso un mese in isolamento a fare flessioni e leggere libri di missionari del diciannovesimo secolo convince un pescatore a farsi portare nei dintorni dell’isola.

Qui le cose si fanno buffe perché al rifiuto deciso del suo nuovo amico di proseguire fino alla costa (contravvenendo fra l’altro alle leggi indiane) Chau cala in acqua un kayak e si avvicina pagaiando tutto contento verso la terraferma, mentre dalla boscaglia i volti dipinti di giallo dei sentinelesi gli urlano dei non meglio specificati vaffanculo.


Il nostro eroe non demorde, pagaia più deciso e urla: “IL MIO NOME E JOHN! IO VI AMO, DIO VI AMA E GESÙ VI AMA!”.

In risposta i nativi incoccano le frecce.

“DIO VI AMA!” e qui il pescatore racconta di averlo visto già meno convinto mentre tentava di tirare fuori dalla sua sacca dei pesci da mostrare come doni

“GESÙ VI AMA!!!” raggiunge la terraferma.

“IO SONO JOHN E VI AMO!” scende a terra e comincia a cantare passi della Bibbia.

Mentre una mezza dozzina di sentinelesi esce dalla boscaglia cercando di ripetere a pappagallo le sue invocazioni a Dio, un giovane scocca una freccia che si pianta nella Bibbia che il nostro protagonista tiene in mano e questo lo convince, finalmente, a riprendere il mare.

A NUOTO dato che intanto un altro gruppo di isolani gli ha già fottuto la canoa.

Tornato sulla sua barca il pescatore testimonia come Chau fosse ‘terrorizzato ma euforico’ di ritentare il giorno seguente.

Dopo aver lasciato il suo diario/testamento a bordo (grazie al quale abbiamo la prova che il pescatore non si sia inventato sostanzialmente nulla) John chiede al suo unico contatto con la civiltà di venire lasciato da solo sull’isola. “Per poter meglio andare all’assalto dell’ultima roccaforte di Satana” gli dice.

Il sedici novembre è l’ultimo giorno che viene visto in vita. Il suo cadavere dovrebbe essere più o meno ancora nello stesso punto dove è stato rinvenuto dalle fotografie aree.

La ricostruzione più accurata dell’evento che potrete mai trovare.

Per suo padre era “un giovane entusiasta che è stato traviato da un’organizzazione religiosa”.

Per l’All Nations è “un martire che ha condiviso con l’umanità la sua volontà di condividere il gospel di Dio fino all’estremo sacrificio”.

Per la Survival International (l’organizzazione che monitora lo stato delle ultime tribù non civilizzate del nostro pianeta) è stato “un irresponsabile che ha rischiato di distruggere l’intera popolazione dell’isola con delle vaccinazioni improvvisate che avrebbero potuto infettare l’intera tribù, già probabilmente ridotta ai minimi termini dopo lo tsunami del 2004”.

Per gran parte degli utenti di internet è “un pirla”.

Decidete da voi.

Magari era un po’ tutto questo insieme, ma va detto che si fosse informato un pochino meglio avrebbe potuto capire che su North Sentinel conveniva mandare unA missionariA.

O anche lasciare in pace i sentinelesi, che non è detto stiano peggio di noi occidentali viziati del cazzo.

 

 

Luca Porrello

Vivo in un bosco. Soffro di insonnia. La combatto scrivendo (e bevendo). E' partito tutto così. Se vi è piaciuto quello che avete letto cercate Personalità Buffe anche su Facebook.

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: