Tutti hanno sentito nominare Donato Bramante, anche se non tutti sanno che la Basilica di San Pietro fu da lui progettata (curiosamente, è molto più noto il lavoro di Gian Lorenzo Bernini, soprattutto per via del celebre colonnato).
Personalmente, ogni volta che sono a Milano e che la trovo aperta, mi reco alla chiesa di Santa Maria presso San Satiro, molto meno conosciuta (è una chiesetta laterale poco visibile passeggiando per via Torino) a deliziarmi della visione dell’abside prospettica, che, antesignana del Trompe-l’œil, crea l’illusione di una struttura di dimensioni tradizionali, pur essendo in realtà costruita in novantacinque centimetri di spazio.

Chissà quante persone ci passano davanti tutti i giorni ignorando quale capolavoro si celi a pochi passi da loro!

Un quesito controintuitivo, ancorché abbastanza noto: sapete qual è il minimo numero di persone che ci devono essere in una stanza perché la probabilità che almeno due di esse abbiano lo stesso compleanno sia maggiore del 50%?
Molti, quando si sentono rivolgere tale domanda, ipotizzano 183, ovvero la metà di 366, ma tale risposta è del tutto sbagliata perché non considera il fatto che per soddisfare la richiesta iniziale basta che vi sia anche solo una coppia di persone che festeggino durante lo stesso giorno.

Ah, quante facezie! Ah, quante lepidezze sono state scritte intorno ai minuscoli arti superiori del Tyrannosaurus rex! Eppure, è ormai assodato che fossero tutt’altro che vestigiali o atrofici. Non vi è, naturalmente, certezza assoluta in merito, ma senz’altro essi erano assai adatti a tenere ferma con erculea forza qualsiasi preda che il mastodontico bestio catturasse con la bocca. Era infatti la testa ad essere utilizzata come organo d’attacco e di caccia, mentre le braccia servivano come supporto.
In buona sostanza, i nostri arti lunghi e sottili sono particolarmente adatti a movimenti repentini e scattanti, mentre i suoi erano certo meno agili, ma presumibilmente dotati di notevolissima muscolatura che garantiva una presa solidissima!

“È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio”.

Quante volte il vostro maggiordomo vi ha apostrofato in siffatta maniera, vedendovi tornare ebbri d’assenzio dal circolo del whist?
Ebbene sappiate che è possibile che tale celebre adynaton biblico sia in realtà frutto di un errore di traduzione. Secondo alcuni commentatori, infatti, la parola aramaica GAMAL può indicare sia un cammello che una corda, generando quindi un’immagine più consona alla cruna in oggetto.